www.resistenze.org - osservatorio - italia - politica e società - 15-11-10 - n. 340

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Primo Congresso
Comunisti Sinistra - Popolare
Roma 6-7 novembre 2010
 
Documento congressuale 
  
Intervento conclusivo del Segretario Marco Rizzo
 
Vogliamo ricominciare con il protagonismo della politica, partiamo con un soggetto nuovo che non è l’ennesimo partito: noi non siamo ancora il nuovo Partito Comunista, ne’ possiamo dire che saremo la parte fondamentale del futuro Partito Comunista. Noi abbiamo un progetto, vogliamo mettere a disposizione un percorso, vogliamo dare una mano solida per costruire. E lo facciamo partendo dalla critica a questa politica. Abbiamo voluto usare uno slogan che potrebbe valere per tutti: dire e fare. Purtroppo anche a sinistra, in questi anni, sono state dette delle cose e ne sono state fatte delle altre. Partiamo criticando la politica, la critichiamo per come è stata fatta fino adesso. Dire e fare. Vorremmo essere riconosciuti per questo: facciamo quello che diciamo.
 
E vogliamo anche evitare la banalizzazione della politica. Oggi la politica conta poco, contano molto di più i poteri forti: la grande finanza, le banche, Confindustria, i poteri internazionali. Oggi la politica non esiste, anzi viene spesso banalizzata anche a sinistra. E’ una vergogna il finto dibattito sulle canzoni O bella ciao e Giovinezza al Festival di Sanremo. Non ci interessano queste cose, così come non ci interessano le escort del presidente Berlusconi. Ci interessano i fatti concreti, e oggi la politica è ridotta a questo livello perché volutamente in questi anni è stata messa da parte e si è resa disponibile a farlo, perché ha cominciato ad acquisire privilegi che prima non aveva.
 
E’ chiaro il messaggio che è stato accettato : voi ci fate giocare alla politica, ci date dei privilegi – per noi che facciamo la politica di mestiere - e noi non disturbiamo il manovratore. Questo è accaduto in questi anni, è accaduto – e lo vedete – anche nell’esemplificazione della politica, data dall’ immagine televisiva. Quando mai 20-30 anni fa in televisione sarebbero andati i direttori dei giornali e non i ministri? Riflettete. Sono più importanti i direttori dei giornali dei politici.
 
Noi abbiamo l’esigenza di raccontare una storia diversa: siamo comunisti vogliamo ricostruire il Partito Comunista. Lo diciamo sommessamente perché su questo nome negli ultimi anni sono state fatte cose non proprio positive,. Non so quando riusciremo a farlo, ma vogliamo andare in questa direzione. Lo sappiano gli amici, gli avversari, e anche gli alleati: noi vogliamo ricostruire il partito comunista, con calma ma con grande determinazione. Qualcuno può dirci: cosa è successo nei paesi dove hanno sperimentato il comunismo? Ma i tempi della storia non sono i tempi della politica, non sono i tempi della nostra vita. L’uomo ha un milione di anni di vita e gli esperimenti della classi subalterne per cercare un’emancipazione sono stati tanti nei secoli, a partire da Spartaco passando per gli anabattisti di Thomas Muntzer, per arrivare alla Comune di Parigi fino ad un caso strano: il 7 novembre (oggi) del 1917 c’è stata la rivoluzione nel luogo meno aspettato e lì le classi subalterne si sono trovate a gestire il potere. Pensate un po’, dovessimo farlo noi oggi, chissà che pasticci, chissà quali casini combineremmo.
 
Oggi noi viviamo in un contesto, penso ai diritti individuali, che hanno una data. I diritti individuali civili sono figli della Rivoluzione Francese e sono ormai patrimonio generale, pur nelle difficoltà di attuazione. E i diritti sociali e del lavoro, invece, sono figli della Rivoluzione Sovietica. E sono, pensate, diritti che vengono riconosciuti anche da chi si professa non comunista. Nessuno può più dire che ci deve essere lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Possono manipolare, possono cancellare, possono cercare di obnubilare, possono mettere della naftalina sullo sfruttamento dell’uomo sull’ uomo, che esiste e si accentua. Ma le conquiste della Rivoluzione Sovietica caratterizzano positivamente ancora oggi il mondo, questa è la verità! E allora dobbiamo capire che le nostre ragioni sono ancora fortissime.
 
