Solidarietà militante con tutti i colpiti dalla repressione. La vera Liberazione arriverà solo quando gli ideali sociali che hanno guidato la Resistenza saranno realizzati e oppressione e sfruttamento cancellati definitivamente dalla storia
A 76 anni dal 25 Aprile 1945, ci troviamo in una società alle prese con una grave crisi economica, sociale e sanitaria dove la propaganda "fascioleghista" scava nei sentimenti più regressivi e reazionari di gruppi sociali, come i ceti medi impoveriti dalla crisi coinvolgendo anche settori popolari, alimenta il razzismo verso gli immigrati, il disprezzo verso le minoranze e gli emarginati dalla società capitalistica, contro chi si batte contro lo sfruttamento e soffia potentemente sul fuoco della "guerra tra poveri". Mentre il grande capitale può presentarsi come garante dell'unità nazionale e del concetto che siamo tutti sulla stessa barca per uscire dalla crisi con il nuovo governo Draghi.
Il fascismo aveva costituito la forma di dittatura terroristica aperta con cui la borghesia capitalistica aveva deciso di schiacciare le aspirazioni rivoluzionarie e di giustizia sociale manifestate con l'occupazione delle fabbriche nel 'Biennio Rosso' 1919-1920 dal proletariato italiano. Un'opzione, peraltro, cui la borghesia non esita a ricorrere ogni volta che non è in grado di mantenere la sua supremazia con i rituali meccanismi di potere propri del sistema democratico-borghese.
Durante la Resistenza gran parte delle formazioni partigiane affrontavano fascisti e nazisti armi in pugno non solo per farla finita con la dittatura, ma per un mondo libero da ingiustizia, sfruttamento e guerra.
Dietro l'impulso della mobilitazione operaia e gli scioperi del marzo '43, incoraggiati dalla vittoria dell'Armata rossa contro le orde naziste a Stalingrado, le forze della Resistenza e della lotta armata partigiana si svilupparono contro fascisti, nazisti e tirapiedi prezzolati dei capitalisti grazie alla direzione dei comunisti, al sacrificio, alla preparazione militare e alla forza ideologica capace di risvegliare i valori del patrimonio di lotta proletaria fino alla vittoria.
Ma non esistono vittorie definitive nella lotta di classe e per l'emancipazione del proletariato, queste vanno difese ogni giorno.
Del resto i fascisti non sono mai scomparsi dal panorama politico del nostro Paese, e dal 1945 hanno continuato ad occupare posti chiave nello Stato, dalla magistratura, alla polizia, all'esercito, depistando, coprendo le bombe, gli omicidi, le aggressioni degli squadristi mai cessate contro lavoratori, immigrati, antifascisti e comunisti.
Oggi i fascisti sia nella versione autoritaria del leghismo e del nazionalismo di Fratelli d'Italia (che sta raccogliendo parlamentari M5S), sia nella versione più triviale e squadristica di Casa Pound, Forza Nuova, Lealtà e Azione e altre formazioni, alzano il tiro perché si sentono legittimati da decenni di propaganda revisionista e dalla sistematica diffamazione della Resistenza alimentata da tutti i partiti istituzionali, ma anche dalle scelte riconciliative della cosiddetta sinistra.
Un proliferare di numerose sigle camuffate anche da associazioni 'culturali', librerie, gruppi musicali, per una più efficace penetrazione nel mondo giovanile che si richiamano apertamente al nazifascismo e che aprono covi neri in molti quartieri popolari, soprattutto quelli percorsi da gravi problematiche sociali. Da questi covi partono provocazioni, intimidazioni, aggressioni fisiche a militanti di sinistra, giovani antifascisti, immigrati, studenti e operai in prima fila nelle lotte nei propri ambienti di studio e di lavoro. Gruppi squadristici - utili elettoralmente ai fascisti in doppiopetto - protetti da importanti apparati dello Stato (servizi segreti, settori delle forze armate, vertici delle forze di polizia), finanziati attraverso i traffici di droga e di armi e collusi con mafie e massonerie, addestrati nelle basi militari della NATO, spediti a 'farsi le ossa' negli scontri tra le diverse tifoserie calcistiche o come mercenari sui fronti di guerra aperti in diverse parti del mondo (Ucraina, Bielorussia, Siria ecc.). Una riserva di tipo 'militare' pronta a essere utilizzata quando il potere borghese lo riterrà necessario.
