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- osservatorio - italia - politica e società - 11-12-16 - n. 614
Accorgersi dell'evidenza
Enzo Pellegrin
11/12/2016
Di fronte alla crisi tutte le politiche (sia di maggioranza che di opposizione) che postulano la governabilità dell'economia capitalista hanno fallito, falliscono e falliranno.
Tutte non sanno come tirarsi fuori dai diktat del potere finanziario, dalle ristrettezze del bilancio, da una politica al ribasso dei servizi sociali e del lavoro, cercato ormai in ogni piccola nicchia di asservimento, precarietà, rinuncia alle proprie fondamentali aspirazioni umane per il profitto di altri.
Persino i fautori del conflitto sociale permanente vedono rimpicciolirsi sempre più i loro spazi di protesta. La repressione è infatti sempre più facile ed il conflitto porta vantaggi sempre più marginali, mentre i bisogni fondamentali dell'uomo - quelli di riprodurre la propria esistenza - divengono soddisfabili solo e sempre a pagamento.
Chi finisce i soldi finisce spesso la vita e la voglia di lottare.
Di fronte a quelli che sembrano vicoli ciechi, la soluzione sarebbe dietro l'angolo: imparare a costruire un'economia collettiva, slegata dalla competizione e da un'anarchia produttiva insostenibile per il pianeta, programmata sui bisogni e le aspirazioni di tutti, parametrata sulla sostenibilità ambientale, per preservare e rinnovare il più possibile le risorse.
L'alternativa è una permanente stagnazione dove ognuno riesce a ritagliarsi o meglio rubare un futuro alle spalle di altri, oppure succhiando un po' di vita altrui.
Non c'è religione che salva da questo abbruttimento e da questa barbarie, c'è solo la ragione più alta, non quella dell'individuo, ma quella collettiva.
Se si vuole dare una chance agli esseri umani, bisognerebbe veramente essere giovani.
L'individualismo ricucinato sempre in diverse salse da rottamatori onesti o presuntuosi di turno, spacciato come dinamismo giovanile, è invece il prodotto di un'umanità vecchia e stantia.
La collettivizzazione è invece la vera gioventù e l'avanguardia delle idee umane. Presuppone indipendenza razionale, spirito critico ed una visione veramente ampia che non si faccia rintronare dalla propaganda di chi detiene il potere economico o di chi è affezionato ad arricchirsi alle spalle di altri.
L'onestà non basta, l'onestà può essere micragnosa antilibertaria o mentalmente piccola; l'arroganza men che meno: di fronte all'uomo con cento milioni, anche l'uomo con un milione sarà prima poi un uomo morto o asservito, dopo esser stato uno schiavista.
E ci vuole anche coraggio vero, non volontarismo religioso o inutili autodafé, nè stupido settarismo o personalismo da calembour.
Dare una chance alla parte migliore di noi, significa scegliere la collettivizzazione alla barbarie: non sempre l'umanità ne è stata capace, ma vale la pena cercare qualche altra controprova.
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