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- osservatorio - italia - politica e società - 16-04-16 - n. 585
Intensifichiamo la lotta! Guerra imperialista, guerra tra poveri, guerra di resistenza
Nuova Unità | nuovaunita.info
10/04/2016
Editoriale n.2
Ci troviamo a celebrare questo 25 Aprile, anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo, in un momento particolare dove i venti di guerra soffiano in maniera impetuosa nel mondo.
Lo scontro tra i vari paesi imperialisti - incalzati dalla crisi di sovraproduzione che investe i vari paesi capitalistici - porta ad una nuova spartizione del mondo. Gli Stati borghesi sono gli strumenti per la difesa, lo sviluppo e la penetrazione dei capitali e dell'accapparramento delle materie prime per contrastare lo sviluppo di altri grandi capitali, sempre alla ricerca del massimo profitto.
Da queste condizioni nascono sia le alleanze che gli scontri tra i vari paesi capitalistici. La concorrenza spietata, la competizione e lo sviluppo ineguale dei paesi capitalistici determinano le condizioni della guerra aperta nella quale, alla lotta dei capitali, si sommano ed entrano in gioco anche altri fattori come la potenza militare e lo sviluppo del complesso militare-industriale sostenuto e finanziato dagli Stati e fonte di enormi profitti provenienti dalla vendita delle armi.
Fin dal 1952 in "Problemi economici del Socialismo nell'URSS" G.Stalin metteva in guardia i comunisti dal cadere su posizioni e idee errate sulla pace e la guerra scrivendo: (...) " la cosa più probabile è che l'attuale movimento per la pace, inteso come movimento per mantenere la pace, in caso di successo porterà a scongiurare una guerra determinata, a rinviarla per un certo tempo, a mantenere per un certo tempo una pace determinata, a costringere alle dimissioni un governo guerrafondaio sostituendolo con un altro governo, disposto a salvaguardare per un certo tempo la pace. Questa naturalmente è una cosa buona anzi ottima. Tuttavia questo non basta per eliminare l'inevitabilità delle guerre tra paesi capitalistici. Non basta perchè nonostante tutti questi successi del movimento per la difesa della pace, l'imperialismo continua a sussistere, conserva le sue forze e per conseguenza continua a sussistere l'inevitabilità delle guerre. Per eliminare l'inevitabilità delle guerre, è necessario distruggere l'imperialismo".
Nel nostro paese queste indicazioni sono state nascoste o deformate da chi, come Togliatti, iniziò il "nuovo corso" del PCI che portò prima al disarmo delle formazioni partigiane, poi all'amnistia dei fascisti che poterono diventare l'ossatura dello Stato e delle forze di polizia in prima fila nella caccia e nella persecuzione dei comunisti che avevano animato e combattuto nella guerra di Liberazione. Nuovo corso che aprì le porte al potere democristiano - autentico interprete del grande capitale - della Chiesa, del potere mafioso e alleato fedele degli USA e dei dollari del piano Marshall e installando le loro basi militari e della Nato, a partire dal '49.
Oggi possiamo vedere l'epilogo di quella politica: il PCI non c'è più e, dopo aver propugnato l'ombrello della NATO per difendere la democrazia con Berlinguer, è stato trasformato nell'attuale PD di Renzi. Le basi sono diventate oltre 140 e il nostro paese paga alla NATO ben 70 milioni di euro al giorno! Un vero e proprio oltraggio a chi ha dato la vita per la Lotta partigiana e per una nuova società basata sul lavoro, senza sfruttamento capitalistico.
In questi ultimi anni il proletariato si trova sotto un feroce attacco da parte del capitalismo che mette in discussione tutte le conquiste ottenute con le lotte attraverso i vari governi che si sono succeduti fino all'ultimo governo Renzi - vero e proprio comitato d'affari di capitalisti e banche - con il suo famigerato Jobs act, le privatizzazioni selvagge e le riforme istituzionali e costituzionali.
