da
Los Angeles Times; 4/6/05
http://www.latimes.com/news/nationworld/world/lafgrumsfeld4jun04,0,6931
162.story?coll=la-home-headlines
Rumsfeld: “Le armi cinesi minacciano
l’Asia”
Il capo della difesa solleva l’esigenza di una rapida crescita del budget e
dell’arsenale militare mirato a Taiwan. La regione potrebbe configurarsi come
più bellicosa.
Di Mark Mazzetti, giornalista del Times
4 Giugno 2005
Singapore
– Oggi il Segretario della Difesa Donald H. Rumsfeld ha detto che il rapido
sviluppo delle capacità militari missilistiche, aeronautiche e navali della
Cina mettono a rischio l'equilibrio militare dell’Asia e che il Pentagono
credeva che la crescita progressiva di Pechino fosse molto meno estesa di
quanto i suoi leader abbiano ammesso.
Sulle implicazioni globali dei tentativi della Cina di costruire un arsenale
all'avanguardia, Rumsfeld ha ammonito che l'espansione non minaccia solo il
delicato l'equilibrio tra la Cina e Taiwan ma il complessivo equilibrio
strategico in una regione sempre più vitale per gli interessi degli Stati
Uniti.
Parlando ai ministri della difesa asiatici ad una conferenza annuale della
sicurezza, il capo della Difesa ha rivelato dettagli su un imminente rapporto
del Pentagono sulla Cina, che ha il terzo maggior bilancio militare del mondo
ed il maggiore dell’Asia.
"Pare che la Cina stia sviluppando forze missilistiche proprie, che le
permetteranno di raggiungere obiettivi in molte aree del mondo, non solo nella
regione del Pacifico, e che stia anche espandendo le sue capacità missilistiche
qui nella regione. Dal momento che nessuna nazione minaccia la Cina, uno deve
domandarsi: perché questo crescente investimento?", ha detto Rumsfeld.
Le considerazioni di Rumsfeld si presentavano come una salva di apertura in
quello che doveva diventare un pubblico dibattito ad alto livello sulla
minaccia posta da un moderno esercito cinese all'equilibrio globale del potere.
Invece ha ricevuto una risposta immediata da Cui Tiankai, dirigente
dell’ufficio del Ministero degli Esteri Cinese per l’Asia, principale
responsabile cinese alla conferenza: "Lei crede veramente che la Cina non
sia sotto alcuna minaccia da nessuna parte del mondo?" ha domandato.
"E veramente lei crede che gli Stati Uniti si sentano minacciati dalla presunta
emersione della Cina?"
Rumsfeld ha replicato di non essere a conoscenza di nessuna nazione che minacci
la Cina e che gli Stati Uniti non si sentono minacciati dal potere crescente
della Cina. Allo stesso tempo Rumsfeld ha affermato che è innegabile il crescente livello delle
attività militari cinesi nella regione,
specialmente di quelle mirate a Taiwan.
Rumsfeld ha detto "Uno ha da domandarsi: perché questo significativo
aumento di missili balistici contro Taiwan?"
Con una rete di basi in tutto il Pacifico, gli Stati Uniti hanno goduto a lungo
di una supremazia militare nella regione. Adesso gli ufficiali US temono che
questo potrebbe essere sfidato dalla febbre delle spese della Cina, dando alla
fine a Pechino il predominio non solamente nel suo decennale conflitto con
Taiwan ma nelle sue relazioni con le altre nazioni asiatiche, come Giappone,
Corea del Sud, India e Pakistan. La Cina un tempo era considerata una potenza
minore, con una portata strategica limitata nel Pacifico. Ma il progresso
militare del paese più popoloso del mondo ha preoccupato l'amministrazione
Bush, specialmente i falchi del Pentagono.
Essi sono particolarmente preoccupati che le navi e i missili avanzati della
Cina un giorno possano dissuadere il Pentagono dal difendere Taiwan, come gli
Stati Uniti hanno sempre promesso di fare, se scoppiasse la guerra nello
Stretto di Taiwan.