Il capitalismo vive oggi una crisi strutturale, hanno cercato di far capire che la crisi finanziaria è dovuta a qualche mascalzoncello. Non è così, è il sistema che è strutturato così. Quali valori ha il sistema capitalistico? Quelli dell’impresa? Si poteva ancora parlare della responsabilità sociale dell’ impresa ai tempi di un isolato Adriano Olivetti, negli anni 60. Oggi non è più così. Da molto tempo ormai l’impresa, ma anche la vita quotidiana di ognuno di noi, è finalizzata a fare il denaro. E tutti vi fregano, lo sapete. Vi fregano nel lavoro e nella ricerca del lavoro, vi truffano nei servizi quelli dei telefonini, quelli del gas, dell’energia, vi fregano tutti; vi fregano, ahimè, anche nei rapporti individuali, vi fregano anche e spesso i conoscenti e gli amici. Non è diventata così la società?
 
E allora questa società ha tentato di nascondere una crisi strutturale che esiste; hanno provato in tutti i modi, hanno dato decine di migliaia di dollari alle banche americane che sono la causa del disastro. E’ divertente: hanno usato una forma di “socialismo per i ricchi” perché hanno rifinanziato proprio le banche che hanno provocato il buco. Nel mondo oggi si affacciano problemi epocali, che erano scarsamente prevedibili. Ci sono intere zone del pianeta che si stanno desertificando. Il tema dell’acqua sta ponendo una riflessione generale. L’immigrazione sta divenendo un grave problema planetario…
 
Le risorse del pianeta stanno finendo, se continuiamo a consumare a questi livelli, finiranno in brevissimo tempo. Facciamo solo un esempio, che non viene da una nostra analisi ma da riviste tecnico- scientifiche del capitalismo attuale: ci spiegano che, se tutti gli abitanti del mondo consumassero come gli abitanti degli Stati Uniti, noi oggi avremmo bisogno delle risorse di altri cinque pianeti. Ma altre cinque Terre non esistono e non le scopriranno, e quindi è chiaro che il modello di sviluppo di questa società deve cambiare per forza. E allora pensiamo – e siamo sempre nel solco del perché essere comunisti, poi possiamo chiamarci anche Pippo, non è il problema di un feticcio - che la necessità del cambiamento radicale di questa società esiste. Il mondo che ci circonda, i prodotti che ci circondano: non diminuisce il tempo per produrli? Non aumenta la loro qualità? Aumenta la qualità della medicina, delle scoperte tecnico-scientifiche, della comunicazione. E come mai, se tutto ciò è vero, stiamo tutti peggio?
 
Parlo del nostro Paese, non solo dei poveri del Terzo Mondo. Come mai, se i tempi per costruire un’automobile sono diventati dieci volte meno rispetto al passato, oggi gli operai della Fiat, di Pomigliano, sono sfruttato ancora di più? Come mai? Perché c’è una concentrazione della ricchezza nelle mani di poche persone. Questo è il capitalismo attuale, ma è anche la causa della sua crisi. Certamente sono ancora forti, sono fortissimi, perché hanno una grande capacità manipolativa. Tentano di far vedere che le cose capitano quasi per neutralità. Sembra ci sia un meccanismo normale, per cui gli avvenimenti accadono per l’ordine naturale delle cose. Hanno anche cambiato l’uso delle parole. Anni fa, quando si cacciava qualcuno da un’azienda, si era di fronte ad un licenziamento, oggi si chiama flessibilità in uscita; anni fa quando iniziava un conflitto armato , quella era guerra, oggi è peace keeping; gli avversari di classe erano i padroni, oggi sono la parte datoriale e via di seguito. Vi hanno depredato anche dell’uso delle parole. E’ terribile, sono bravissimi da questo punto di vista.
 
Queste sono le ragioni fondamentali per essere comunisti, poi potremmo anche banalizzare… Potremmo dire che siamo comunisti perché c’è un signor banchiere che ,dopo aver fatto la coda ai gazebo del Pd (si chiama Profumo), quando ha preso la liquidazione si è trovato in mano 40 milioni di euro, cioè 2.000 volte quello che prenderà il compagno Armando, l’ operaio della Fincantieri che è intervenuto prima (ammesso che continui ad avere un lavoro) alla fine della sua vita lavorativa. Quanto sarà più bravo questo Profumo del nostro operaio della Fincantieri? Quanta creatività, intelligenza, sapere avrà per meritarsi 2.000 volte tanto? No, io credo che sia sbagliato, e profondamente ingiusto. Per questo siamo comunisti, perchè siamo contro le ingiustizie, vogliamo una trasformazione socialista della società, poi non sapremo come sarà quel socialismo.
 
Non siamo così stupidi da pensare che il comunismo, il socialismo lo vogliamo fare noi da soli. Sarebbe un disastro, visti anche i nostri numeri…. Noi il comunismo lo vorremmo fare anche con i non comunisti. Vorremmo convincerli, uno per uno. Pensiamo che la politica debba essere anche passione per la vita, la politica deve diventare la passione della nostra vita. E lo diciamo pensando alle nuove generazioni che sono oggi afflitte da tanti mali, da tanti cattivi esempi, a partire dal precariato, una malattia che prima non esisteva.
 
