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- osservatorio - genere resistente - 03-03-25 - n. 925
Diritti delle donne: una lotta contro il capitalismo, per il socialismo-comunismo!
Partito Comunista Rivoluzionario di Francia | pcrf-ic.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
01/03/2025
8 marzo, ritorno alle origini operaie
Ricordiamo innanzitutto una verità storica: fu nell'agosto del 1910, alla II Conferenza internazionale delle donne socialiste a Copenaghen, su iniziativa di Clara Zetkin, militante socialista tedesca, che fu presa la decisione di organizzare una Giornata internazionale della donna, destinata a "mobilitare le donne, in accordo con le organizzazioni politiche e sindacali del proletariato dotate di coscienza di classe".
L'8 marzo è legato allo sciopero generale e alle manifestazioni delle donne russe a Pietrogrado (San Pietroburgo) l'8 marzo 1917, la cui repressione ha innescato la rivoluzione in Russia. Questo "giorno delle lavoratrici, che hanno acceso la fiaccola della rivoluzione proletaria", come disse Alexandra Kollontaï, la prima donna a entrare in un governo (quello dei Soviet), è stato poi ufficializzato nei paesi borghesi dopo la seconda guerra mondiale, ma in una forma spesso snaturata, utilizzando piuttosto l'espressione "Giornata della donna", per meglio eliminare la sua dimensione operaia.
L'8 marzo oggi: tra realtà, leggi e narrativa
In Francia, nell'era Macron, si persevera più che mai con l'ipocrisia, pretendendo di agire per "la donna" mentre la politica, con tutta la sua serie di nuovi attacchi in particolare contro il mondo del lavoro e contro i servizi pubblici, ha conseguenze innegabili sulle condizioni di vita delle donne.
L'esempio più emblematico di questo divario tra realtà e narrativa è la riforma delle pensioni, difesa dal 2023 con accanimento da un Macron che nel contempo indica come "principale obiettivo del mandato, il raggiungimento della parità tra donne e uomini" (sic!).
Andare in pensione a 64 anni è inaccettabile per tutti i lavoratori, uomini e donne, ma per le lavoratrici significa anche aggravare le disuguaglianze che già subiscono le pensionate (pensione inferiore del 42% a quella degli uomini, a causa della precarietà imposta, dei salari più bassi, ecc.).
Le disparità salariali tra uomini e donne (differenza del 23% nel 2024) sono una realtà che persisterà finché esisterà il capitalismo, poiché si basano sulle modalità stesse dello sfruttamento e della legge del massimo profitto: concorrenza tra i dipendenti, svalutazione di alcune professioni, precarietà e part-time obbligatori, ricatto occupazionale... sono tutti fattori che non possono che accentuarsi nel contesto di crisi strutturale in cui si trova il sistema capitalista.
I governi che si sono succeduti, sempre al servizio esclusivo dei loro monopoli, non hanno alcuna intenzione di cambiare questa situazione; ma vogliono creare illusioni sul tema delle donne, legiferando in modo opportuno (spesso in base all'attualità), indolore per i profitti, e anche in totale contraddizione con le loro stesse leggi precedenti.
Così è per il diritto all'aborto: il 17 gennaio 2025, i deputati hanno celebrato i 50 anni della legge Veil, dopo aver inserito nella Costituzione nel marzo 2024 il diritto all'interruzione volontaria della gravidanza; ma la realtà è anche la chiusura di centotrenta centri dedicati all'IVG in quindici anni, legata alla chiusura dei reparti maternità, che inevitabilmente frena l'accesso a questo diritto.
Lo stesso vale per le presunte soluzioni alla violenza contro le donne: alla fine di novembre 2024, durante il processo per gli stupri di Mazan (in cui D. Pélicot e 50 uomini sono stati condannati), il governo di Jean Castex ha annunciato misure clamorose come le "case dipartimentali delle donne" o "la possibilità di sporgere denuncia in ospedale" o ancora "una commissione per valutare tutte le questioni e le sfide relative alla sottomissione chimica", e un aiuto di 7 milioni di euro per "l'aiuto universale di emergenza" nel bilancio 2025; lo stesso bilancio che taglia 1 miliardo e 400 milioni di euro alla previdenza sociale, riducendo del 20% le indennità giornaliere in caso di malattia, costringendo all'aumento del ricorso alle assicurazioni sanitarie integrative: le lavoratrici apprezzeranno, tanto quanto i lavoratori...
I limiti del "neo-femminismo"
La violenza domestica, come tutte le forme di violenza sessuale e di genere, è una realtà innegabile (244.000 vittime di violenza domestica registrate in Francia nel 2022, con un aumento del 15% rispetto al 2021...), ma il trattamento politico-mediatico della questione mira a nascondere due fonti sistemiche di questa violenza: da un lato l'alienazione subita da coloro che devono vendere la propria forza lavoro per (sopra)vivere, non avendo alcun diritto sul destino delle ricchezze prodotte; dall'altro la violenza di uno Stato essenzialmente repressivo, liberticida, bellicoso e antidemocratico, che favorisce quotidianamente la legge del più forte.
Accontentarsi, come fanno troppo spesso le organizzazioni femministe, di accusare il "patriarcato", significa rafforzare il potere nel suo obiettivo di seminare divisione e antagonismo tra uomini e donne, mentre di fronte all'incredibile durezza del regime, l'unità d'azione e la mobilitazione di tutte le vittime del capitalismo sono indispensabili.
Una lotta quotidiana, una lotta per il futuro
Nella giornata dell'8 marzo, come ogni giorno, aiutare le donne nella loro lotta significa innanzitutto essere al fianco di quelle migliaia di lavoratrici che scioperano e si mobilitano, insieme ai loro compagni lavoratori, per i loro salari, le loro condizioni di lavoro, i loro posti di lavoro, il loro accesso all'assistenza sanitaria, ai trasporti, all'alloggio, all'istruzione dei loro figli...
Per i comunisti, la lotta per l'emancipazione delle donne deve essere inserita anche nella lotta contro questo sistema e il suo Stato, e diventerà reale solo sotto il socialismo, quando tutta la ricchezza prodotta sarà effettivamente utilizzata per soddisfare i bisogni di tutti.
Unisciti a noi in questa lotta!
Il PCRF
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