Oltre ad avere il maggiore arsenale nucleare dell’Asia ed una scuderia di
missili balistici a medio e a lungo raggio, la Cina ha anche il più grande
esercito del mondo, con circa 2 milioni e mezzo di soldati.
Nelle precedenti stime US della forza militare cinese- che il Pentagono deve produrre annualmente per il Congresso- il Dipartimento della Difesa si era concentrato molto sulla minaccia a Taiwan. Quest’anno dal rapporto è atteso un fuoco più ampio, che prenda in esame l'impatto del progressivo aumento della difesa cinese sull’intera regione del Pacifico.
Alcuni
esperti presenti all’odierna conferenza hanno detto che è probabile che le
dichiarazioni di Rumsfeld vengano interpretate in tutta l'Asia come un nuova e
più aggressiva disposizione degli US verso la Cina.
"Io penso che la vera preoccupazione che si comincia a sentire uscendo da
questa conferenza è che in qualche modo gli Stati Uniti e la Cina stiano
iniziando un periodo nel quale essi saranno i caporaccolta" ha detto Kurt
Campbell, del Centro Studi Strategici Internazionali di Washington, che durante
l'amministrazione Clinton era incaricato al Pentagono per la politica
dell’Asia. E ha aggiunto "Io non sono sicuro che in Asia sia stato
preparato il terreno per tale comunicazione".
Analisti e funzionari di governo cinesi hanno sottolineato che la Cina non ha
alcuna intenzione di minacciare i suoi vicini di casa o di turbare la stabilità
regionale, nell’ambito della sua strategia di "sviluppo pacifico". La
loro missione, dicono, è di sviluppare un deterrente credibile affinché Taiwan
non dichiari l'indipendenza.
Inoltre,
gli analisti cinesi hanno argomentato che l’aumento della spesa per la difesa
di Pechino è in linea con la crescita economica del paese; che il suo budget è
una frazione rispetto a quello di Washington; e la spesa si è resa necessaria
per modernizzare un esercito che è molto arretrato nella tecnologia, nel
materiale e nella logistica.
L’esercito della Cina non aiuta la propria causa con la sua segretezza, che
Jing-dong Yuan, ricercatore capo all'Istituto Studi Internazionali di Monterey,
dice può riguardare tanto il nascondere la sua debolezza quanto le sue forze.
L'Esercito di Liberazione del Popolo non ha un sito Internet o un numero
sull’elenco telefonico, nonostante la sua massiccia presenza. E fare fotografie
vicino ad una base può portarti in prigione o peggio.
Nel suo discorso, Rumsfeld non ha offerto dati specifici sulla dimensione del
budget militare cinese e gli ufficiali di Pentagono non hanno provveduto ulteriori dettagli sul rapporto,
che hanno detto sarà consegnato al Congresso ‘fra settimane’.
Il grande ritardo del dossier sull’esercito cinese porta a pensare che la
dilazione sia stata causata da una lotta interna nell'amministrazione
sull’eventualità di sfumare il linguaggio dei falchi.
Anche se non è chiaro perché Rumsfeld abbia ora scelto di indurire la sua
retorica, gli ufficiali del Pentagono che viaggiano con lui negano che ci sia
stata tensione all'interno dell'amministrazione. Hanno detto che il rapporto
era stato approvato dal Dipartimento di Stato e dal Consiglio di Sicurezza
Nazionale.
L'ascesa della Cina a potenza militare era centrale per Rumsfeld e la sua
squadra da quando arrivarono al Pentagono nel 2001. Tensioni tra le due nazioni
sono aumentate dall’Aprile in cui un aereo spia US, lungo la costa della Cina,
collise con un jet militare cinese, che lo costrinse ad effettuare un
atterraggio di emergenza sul suolo cinese.
Ma le guerre condotte dagli Stati Uniti in Afganistan e in Iraq a seguito degli
attacchi di Al Qaeda dell’11 Settembre, hanno deviato l'attenzione del
Pentagono sul Medio Oriente e l'espansione del fondamentalismo islamico, relegando
le preoccupazioni sul futuro militare dei cinesi ad urgenza non primaria.
