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Togliere il potere ai nostri oppressori: è possibile!

Editoriale Nuova Unità | nuovaunita.info

11/11/2016

Le contraddizioni del sistema capitalista si acuiscono, ma la classe operaia stenta a rafforzare la sua capacità politica ed organizzativa, a noi comunisti, forti della nostra concezione di società nuova e dei principi ideologici basati sulla teoria marxista-leninista, l'onere di lavorare per rafforzare la lotta di classe.

Chiudiamo questo numero alla vigilia dell'anniversario della Rivoluzione socialista dell'Ottobre del 1917, la rivoluzione che ha portato il proletariato al potere nel primo Stato operaio della storia a dimostrazione che, con un autentico Partito comunista, la vecchia società si può distruggere, che è possibile abolire la proprietà privata dei mezzi di produzione.

L'esperienza storica dimostra che la questione fondamentale è quella di mantenere e difendere il potere conquistato e, per questo, è indispensabile il ruolo del Partito comunista (nella sua composizione operaia), della dittatura del proletariato ed evitare alla reazione di contrattaccare e riprendersi il potere politico ed economico.

Per varie ragioni, tra le quali non di secondaria importanza l'azione dell'imperialismo, la prima esprienza di socialismo ha subito una momentanea sconfitta. Sempre in balia dell'imperialismo. Infatti quello marcato Washington (vedremo in quale senso andrà il "sognare in grande" del razzista Trump), attraverso la Nato, si espande nei Paesi dell'est (vedi a pag. 5) con lo spauracchio del ritorno dell'Urss e - mentre le popolazioni hanno perso ogni diritto: dal lavoro al sociale - e i comunisti sono sotto attacco e messi fuori legge.

Si colpiscono ideologia, simboli, i mezzi di comunicazione russi e quelli delle repubbliche indipendenti del Donetsk e Luhansk che contengono "propaganda" comunista o promozione delle istituzioni sovietiche. A sostegno di queste manovre che hanno al centro la guerra c'è l'Italia belligerante con le sue 27 "missioni" militari in 19 Paesi. Un costo che si aggiunge alle spese di armamenti, alla produzione di armi, sempre più sofisticate e potenti, di appartenenza alla Nato e che nessuna forza politica mette in discussione.

Terremoti, calamità naturali, messa in sicurezza del Paese potrebbero essere affrontati subito se si eliminassero le spese militari, o almeno si tagliassero. Più facile invece è tagliare sugli ammortizzatori sociali, la sanità, i trasporti. L'invio di 150 soldati al confine tra Russia e Lettonia è l'ultima decisione del servilismo atlantico del governo Renzi, fedele esecutore degli ordini dei poteri forti, che mantiene il silenzio sulle retate fasciste del governo turco Erdogan il cui esercito, nell'indifferenza generale dei governi capitalisti e delle ONG "umanitarie", invade anche il territorio siriano a Nord di Aleppo (altra città rivendicata da Erdogan).

I soldati italiani (130 incursori del 17° stormo dell'Aeronautica dislocati a Erbil e 500 militari a presidiare la diga di Mosul) sono in prima linea in Iraq nell'attacco della coalizione internazionale per la presa di Mosul, caduta un paio di anni fa sotto il controllo dei fanatici dello Stato islamico, con le complicità qatariote, saudite, turche oltre che statunitensi, e a difendere la sede e gli uomini della ditta Trevi alla quale è affidata la messa in sicurezza dell'impianto.

Che questo Governo sia fedele esecutore dei poteri forti non ci sono dubbi anche di fronte all'accelerazione delle riforme per realizzare il diktat lanciato dall'agenzia finanziaria statunitense J.P.Morgan contro le costituzioni "antifasciste" e "socialisteggianti", comunque troppo rigide e con eccessive tutele a difesa della classe lavoratrice, come quella... italiana. Da mesi siamo sottoposti al bombardamento di una campagna sul referendum costituzionale per la quale sono stati stanziati 3 milioni di euro (gran parte dal finanziamento pubblico) che occupa tutti gli spazi di TV, radio e della grande stampa dove, capitalisti e banchieri mettono a disposizione tutti i loro mezzi a sostegno del Sì.

