www.resistenze.org - osservatorio - italia - politica e società - 11-04-19 - n. 709

25 Aprile: Lottare contro le basi materiali, economiche e sociali del fascismo che ci sono ancora

Luciano Orio * | nuovaunita.info

aprile 2019

Aspetti della strategia di classe del fascismo che comportano infinite modalità con le quali reazionari e riformisti piegano i lavoratori ai diktat del capitale

 "L'antitesi sistematica nella quale hanno giocato tutte le teorie socialiste non è un dato della realtà.  La collaborazione è in atto. Bisogna costruire un fronte unico dell'economia italiana, bisogna eliminare tutto ciò che può turbare il processo produttivo, raccogliere in fascio le energie produttive del paese nell'interesse della nazione". Benito Mussolini

"Bisogna ottenere che gli imprenditori siano buoni imprenditori, gli impiegati buoni impiegati, insomma i ricchi buoni ricchi e i poveri buoni poveri. Sono convinto che verrà il tempo in cui lo Stato sarà guidato in questo modo".  Gino Giugni

"La legislazione sul lavoro salariato… fin dalla nascita è coniata per lo sfruttamento dell'operaio e gli è sempre ugualmente ostile".  Karl Marx

Reazione fascista e deriva intercl assista, strategie dell'attacco neo liberista

Per un 25 Aprile di lotta

25 Aprile, una data celebrata dai pulpiti ufficiali con costante banalità e retorica, un rito che ha svuotato anno dopo anno gli ideali, le aspirazioni e il pensiero politico di chi quella lotta ha combattuto. Ci parlano di "vittoria della pace" in un mondo che gronda sangue per guerre di cui sono sempre responsabili i "democratici" governi occidentali. Ci parlano di "fine del nazismo" quando in Ucraina è al potere una giunta nazista, voluta e supportata sempre dai "democratici" di cui sopra. Si investono centinaia di milioni di euro in armi e si riducono i letti d'ospedale, si lascia la sanità a chi può pagarsela. Ci parlano di libertà, ma quale? Quella dei padroni di licenziare o degli imprenditori e mafiosi di ingrassare con opere pubbliche inutili e costose? Ci parlano di un interesse nazionale comune, per favorire i padroni.  Parlare oggi di conflitto di classe, dalla parte del movimento operaio, è tabù. La lotta di classe, quella fatta dai lavoratori, è contrastata e delegittimata.

Le basi materiali, economiche e sociali del fascismo ci sono ancora, ora più che mai.

Ci siamo appena lasciati alle spalle la riedizione annuale della "giornata del ricordo" e del mito delle foibe, una data-simbolo che la destra liberal-fascista celebra e farà celebrare ad imperitura memoria, con il chiaro intento di sostituirla, nel cosiddetto immaginario collettivo della nazione, con la data simbolo della liberazione dal nazifascismo, il 25 Aprile.

La reazione imperversa e, come da copione, Dio, Patria, Famiglia, mette insieme le varie anime della destra per inscenare la nuova forzatura politico culturale.

Il congresso di fine marzo a Verona sulla famiglia. Se il primo (Dio) dichiara, per bocca del segretario di stato Vaticano Parolin, di concordare sulla sostanza, ma non sul metodo, i rappresentanti di Stato e Famiglia Salvini e Fontana, accolgono entusiasticamente l'iniziativa, al punto di farsene convinti patrocinatori. La destra neo-liberale gongola e i fascisti vecchi e nuovi si riabilitano nell'immagine pubblica.

Dopo la devastazione dei diritti dei lavoratori, dopo l'attacco alla memoria storica, tocca ora alle conquiste culturali frutto delle lotte dei decenni passati, quelle della sinistra, quelle che ancora dovrebbero riflettere, nel desolato panorama della sinistra odierna, il tema centrale dell'azione di lotta unitaria della classe.

Dall'altra parte preme l'interclassismo dei movimenti piccolo borghesi e riformisti, e dei confederali, tutto imperniato sull'obiettivo della crescita, per sostenere proprietà e impresa, attraverso il ruolo dello Stato. Non sarà sfuggito il primo atto pubblico di Landini, neo segretario CGIL: la manifestazione di Roma del 9 febbraio con CISL e UIL, settori di Confindustria ed esponenti PD e LEU. Tutti uniti con il comune obiettivo della crescita, talmente uniti da superare in suo nome e per conto dei padroni il conflitto capitale-lavoro.