Il mese scorso, il Gen. dell’Air Force Richard B. Myers, presidente dello staff
dei Joint Chiefs, ha presentato al Congresso un rapporto riservato dicendo che
l’attuale tensione sulle forze US ha messo l’esercito a "rischio
significativo" di essere incapace di prevalere contro i nemici esterni,
per come il Pentagono ordina i piani di guerra.
Ma con l’avanzare dello sviluppo militare della Cina e l’aumento delle tensioni
sul tentativo della Corea del Nord di produrre armi nucleari, il problema della
sicurezza dell’Asia sembra essere tornato in cima all'agenda
dell'amministrazione.
Da anni, ufficiali del Pentagono stanno studiando gli avanzamenti che la Cina
ha fatto in armamenti come i missili cruise, con capacità di penetrare il
difese elettroniche di navi e sommergibili US, armati con testate nucleari in
grado di colpire obiettivi US.
Gli ufficiali americani credono che in parte Pechino abbia fatto questi passi
per costringere Washington a pensarci due volte a difendere Taiwan in caso di
un crisi militare.
La Cina e Taiwan si separarono nel 1949 dopo una guerra civile ma la Cina
continua a vedere l'isola assai vicina come una parte integrante del proprio
territorio e ha giurato di usare la forza se i taiwanesi dichiarano
l'indipendenza.
Alcuni ufficiali del Pentagono sono allarmati perché ora la Cina può colpire
Taiwan con tale velocità e precisione che l'isola sarebbe sotto il suo
controllo prima che le forze US possano arrivare sulla scena.
"Questi sistemi [armi cinesi] presenteranno sfide significative nel caso
di una risposta della forza navale US ad una crisi a Taiwan," ha detto a
Marzo al Congresso il vice Amm. Lowell E. Jacoby, direttore dell'Agenzia
dell'Intelligence della Difesa.
A Singapore, Rumsfeld ha parlato della Cina come di una nazione ad un crocevia,
nella quale la libertà politica deve accompagnare la libertà economica se vuole
evitare l’isolamento dalla comunità internazionale.
"Sebbene la crescita economica della Cina abbia tenuto il passo con la sua
spesa militare, va notato che non è seguita una crescita nella libertà
politica" ha detto Rumsfeld alla conferenza della difesa. Ha anche
individuato la Cina come l'unica nazione che potrebbe spingere la Corea del
Nord al tavolo delle trattative su quel meta-programma di armi nucleari del
paese. Negli ultimi mesi, l’amministrazione ha aumentato la pressione sulla
Cina ad usare ogni l'influenza possibile con Pyongyang.
L'amministrazione ha fatto anche passi ulteriori per isolare la Corea del Nord,
nella preoccupazione che Pyongyang possa tentare di testare un'arma nucleare.
Il mese scorso il Pentagono annullò le missioni all’interno della Corea del
Nord per recuperare i resti di soldati americani uccisi durante la Guerra di
Corea. Il programma era il solo contatto diretto tra gli eserciti dei due
paesi. Ed era anche una fonte di valuta pregiata per l'esercito della Corea del
Nord, che sarebbe stato pagato milioni di dollari per aiutare nella ricerca.
Gli ufficiali del Pentagono dissero che la sospensione del programma era
dettata da prudenza, dal momento che non potevano più garantire la sicurezza
delle squadre di lavoro US all’interno della Corea del Nord.
Anche i funzionari degli aiuti internazionali si dispiacquero che gli Stati
Uniti non siano riusciti a dare il loro contributo annuale alla distribuzione
di cibo delle Nazioni Unite per la Corea del Nord. Gli Stati Uniti sono stati
uno dei maggiori fornitori di cibo alle nazioni povere, offrendone lo scorso
anno 50.000 tonnellate.
Il Pentagono ha anche inviato recentemente, dalla loro base in New Mexico, dei
jet F-117A Nighthawk stealth alla Corea del Sud. Il Pentagono ha definito ciò
un "dispiegamento di routine" per partecipare ad un’esercitazione
annuale, anche se Pyongyang ha denunciato la mossa come un altro esempio del
tintinnare di sciabole di Washington.
