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No alla guerra imperialista!

Greg Godels | zzs-blg.blogspot.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

09/05/2022

Tra echi del 1914 e della prima guerra mondiale, la sinistra politica - molto meno potente di un secolo fa - è divisa tra i contendenti in una guerra europea.

Come nel 1914, la fretta di scegliere da che parte stare nel conflitto in Ucraina offusca ogni giudizio, evocando le emozioni adolescenziali che si provano quando si assiste a una lotta nel cortile della scuola. Alcuni a sinistra ritraggono l'Ucraina come una vittima innocente di un noto bullo e della sua lunga storia di belligeranza. Altri, da tempo consapevoli del ruolo nefasto degli Stati Uniti e della NATO nel mettere in ginocchio i rivali percepiti, i rinnegati o gli sfidanti, vedono la Russia come la vittima sfortunata di promesse tradite e minacce esistenziali.

Coloro che corrono in difesa dell'Ucraina senza avere competenze in materia mostrano un'ignoranza della storia e la mancanza di comprensione sui ruoli dei vari contendenti nella partita a scacchi imperialista globale. Soccombono anche alla campagna di propaganda più grossolana dai tempi delle esagerazioni e delle invenzioni del 2003, impiegate per vendere l'invasione dell'Iraq. Il loro salto sul carro dell'imperialismo occidentale è, nel migliore dei casi, ingenuo oltre ogni speranza, nel peggiore, complice della politica estera aggressiva degli Stati Uniti e della NATO.

Invocare il diritto all'autodeterminazione dell'Ucraina sembrerebbe avere più credibilità. Ma è necessario ricordare come l'imperialismo occidentale ha spesso distorto la dottrina per adattarla ai propri obiettivi predatori. Quando il Vietnam si stava muovendo verso l'indipendenza, gli Stati Uniti e i loro alleati crearono artificialmente una Repubblica del Vietnam nel sud, basando il sostegno degli Stati Uniti e la lunga guerra sulla difesa del suo diritto di autodeterminazione contro "l'aggressione comunista". L'Occidente ha usato lo stesso stratagemma con il Katanga, ricco di minerali, il Kosovo e la Cabinda [in Angola n.d.t.], ricca di petrolio, per citarne alcuni. L'Ucraina ha perso ogni pretesa di autodeterminazione dopo aver subito un colpo di stato sponsorizzato dall'Occidente nel 2014. L'imperialismo occidentale è sempre ansioso di difendere il diritto spurio di autodeterminazione dei suoi clienti e burattini.

D'altra parte, coloro che si oppongono al sostegno incondizionato dell'Ucraina "eroica" hanno certamente degli argomenti. La politica aggressiva degli Stati Uniti e della NATO nei confronti della Russia dalla caduta dell'Unione Sovietica è reale, anche se raramente esplorata da qualcuno nel commentario dei media monopolistici. Circondare la Russia con stati membri della NATO, basi, simulazioni di giochi di guerra e dispiegamenti di truppe è inspiegabile, se non attribuendo un intento ostile. Intromettersi nella vita civile e politica attraverso ONG non richieste e bombardare i cittadini russi con messaggi ostili e critici non può essere visto come un atto amichevole.

Ciononostante, questi atti di aggressione sono inferiori all'azione militare e non giustificano l'azione militare dell'altra parte. Far tintinnare le sciabole è qualitativamente diverso dall'andare in guerra. Un'invasione non è una risposta giustificata.

Inoltre, la teoria proposta che l'invasione russa era in realtà un'azione difensiva per salvare i cittadini russofoni dell'Ucraina orientale puzza dello stesso linguaggio ambiguo che gli Stati Uniti e la NATO impiegano con la loro putrida dottrina dell'interventismo umanitario. La vergogna di questa scusa per l'aggressione imperialista non la giustifica per l'uso russo.

Una considerazione di rilievo va fatta a riguardo che la leadership russa sia stata ancora una volta attirata nella "trappola di Brzezinsky". I segnali degli Stati Uniti prima dell'invasione erano notevolmente ambigui. Mentre l'esercito e il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti avvertivano di un accumulo di forze russo e di un'imminente invasione, i soliti, attesi avvertimenti bellicosi non si sentivano da Washington. Di solito, quando una grande potenza percepisce che un rivale è minaccioso, risponde con minacce esagerate, manovre militari, accumuli di truppe, allarmi rafforzati, ecc. Invece, il presidente Biden ha assicurato che gli Stati Uniti non sarebbero stati trascinati in una guerra.

Brzezinski, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter, ha ideato un piano per trascinare l'Unione Sovietica in una lunga, sanguinosa e infruttuosa guerra in Afghanistan, incoraggiando e sostenendo i fanatici islamici a destabilizzare un paese al confine con l'URSS.

Allo stesso modo, George Bush, padre, permise al suo ambasciatore di dare segnali contrastanti su una risposta degli Stati Uniti a Saddam Hussein quando Hussein contemplò un'invasione del Kuwait. Hussein ha abboccato, facendo precipitare l'invasione statunitense dell'Iraq.

Se era una trappola e la leadership russa ci è caduta, allora non solo l'invasione non era giustificabile, ma era tragicamente sbagliata. Il risultato, ad oggi, ha generato una maggiore pressione militare, economica e pubblica sulla Federazione Russa, una situazione che i leader russi hanno detto di voler prevenire con la loro azione.

