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Pensioni: serve una vera lotta operaia!

Scintilla n. 85 | piattaformacomunista.com

Gennaio 2018

Il governo Gentiloni-Renzi ha dato il vialibera all'innalzamento a 67 anni dal 2019per andare in pensione.

Gli effetti della controriforma delle pensioni Fornero - che costringe i proletari a lavorare sino allo sfinimento, mentre milioni di giovani sono lasciati nella disoccupazione e nel precariato - sono sempre più devastanti

La legge Fornero, con l'aumento automatico dell'età per andare in pensione, la penalizzazione delle lavoratrici e l'esclusione dei giovani, la fine degli ammortizzatori sociali, è una delle norme più incivili di un sistema irrazionale e decrepito.

Nel capitalismo più si sviluppano le forze produttive e più si prolunga lo sfruttamento dei lavoratori, più aumenta la ricchezza socialmente prodotta e più si estende la miseria, più gli operai producono merci e più vengono ricattati e licenziati.

Di fronte a questa situazione nel mese di dicembre i vertici della CGIL hanno organizzato passeggiate in alcune città (senza un minuto di sciopero) per distinguersi dai valletti di CISL e UIL.

Poi la Camusso ha avuto la "magnifica idea" di mandare otto Babbo Natale a portare letterine ai parlamentari italiani che si apprestavano all'approvazione della legge di bilancio.

Ecco come intendono lottare gli stravenduti capi riformisti del sindacato! Sono gli stessi che nel 2011 si limitarono a 3 ore di sciopero contro la legge Fornero e poi consentirono la cancellazione dell'art. 18 smobilitando la lotta.

La linea della collaborazione di classe ha sicuramente agevolato l'offensiva capitalista che abbiamo subito in questi anni, volta a
liquidare tutte le conquiste ottenute con le battaglie degli operai e delle masse popolari, per riportarci indietro di un secolo.

Quello che non si è voluto difendere con la lotta non può oggi essere ripreso con le illusioni elettorali e il sostegno a chi ha votato le misure antioperaie di Monti, Letta, Renzi e Gentiloni, il Jobs Act, le controriforme costituzionali e le avventure militari all'estero. Tanto meno possiamo fidarci di Salvini e della sua sporca demagogia elettorale.

La ripresa della mobilitazione sul terreno delle pensioni, contro le politiche governative, è indispensabile, ma questo è possibile farlo solo abbandonando l'idea secondo cui i vertici e la burocrazia sindacale possono cambiare la loro linea capitolazionista e rinunciare ai loro privilegi.

La chiave della situazione è nelle mani della classe operaia! Non servono le deroghe, il blocco degli automatismi o la previdenza integrativa.

Rivendichiamo l'abolizione dell'infame controriforma Fornero e delle altre che l'hanno preceduta! 35 anni di lavoro e 60 anni di anzianità bastano e avanzano per andare in pensione!

Ripristino del sistema retributivo, separazione dell'assistenza dalla previdenza!

Stop ai privilegi, vitalizi, rendite e pensioni d'oro di padroni, manager, politicanti borghesi e preti!

Paghi chi non ha mai pagato: i capitalisti, i ricchi, i grandi evasori, i parassiti della società!

La battaglia deve essere impostata sul terreno più favorevole: quello di una vera mobilitazione nei centri industriali e nelle piazze, per arrivare a uno sciopero generale politico sulle questioni del lavoro, delle pensioni e dei diritti basato su una piattaforma di difesa intransigente degli
interessi di classe. Gli operai di molte fabbriche hanno già iniziato a scioperare, occorre continuare!

Per cambiare i rapporti di forza ci vuole il fronte unico di lotta degli operai, dei lavoratori sfruttati, di tutte le forze che vogliono combattere il barbaro sistema capitalistico e i suoi servi.

Affinché i lavoratori possano vedere soddisfatte le loro esigenze e i giovani avere un futuro, questo sistema deve essere seppellito con la rivoluzione socialista!


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