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200 Engels. Engels e l'emancipazione femminile

Brinda Karat | peoplesdemocracy.in
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

29/11/2020

Lo storico contributo alla causa dell'emancipazione femminile da parte di Friedrich Engels, fondatore insieme a Marx della teoria e della pratica del socialismo scientifico, non si è affievolito con il trascorrere del tempo. Esso continua a illuminare il cammino della lotta condotta da milioni di donne in tutto il mondo contro la discriminazione e la violenza sistemiche che dominano anche nelle società capitaliste più avanzate.

La sua opera sfidò e smascherò le menzogne e gli inganni orditi dalle classi dominanti di qualsiasi società di classe nel corso dei secoli allo scopo di giustificare la subordinazione delle donne - «fattori biologici e fisiologici», «testi religiosi e credenze relative all'inferiorità della donna», «natura e cause naturali»... L'opera di Engels smontò completamente queste teorie.

Fu Engels, inoltre, a dare voce all'atto di accusa più perentorio contro le barbare crudeltà della «fase giovanile dello sfruttamento capitalista», come la definì in seguito, con il suo sfruttamento del lavoro femminile e infantile, e i suoi scritti furono un modello nel «portare alla luce la verità nei fatti».

Il lavoro feminile e infantile

Engels non aveva che ventiquattro anni quando scrisse un'opera che si può considerare classica - un trattato contro lo sfruttamento capitalista del lavoro, La situazione della classe operaia in Inghilterra. In questo progetto poté contare sull'aiuto di Mary Burns, una ragazza irlandese di classe operaia che sarebbe in seguito divenuta sua compagna di vita. Nella toccante dedica del libro alle «classi lavoratrici britanniche», Engels scrive di composto l'opera «studiando i vari documenti ufficiali e non ufficiali, per quanto possibile. Ma ciò non mi bastò: volli di più della semplice conoscenza astratta del mio soggetto, volevo vedervi nelle vostre stesse case, osservarvi nella vostra vita giornaliera, parlare con voi sui vostri stato e tormenti...». Questo connubio di osservazione diretta e documentazione ufficiale rese possibile la più dettagliata denuncia delle brutalità del capitalismo.

In particolare, Engels concentrò la sua attenzione sull'introduzione del lavoro femminile e infantile nell'industria tessile e dell'abbigliamento in Inghilterra. Era forse la prima volta che veniva tracciato un quadro così particolareggiato delle orripilanti condizioni in cui donne e bambini erano costretti a lavorare. Nell'analizzare come le macchine stiano sostituendo gli uomini e come venga utilizzato il lavoro femminile e minorile, Engels studia le varie procedure di lavoro. Per esempio, dove l'operazione principale consiste nell'«annodare assieme i fili spezzati» nella filatura, un compito che «non richiede alcuna forza, ma soltanto una grande flessibilità di dita... le donne ed i ragazzi sono più a buon mercato e... lavorano meglio in tali branche di lavoro che gli uomini», e li sostituiscono. Stando ai suoi calcoli, nei cotonifici le donne costituivano il 56% della forza lavoro, nei lanifici il 69% e negli stabilimenti che lavoravano il lino e la seta il 70%, il che significava maggiori profitti per i capitalisti.

Engels descrive le molestie sessuali di cui sono oggetto le donne, minacciate di licenziamento da padroni che «non si lasciavano disturbare per nulla nell'esercizio del loro diritto "molto bene acquisito"». La sua denuncia della situazione di donne e bambini contribuì indubbiamente a favorire riforme nelle condizioni di lavoro.

Il rapporto di sfruttamento tra lavoro e capitale non è confinato ai luoghi di lavoro, ma influisce su tutti gli aspetti della vita dell'operaio. Il giovane Engels non si limitò allo studio delle condizioni di lavoro, ma si interessò anche all'impatto più ampio che l'industrializzazione capitalista aveva sulle famiglie operaie, sulla brutale trasformazione subita dalle vite di donne e bambini lavoratori e sulla frammentazione delle famiglie proletarie, favorita da leggi quanto mai retrograde. Fu l'esperienza diretta e precoce delle vite delle famiglie proletarie a dare forma alla sua successiva critica dell'ipocrisia della famiglia borghese nel contesto del capitalismo.