Quindi, difendere l'invasione della Russia, nonostante il contesto, è difendere l'indifendibile.

Molti vogliono ritrarre la Russia come "antimperialista", visti i suoi lodevoli atti di opposizione all'aggressione statunitense in paesi come la Siria, Cuba o il Venezuela. Ma come ho spiegato in un articolo precedente, questo non è un modo utile di comprendere il ruolo della Russia nel sistema imperialista e certamente non è coerente con la teoria dell'imperialismo di V.I. Lenin. Coloro che nutrono questa illusione - sia per nostalgia della Guerra Fredda che per un'errata lettura degli scritti di Lenin - stanno cercando di staccare la Russia di oggi dalla sua base economica capitalista e di negare che i suoi governanti agiscano per conto della sua classe capitalista.

E' possibile ammettere che la Russia abbia oggettivamente agito contro l'imperialismo statunitense aiutando militarmente la Siria e allo stesso tempo affermare che il conflitto in Ucraina è una guerra imperialista. Cioè, la battaglia che infuria in Ucraina è, in ultima analisi, combattuta per gli interessi materiali delle classi dominanti capitaliste, non per gli interessi del popolo ucraino o russo.

La grande tragedia è che l'ampia sinistra - il nemico storico della guerra e dell'imperialismo - rimane divisa, confusa e inattiva mentre una guerra sanguinosa e distruttiva infuria, minacciando di espandersi e intensificarsi. Mentre la guerra continua senza risoluzione, l'unico vincitore è l'imperialismo statunitense.

In netto contrasto, più di 40 partiti comunisti hanno firmato una dichiarazione congiunta -No alla guerra imperialista in Ucraina!- affermando che la guerra in Ucraina è una guerra imperialista e che il popolo "non ha interesse a schierarsi con l'uno o l'altro imperialista o alleanza che serve gli interessi dei monopoli". La dichiarazione riconosce che porre fine al conflitto - "il tritacarne della guerra imperialista" - è il compito principale e va oltre per "chiedere la chiusura delle basi militari, il ritorno a casa delle truppe dalle missioni all'estero, rafforzare la lotta per il disimpegno dei paesi dai piani imperialisti e dalle alleanze come la NATO e l'UE".

Un dei partiti firmatari - il Partito Comunista di Grecia - ha aperto la strada protestando presso le ambasciate americane e russe, organizzando manifestazioni di massa contro la guerra, e guidando lo sforzo per fermare le spedizioni di armi della NATO. Anche le organizzazioni sindacali italiane hanno resistito alle spedizioni di armi della NATO.

A credito della rivista, l'editore di Monthly Review, l'influente pubblicazione della sinistra statunitense, dimostra una comprensione simile: "Attualmente, stiamo ancora una volta assistendo a 'una lotta per il potere vecchio stile' sotto forma di una guerra in Ucraina, che ha assunto un 'carattere spettrale' a causa della presenza di armi termonucleari su entrambi i lati di quella che ... è essenzialmente una 'guerra per procura' tra due stati capitalisti: gli Stati Uniti (insieme a tutta la NATO) e la Russia".

Mettendo a fuoco la minaccia della guerra nucleare, Foster mostra la follia di coloro che vengono avvinti nel gioco della colpa, quelli immobilizzati dal fascino della pornografia di guerra diffusa dalla potente macchina di propaganda del capitale monopolistico, e sottolinea l'urgenza di fermare la guerra ora.

Forse, con la sorpresa di alcuni, Papa Francesco ha portato chiarezza sulla guerra in Ucraina, in un linguaggio semplice, ma diretto. A quanto pare, ha detto al patriarca ortodosso russo che il leader della chiesa russa non dovrebbe essere "il chierichetto di Putin". E se questo ha fatto gioire coloro che sostengono la "Gloria all'Ucraina" a tutti i costi, ha proseguito con l'accusa che la causa della guerra potrebbe essere "l'abbaiare della NATO alla porta della Russia", una metafora appropriata. La schietta analisi del Papa sostiene il suo impegno a porre fine alla guerra al di sopra di ogni altra preoccupazione. Si è offerto di visitare tutte le parti belligeranti e di negoziare, il modo più sano per porre fine alle ostilità.

Mentre la posizione di Papa Francesco come pacificatore può sembrare irrilevante, deve essere collocata sullo sfondo del concetto di "guerra giusta" che ha permesso ai cattolici e ai leader della Chiesa in passato di adattare il messaggio della Chiesa per compiacere i regimi di destra, i costruttori di guerra e la xenofobia, mentre appariva dottrinaria.

Un recente commento sul Wall Street Journal esplora il rapporto storico della Chiesa con questo concetto. Francesco sembra preferire una pace giusta a una guerra giusta, prevenendo la sua espansione e l'ammiccamento con la guerra nucleare.

Possiamo solo sperare che queste voci sane possano unire una sinistra divisa a indurla a lasciare le sale dei dibattiti per tornare nelle strade e protestare contro una guerra imperialista e le élite che traggono profitto a spese delle masse. Non possiamo ripetere gli errori del 1914.


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