La visita di Rumsfeld a Singapore è la sua prima tappa di una settimana di
viaggio in Asia ed Europa. Da Singapore andrà in Thailandia e in Norvegia,
prima di concludere il suo giro a Bruxelles, per il raduno annuale dei ministri
della difesa Nato.
(Ha collaborato a questo rapporto il giornalista del Times Mark Magnier, da
Pechino).
Potenziamento della Cina
Come si classifica la Cina rispetto al resto del mondo in termini di spesa
militare e personale:
*Spese per la Difesa (in miliardi di $ USA, anno 2003)
> Stati Uniti: $ 405
> Russia: $ 65
> Cina: $ 56
> Francia: $ 46
> Giappone: $ 43
*Crescita della spesa militare della
Cina (in miliardi di $ USA)
>2001: $43,5
>2003: $55,9
*Manodopera
Personale in servizio attivo (anno 2004; eccetto Stati Uniti, dato 2005)
> Cina: 2.250.000
> Stati Uniti: 1.625.852
> India: 1.325.000
> Corea del Nord: 1.075.000
> Russia: 960.000
*Fonti: CIA Factbook, Global Security.org, International Institute for
Strategic Studies
[L.A. Times]
http://www.latimes.com/business/la-fi-chinatrade4jun04,1,4986621.story?co
ll=la-headlines-business
Nessuna facile soluzione sul commercio
della Cina
I politici stanno chiedendo la rivalutazione delle tariffe e della valuta,
ma molti analisti dicono che tali misure non funzioneranno e possono anche
fallire.
Di Don Lee, giornalista del Times
4 Giugno 2005
Sciangai – I politici che a
Washington suonano i tamburi della guerra commerciale con la Cina dovrebbero
andare cauti circa quello che auspicano.
Nella situazione di un elevato deficit commerciale con la Cina, essi stanno
insistendo con Pechino perché consenta a rafforzare la sua valuta o affronti le
misure punitive. Al Congresso sono risuonate richieste di tariffe sulle
importazioni cinesi. Il Segretario per il Commercio Carlos M. Gutierrez,
durante la sua visita a Pechino di questa settimana, usando anche toni più
distensivi, ha avvertito sui rischi del deflagrare del protezionismo.
Ma molti analisti dicono che le barriere commerciali come i dazi
sull'importazione sono quasi certamente fallimentari. Nuoceranno al commercio
US, perché sono le multinazionali americane a vendere la maggior parte dei beni
che sono prodotti in Cina per l’esportazione agli US. E quei beni cinesi a
basso costo hanno aiutato a tenere bassa l'inflazione negli US.
Né, secondo un crescente numero di economisti, una rivalutazione della valuta
cinese, lo yuan, potrà probabilmente fare molto per migliorare il deficit
commerciale dell’America, che sta gonfiando.
La valuta della Cina, che è ancorata al dollaro, è diffusamente vista come
sottovalutata, rendendo i beni cinesi più convenienti nei mercati esteri. Ma,
secondo un studio rilasciato questa settimana dall’Asian Development Bank,
anche un 20% di apprezzamento dello yuan, ridurrebbe solamente dello 0,5%
l’indice del deficit commerciale dell'America del prossimo anno. Ciò perché le
importazioni dalla Cina sarebbero semplicemente rimpiazzate in parte da
importazioni da altri paesi a basso costo.
Una rivalutazione dello yuan "non è la panacea degli squilibri
globali", conclude il rapporto.
Gutierrez, nella visita di tre giorni a Pechino iniziata Giovedì, non ha fatto
pubblici commenti sul problema della valuta, anche se ci si aspetta che lo
faccia oggi con i vertici economici cinesi. Invece, il capo del Commercio si è
ampiamente concentrato sulla sfrenata pirateria dei beni US da parte della
nazione asiatica, dicendo che la mancanza di progressi in quest’area, porterà
ad ulteriori tensioni commerciali.
Gutierrez ha offerto buona volontà di negoziare sul soggetto spinoso
dell’ondata di importazioni tessili dalla Cina, che hanno raggiunto negli US
nuovi livelli. Dal tono complessivo di Gutierrez sembra probabile che l’amministrazione Bush stia un po'
retrocedendo da una linea più dura presa recentemente.
