Un anno fa, dopo la nona edizione della "Leopolda", il raduno promosso e organizzato da Renzi, il grande sconfitto del referendum costituzionale e delle elezioni del 4 marzo 2018, scrivevamo che l'obiettivo dell'ex segretario del PD, imitatore dei modelli della politica americana e del macronismo francese, era la creazione di un partito politico centrista, europeista e neoliberista, di tipo personale. Questo partito politico è effettivamente sorto dopo la formazione del governo Conte bis, su spinta di settori dell'alta finanza italiana e internazionale.
Dunque, nessuna sorpresa per la fuoriuscita di Renzi dal PD. "Italia Viva" (in realtà l'Italia imperialista è stremata) ha uno speciale potere di condizionamento nei confronti dell'attuale governo, disponendo nelle Camere di un pacchetto di "azioni": una quarantina di parlamentari, fra cui Boschi, Giachetti e il superopportunista Gennaro Migliore (la cui parabola è indicativa dello squallore della sinistra borghese). Dai renziani dipenderà l'approvazione delle misure decise a Palazzo Chigi. Chiaramente Renzi utilizzerà il potere di interdizione per gli interessi propri e dei gruppi economici che lo sostengono.
Il bulletto toscano ha dichiarato che il suo avversario è Salvini. In realtà la scissione ha determinato prima di tutto l'ulteriore indebolimento politico ed economico del PD, che ora è stretto fra due fuochi. Quanto alla sua capacità di attrattiva elettorale dei ceti medi che votano Lega e M5S, essa è tutta da verificare. Ad oggi Renzi non ha molto spazio. E' probabile che intercetterà voti borghesi in libera uscita da PD e Forza Italia, ma non avendo una base e un programma popolare non riuscirà a travasare consensi dai partiti di Salvini e Di Maio.
Vi è chi sostiene che la nascita di "Italia Viva" costringerà il PD a tornare ad essere un partito di "sinistra", o almeno a guardare a sinistra. Pure illusioni. Nel linguaggio del parlamentarismo borghese, "sinistra" ha un significato puramente... topografico. Quanto alle velleità riformiste, le riforme - se mai ci saranno - saranno soltanto quelle che Marx ed Engels chiamavano "riforme di rabbercio" di una sostanza capitalistica immutata. Il PD è e resta un partito di carattere liberista, antioperaio e antidemocratico, strettamente vincolato al grande capitale.
Il vergognoso e antistorico voto espresso dai suoi eurodeputati a sostegno della risoluzione approvata dal parlamento UE sulla equiparazione fra nazismo e comunismo dimostra che il PD andrà ancor più a destra. D'altronde, è questo partito che ha generato Renzi e lo ha messo al posto di comando (con i voti di Bersani e D'Alema all'epoca), non viceversa! Le anime belle del riformismo hanno poco da sperare.
Per i proletari rivoluzionari si aprono invece nuove opportunità di iniziativa politica, sapendo approfittare della profonda crisi di riformisti e socialdemocratici. Nel nostro campo si impone non la scissione personalistica, ma la fusione delle migliori energie, la loro organizzazione unica e disciplinata.
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