Approvato al Senato il maxi emendamento alla legge di bilancio presentato all'ultimo minuto dal governo.
Ridotti gli stanziamenti per reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni, il via a nuove privatizzazioni, clausole di salvaguardia imposte come macigni nell'immediato futuro: anche nel confronto con l'Europa, la Troika e le politiche di austerità, il leone è diventato un topolino.
I poco più dei 6 mld stanziati direttamente per il reddito di cittadinanza sono del tutto insufficienti alla proclamata abolizione della povertà. Questa legge di bilancio è l'ennesima manovra che si rifiuta di aggredire veramente quel 10 % di famiglie italiane che, come ricorda dal 2010 la Banca d'Italia, detiene la metà della ricchezza del Paese, di ridistribuire risorse verso la maggioranza di lavoratori e cittadini che fanno sempre più fatica ad arrivare a fine mese.
Non c'è traccia di interventi sul lavoro, per ridargli dignità e stabilità contro il precariato, per la reintroduzione dell'art. 18, con il decreto dignità buono come spot ma ben lontano dall'incidere realmente su una condizione di precarietà ormai diffusa e generale.
Ridotti gli stanziamenti anche per la revisione delle pensioni, la famosa quota 100 rinviata ad un prossimo decreto. Ma anche qui non c'è mai stata alcuna volontà di attaccare il sistema contributivo principale origine delle pensioni da fame, perché si sa già che, per chi opta per quota 100, di fatto l'assegno pensionistico sarà ulteriormente inferiore in virtù del minore numero di anni di contribuzione.
E' necessario rivedere il sistema pensionistico, renderlo pubblico, sicuro e dignitoso, pensare ad integrare oltre una generazione intera resa precaria e per questo senza futuro anche dal punto di vista pensionistico. In manovra, invece, solo 4 mld per quota 100.
Incomprensibile poi il taglio degli adeguamenti per le pensioni anche di 1.500 euro manco si trattasse di redditi da nababbi.
Così come anche la nuova norma introdotta in materia di congedo per maternità per le lavoratrici e che adesso consente di lavorare fino al momento del parto: un emendamento proposto dalla Lega e approvato dalla maggioranza che fornisce agli imprenditori un' ulteriore arma di ricatto verso le dipendenti.
Pressoché nulla viene destinato al rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici, come non c'è traccia dello sblocco del turn over. Rinviate anche le assunzioni previste nelle amministrazioni dello Stato.
Insomma non possiamo certo affermare che si tratti di una legge di bilancio come quelle del recente passato, tutte basate esclusivamente sull'austerità, ma è comunque lontana dalle necessità e dagli interessi dei lavoratori.
Quello che però è ancora più certo è l'illusione, che molti hanno avuto e che rimane sempre la più pericolosa, del governo amico per la soluzione dei problemi sociali. SGB continuerà la lotta, in maniera indipendente, per la difesa della classe lavoratrice contro padroni, speculatori e loro lacchè sindacali e politici.
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