Emory Williams, presidente della Camera di Commercio americana a Pechino, ha
commentato: "Gutierrez è molto interessato a negoziare. Cosa assai diversa
dalla minaccia di una disputa commerciale"
Nondimeno, è improbabile che una più forte protezione della proprietà
intellettuale sarebbe sufficiente a placare i membri di Congresso ed alcuni dei
suoi elettori insoddisfatti, inclusi i gruppi manifatturieri e le piccole
imprese, che credono che i cinesi stiano attuando tattiche commerciali scorrette.
Un progetto di legge del Sen. Charles E. Schumer (D-N.Y.) sparerebbe un 27,5%
di tariffa sulle importazioni cinesi, a meno che Pechino non adegui il valore
dello yuan. Un voto preliminare sul progetto ha disegnato un appoggio
sorprendentemente forte, con 67 senatori votanti a suo favore.
La maggioranza degli osservatori, per ora, non prevede il pieno scoppio di una
guerra commerciale, comportando troppi rischi, secondo loro, ad entrambe le
parti. Ma a Washington stanno montando pressioni perché i policymakers facciano
qualche cosa.
C'è una crescente convinzione che “le relazioni commerciali non siano più
giuste e che in ogni modo valga la pena cambiare direzione", ha detto
Jeffrey Bernstein, presidente della Camera di Commercio americana a Sciangai
che era a Washington la settimana scorsa. "Questo è un approccio molto
pericoloso." Una migliore strategia, ha detto, è spingere la Cina ad
aprire i suoi mercati a società straniere, con le sue garanzie, come parte
dell’accordo con il World Trade Organization.
Se fossero sostenute misure protezionistiche come quelle di Schumer, hanno
detto gli analisti, la conseguenza potrebbe dimostrarsi dannosa per l'economia
US come per quella cinese. Per una grande ragione: gran parte dei beni prodotti
in Cina e inviati agli US originano da società multinazionali, che hanno
installato le loro proprie fabbriche o che hanno appaltato la manifattura in
Cina, che producono largamente per il mercato americano.
Gli US lo scorso anno hanno importato $197 miliardi di beni dalla Cina.
All’attuale ritmo di crescita del 30%, quelle importazioni potrebbero arrivare
quest’anno a $254 miliardi.
Un'imposta di 27,5% su quei prodotti condurrebbe in totale le tariffe a $70
miliardi. Di quell’ammontare, il 70% sarebbe sopportato da società americane
come Dell Inc., Hewlett-Packard Co., Wal-Mart Stores Inc., Nike Inc. e Liz
Claiborne Inc., secondo le stime dell’economista Andy Xie, della Morgan
Stanley.
Xie sostiene che ciò darebbe un grande colpo ai loro guadagni, facendo sobbalzare
i mercati. Le società potrebbero anche essere costrette a riversare alcuni di
quei costi sui loro clienti, e potrebbe verificarsi una perdita di terreno
rispetto ad altri importatori. "Per economie orientate al commercio"
ha detto "il protezionismo bilaterale cala la competitività e
semplicemente non può funzionare nel tempo."
-Si consideri la Centurion Electronics, un affiliato basato a Sciangai della
Centurion Wirwless Tecnologies di Lincoln, Neb. Centurion Wireless è un
produttore di antenne per il mercato delle comunicazioni senza fili ed è di
proprietà della Laird, con sede a Londra.
Shen Yue, direttore generale di Centurion Electronic, parla di circa 1.300
impiegati in due impianti in Cina che producono beni per l’esportazione agli US
e agli altri mercati. Shen dice che i suoi clienti US stanno competendo contro
un numero crescente di ditte sudcoreane, giapponesi e taiwanesi e che una
tariffa di 27.5% li metterebbe in svantaggio. "Una tariffa sarebbe un vero
peso per loro" dice.
