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- osservatorio - movimento antimperialista - 02-06-10 - n. 321
Traduzione dall'arabo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Alcune testimonianze degli attivisti della “Flotta della Liberta” per Gaza
02/06/2010
Le testimonianze dei partecipanti e attivisti alla “Flotta della Libertà” per Gaza confermano che le forze israeliane hanno iniziato a sparare proiettili veri sulla nave "Marmara" prima dello sbarco sul ponte.
Norman Vac (72 anni), tedesco è uno dei partecipanti alla Flotta, ha riferito al quotidiano inglese "The Guardian" dopo il suo rientro a Berlino, che nessuno ha posto resistenza e racconta di essersi svegliato per le esplosioni nella notte fra domenica e lunedì a bordo della nave e che "l'attacco è arrivato dal cielo, i soldati sono scesi dagli elicotteri... abbiamo aspettato in camera e li abbiamo visti (i soldati). Ha detto di aver deciso di rimanere nella sua stanza a causa del panico, e di aver visto decine di persone gravemente ferite.
Il noto scrittore svedese Henning Mancil (62 anni), ha detto di non aver alcun rimpianto di aver attirato l'attenzione del mondo sulle sofferenze di Gaza. Mancil è tornato in patria martedì dopo aver preso parte insieme ad altri 11 svedesi alla Flotta della Libertà, anche se non era a bordo della stessa nave dove è avvenuta l’aggressione israeliana. Mancil ha dichiarato al quotidiano “Expressen” che è il momento di imporre sanzioni a Israele. "Abbiamo provato tutte le strade, ma molti israeliani si rifiutano di ascoltare. Penso che si dovrebbe usare i metodi usati con il Sudafrica razzista. Le sanzioni imposte hanno avuto un grande impatto lì. C'è voluto molto tempo ma ha funzionato".
Mohammed Kaplan membro del Parlamento della Svezia, al suo rientro ha detto alla Radio svedese “Ikot” che era molto felice di tornare ma di provare una grande tristezza per i morti. “Nessuno di noi aveva armi. Siamo civili. Nessuno ha il diritto di sequestrare la nostra nave”, quindi descrive il caos e la paura causati dall’aggressione delle truppe che hanno preso d'assalto la nave dove si trovava.
Il cameraman di “Al Jazeera” Isam Zaatar, che era a bordo di una nave della Flotta, ha smentito l’uso da parte degli attivisti di armi da taglio contro le truppe israeliane che li hanno attaccati. Isam Zaatar, che ha la nazionalità belga ed è stato rilasciato martedì, in una testimonianza da Bruxelles ha dichiarato che gli organizzatori del convoglio erano disposti a cambiare il corso della nave per evitare le forze israeliane, ma sono stati sorpresi dallo sbarco delle forze israeliane sulle navi. Zaatar ha riferito ancora che le forze israeliane hanno sparato su di loro bombe assordanti per stordirli, proiettili di gas e lacrimogeni, oltre ai proiettili di gomma e proiettili veri, e ha sottolineato che i soldati israeliani lo hanno deliberatamente colpito sulla mano con un bastone elettrico per costringerlo a lasciar cadere la sua videocamera che stava usando, per poi confiscarla. Inoltre ha riferito che i soldati lo hanno costretto a sottoporsi all’interrogatorio costituito da domande non inerenti al convoglio, come la questione degli orientamenti politici dei membri della squadra di “Al Jazeera”, domande sul luogo in cui si trova sua famiglia in Libano, e gli hanno richiesto di firmare una dichiarazione secondo cui la frattura alla era stata causata da una caduta e non dalle percosse dei soldati israeliani.
Da parte sua, la moglie del capitano della nave turca (Marmara), dopo essere arrivata a Istanbul con il suo bambino, ha dichiarato che i soldati israeliani hanno sparato bombe assordanti e gas lacrimogeni, e dice di essere stata costretta ripararsi nella cabina dei passeggeri dopo aver sentito i continui e fitti spari. Alla conferenza stampa tenuta ad Istanbul l’attivista turca ha dichiarato che i soldati israeliani hanno usato la violenza e la forza contro i passeggeri della nave.