Vi erano settori operai contrari all'impiego delle donne, che si riteneva sottraessero posti di lavoro agli uomini. Sebbene Engels non tocchi questa questione in quest'opera in particolare, sia lui sia Marx si espressero in diverse occasioni a favore del lavoro femminile. Nel 1866, Marx ed Engels si opposero a una risoluzione promossa da alcune associazioni operaie per vietare il lavoro salariato femminile. A distanza di alcuni decenni, la questione fu nuovamente sollevata da alcuni dirigenti sindacali. Scrivendo a Gertrude Guillaume-Schack nel 1885, Engels affermò che «la parità di salario a parità di lavoro per i due sessi, per quanto ne so, è richiesta da tutti i socialisti... Mi sembra ovvio che la lavoratrice ha bisogno di una protezione speciale contro lo sfruttamento capitalista a causa delle sue particolari funzioni fisiologiche». La Seconda Internazionale, nel 1886, adottò una risoluzione secondo cui «gli operai maschi hanno il dovere di accettare le operaie donne come eguali nelle loro file, sulla base del principio della parità di salario a parità di lavoro».

Le origini dell'oppressione delle donne

La differenza sostanziale tra Engels e i riformatori sociali del suo tempo che in varie parti del mondo (India compresa) furono attivi contro le crudeltà contro le donne era che Engels fece luce sulle cause radicali della subordinazione della donna, e individuandone le origini, le cause e i legami storici indicò la via verso un cambiamento fondamentale della società. Sotto questo aspetto, il culmine della sua opera fu costituito dal seminale volume Origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, redatto sulla base delle ricerche condotte da Lewis H. Morgan. La prima edizione dell'opera fu pubblicata nel 1884, un anno dopo la morte di Marx. Lo studio si basava principalmente su un'opera dell'antropologo americano Morgan, Ancient Society: Study of Seneca Iroquois Tribes.

Utilizzando i dati raccolti da Morgan nei suoi oltre quarant'anni di ricerche condotte tra le comunità tribali, nonché sui corposi appunti precedentemente redatti da Marx riguardo all'opera di Morgan, Engels elaborò un'analisi dell'«asservimento» delle donne collegato allo sviluppo della società di classe - un fenomeno che persiste ancora oggi nelle società capitaliste. Il contributo più importante di Engels consistette nel collocare la «questione femminile» nella cornice di una concezione materialista della storia, che inquadra lo sviluppo della società umana attraverso le relazioni dialettiche tra sviluppo delle forze produttive e controllo dei mezzi di produzione, con un'evoluzione delle relazioni sociali, comprese quelle tra uomo e donna, e l'istituzione della famiglia. Engels dimostrò come le più antiche «società di diritto matriarcale», in cui la discendenza era incentrata sulla madre, erano più egualitarie dal momento che a quell'epoca non esisteva un surplus sociale, dato il basso livello di sviluppo delle forze produttive. In queste società antiche, le donne avevano un ruolo centrale nella produzione dei mezzi di sussistenza e di riproduzione, fondamentali per la sopravvivenza della specie. Ricerche recenti dimostrano infatti che le donne non erano soltanto raccoglitrici di cibo, ma anche cacciatrici.

Le diverse forme assunte dalla famiglia nel corso della sua evoluzione - da un sistema di clan in cui tutti gli uomini appartenevano a tutte le donne e viceversa, alla graduale segregazione dei rapporti sessuali per generazione, per gens materna e gens paterna, per arrivare alle forme più restrittive di matrimonio di gruppo e al matrimonio di coppia - furono dovute principalmente alla selezione naturale. Scrive Engels: «La selezione naturale, con le sue esclusioni sempre più ampliate dalla comunanza coniugale, aveva compiuto la sua opera... Se nuove forze motrici sociali non fossero entrate in azione, non sarebbe esistito nessun motivo perché dal matrimonio di coppia venisse fuori una nuova forma familiare».