Parti di telecomunicazione, unità periferiche di computer ed elettroniche,
rappresentano una quota crescente delle esportazioni cinesi agli US. Il tessile
e vestiario, che hanno attirato gran parte delle polemiche, incidono solo per
l’11% delle complessive importazioni degli US dalla Cina.
Diversi analisti pensano che le quote sul tessile e vestiario rallenteranno
solo la produzione o sposteranno il lavoro negli altri paesi a basso salario.
Gli economisti dicono che le quote non possono salvare i posti di lavoro nelle
nazioni ad alto costo come gli US. Se non arrivano dalla Cina, verranno dal
Vietnam, India o Cambogia.
Le attuali tensioni del commercio cinese, riflettono in molti modi il suo
crescente potere economico e il montante surplus commerciale. Una rivalutazione
valutaria del 10% potrebbe indubbiamente contenere questa eccedenza ed aiutare
Pechino a raffreddare il suo surriscaldamento economico e ridurre i
sovra-investimenti in fabbriche e beni immobili.
Ciò che comunque una rivalutazione della valuta non è probabile che faccia, è
aiutare l’intero destino dell'economia americana. Se un cambiamento della
valuta indebolisse severamente l'economia della Cina, senza alcun pericolo, la
nazione asiatica ridurrebbe la sua richiesta di beni americani e taglierebbe bruscamente
il suo acquisto di titoli del Tesoro US, che compra con i dollari ottenuti
dalle esportazioni agli Stati Uniti.
Quegli acquisti hanno aiutato a mantenere giù i ratei di interesse a lungo
termine US, che a loro volta tengono basse la percentuali di ipoteca. Un
improvviso salto nei ratei dei mutui potrebbe raffreddare il mercato caldo
dell’edilizia US.
Per il deficit commerciale US, la Cina conta solamente per il 13% del totale
delle importazioni degli Stati Uniti. Anche se un aggiustamento della valuta
riducesse le importazioni cinesi della metà e raddoppiasse le esportazioni
dell'America alla Cina, potrebbe sollevare la produzione economica US solamente
di $29 miliardi; o dello 0,24%, secondo l’Asian Development Bank.
Israel Klein, un portavoce del Sen. Schumer, ha detto di aspettarsi che altri
paesi asiatici aggiustino le loro valute di pari passo con Pechino, il che
potrebbe sollevare la posizione commerciale US con le altre nazioni.
Complessivamente, ha detto Klein "ciò comincerebbe a dare un po’
d’equilibrio ad uno squilibrio commerciale che è salito alle stelle."
Tanweer Akram, un economista ad Economy.com in West Chester, Pa., ammette che
lo yuan sia sottovalutato ma dice che questa non è certamente l'unica ragione
per cui si allarga il divario commerciale tra US e Cina. Anche se alcuni
osservatori biasimano le violazioni del copyright dei cinesi e i sussidi del
governo, Akram sottolinea la maggior competitività delle società cinesi, la
cultura imprenditoriale del paese ed il suo orientamento verso l’esterno,
particolarmente nell’attirare gli investitori stranieri.
[L.A. Times]
http://www.latimes.com/business/la-fijobs4jun04,1,7621695.story?coll=la
-headlines-business
In Maggio si sono rinnovati i timori
della scarsa crescita del lavoro US
Un aumento netto di 78.000 posti di lavoro alimenta le preoccupazioni di un
rallentamento della ripresa. Ma il tasso di disoccupazione scende ai suoi
minimi dal Settembre 2001.
Di Joel Havemann, giornalista del Times
4 Giugno 2005
Washington - In un rapporto che ha
riacceso le paure di un rallentamento della ripresa economica, il governo ha
reso noto che l'economia US in Maggio ha aggiunto 78.000 posti di lavoro netti,
il più basso totale mensile in quasi due anni.
Ma un’analisi governativa separata ha fissato la percentuale di disoccupazione
di Maggio a 5,1%, sotto il 5,2% del mese precedente, al livello più basso dal
Settembre 2001.
Gli economisti si sono detti sorpresi che in Maggio l'economia abbia prodotto
così pochi posti di lavoro. Concordavano su 175.000 nuovi impieghi, più del
doppio del numero attuale. Inoltre, anche in Marzo la creazione dei posti di
lavoro era stata rivista al ribasso, da 146.000 a 122.000 posti.