A queste forze i cosiddetti democratici vogliono lasciare il diritto di parola, in nome della "libertà di espressione" (per i fascisti), oppure lanciano i loro strali contro gli "opposti estremismi" cioè che chi si oppone ai razzisti e alla libera circolazione dei fascisti si pone contro la legalità, deve essere represso da polizia e carabinieri e condannato dai tribunali.
Nonostante la Costituzione borghese sancisca - peraltro sempre più in linea teorica - diritti conquistati già con la Resistenza e poi, attraverso grandi lotte ed enormi sacrifici, nei decenni successivi dal proletariato italiano, ciò non ha impedito ai "padroni" di intervenire con mano pesante nella limitazione di tanti diritti politici, sindacali e sociali della classe operaia: dal diritto di sciopero e di manifestazione a quello di organizzazione e di rappresentanza sindacale, dal diritto ad una scuola per tutti a quello, oggi di triste attualità, di un'efficiente sanità pubblica.
Come nel passato, quando in nome di una ricostruzione nazionale avvenuta sulla base della difesa degli interessi di classe della borghesia, oggi di fronte alla crisi aggravata dal coronavirus il potere strumentalizza la crisi e ripropone l'unità nazionale attraverso il governo Draghi.
Subentrato dopo la trovata di Renzi è presentato come il salvatore della Patria, forse è più salvatore delle banche, della UE, delle logge massoniche e del Club Bildenberg cui appartiene.
In realtà "per salvare il Paese" adotterà forzature istituzionali con lo svuotamento dei poteri del parlamento borghese, trasformerà lo Stato in senso reazionario accentrando le decisioni nelle mani dell'esecutivo, rifacendosi al "Piano di Rinascita Democratica" di Gelli e della sua Loggia P2, eversiva e filoatlantica. Probabilmente metterà mani sulla Costituzione sempre più a favore del potere politico ed economico della borghesia. Ricordiamo che Draghi sul disegno previsto e ordinato dalla banca J.P. Morgan il 21 giugno 2013 ha affermato: «Le Costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo...».
Un ulteriore salto di qualità nell'involuzione in senso reazionario dello Stato potrebbe compiersi laddove venissero confermate - reiterando lo stato di emergenza sanitaria ed inasprendosi quella economica e sociale - le misure coercitive e repressive adottate per far fronte alla diffusione della pandemia da coronavirus. La militarizzazione del territorio, il ricorso a più avanzate tecnologie di controllo sociale, le limitazioni al diritto di movimento e di riunione potrebbero trasformarsi in provvedimenti strutturali, utili - assieme all'armamentario repressivo già a disposizione (si pensi ai Decreti Sicurezza di salviniana memoria) - a criminalizzare e a soffocare sul nascere le future proteste dei lavoratori del nostro Paese.
E le premesse si sono viste subito, sia nel discorso del suo insediamento, sia negli incarichi di settori delicati affidati a superpoliziotti come Giannini e Gabrielli e il generale Figliuolo con esperienze di guerra in Afghanistan e Kosovo a gestire l'emergenza Covid 19, tanto per abituare e fare accettare la presenza militare sui territori.
Avanza, quindi, il processo di ampliamento della repressione per chi non si adegua alla campagna governativa cui aderiscono, in un modo o nell'altro, le varie forze fasciste.
