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Ma per chi avrebbero dovuto votare i siciliani?

Tiziano Tussi

08/11/2017

Partiamo da Hegel: "Lo stato pubblico lavora per lo Stato. [] Il suo principio è che egli adempie il suo dovere. Egli solleva l'universale determinato a consapevolezza dell'universale; egli vede nel suo agire determinato il principio assoluto morale. Lo spirito si è sollevato sul carattere: egli compie un universale." (Hegel, Scritti politici, Teoria della costituzione, dalle Lezioni jenesi 1805-1806, Laterza, 1971) "Qui lo spirito è veramente assoluto, sciolto dal reale: "dal calice di questo regno degli spiriti [la storia ed il sapere], si riversa schiumando su di esso [l'Assoluto] la sua infinità" (Fenomenologia dello spirito, 1807, citato in Livio Sichirollo, Ritratto di Hegel, Manifestolibri, 1996); Lo Stato è la sostanza etica consapevole di sé. (Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, Laterza, 1965)

Francesco Merlo, giornalista de la Repubblica qualche settimana fa, in televisione (8 e mezzo, La7) disse che si sentiva, in Parlamento, la mancanza di un partito comunista. Detto da lui, mai stato tale, aggiungeva. Bene anche per le elezioni siciliane si può dire lo stesso. La vittoria del centro destra, con Forza Italia trainante, checché sbraiti il signor Salvini, e l'arrembaggio dei 5 stelle, il tutto in presenza di un astensionismo altissimo ci dicono già tutto. La lista che diciamo di sinistra, 100 passi, si è fermata ad un misero 6% circa, un consigliere eletto, uno. Per tanto risultato ci sono voluti gli scissionisti del PD, l'ex SEL ora SI (Sinistra Italiana), Rifondazione comunista (?), i Verdi, Possibile e frattaglie varie. Il PD oramai è un incubo di Renzi e viceversa. Tutto qui.

Ma per chi avrebbero dovuto votare i siciliani? In maggioranza hanno disertato le urne, in maggioranza. Usando il voto disgiunto, elettori del PD hanno votato per il candidato dei 5 stelle, che ha aggiunto una percentuale di voti a quelli della sua lista più o meno pari a quelli che il candidato del PD ha perso per strada. Ed ognuno inneggia alla vittoria. Di che cosa e su che cosa?

Se partiamo dall'affermazione di Merlo iniziale possiamo dire che l'alternativa di sistema, blanda o radicale che potesse essere, non c'era. Sciogliersi insieme, balbettanti quacqueri della politica che spingono verso il bene, non serve a proporre alternative. Quanti sono stati i voti comunisti in quella lista Fava? E chi lo sa? Quanti voti di persone intelligenti e decenti non si sono espressi visto la pochezza della proposta? Anche questo non è dato sapere con precisione. Nessuno dovrebbe però assumersi il ruolo del vincitore in una situazione così depressa.

Ad oggi, 8 novembre, già un arrestato tra gli eletti del vincitore di centro destra. Anche la presenza dell'alternativa, dicono loro, al sistema della corruzione, i 5 stella, non ha riportato alle urne i siciliani e si presume lo stesso effetto farà sugli italiani per le politiche prossime venture. Infatti lo tsunami, dicono loto, pentastellato, si disperde in un deserto sempre più ampio di astensionismo. Mai che una parola, una analisi esca dalle loro bocche.

Cosa volete che dicano. Quando il dato più significativo, l'astensionismo, perde di importanza ai loro occhi, salvo ritiralo fuori senza intrecciarlo nelle analisi e nelle posizioni politiche reali. Se gli italiani, per ora i siciliani, in maggiorannza non votano più, ciò significa anche che non hanno più una vita politica minima - militanza, vita di sezione - ma già i grillini non ne hanno - discussioni, dibattiti, giornali, televisioni, convegni, incontri: tutto scomparso o sempre più esile. Una trincea minima che regredisce sempre un po' di più ogni elezione. L'ultimo sussulto è stata l'affluenza al referendum sulla riforma costituzionale che essendo qualcosa di realmente incidente per la vita sociale ha mobilitato gli elettori, anche se non in modo massiccio, ma molti di più di questi ultimi risultati dell'affluenza siciliana. Allora, dicembre 2016 il 56,9, ora il 46,7.

Si arrangino, sembrano dire gli aventi diritto al voto, diritto che non viene esercitato. In questo deserto vinca l'uno o l'altro, poco importa. Importa forse che nella nostra società della melassa informatica, e poco più, della totale dittatura dello schermo, che sia televisione o aggeggio informatico, poco resta e poco importa resti veramente alla fine. Quindi a che pro dichiararsi vincitori od ammettere sconfitte. Per che cosa, per chi? Che sia proprio la mancanza di un equilibrio la questione di fondo?

Del resto da quando nel Parlamento e a cascata negli altri livelli locali manca la voce comunista, quella dei lavoratori, non è che ai vincenti sia andata e stia andando bene. Si palleggiamo e si stiracchiano una carcassa spelacchiata, come nel gioco del buzkashi, sport equestre tradizionale dell'Asia centrale, che si compie cercando di buttare una carcassa di capra oltre un certo limite. Qui da noi al posto della carcassa di capra si tratta della vuota formula elettorale borghese. Se si accontentano, beati loro.


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