Con colpi di mano, come quelli della Fornero, vengono allungati i tempi per andare in pensione, viene revisionato il meccanismo e il calcolo dell'ISEE che trasforma tutti in benestanti costringendo migliaia di studenti a lasciare le città universitarie o rinunciare agli studi. I disoccupati - che aumentano a ritmo continuo - vengono cancellati dai nuovi conteggi ISTAT o anche loro diventano benestanti con la nuova ISEE. Diminuiscono o sono eliminati gli "ammortizzatori sociali" sostituiti dalla NASPI mentre i padroni sono finanziati per assumere con i nuovi contratti a "tutele crescenti" che cancellano l'art. 18, hanno libertà di licenziamento e possono attuare una pesante repressione sui luoghi di lavoro per colpire tutte le avanguardie sindacali e di lotta operaia che non si allineano. Nello stesso tempo avanza il restrigimento del diritto di sciopero anche attraverso l'applicazione dell'accordo sulla rappresentanza sindacale sottoscritto da CGIL, CISL, UIL, UGL e Confindustria che, come primo risultato, ha già portato a divisioni anche nel cosiddetto sindacalismo di base.
Un attacco nel quale la borghesia di ogni paese tenta di coinvolgere, nella lotta contro i vari concorrenti, il proprio proletariato e più in generale l'opinione pubblica per il "bene della Nazione". Con la retorica del "siamo tutti sulla stessa barca" vogliono far credere che lo sviluppo del capitalismo, la sua capacità di esportare capitali, di essere competitivi nel mercato internazionale sia il sistema per stare tutti meglio, di avere lavoro e prosperità. Un tentativo di mobilitazione reazionaria di massa, attraverso tutti i mezzi, dai poderosi sistemi d'informazione ai sindacati concertativi complici.
Demolire la coscienza e l'organizzazione di classe sia sul piano politico che sindacale per poter dominare meglio. A questo servono anche le varie organizzazioni fasciste e razziste che alimentano la guerra tra poveri, sviando l'attenzione dai veri colpevoli: capitalisti, preti, poliziotti, magistrati, governanti, faccendieri, corrotti e corruttori, pronti a tutto per salvaguardare i propri profitti sulla pelle sia dei lavoratori italiani che stranieri.
Questa campagna è favorita dall'apparizione sulla scena mondiale di un nuovo e particolare nemico, l'IS che, con le sue farneticazioni religiose ultra-reazionarie, con i suoi atti di crudeltà plateale contro i nemici, contro le opere d'arte, in una distruzione nichilista di città e paesi, con la sua capacità di seminare il terrore quando e dove vuole in nome di un Califfato imperialista che rivendica anche uno Stato (come hanno già fatto i sionisti con Israele su basi di fanatismo religioso). Un nemico che serve a mobilitare un'opinione pubblica in una guerra tra civiltà e di religione, mettendo tra i barbari i neri e gli arabi e in genere gli stranieri, permettendo ai vari governi di entrare in guerra e di prendere misure di emergenza che limitino le libertà individuali e aumentino gli strumenti repressivi e di controllo.
Un processo di fascistizzazione degli Stati democratici borghesi. Creare un nemico e fare la guerra per difendere gli interessi della democrazia occidentale, creare un grande caos dove tutto è messo in gioco: le frontiere, le alleanze, le zone d'influenza dove ogni Stato aggressore possa guadagnarsi la spartizione del bottino. Un sistema sperimentato in Iraq, in Afghanistan, in Jugoslavia, in Libia, e in Siria, con l'abbattimento e lo smembramento degli Stati per consentire la formazione di nuovi assetti geopolitici adatti alla nuova situazione.
Questo 25 Aprile deve essere l'occasione per i comunisti di denunciare la politica guerrafondaia del governo Renzi, per intensificare la lotta contro il nostro capitalismo in prima fila nello schieramento imperialista. Da tempo il governo italiano si è candidato a guidare la guerra in Libia in accordo con gli Usa e con Stati europei singoli: Francia, Gran Bretagna, Germania, gli stessi che l'hanno demolita e che ora intervengono con il pretesto di colpire i terroristi e portare la "pace".
Il governo, attraverso il ministro della difesa Pinotti già dal novembre scorso ha autorizzato l'armamento dei droni killer con funzione strategica di first strike (primo colpo) che partono da Sigonella per la Libia come già nel 2011. Sono gli stessi droni che, in seguito ad un accordo tra Italia e Stati Uniti, sono utilizzati anche per interventi in Niger, Mali e Somalia. E se non bastasse al Presidente del Consiglio sono stati affidati poteri speciali per la direzione di operazioni militari eseguite da servizi segreti e corpi speciali.
L'Italia, quindi, è in guerra in barba al mai applicato art. 11 della Costituzione (a dimostrazione di quanto sia formale il suo richiamo). Un "prezzo" da pagare - che ricade sul proletariato e le masse popolari - per rimanere nei vertici che "contano", dei paesi dell'UE - nata come polo imperialista - che, a fianco degli Usa, si candida a dominare il mondo.