Un attacco che marcia di pari passo con la risoluzione, approvata nel settembre 2019 - con il voto favorevole dei rappresentanti del PD - dal Parlamento europeo in cui si equipara il nazismo al comunismo, posti ignominiosamente sullo stesso piano come regimi entrambi totalitari. Con il rilancio del processo di revisione e falsificazione dei tragici accadimenti che sconvolsero l'Europa intera nella prima metà del '900. A rendere ancor più grave questo atto è il non aver citato, nella condanna espressa dalla risoluzione, il fascismo come sistema totalitario. Una sorta di tacita assoluzione dei fascismi europei dalle terribili colpe di cui questi regimi reazionari si sono macchiati. Un evidente segnale della natura anticomunista della 'democratica' Europa, pronta a ricorrere se necessario, ai servigi che potrebbero offrire i nuovi fascisti di fronte all'inasprirsi dello scontro di classe. Una violenta campagna antipartigiana e anticomunista che sostiene il revanscismo nazionalista e la riabilitazione del fascismo di cui fu iniziatore l'ex parlamentare del PCI Luciano Violante, auspicando, nel discorso di insediamento a presidente della Camera nel '96, una sorta di "maggiore comprensione" - e di conseguente attenuazione della condanna - verso la scelta di campo fatta nel '43 da quei giovani passati alla storia come "ragazzi di Salò".
Nel processo politico e culturale di sdoganamento di un tragico periodo della storia europea e nazionale non stupisce la crescita della destra in Italia. Per questo i comunisti devono prendere le distanze da movimenti di 'sinistra' e partitini sedicenti comunisti che, scivolando verso posizioni comunitariste o sovraniste, si avvicinano ambiguamente alla propaganda di forze neofasciste e nazionaliste interne allo schieramento imperialista (come si è potuto riscontrare in occasione delle guerre di aggressione contro Jugoslavia, Iraq, Libia, Siria ecc.) e continuare ad affermare che l'unico antifascismo che realmente produce risultati è quello quotidiano, vissuto nei quartieri, che non conosce deleghe. Un antifascismo che non ha nulla a che spartire con chi nel giorno della Liberazione vorrebbe provocatoriamente sfilare accanto agli oppressori del popolo palestinese, sotto le bandiere sioniste responsabili dei massacri di Gaza; né con chi - dal governo all'opposizione - promuove e sostiene le aggressioni militari in Siria, Libia, come già in Jugoslavia, e appoggia i gruppi nazisti in Ucraina, Bielorussia ecc.
Viceversa uno dei compiti principali di un Antifascismo militante deve essere quello di contrastare queste posizioni rilanciando quell'Internazionalismo Proletario che costituì una componente ideologica fondamentale della parte più avanzata e di classe del movimento resistenziale.
Dinanzi all'avanzare, sotto diverse vesti del pericolo fascista, i comunisti hanno il dovere irrinunciabile di salvaguardare la memoria e l'esperienza della Resistenza di ieri per difendere le speranze di liberazione di oggi della classe operaia e delle masse popolari da un sistema capitalista.
Per questo il 25 Aprile - deve vederci impegnati contro le celebrazioni rituali delle istituzioni in nome dell'unità nazionale, sia contro probabili restrizioni imposte con il pretesto del contagio. Deve essere una giornata di solidarietà militante con tutti gli antifascisti e i lavoratori colpiti dalla repressione, una giornata di mobilitazione anticapitalista, perché la Liberazione arriverà veramente solo quando gli ideali sociali che hanno guidato la Resistenza saranno realizzati e oppressione e sfruttamento cancellati definitivamente dalla storia.
Note:
*) È in distribuzione il numero 2/2021 del quale vi segnaliamo il sommario
25 Aprile di lotta anticapitalista, pagina 2
Metalmeccanici: Mission impossible! Destrutturazione della normativa contrattuale e nuova impostazione dell'inquadramento, alcune riflessioni, pagina 3
Primo maggio, pandemia e battaglie operaie per l'emancipazione, pagina 4
Ex Ilva: l'avvelenamento degli operai e della popolazione può continuare "legalmente", pagina 4
Il grande silenzio: il Covid in Palestina e in Israele, pagina 5
Liberiamo Mumia, pagina 5
Mikhail Gorbačëv e la fine dell'Unione Sovietica, pagina 6
Brevi dal mondo, pagina 7
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