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Donne coraggiose della Comune di Parigi

Martha Grevatt | workers.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

09/04/2021

Questo mese di marzo segna il 150° anniversario della Comune di Parigi. La Comune fu fondata durante un sanguinoso conflitto intercapitalista, la guerra franco-prussiana. Nel 1871, gli operai parigini si erano ribellati al Governo francese di Difesa nazionale, con sede a Versailles, e che intendeva cedere parte della Francia alle truppe degli invasori prussiani e pagare loro un'ammenda.

Il 18 marzo 1871, alcune donne si impadronirono dei cannoni appartenenti alla milizia popolare conosciuta come Guardia Nazionale. La Guardia si rifiutò di sparare contro le donne e respinse i tentativi delle truppe di Versailles di recuperare i suoi cannoni.

Mentre la Guardia Nazionale aveva il controllo di Parigi, furono fatti i piani per eleggere un nuovo governo operaio, il primo nel suo genere. Ma la popolazione era preoccupata per la difesa militare della città. Fin dal primo giorno le donne assunsero una serie di compiti, alcuni tradizionali, come l'assistenza ai bambini e altri meno. Cucivano i sacchi di sabbia e alcune donne aiutavano ad ammassarli sulle barricate. Le donne si occupavano dei feriti come infermiere. Molte sfoggiavano fucili o revolver e sparavano sulle truppe del governo di Versailles.

C'erano molteplici organizzazioni femminili, come i Comitati di Vigilanza delle Donne e l'Unione delle Donne per la Difesa di Parigi. Quest'ultima era affiliata alla Prima Internazionale, guidata da Karl Marx a Londra. C'erano numerosi club sociali dove si discuteva di politica. Molti si tenevano nelle chiese che erano state requisite. Alcuni club erano specificamente per le donne.

L'istruzione pubblica fu ristrutturata, indipendente dalla Chiesa Cattolica, con scuole sia per ragazze che per ragazzi. Furono creati laboratori dalle organizzazioni femminili, creando posti di lavoro per le donne che producevano prodotti necessari sul campo di battaglia, tra cui cartucce e sacchi di sabbia. Le donne che si occupavano delle mense militari mantenevano nutriti i soldati della Comune.

Le donne aiutarono ad attuare l'obbligo imposto della Comune che tutti gli uomini dai 19 ai 40 anni si arruolassero nella Guardia Nazionale - cacciarono e smascherarono gli "evasori". Denunciarono pubblicamente gli ufficiali di polizia e le loro mogli come agenti di Versailles.

In tutti questi modi le donne difendevano e portavano avanti la visione di una società completamente nuova. Il loro sogno fu vanificato da una campagna di terrore conclusasi il 28 maggio con 20.000 comunardi uccisi, i loro corpi impilati in fosse comuni e più di 43.000 arresti. Tra le vittime del massacro vi erano passanti e bambini.

Le incendiarie

La parola francese "pétroleuse" fu coniata dalla borghesia per screditare le donne comunarde. Non solo furono attaccate per aver abbandonato i loro "doveri femminili" come mogli e madri, ma furono accusate di aver appiccato gli incendi che imperversarono a Parigi negli ultimi giorni della Comune. Se le accuse di incendio doloso erano in gran parte false, le donne leader che emersero durante questi 72 giorni di lotta avevano una passione incendiaria per l'uguaglianza e la giustizia.

La più famosa di queste leader di spicco fu Louise Michel, che era ugualmente abile nel tiro con il fucile che nell'oratoria politica. Svolse molti ruoli come presidente del Comitato di Vigilanza delle Donne, compresa la mobilitazione delle donne per curare i feriti. Essa difendeva il diritto delle prostitute - che non avevano un lavoro regolare o dovevano integrare i loro miseri redditi - di servire da infermiere. Alcuni uomini si opponevano alla loro presenza.

Mentre gli arrestati venivano radunati a migliaia, Michel sfuggì alla cattura, ma si consegnò quando seppe che sua madre era stata arrestata al suo posto.

Altre donne leader della Comune furono Beatrix Excoffon, Andre Leo, Elisabeth Dmitrieff (la ventenne leader dell'Unione delle Donne), Nathalie Lemel, Anna Jaclard e Sophie Poirier. Molte di loro, insieme a Michel, furono processate e ricevettero dure condanne, tra cui l'esilio in una fortezza, una condanna ai lavori forzati a vita, anni di reclusione o l'esilio in varie colonie penali francesi, tra cui la Guiana colonizzata dai francesi in Sud America e Kanakry, che i francesi chiamarono Nuova Caledonia, nel Pacifico.

Molte di queste donne eccezionali furono impenitenti al processo. È noto che Michel disse alla corte: "Sono vostra. Prendete la mia vita se la volete". Fu esiliata in una fortezza a Kanakry. Lemel nella sua testimonianza non usò mezzi termini: "ho redatto un manifesto con altre quattro donne. Ho collaborato alla costruzione delle barricate". La sua condanna fu la stessa di Michel (Edith Thomas, Les Pétroleuses).

Tra le numerose donne meno conosciute, processate e condannate, c'erano rilegatrici, sarte, cartonaie, calzolaie, prostitute e casalinghe. Le donne lavoratrici avevano formato la base dell'Unione delle Donne e dei Comitati di Vigilanza.

Solidarietà anticoloniale

Louise Michel sostenne la rivolta del 1871 di 200.000 algerini contro il dominio francese. Fece amicizia con i ribelli che, insieme a 4.200 comunardi, furono esiliati a Kanakry.

Michel abbracciò la causa degli indigeni Kanak, imparando la loro lingua e usando le sue abilità di insegnante per offrire istruzione a bambini e adulti. Appoggiò la rivolta del 1878 contro il furto di terra sotto la politica francese di cantonnement. Il suo leader, il capo Atai, fu tra i 1200 uccisi quando la Francia soppresse la ribellione.

"I Kanak cercavano la stessa libertà che noi avevamo cercato nella Comune", scrisse Michel. La sua solidarietà è ancora ricordata a Kanakry, dove una scuola elementare è titolata in suo onore (Nic Maclellen, "Louise Michel").

Nel 1880 fu emesso un indulto universale per tutti i condannati in relazione alla Comune di Parigi. Dopo essere tornata a Parigi, Michel co-presiedette una conferenza che chiedeva l'amnistia per i ribelli algerini. Condannò l'aggressione imperialista francese in Madagascar e in Vietnam.

"Non avrei mai potuto fare a meno di sacrificare la mia vita alla rivoluzione", scrive Michel nelle sue memorie.

Lo spirito del 1871 è ancora vivo!


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