Ad Atene, gli attivisti greci che sono stati rilasciati, hanno parlato del terrorismo praticato dalle forze israeliane subito dopo l'assalto alle navi della Flotta della Libertà in mezzo al Mar Mediterraneo. Ciò è avvenuto in una conferenza stampa tenuta dai sei attivisti greci che sono stati deportati la mattina del martedì ad Atene su un aeromobile della El Al Israel Airlines.
Michalis Grigoropolous, uno dei membri dell'equipaggio del Mediterraneo Libero, ha detto che una ventina di uomini della marina militare israeliana super armati hanno preso d'assalto una delle navi, hanno sparato una grande quantità di bombe fumogene, gas lacrimogeni e quindi hanno raccolto i componenti dell’equipaggio in un angolo della nave con le armi puntati al torace. Gli attivisti hanno confermato che l’atteggiamento dei soldati israeliani verso di loro era del tutto ostile e provocatorio. Grigoropolous ha aggiunto che gli israeliani hanno trattenuto gli attivisti per lunghe ore, senza consentirgli di comunicare con un avvocato o con terzi, isolandoli dal mondo esterno, e hanno chiesto loro di firmare dei documenti scritti in ebraico senza tradurre il contenuto.
L’attivista greco ha paragonato l’atteggiamento degli israeliani nei confronti degli attivisti ad una guerra psicologica, dove i soldati li hanno minacciati nel caso parlassero o chiedessero qualcosa. Inoltre sono stati ripetutamente avvertiti che la loro vita era in grande pericolo, quindi i soldati li hanno divisi in diversi gruppi all’interno delle tende, e hanno puntato contro i loro volti fari potenti per privarli del sonno e del riposo.
Thanassis Petroianis che fa parte del gruppo "architetti della Terra", ha dichiarato che gli israeliani non hanno permesso ai medici presenti sulla nave di curare i feriti, e hanno sequestrato un parte delle apparecchiature mediche. Gli attivisti hanno rifiutato di ricevere le cure da uomini mascherati che affermavano di essere medici e di cui non era possibile accertare l’identità e la professionalità. Petroianis ha aggiunto che gli israeliani avevano chiesto agli attivisti di firmare una dichiarazione di pentimento e di scuse per ciò che avevano fatto, ma gli attivisti hanno rifiutato nonostante siano stati picchiati dai soldati con dei bastoni elettrici e colpiti con dei proiettili di gomma sparati sui loro corpi da distanza ravvicinata.
Ares Papadhucustopoulos ha espresso il suo rammarico per il mancato arrivo del convoglio, ma crede che Israele si sia smascherato davanti al mondo, e ha rilevato che i due noti attivisti Vagylys Pisaias e Pol Larodi hanno subito grandi torture. Papadhucustopoulos ha riferito che Pisaias, essendosi rifiutato di dare le sue impronte digitali e di farsi interrogare perché riteneva l’arresto illegale, è stato picchiato e torturato pesantemente dai soldati israeliani, mentre a Paul Arodi, noto attivista americano, i soldati israeliani hanno legato mani e gambe in modo stretto, lasciandolo nudo e facendolo urlare dal dolore fino a quando gli hanno iniettato un calmante.
Thimitris Yalalis ha descritto l’aggressione alle navi come una guerra impari, dove i soldati israeliani hanno distrutto nell’arco di un quarto d'ora tutto quello che c’era e colpito tutti i presenti, nonostante che nessuno degli attivisti avesse mostrato resistenza, inoltre hanno colpito il capitano con il calcio del fucile. Ha inoltre detto che uno dei corrispondenti di “Al Jazeera” è stato picchiato perdendo conoscenza per diverse ore.
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