Io ormai ho 50 anni, quando ero ragazzo andavo alla chiamata del collocamento dove i padroni, le imprese potevano scegliere se e quante persone assumere, ma non ti sceglievano come al mercato della precarietà, non potevano permettersi di selezionarti e sfruttarti a loro uso e consumo. In un certo senso l’ufficio pubblico di collocamento assumeva una funzione “democratica”. Oggi non è più così, e non è vero che c’è il merito; dalle scuole medie in avanti mettono i ragazzi in competizione, uno contro l’altro. Non ci sarà spazio per tutti. Neanche per i più bravi perchè passeranno avanti a loro…quelli raccomandati. L’ idea del merito sembra giusta, ma il merito andrebbe valutato sulla base di quello che uno ha avuto, del punto di partenza. Perché chi sta in una casa dove il livello culturale, economico, sociale è basso, è più difficile che possa riuscire in questa società, che possa avere una finestra di mobilità sociale.
 
La manipolazione avviene dappertutto, anche quando si parla dl debito pubblico. Vi fanno sentire debitori, vi attribuiscono di una responsabilità che semmai è dei governi “mangioni” della prima Repubblica, ma l’esplosione del debito pubblico non dipende affatto dalla spesa sociale. Molti paesi europei prima della crisi avevano bilanci in ordine e bassi debiti pubblici.
 
Quando la politica e la società scendono così in basso, la sinistra non c’è più e non ci sono più neanche i comunisti, tanto più quando si comportano come si è fatto fino adesso. Si è detto che si è per il lavoro, sono state fatte le manifestazioni per il lavoro e in Parlamento, fino a tre anni fa, sono state votate le peggiori cose, anche dai comunisti, sul welfare, sulle pensioni, sullo stato sociale. Non si può dire che si è contro la guerra e fare le conseguenti manifestazioni, e poi ogni sei mesi votare le missioni militari in Afghanistan. Purtroppo è tutto chiaro: la politica di mestiere ha vinto su tutto. La differenza deve essere tra chi vive per la politica e chi invece vuole fare la politica per vivere. Non è uno slogan. Ripetiamolo: noi vogliamo vivere per fare la politica, c’è gente che fa la politica per vivere, per guadagnare, per mestiere. Con noi non è così, non sarà più così. Tutto è sempre finalizzato alle elezioni, ad avere dei posti. Se qualcuno viene con noi per quello, cambi strada, cambi indirizzo. Noi crediamo che le elezioni debbano essere una verifica del lavoro svolto: hai lavorato bene? Prendi i voti. Hai lavorato male? Non li prendi.
 
Sappiamo che le leggi elettorali sono fatte apposta per impedire di cambiare il quadro politico esistente. Noi siamo per un sistema proporzionale: una testa, un voto. Tutti dicono che vogliono cambiare la legge elettorale per gli interessi della nazione. In realtà non c’è nessuno interessato agli interessi della nazione, ma è solo attento agli interessi del proprio partito, o meglio ad una monarchia o , al massimo, una oligarchia di partito. Oggi tutti i segretari di tutti partiti non vogliono cambiare la legge elettorale. Dicono che vogliono cambiare, ma nei corridoi di Montecitorio quando parlano a tu per tu, si danno una gomitata. Il leader di un partito sceglie tutti i deputati: quando mai Berlusconi, ma anche i vari Casini, i vari Bersani cambieranno la legge elettorale? Possono scegliere tutti i loro deputati!
 
Il mondo può cambiare, in America Centrale e Latina le cose cambiano velocemente, il socialismo del 21esimo secolo sta diventando una prospettiva di cui tenere conto. Certo non ci fosse stata la caparbietà di Fidel e della Rivoluzione Cubana oggi non ci sarebbe Chavez in Venezuela, Correa in Equador, Mujica in Uruguay, Morales in Bolivia e , per certi versi neanche Lula, Bachelet e Kirchner. Certo la lotta contro il neo-colonialismo americano non può offuscare la consapevolezza che anche l’Europa sta sviluppando un imperialismo diverso, ma certo non meno pericoloso.
 
La nostra lotta contro la globalizzazione capitalistica deve concentrare la nostra azione sul lavoro. Il lavoro deve diventare la nostra fissazione politica. Nel Capitale, Marx ha detto che il lavoro è una merce. Oggi i lavoratori sono diventati una merce. Si può rottamare un’automobile, una bicicletta, un frigorifero, non si può rottamare un lavoratore. Il conflitto tra capitale e lavoro resta assolutamente centrale. Parliamo qui della lotta contro il progetto reazionario della Fiat di Marchionne che, per certi versi è più forte di Berlusconi: il suo messaggio ai lavoratori Fiat ha avuto le prime pagine di tutti i giornali, dal Manifesto a Libero e l’apertura di tutti i telegiornali, dal Tg3 al Tg4. Ricordiamo sommessamente che non si sbaglia chi ritiene che "la Fiat non spartisce il potere, lo esercita." Nel panorama del lavoro, oggi sono entrati in scena gli immigrati. I poteri forti cercano di far scoppiare la lotta tra loro e i lavoratori italiani: una guerra tra poveri. Gli immigrati devono conquistare i diritti sociali: solo se la loro forza lavoro avrà lo stesso trattamento economico, si eviteranno razzismo e xenofobia. La sinistra fighetta parla delle moschee. Non ce ne frega niente, solo quando i lavoratori immigrati avranno i nostri diritti sociali saranno nostri alleati di classe.
 
