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Suffragio femminile ed emancipazione africana nel XIX secolo

Abayomi Azikiwe | pambazuka.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

04/03/2019

Dalla Seneca Falls Convention, alla Guerra Civile e all'era della Ricostruzione, la lotta per la liberazione nazionale e l'uguaglianza di genere ha avuto un posto centrale.

A partire dalla metà del XIX secolo vi è stata una periodica interrelazione tra i movimenti per l'emancipazione africana e la liberazione della donna. Naturalmente queste convergenze non sono state prive di gravi contraddizioni, soprattutto alla luce delle storiche divisioni razziali e di classe che sono divenute caratteristiche della società statunitense nel suo insieme.

Analogamente ad alcuni aspetti del movimento dei lavoratori che cercavano di escludere la popolazione africana da qualsiasi progresso raggiunto in materia di salari e condizioni di lavoro migliori, alcune sezioni del movimento del suffragio femminile dominato dai bianchi hanno cercato di allinearsi sulla base della razza, relegando al contempo le donne e gli uomini Afroamericani alla stasi dello status di casta inferiore attraverso uno stato permanente di cittadinanza di seconda classe.

La Dichiarazione d'Indipendenza del 1776, proclamò che "tutti gli uomini sono stati creati uguali", escludendo quindi le donne. I popoli africani non erano considerati esseri umani completi e di conseguenza, indegni della parità di trattamento dinanzi alla legge, per non parlare del diritto all'autodeterminazione e all'indipendenza dall'oppressione nazionale.

Ironia della sorte, in molti aspetti le origini del movimento per il suffragio femminile sono state generate dall'abolizionismo, dalla lotta per eliminare le fondamenta giuridiche della schiavitù del popolo africano. Tuttavia, la questione se le donne europee e americane fossero disposte a prendere una posizione di principio contro il razzismo e a favore della liberazione del popolo africano, è rimasta elusiva.

Durante il 1830 il movimento abolizionista negli Stati Uniti includeva la partecipazione fondamentale delle donne che spesso si battevano contro la schiavitù. A quel tempo anche le donne bianche erano considerate subordinate ai loro uomini ed era persino loro proibito di parlare pubblicamente.

Nel 1833 la Philadelphia Female Anti-Slavery Society (PFASS) fu costituita con la partecipazione di donne sia africane che euro-americane. L'organizzazione è stata istituita perché la Società contro lo schiavismo guidata da William Lloyd Garrison, non ha permesso alle donne di ottenere la piena condizione di appartenenza. [1]

Sebbene sembri che la maggior parte dei membri del PFASS fosse bianca, le donne nere hanno svolto un ruolo importante nel creare un'organizzazione e nel dar forma al suo carattere politico, che spesso era più militante di altri sforzi anti-schiavitù. Donne africane libere come Margaretta Forten, Grace Bustill Douglass e Amy Hester furono coinvolte non solo nelle petizioni e nell'informare sugli orrori della schiavitù africana. Essi contribuirono anche alla fondazione della Società Letteraria Femminile, che enfatizzò l'educazione, l'archiviazione della letteratura e l'aiuto reciproco agli schiavi fuggiti.[2]

Questi eventi tra donne in vari stati del Nord-Est, Sud e Midwest del paese hanno creato le condizioni per la convocazione della prima Convenzione anti-schiavista delle donne americane nel maggio del 1837. Alla riunione parteciparono 175 delegate che rappresentavano 20 diverse associazioni femminili contro la schiavitù di dieci stati. Molte di queste donne avevano origini nella fede quacchera in cui elementi del gruppo religioso si erano opposti alla schiavitù. [3]

Una donna euroamericana, Mary S.Parker, e' stata Presidente dell'assemblea. Altre donne di spicco che hanno partecipato alla Convenzione sono diventate membri importanti del movimento per il suffragio femminile. Tra queste c'erano Lucretia Mott, Angelina Emily Grimke, Sarah Moore Grimke e Lydia Maria Child. Le delegate andavano dalle donne libere africane, alle mogli e figlie degli schiavisti, alle appartenenti alla classe operaia e alle povere del retroterra. L'incontro è stato il primo a discutere in dettaglio sia sull'abolizione della schiavitù africana che sui diritti delle donne.

Dopo una serie di assemblee con la Convenzione anti-schiavista delle donne americane e della sua controparte maschile, il Movimento abolizionista britannico chiese l'organizzazione di una Convenzione mondiale contro la schiavitù nel giugno del 1840 a Londra. Sono da subito emerse divergenze sulla possibilità per le donne a partecipare in modo completo alla riunione. Anche all'interno degli Stati Uniti si formarono divisioni nel movimento abolizionista tra Garrison, che era favorevole alla partecipazione femminile e il più conservatore Arthur Tappan, all'opposizione.[4]

Eppure diverse donne di spicco del movimento abolizionista degli Stati Uniti parteciparono. Il primo giorno della Convenzione si concentrò sulla questione se le donne potessero parlare alla riunione. Alla fine fu deciso che alle donne non sarebbe stato permesso di parlare o votare mentre furono relegate in una sezione separata dell'aula. Le conseguenze della Convenzione di Londra avrebbero spinto personaggi come Lucretia Mott e Elizabeth Cady Stanton a lavorare per la convocazione di conferenze sui diritti delle donne.