Un "prezzo" da pagare per riprendersi i 40 miliardi di affari stipulati con Gheddafi, che le aziende italiane non hanno riscosso a causa della guerra del 2011, scatenata dalle potenze di Francia e Inghilterra. E per rifarsi con gli interessi, esercitano il diritto di supremazia in quella zona, con una certa nostalgia del vecchio colonialismo - quando in Libia, il governo liberale guidato da Giolitti, scatenò una repressione sanguinosa contro la popolazione civile e costruì campi di concentramento e di sterminio. Pensare che una Europa più democratica e unita, una fantomatica Europa dei popoli - difficile da immaginare in una attuale UE imperialista - dotata di esercito, di polizia e di servizi segreti possa diventare un fattore positivo, democratico, di stabiltà e di sviluppo utili a mantenere un equilibrio di pace, significa legare le sorti del proletariato all'imperialismo, significa essere per la guerra e tradire il proletariato.
V. I. Lenin riguardo a questo problema ha sottolineato quanto segue: "Non c'è idea più errata e nociva che quella di separare la politica estera dalla politica interna. E proprio in tempo di guerra tale estremo errore appare ancor più grave". Lenin in molti dei suoi lavori ha precisato "che la classe operaia, se è cosciente, non può parteggiare per nessuno dei gruppi rapaci imperialisti".
La chiarezza sulla differenza tra paesi aggrediti e paesi aggressori è stata un faro per il movimento proletario, sinceramente antimperialista e comunista. Ciò ha permesso di non cadere nelle trappole tese dagli imperialisti in Iraq, come in Jugoslavia, in Libia come Ucraina e in Siria oggi e portare avanti con coerenza la battaglia contro la guerra contro USA, NATO, UE.
Come comunisti pensiamo che il migliore apporto alla lotta internazionale contro l'imperialismo sia la lotta nel proprio paese contro il proprio imperialismo e le sue alleanze. Per questo sosteniamo la parola d'ordine che il nemico è in casa nostra. Anche se non escludiamo, in determinate condizioni, l'intervento diretto nella Resistenza armata di popoli aggrediti, come è avvenuto in Spagna nel '36 con l'organizzazione e l'intervento delle Brigate Internazionali, senza dimenticare l'apporto internazionalista dei tanti partigiani provenienti da vari paesi e soprattutto dall'URSS, alla Resistenza in Italia.
Lenin ha scritto che "La guerra imperialistica è la vigilia della rivoluzione socialista", ma questo non significa che noi, come comunisti, dobbiamo dare il benvenuto alla guerra imperialista né tantomeno parteciparvi a fianco della classe borghese del nostro paese.
nu. 2/2016
È uscito il n. 2 di "nuova unità", ecco il sommario: Editoriale: Intensifichiamo la lotta! Guerra imperialista, Guerra tra poveri, Guerra di Resistenza Pagina 2: La règia "modernità" del contratto di lavoro intermittente. A dispetto di quanto scritto sul contratto: . Invece arriva telefonicamente con mezz'ora di anticipo e il lavoratore è tenuto a rispondere a stretto giro di "corsa al lavoro". Una tipologia di contratto già prevista da un Règio Decreto del 1923 Pagina 3: note di classe. Una stagione referendaria contro il Governo della Nazione. Ovvero contro la saldatura dei vari settori della borghesia in un asse antipopolare a sostegno degli interessi del padronato Pagina 4: 1° MAGGIO Fra storia e attualità Il nemico non è lo straniero, ma quello che ci sfrutta entrambi. Il nemico - che abbiamo in casa nostra - sono i nostri padroni e i nostri governi; Marchionne, Renzi e il peggioramento della condizione proletaria. Necessita la ricomposizione unitaria delle lotte, l'organizzazione che le unifichi; pagina 5: Una festa per liberarsi dalla schiavitù: due scritti: del 1904 di Lenin e del 1912 di Stalin, di estrema attualità pagina 6: Cuba/Cartoline dall'Avana Obama è arrivato cercando una fotografia storica e se n'è andato con una semplice collezione di cartoline dell'Avana, come un turista sbadato pagina 7: internazionale. Che succede in America Latina? Ci troveremo davanti ad un nuovo ciclo di lotte di classe. Non facciamogli mancare la nostra solidarietà. L'internazionalismo proletario ci ricorda che la vittoria di uno è la vittoria di tutti lavoro pagina 8. Lettere
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