Mentre i lavoratori - costretti ad interessarsi di un terreno scelto dal nemico sono fuorviati dai propri reali problemi e dalle tragedie internazionali delle guerre - Confindustria prosegue il suo assalto. In un recente convegno, alla presenza dei vertici Cgil-Cisl-Uil, ha lanciato il "Patto di fabbrica". La sostanza è sempre la stessa ovvero come continuare a sfruttare meglio i lavoratori, ma per continuare a farlo - e meglio - vuole utilizzare un Patto mettendo al centro l'economia e fare ripartire la produttività, dove i lavoratori siano i "protagonisti attivi".

Che cosa intende Confindustria è ben chiaro. L'attacco al modello contrattuale che Confindustria sostiene: "ha dimostrato di non funzionare bene nel momento attuale di deflazione"; l'abbattimento delle tutele finora conquistate; l'aumento dell'orario di lavoro, l'ulteriore restrizione del diritto di sciopero, dopo l'Accordo del gennaio 2014, che già impedisce alle organizzazioni firmatarie del contratto di scioperare - modello che vogliono esportare nel pubblico -. Con questo Patto vuole abbattere ulteriormente la conflittualità: ai giovani industriali il compito di richiedere la collaborazione dei sindacati confederali i quali dovranno cogestire il futuro che ci aspetta fatto di tagli occupazionali e salariali.

Per far passare le politiche antipopolari e guerrafondaie i governi hanno bisogno di misure repressive, della violenza poliziesca - questa sì e non quella attribuita dai mezzi di disinformazione in occasione della protesta di piazza a Firenze per la presenza di Renzi - e per la quale è stata vietata l'autorizzazione. Come ai tempi del fascismo si arriverà agli arresti preventivi dei militanti per evitare le manifestazioni contro i rappresentanti del governo. Perciò anche il nostro impegno nel campo antifascista deve essere rafforzato.

Ribadiamo: il nemico è in casa nostra. È la lotta che in questa fase non deve mancare: contro l'aumento dello sfruttamento, la disoccupazione, il precariato, l'austerità, il fascismo, il razzismo, la "buona scuola". Contro la militarizzazione del territorio - determinata dall'emergenza del terrorismo che proprio il capitalismo alimenta -, le guerre di conquista di risorse e territori, le aggressioni ad altri popoli, per disarmare il nemico, portare avanti il processo di emancipazione ed ottenere veri cambiamenti a favore della classe lavoratrice e delle masse popolari.

È nella lotta che si vincono riformismo e opportunismo che frenano il rovesciamento del sistema capitalista e la presa del potere da parte della classe sfruttata. Oggi le contraddizioni del sistema capitalista si acuiscono, ma la classe operaia stenta a rafforzare la sua capacità politica ed organizzativa, a noi comunisti, forti della nostra concezione di società nuova e dei principi ideologici basati sulla teoria marxista-leninista, l'onere di lavorare per rafforzare la lotta di classe e togliere il potere ai propri oppressori.

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sommario n. 6/2016

è in distribuzione il n. 6/2016, ecco il sommario:

pagina 2 Unità e lotta di classe. Contro la ferocia del capitalismo e i governi dei padroni porre fine alle divisioni sindacali

pagina 3 Sfruttamento e morti sul lavoro. In nome della produttività e del profitto, i padroni e i loro governi risparmiano anche i pochi centesimi per la sicurezza costringendo gli operai a lavo-rare in condizioni pericolose pag. 3: NO a derive reazionarie. NO a illusioni referendarie

pag. 4: elezioni USA Scegli il tuo demonio Se noi lavoratori europei, ormai supersfruttati anche se pensiamo di non esserlo, non ci sveglieremo, i muri che si stanno costruendo alle nostre frontiere grazie anche al silenzio di noi che ci viviamo dentro, ci cadranno addosso. pag. 4: Memoria storica: La notte in cui morì la Rivoluzione Francese

pag. 5: L'espansione a est della Nato e i pericoli di guerra. Anche l'ex segretario Nato Anders Fogh Rasmussen è tornato a chiedere che gli USA "intervengano maggiormente nei conflitti internazionali", dato che si ha bisogno degli Stati Uniti quale "gendarme mondiale"

pag. 6: Revisionismo costituzionale e distruzione della scuola pubblica. Ovvero: come la "buona scuola" e tutte le leggi anti-lavoro e contro-sociali abbiano anticipato la revisione costituzionale al servizio del padronato e degli speculatori finanziari

pag.7: recensione/Mercanti di morte. Nelle sale cinematografiche il film "Trafficanti" basato su una storia vera

pag. 8: lettere


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