Non è certo una novità. Proprio il fascismo si fece portavoce di tale strategia, attraverso il riconoscimento dell'organizzazione privata della produzione quale "funzione di interesse nazionale" e della impresa economica privata come motore dell'economia. La Carta del Lavoro, approvata nel 1927, diede il via alla strategia classista del fascismo, ne segnò l'indirizzo di politica economica (privata) e sancì la nascita dello Stato corporativo fascista, caratterizzato dalla presenza del sindacato unico quale ente pubblico amministrativo al fine di ingabbiare i lavoratori entro i limiti della "contrattazione economica corporativa".

La lotta di classe era superata (quante volte abbiamo sentito questa espressione!) per fare posto ad una superiore "armonia" che coniugava "il benessere dei singoli con lo sviluppo della potenza nazionale".  L'interclassismo, nella forma della corporazione fascista, doveva servire al capitalismo italiano nel periodo di crisi economica e generale, tra la prima e la seconda guerra mondiale, per risolvere sia pure parzialmente la crisi a spese della classe operaia e contadina e sancire la subalternità della società al sistema delle imprese private. Esso fu espressione dell'offensiva della borghesia monopolistica contro la classe operaia. Ma la deriva aclassista e neocorporativa si trova collocata in vicende anche più recenti della nostra storia: la "svolta dell'Eur" del 1978, ad esempio, la "linea dei sacrifici", in nome dell'interesse comune e della pace sociale, era indirizzata a centralizzare e gerarchizzare il sindacato, istituzionalizzarlo (sindacato di Stato), impedendo di fatto, dall'alto, ogni autonomia della classe operaia.

Volevamo segnalare questi due aspetti della strategia di classe del fascismo che comportano infinite modalità con le quali reazionari e riformisti piegano i lavoratori ai diktat del capitale. Le condizioni di sfruttamento e di impoverimento delle classi subalterne sono inequivocabili, stanno lì a denunciare l'inconsistenza di ogni visione interclassista, finta alternativa, ipocrita e inconsistente mediazione stabilita dall'alto che ci consegna dritti filati alla reazione.

Anche oggi l'interclassismo opera per la grande borghesia monopolistica, tutta unita a chiedere sblocca cantieri, tav, grandi opere, F35, nuove tecnologie… devastanti programmi di spesa pubblica propagandati per il bene comune della nazione e di noi tutti; in realtà una redistribuzione delle risorse pubbliche alle imprese, con l'adeguamento di salari e condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e devastazione dell'ambiente (Ilva). Programmi che prevedono, in ogni caso, l'intensificazione del tasso di sfruttamento della forza lavoro, col parallelo smantellamento del sindacato (Cgil Cisl Uil), lasciato alla sua lenta deriva, ridotto ad un ruolo para istituzionale, appiattito sulle proprie visioni di compatibilità con i padroni.     

Fare dell'impresa capitalistica il centro di ogni valore della vita sociale, questo vogliono i padroni nella loro sfrenata corsa ai profitti; di fronte a queste strategie l'antifascismo di facciata, aclassista, è solo uno strumento nelle mani dei padroni e serve per occultare la realtà dello sfruttamento e indirizzare lavoratori e grandi masse alla collaborazione di classe anziché alla lotta.

Il 25 Aprile deve servire per rilanciare la lotta di classe, oggi indispensabile più che mai, altrimenti rimarrà solo una giornata balneare. Finché ce la lasceranno.

*) Articolo pubblicato su Nuova Unità n. 2/2019
Segnaliamo alcuni articoli:
Intervista con il gilet giallo Samuel l'operaio, che il 7 novembre scorso ha contestato pubblicamente il Presidente francese Macron in visita alla fabbrica dove lavora, pagina 2
Grandi manovre per sostenere il polo imperialista europeo. L'Unione europea non è riformabile se non si elimina la causa per cui è stata creata, pagina 3
Autonomia regionale differenziata o secessione? pagina 3
25 APRILE: Lottare contro le basi materiali, economiche e sociali del fascismo che ci sono ancora, pagina 4
Il PRIMO MAGGIO e le battaglie operaie per l'emancipazione, pagina 5
I comunisti britannici: Politica di identità o politica di classe? pagina 6
Pianeta verde? Si, ma… pagina 7
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