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Porre fine alla guerra in Ucraina

Greg Godels | zzs-blg.blogspot.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

07/09/2022

War… What is it good for… Absolutely nothing! …
written by Norman Whitfield and Barrett Strong, famously recorded by Edwin Starr

Oggi, a più di cinquant'anni da quando la canzone di Edwin Starr, risalente all'epoca del Vietnam, raggiunse il primo posto nella classifica di Billboard, la gente cerca disperatamente di capire a cosa serva la guerra che da sei mesi imperversa in Ucraina.

Naturalmente, dipende da chi lo si domanda.

Per i produttori di armi negli Stati Uniti, appartenenti alla NATO e in Russia, la guerra in Ucraina è un dono prezioso. Le armi arrivano in Ucraina e vengono rapidamente consumate. I produttori di armi gioiscono di quella che certamente considerano un'opportunità rara: di dare dimostrazione del funzionamento di nuovi e ingegnosi sistemi in combattimenti reali, davanti agli occhi dei clienti e contro avversari competitivi. La guerra in Ucraina, grazie all'allarmismo quasi isterico dei media, trova nuovi clienti in tutta l'Europa orientale e oltre.

Per i politici borghesi, la guerra rappresenta una grande distrazione dai loro fallimenti e dalla loro corruzione. Le crisi economiche che dilagano in Europa sono oscurate dalle fiamme della guerra. Grazie a media compiacenti, i leader europei si trasformano da burocrati inetti in giganti marziali che difendono la democrazia, l'autodeterminazione e la sovranità nazionale.

Per i nazionalisti gretti e reazionari, la guerra in Ucraina è un'ispirazione. La gloria tribale, l'eroismo e il sacrificio della guerra sono poesia per il nazionalismo. La fragile unità europea, organizzata da alcuni decenni attorno al partenariato globalista a trazione statunitense, era già stata portata al limite dalla disastrosa crisi economica del 2007-2009. L'impatto economico, le contraddizioni politiche, gli sfollamenti di massa sono l'humus per la crescita del populismo di destra e non solo. Inoltre, le tensioni esistenti ed emergenti tra le nazioni europee, culturalmente distinte e sviluppate in modo diseguale, sono evidenziate dalla guerra.

Gli impulsi irredentisti repressi dal socialismo nell'Europa orientale sono ora infiammati dalla guerra in Ucraina. I Paesi multietnici con confini sempre in mutamento usano la guerra per riscrivere la loro storia e ripristinare i loro miti. La distruzione dei monumenti alla liberazione dell'Armata Rossa nei Paesi Baltici è solo un esempio dell'isteria generata dalla guerra.

Le multinazionali dell'energia, sia negli Stati Uniti che in Russia, hanno tratto vantaggio dalla guerra. Gli Stati Uniti hanno fatto pressione sull'Ucraina e sull'Europa per affrancarle dalla dipendenza predominante dalle fonti energetiche russe e per dirottarle verso le vaste forniture di gas e petrolio da scisto estratte dalla fratturazione della roccia e detenute dagli Stati Uniti. Come ho sostenuto quasi sei anni fa e molte altre volte da allora, l'energia è stata e rimane al centro della rivalità tra grandi potenze. In New Developments in Political Economy: The Politics of Oil, l'allora crescente ostilità degli Stati Uniti nei confronti della Russia era spiegata da due fattori: 1. la nazionalizzazione russa di alcune industrie energetiche che bloccava gli investitori statunitensi e 2. la rivoluzionaria apertura di vaste risorse energetiche statunitensi attraverso il fracking. Ho scritto nel gennaio 2017:

"Durante gli ultimi anni dell'amministrazione Obama, i funzionari e una stampa compiacente hanno alimentato una nuova guerra fredda contro la Russia. Sanzioni, battaglie a colpi di sciabola e isteria hanno portato le tensioni ben oltre i reali punti di contesa. L'UE, affamata di energia e povera di risorse, è diventata dipendente dalle forniture energetiche russe, in particolare dal gas naturale. Mentre gli Stati Uniti stanno rapidamente raggiungendo l'indipendenza energetica e iniziando l'esportazione di gas naturale liquefatto, la battaglia per il mercato europeo si sta intensificando e sta portando all'ostilità con la Russia".

Con l'invasione dell'Ucraina, gli Stati Uniti hanno trovato l'espediente per strappare ai russi l'enorme mercato energetico europeo. Dietro alle provocazioni, alla competizione tra candidati presidenziali favorevoli alla Russia e all'UE, ai corteggiamenti dell'UE e della Federazione Russa, al colpo di Stato del 2014, alla repressione dell'Ucraina orientale e al referendum in Crimea si nasconde l'imperialismo energetico.

Dopo sei mesi, gli Stati Uniti stanno vincendo la "battaglia per il mercato europeo", ma a caro prezzo per l'Europa. Le multinazionali energetiche statunitensi stanno facendo profitti, mentre l'UE, supplice, lotta disperatamente per passare a fonti energetiche alternative e si affanna a costruire infrastrutture per ricevere il più costoso gas naturale liquefatto e trovare petrolio più economico. Nulla, se non una guerra inutile, produrrebbe questo risultato costoso e impopolare.