Suffragio femminile, affrancamento afro-americano e 15° Emendamento

Nel 1848, alcune di queste donne si erano riunite per quella che è considerata nella storiografia ufficiale come la prima conferenza sulla parità di genere a Seneca Falls, New York. Tuttavia, ci sono stati altri eventi importanti che hanno preceduto e seguito il raduno di Seneca Falls. [5]

Dopo la Guerra Civile (1861-1865) c'è stata una grande frattura nel movimento delle donne con la formazione di due organizzazioni separate, la National Woman Suffrage Association (NWSA) e l'American Woman Suffrage Association (AWSA) entrambe fondate nel 1869. Questi due gruppi sono emersi dopo la scissione dell'American Equal Rights Association sulla questione se sostenere il 15° Emendamento della Costituzione, che garantisce apparentemente il diritto di voto per gli uomini Afroamericani mentre nega l'accesso alle donne di qualsiasi razza. [6]

La NWSA, in gran parte guidata da Elizabeth Cady Stanton e Susan Anthony, si rifiutò di sostenere il 15° Emendamento se un'altra misura non fosse stata introdotta e approvata garantendo il suffragio alle donne. L'opposizione al 15° Emendamento spinse Stanton e Anthony a chiedere il sostegno del precedente pro-schiavista Partito Democratico. In Kansas durante una campagna per garantire il suffragio femminile, si coalizzarono con George Francis Train un magnate delle ferrovie che parlava apertamente della sua convinzione che gli afroamericani erano inferiori, dicendo che sarebbe stato un oltraggio se i neri avessero ottenuto il diritto al voto prima delle donne euro-americane. Train avrebbe finanziato parte del lavoro di Stanton e Anthony durante la fine degli anni 1860 e inizio 1870 causando molta costernazione tra gli afroamericani e tra i sostenitori del 15° Emendamento.

La sua rivale AWSA raggruppava sia donne che uomini tra i suoi ranghi. I fondatori erano attiviste come Lucy Stone e Josephine St. Pierre Ruffin, un'intellettuale afroamericana di Boston. AWSA ha avanzato l'idea che se agli uomini afroamericani fosse stato concesso il giusto processo e il diritto al voto avrebbero aperto la strada per il suffragio universale.

Dopo l'approvazione e la ratifica del 15° Emendamento nel 1869-1870, gli afroamericani riuscirono a ricoprire cariche pubbliche in numero maggiore. Tuttavia dopo il compromesso di Hayes-Tillman del 1876, il sostegno federale per la ricostruzione fu terminato. Nei decenni successivi del XIX secolo, gli Afroamericani furono sistematicamente cacciati dalle cariche pubbliche, mentre le leggi sulla segregazione furono sancite nelle costituzioni statali in mezzo all'ascesa del linciaggio e ad altre forme di terrore razziale. [7]

Questa spaccatura del movimento delle donne europee americane resterà fino alla fine del XIX secolo, quando vi fu una rinnovata spinta verso il suffragio universale che portò alla fusione delle due fazioni, creando l'Associazione Nazionale Americana per il Suffragio Femminile. Il diritto di voto è stato concesso alle donne in diversi stati prima dell'approvazione e della ratifica del 19° Emendamento nel 1920.

L'eredità dell'uguaglianza di genere e della liberazione afroamericana nel XX secolo

Nonostante l'approvazione del 15° e 19° Emendamento alla Costituzione, alla maggior parte degli afroamericani che vivevano nel sud è stato ancora negato il diritto di voto. Inoltre alla negazione del diritto di voto, le leggi di Jim Crow rimasero in vigore fino all'approvazione del Civil Rights Act del 1964, che vietava la discriminazione basata sulla razza, sul genere, sulla religione e sull'origine nazionale.

La violenza razzista dilagava nel Nord, nel Sud e in altre regioni degli Stati Uniti. Ci vorrà una serie di sfide legali e un movimento di massa per ottenere pari diritti per gli afroamericani prima della fine degli anni' 60. Il "Voting Rights Act" (la Legge sul Diritto di Voto) del 1965 offrì agli afroamericani la possibilità di votare nel sud, portando l'aumento del numero di funzionari eletti di colore in tutto il paese.

Dopo l'avvento dell'afroamericano, tra gli anni '50 e gli anni' 70, il movimento delle donne ebbe un risveglio. Tuttavia le divisioni rimasero su razza e classe con le donne bianche che avanzavano in alcuni settori del mercato del lavoro a causa della continua oppressione nazionale degli afroamericani e di altre persone di colore.

Le lezioni del XIX secolo contro la schiavitù e i movimenti delle donne fanno presagire molto rispetto le attuali questioni di razza e genere in questo periodo. Fino a quando non saranno eliminate le fondamenta della disuguaglianza, queste contraddizioni potranno essere facilmente utilizzate dalla classe dominante capitalistica degli Stati Uniti come meccanismo per favorire le divisioni tra la classe operaia e gli oppressi a livello nazionale.

Abayomi Azikiwe è direttore di Pan-African News Wire

Note finali

[1] http://explorepahistory.com/hmarker.php?markerId=1-A-105 accessed 1 March 2019
[2] https://www.blackpast.org/african-american-history/douglass-grace-bustill-1782-1842/ accessed 1 March 2019
[3] https://librivox.org/author/3439?primary_key=3439&search_category=author&search_page=1&search_form=get_results accessed 1 March 2019
[4] http://www.historiansagainstslavery.org/main/the-world-antislavery-convention-of-1840/ accessed 1 March 2019
[5] https://www.history.com/topics/womens-rights/seneca-falls-convention accessed 1 March 2019
[6] https://www.britannica.com/topic/American-Equal-Rights-Association accessed 1 March 2019
[7] http://ouleft.org/wpcontent/uploads/2012/blackreconstruction.pdf accessed 1 March 2019


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