Fu lo sviluppo delle forze produttive e di un surplus che eccedeva le necessità immediate della sopravvivenza a introdurre cambiamenti fondamentali in quelle società, con l'entrata in azione di «nuove forze sociali». Il primo antagonismo di classe comparve quando alcuni individui presero il controllo dei mezzi di produzione e del surplus, trasformando in proprietà privata ciò che sino ad allora era stato posseduto collettivamente dal clan o dalla tribù. La posizione della donna mutò. Erano gli uomini ad avere il controllo dei mezzi di produzione al difuori della sfera domestica. La questione dell'eredità divenne fondamentale; la discendenza della prole dal detentore maschio della proprietà poteva essere provata soltanto attraverso l'imposizione del controllo dell'uomo sulla donna stessa e sulla sua sessualità. Nelle parole di Engels: «Per assicurare la fedeltà della donna, e perciò la paternità dei figli, la donna viene sottoposta incondizionatamente al potere dell'uomo; uccidendola egli non fa che esercitare il suo diritto». La «famiglia monogamica» diviene la norma. Scrive Engels: «La monogamia... Fu la prima forma di famiglia che non fosse fondata su condizioni naturali, ma economiche e precisamente sulla vittoria della proprietà privata sulla originaria e spontanea proprietà comune». E poco dopo: «Il primo contrasto di classe che compare nella storia coincide con lo sviluppo dell'antagonismo tra uomo e donna nel matrimonio monogamico, e la prima oppressione di classe coincide con quella del sesso femminile da parte di quello maschile». «Il rovesciamento del matriarcato segnò la sconfitta sul piano storico universale del sesso femminile».

Oggi sappiamo che le società si sono sviluppate in modi diversi, non sempre attraversando le fasi definite da Morgan e successivamente sviluppate da Engels. Il processo effettivo di accaparramento dei mezzi di produzione da parte del maschio, e la resistenza delle donne al proprio asservimento nel corso dei millenni caratterizzati da questa evoluzione, non sono noti nei particolari, sebbene miti e leggende di varie culture, compresa quella indiana, offrano esempi che rispecchiano questa trasformazione tratteggiando figure di divinità femminili orgogliose, indipendenti e onnipotenti ridotte progressivamente a mere consorti delle più potenti divinità maschili. Vi sono delle lacune nella ricerca relativa alle società antiche, ma gli studi condotti negli ultimi 150 anni non hanno evidenziato mancanze sostanziali nell'analisi di base attuata da Engels. Al contrario, gli esempi di donne che svolsero un ruolo più critico in quel periodo, per esempio nello sviluppo dell'agricoltura, non fanno che rafforzare tale analisi. Engels mise in luce una verità fondamentale - che non vi è nulla di eterno o di «naturale» nella subordinazione della donna; che il suo asservimento è direttamente legato alle società di classe imperniate sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e allo sviluppo della proprietà privata; e che di conseguenza, una rivoluzione che elimini la proprietà privata e la sua accumulazione conduce all'emancipazione della donna.

Critica della famiglia nel capitalismo e divisione del lavoro su base sessuale

Fu nei suoi scritti più tardi che Engels sviluppò l'affermazione originale fatta da lui e da Marx in una bozza de L'ideologia tedesca del 1846: «La prima divisione del lavoro è quella tra uomo e donna per la procreazione della prole». Nelle società antiche, come abbiamo visto, nell'ambito della lotta per la sopravvivenza i compiti svolti dalle donne non erano né inferiori né superiori a quelli svolti dagli uomini, ma vi era una divisione del lavoro. È soltanto in seguito, con lo sviluppo della società di classe, che la divisione del lavoro su base sessuale si trasforma in vari modi in un veicolo per la subordinazione delle donne, e che la riproduzione del lavoro e della forza lavoro, considerata un «compito da donne», si trasforma in un servizio privato svolto dalle donne per una famiglia «privatizzata».

Scrive Engels: «se essa [= la donna] compie i propri doveri nel servizio privato della sua famiglia, rimane esclusa dalla produzione pubblica, e non ha la possibilità di guadagnare nulla; se vuole prender parte attiva all'industria pubblica e vuole guadagnare in modo autonomo, non è più in grado di adempiere ai doveri familiari... La moderna famiglia singola è fondata sulla schiavitù domestica della donna, aperta o mascherata, e la società moderna è una massa composta nella sua struttura molecolare da un complesso di famiglie singole». Engels fa riferimento anche altrove al duplice fardello della donna lavoratrice.

Sebbene il capitalismo abbia aperto spiragli al lavoro produttivo della donna al difuori della sfera domestica - spiragli ben più ampi di quelli accessibili quando Engels scriveva - accrescendo le sue possibilità di indipendenza economica, la responsabilità pressoché esclusiva della riproduzione della forza lavoro assegnata alle donne, nell'ambito di un'iniqua divisione del lavoro a base sessuale, continua a dominare ancora oggi anche le società capitaliste più avanzate. Questo, a sua volta, influisce sulla natura dei percorsi di impiego accessibili alle donne. Oggi le industrie e i settori che si possono considerare «appannaggio degli uomini» sono meno numerosi che in passato. Ciononostante, e malgrado le donne abbiano superato molti di questi ostacoli, salari e redditi percepiti dalle donne sono tuttora inferiori come minimo di un terzo rispetto a quelli medi percepiti dagli uomini. In molti Paesi, tra cui il nostro, la cultura dominante promuove per la donna il ruolo principale di «padrona di casa». Anzi, il lavoro non pagato svolto dalle donne nei servizi di cura alla persona è aumentato con l'avvento delle politiche neoliberali e con la ritirata dei governi dal settore della sanità gratuita e delle cure per bambini, anziani e malati.