Mentre le multinazionali statunitensi si arricchiscono con la politica energetica, gli inizi di una reazione popolare europea sono ormai evidenti. A Praga, ad esempio, manifestazioni di massa stanno minacciando il governo per i "sacrifici" di guerra imposti alla popolazione, mentre i prezzi dell'energia salgono alle stelle. Il beneficiario di questa sollevazione popolare sarà probabilmente la destra populista, a meno che la sinistra zoppa europea non riesca a uscire da decenni di ripiegamento e opportunismo.

Ironia della sorte, il settore energetico russo ha effettivamente beneficiato dello sconvolgimento dei mercati tradizionali. Le società energetiche russe hanno tratto vantaggio da prezzi del petrolio e del gas naturale incredibilmente alti, grazie al caos che si è creato dopo la guerra. Ma hanno anche trovato nuovi clienti per rimpiazzare il business perso in Europa: la crescita in Asia meridionale, America Latina e altre regioni ha consentito alle spedizioni di petrolio russo quasi il livello del 2019. Naturalmente, il prezzo del barile di petrolio è oggi molto più alto. Di conseguenza, la Russia sta guadagnando 20 miliardi di dollari al mese in vendite di petrolio, rispetto ai 14,6 miliardi dell'anno scorso. La guerra delle sanzioni imposta dagli Stati Uniti è fallita miseramente.

Ma a parte le multinazionali, i politici e gli ultranazionalisti, la guerra non fa bene a nessuno.

Gli ucraini, che forse credevano di combattere per i "valori" occidentali della democrazia e della prosperità economica, hanno visto il loro Paese - il più povero d'Europa - impantanarsi ancora di più nella povertà. Hanno visto il regime di Zelensky mettere fuori legge i partiti politici di opposizione, eliminare le tutele del lavoro e criminalizzare il diritto di parola e di opinione.

Sia la Russia che l'Ucraina hanno agito con forza contro il sentimento anti-guerra. In quasi tutte le guerre imperialiste, i media dei belligeranti fungono da fedeli cagnolini, registrando ogni annuncio "ufficiale" di vittorie ed esaltando le prodezze dei rispettivi combattenti. Pertanto, i resoconti dei media devono essere presi con le pinze. Col tempo, le vittorie diventeranno sconfitte e viceversa.

In questa guerra, i media statunitensi si sono schierati, organizzando una propaganda senza precedenti a favore dell'"eroica" Ucraina. I media europei non fanno molto meglio. Di conseguenza, la verità nei Paesi a capitalismo avanzato diventa sempre più sfuggente. La guerra ha danneggiato ulteriormente i già screditati media monopolistici.

Ma le perdite umane dirette e cruente causate dalla potenza distruttiva della guerra moderna sono profondamente tragiche. Anche se non disponiamo di rapporti definitivi, sicuramente decine di migliaia di militari sono morti e altre migliaia sono stati feriti, mutilati e segnati mentalmente. La guerra moderna esige un tributo quasi uguale sui civili, a prescindere dalle dichiarazioni degli apologeti militari. Sentiamo parlare di milioni di civili sradicati dalle loro case nelle zone di guerra.

Poiché la guerra in Ucraina è una guerra imperialista combattuta per le forniture energetiche di un sesto dell'attività economica globale, ha enormi conseguenze per l'economia mondiale. Crescita economica, posti di lavoro, trasporti, servizi pubblici, ogni aspetto della vita che dipende dall'energia nell'UE è messo a rischio dalla guerra. L'inverno in arrivo promette uno disagio estremo per la popolazione europea a cui viene impedito l'accesso alle forniture energetiche essenziali.

L'economia globale, già provata da un'inflazione galoppante e da una crescita stagnante, sarà indubbiamente scossa dalla determinazione della classe dirigente statunitense a sovvertire i mercati energetici. Che il popolo sia dannato.

La guerra in Ucraina è il logico risultato del disfacimento della globalizzazione, un processo iniziato con la crisi economica mondiale del 2007-2009. Con il crollo dell'infrastruttura globale post-sovietica, il nazionalismo economico è aumentato nei Paesi capitalisti avanzati. La concorrenza si è intensificata e le rivalità sono diventate più acute. Inevitabilmente, la competizione economica porta allo scontro e lo scontro porta alla guerra.

Le circostanze della guerra diventano meno importanti e gli esiti letali e le possibili escalation assumono un ruolo centrale. Oggi, la probabilità di una guerra lunga e sanguinosa e la sua potenziale espansione oltre i confini attuali, richiedono un'azione.

Mentre si consuma questa tragedia, l'unica risposta - la risposta della classe operaia - è quella di fare tutto il possibile per porvi fine. Abbiamo un disperato bisogno di un movimento militante per fermare questa guerra.


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