Se in Italia la politica è cambiata in negativo, anche il sindacalismo è profondamente cambiato. Se da una parte il sindacalismo di base ha il dovere di unirsi, dall’altra non possiamo non vedere lo schiacciamento che la Cgil muove nei confronti della Fiom e delle componenti di minoranza. Su questo punto non sarà indifferente segnalare, anche con riferimento alle persone, che, per la seconda volta, quella che era indicata una volta come la componente socialista ottiene l’ incarico di segretario generale: ieri Epifani, oggi Camusso. Per parlare del lavoro frammentato serve un filo rosso che sappia collegare le lotte nelle fabbriche con quelle nel territorio. Chi si batte a Pomigliano è contro il capitale così come lo è chi va contro i termovalorizzatori, il problema stà nell’unità di progetto di cambiamento nella società. Sul quadro politico abbiamo fatto bene a dire che "non possiamo esser alleati con chi non stà con i lavoratori" e quindi ribadiamo la posizione di esser contro Berlusconi, contro Marchionne ma alternativi al PD. Il PD non fa l’ opposizione a Berlusconi non perché non vuole, ma perché non può, in quanto i suoi riferimenti strategici sono gli stessi poteri forti che prima erano alleati ed ora stanno scalzando il Cavaliere.
 
Noi dobbiamo denunciare quanta capacità pervasiva abbiano questi questi poteri nel condizionare il quadro politico fino ad arrivare alla sinistra cosidetta radicale. Quando la foto di Vendola diventa la copertina del settimanale l’Espresso, quanto sta investendo il gruppo di potere che fa capo a De Benedetti sulle performance del governatore della Puglia? Ed ancora, quando i leaders della Federazione della Sinistra parlano di un programma diverso di soli 3 punti per l’alleanza col PD, sanno di dire una cosa non veritiera, perché ,con l’attuale legge elettorale, chi si allea è obbligato a firmare e presentare sia un programma di governo sia un candidato unico alla Presidenza del Consiglio. "Dire e fare" dicevamo e non potevamo non pensare a chi, a sinistra, ancora oggi fa la lotta contro la privatizzazione delle acque e poi entra nei Consigli di Amministrazione delle società preposte a questo (è successo a Napoli con l’ entrata di due membri uno per SEL e l’altro per la FDS)
 
Noi dobbiamo convincere con i nostri ragionamenti ma anche con i nostri comportamenti. La coerenza di ognuno di noi sarà valutata con attenzione, avremo gli occhi puntati addosso. Vogliamo rifare il Partito Comunista, ma non abbiamo fretta, serve un percorso, un progetto. In primavera se non ci saranno le elezioni politiche anticipate ci saranno le consultazioni elettorali in alcune grandi città: Torino, Bologna, Milano, Napoli. Servirà iniziare un percorso chiaro e se possibile unitario fuori dalla gabbia centro-destra / centro-sinistra.
 
Oggi care compagne e compagni, delegati e ospiti, siamo felici e stanchi. Iniziamo un passo importante. Partiamo con la consapevolezza di esser inadeguati. Cinquemila iscritti equivalgono a mezzo compagno per ogni comune. Dobbiamo fare molta strada, tutta in salita. Ci diranno , vi apostroferanno che "comunista è vecchio", vi accorgerete che ogni richiesta di un diritto, tanto più se sociale è vecchio, useranno il termine nuovo per coprire ingiustizie e sfruttamento. Siamo, saremo dalla parte della ragione.
 
Non ci interessano le poltrone, vogliamo fare qualcosa di più serio: riconquistare la fiducia del nostro popolo, ricomporre la soggettività politica della nuova classe operaia, in ultimo ricostruire il Partito Comunista. Dedicheremo a questo progetto la nostra vita.
 
Grazie, abbiamo bisogno di Voi, della vostra intelligenza, della vostra forza, del vostro impegno, della vostra creatività, della vostra militanza. Grazie ancora. I comunisti per una Sinistra Popolare.
 
si ringrazia per la sbobinatura, l’editing e il lavoro militante la compagna Silvia Stefani del Comitato Provinciale CSP di Genova
 

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