Fu proprio contro questa ingiusta e iniqua divisione del lavoro a base sessuale che Engels sviluppò l'idea espressa da lui e da Marx nel Manifesto Comunista del 1848: «Il borghese vede nella moglie un semplice strumento di produzione. Sente dire che gli strumenti di produzione devono essere sfruttati in comune e non può naturalmente farsi venire in mente se non che la sorte della comunanza colpirà anche le donne. Non sospetta neppure che si tratta proprio di abolire la posizione delle donne come semplici strumenti di produzione».

Engels illustrò l'alternativa socialista all'iniqua divisione del lavoro a base sessuale: (1) la proprietà comune dei mezzi di produzione e l'abolizione della proprietà privata pone fine alle basi materiali della famiglia patriarcale monogamica esistente, e «la famiglia singola cessa di essere l'unità economica della società»; e (2), «L'amministrazione domestica privata si trasforma in un'industria sociale. La cura e la educazione dei fanciulli diventa un fatto di pubblico interesse». Furono queste alternative, cinquant'anni dopo, a essere realizzate nella terra della prima rivoluzione socialista, sotto la guida di Lenin. Ciò che costituiva un sogno per le donne nell'epoca in cui Engels scriveva iniziò a diventare realtà nei primi anni della rivoluzione russa. Quell'esperienza ha dimostrato che la disfatta del capitalismo e l'instaurazione di un sistema socialista rappresentano realmente l'unica via per l'emancipazione delle donne.

Nei loro scritti, sia Marx sia Engels criticano aspramente e senza mezzi termini l'ipocrisia e l'iniquità che regnano nelle famiglie patriarcali. Engels scrive che in una famiglia delle classi possidenti «egli [=il marito] è il borghese e la moglie rappresenta il proletario... la donna è il capo della servitù»; sono cioè la proprietà e i diritti di proprietà a determinare la natura delle relazioni nelle famiglie capitaliste, il che conduce alla violenza contro le donne. Engels distingue le famiglie delle classi superiori da quelle del proletariato: «da quando la grande industria ha trasferito la donna dalla casa sul mercato di lavoro e nella fabbrica, e abbastanza spesso ne fa il sostegno della famiglia... è venuta a cadere completamente ogni base all'ultimo residuo della dominazione dell'uomo», «tranne forse», aggiunge, «un elemento di quella brutalità verso le donne radicatasi dal tempo dell'introduzione della monogamia».

Alcuni attivisti odierni hanno accusato Engels di aver promosso una sorta di «determinismo economico» che ignora fattori quali la cultura, le ideologie della supremazia maschile e via dicendo. Ma Engels stesso, in una lettera a J. Bloch del 1890, spiegava: «Se ora qualcuno distorce quell'affermazione in modo che il momento economico risulti essere l'unico determinante, trasforma quel principio in una frase... assurda... Del fatto che da parte dei più giovani si attribuisca talvolta al lato economico più rilevanza di quanta convenga, siamo in parte responsabili anche Marx ed io. Di fronte agli avversari dovevamo accentuare il principio fondamentale, che essi negavano, e non sempre c'era il tempo, il luogo e l'occasione di riconoscere quel che spettava agli altri fattori... sono... innumerevoli forze che si intersecano tra loro, un gruppo infinito di parallelogrammi di forze, da cui scaturisce una risultante - l'avvenimento storico». Tra queste forze che si intersecano si possono annoverare questioni quali il ruolo delle pratiche e delle ideologie suprematiste maschili attive nella religione, nella cultura e nella tradizione, che Engels cita a più riprese nei suoi scritti.

Sintetizzando l'intero lavoro sul materialismo storico svolto da lui e da Marx, trasformandolo in un'analisi concreta delle basi materiali del ruolo subordinato delle donne, e al tempo stesso indicando la via d'uscita, Engels si è meritato l'eterna riconoscenza delle donne di tutto il mondo.


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