www.resistenze.org
- osservatorio - italia - politica e società - 13-10-09 - n. 290
da Oltre Confine n.32 - Newsletter settimanale del Dipartimento Esteri del PdCI
Dalle urne in Europa ancora buoni risultati per i comunisti
di Francesco Francescaglia - resp. Esteri PdCI
Anche dalle ultime elezioni politiche in Grecia ci giungono indicazioni importanti sulla tenuta dei comunisti e delle sinistre di alternativa. Ma nel guardare ai risultati delle tornate elettorali che si sono tenute in Germania, Portogallo ed, appunto, Grecia, non dobbiamo commettere l’errore di trarre indicazioni affrettate per il caso italiano, magari dettate da una buona dose di provincialismo, spesso presente quando si guarda dal nostro paese alle vicende straniere.
L’Europa è stata attraversata ed incisa vivamente dal pensiero unico neoliberista, che ha profondamente pesato sulle dinamiche sociali e politiche sino ad intrecciarsi con la teorizzazione della “terza via”: in sostanza con l’accettazione dei dogmi liberisti da parte delle forze politiche socialdemocratiche (ovviamente in ogni paese europeo ciò è avvenuto in modi diversi).
Oggi che siamo pienamente dentro una crisi originata dall’applicazione delle logiche neoliberiste, possiamo dire che l’Europa sta segnando un’inversione di tendenza? No, non ancora. Le ultime tornate elettorali ci dicono che l’ipotesi di uscita da destra dalla crisi si sta materializzando. Le elezioni europee di giugno hanno consegnato la maggioranza relativa al gruppo dei popolari, ma, del resto, sappiamo che il 90% delle volte socialisti, popolari e liberal-democratici votano allo stesso modo.
In Germania l’asse politico si sposta a destra, la Merkel vince e si allea con i liberali di destra archiviando la grande coalizione e allineando così la Germania all’Italia e alla Francia. Anche l’Inghilterra si appresta ad andare esplicitamente a destra. Il voto del referendum irlandese sul Trattato di Lisbona ci indica poi che quel paese, tra i più colpiti dalla crisi, ribalta il voto dell’anno scorso e approva “in appello” un trattato fortemente schiacciato sulla logica neoliberista.
Certo, in Grecia vincono i socialisti, ma in nome dell’alternanza non dell’alternatività, ed in Portogallo i socialisti arrivano primi, ma hanno solo una maggioranza relativa. Insomma, le socialdemocrazie attraversano una crisi profonda e non riescono ad uscire dalla subalternità al neoliberismo e a costruire politiche alternative che partano da un ripensamento profondo del ruolo del colosso europeo, oggi senza alcun peso politico ed economico nelle dinamiche internazionali. Una situazione politica, dunque, per nulla positiva, in cui l’Europa si spinge sempre più a destra e le socialdemocrazie sono ben lontane dall’invertire la loro deriva moderata.
Proprio perché di questa fase stiamo parlando, i risultati delle sinistre europee ci appaiono tanto più positivi. Le motivazioni dei successi sono certamente diverse da paese a paese e da partito a partito, ma c’è un tratto comune a tutti: nessuna delle forze politiche della sinistra è subalterna alle politiche dei partiti socialdemocratici. È questo un dato di fatto difficilmente controvertibile.
Ripartire, dunque, è possibile, anche in Italia. A cominciare dal percorso unitario della federazione. Tenendo ben presente, però, che con il provincialismo non si va da nessuna parte. A Vendola, che si richiama costantemente alla Linke tedesca, bisognerebbe far notare, dunque, che la Linke è fortemente alternativa alla Spd, cosa che Sinistra e libertà non è nei confronti del Pd. Così come a chi dice che l’identità comunista deve essere annacquata, bisognerebbe far vedere i risultati del Kke greco e del Pc portoghese.
Quindi, nella consapevolezza del contesto europeo, è compito nostro affrontare la situazione specifica della sinistra italiana, avendo il senso di responsabilità, il coraggio e la volontà di ricostruire percorsi unitari che partano dai contenuti ed affrontino i nodi della politica italiana, a partire dalla ormai dimenticata questione del lavoro. Ma se una lezione proprio vogliamo trarla, non può che essere quella