Ma molti analisti hanno indicato che la scarsa creazione di lavoro in Maggio
compensa generalmente lo scatto dei 274.000 nuovi impieghi di Aprile; con una
media mensile di 176.000 unità nel corso dei due mesi, compatibile con i
183.000 dell'anno scorso.
"Bisogna leggere la media mensile considerando un periodo più lungo"
ha detto Maury Harris, economista capo US per l’UBS.
"E’ stato un rapporto debole, ma deve essere preso nel contesto degli
ultimi mesi" ha detto Scott Anderson, economista senior alla Wells Fargo
Bank di Minneapolis. Allo stesso tempo, ha detto, la media di due mesi è di
176.000, "non vi è nulla per esserne troppo contenti" visto che nella
seconda metà degli anni Novanta, erano comuni aumenti mensili di più di 300.000
posti di lavoro.
Anche prima del rapporto sull’occupazione, un nuovo membro della Federal
Reserve, policymaking dell’Open Market Committee, aveva suggerito che si
mettesse fine alla politica federale che ha continuato ad alzare le percentuali
di interesse a breve termine, per otto volte negli ultimi 12 mesi.
Richard Fisher,
presidente della Dallas Regional Fed Bank, ha detto al Wall Street Journal. "Abbiamo
già superato otto turni… La prossima riunione a Giugno è il nono inning. Dopo
vedremo; potremmo dovere andare ad inning addizionali in questa lotta contro
l'inflazione."
Ma un consesso di economisti ritiene che la Fed intenda fissarle per la maggior
parte o tutto il 2005. Se continuasse ad elevare di un punto le percentuali
ogni trimestre ad ognuna delle sue cinque riunioni restanti quest’anno, ciò
spingerebbe il suo parametro percentuale a breve termine- che un anno fa era ad
uno storicamente basso 1%- dal 3% di oggi al 4.25%.
Alcuni economisti, pensano che è comunque probabile che la Fed ignori una o due
escursioni, fermandosi probabilmente a 3,5% o 3,75%. La prossima riunione è il
29 e 30 Giugno.
Anderson ha indicato che al 3% la percentuale federale di fondi- la percentuale
di interesse che le banche si caricano l'un l'altra per i prestiti di
ventiquattrore- era appena sopra l'inflazione. Questa percentuale, la sola
direttamente controllata dalla Fed, storicamente ammonta in media a 2 punti
percentuale più dell'inflazione e dovrà crescere almeno al 4% prima di
raggiungere quel livello.
"La Fed resta concentrata sull’eventualità di un’ulteriore
inflazione," ha detto Anderson.
Alcuni analisti hanno persino presentato lo spettro del tipo di spirale
salario-prezzo che mise in ginocchio l'economia negli anni Settanta.
Ian Shepherdson, capo economista US per High Frequency Economics,
Valhalla, N.Y., ha detto che negli ultimi tre mesi i guadagni orari
degli americani sono aumentati un 3,1% di percentuale annua, l’aumento più
veloce in otto mesi. Allo stesso tempo la produttività è rallentata, mettendo
ulteriormente sotto pressione la crescita dei prezzi di beni e servizi.
Il Presidente della Fed, Alan Greenspan, ha detto Shepherdson. "Continua a
non affrontare il dilemma." Comunque, la media dei guadagni orari in
Maggio è cresciuta del 0,2%, a $16.03 all’ora; sotto rispetto al salto allo
0,3% del mese precedente.
I politici interpretano il rapporto sul lavoro
secondo i loro propri scopi. Il Segretario del Tesoro John W. Snow ha
detto che è dimostrato che sotto la guida del Presidente Bush "l'economia
continua a muoversi nella direzione corretta."
Leader Repubblicani e Democratici dell’House traggono lezioni apparentemente
contraddittorie dal rapporto. Il Portavoce dell’House J. Dennis Hastert, ha
detto," Oggi stanno lavorando più americani che in alcun altro tempo della
storia della nostra nazione ".
Il leader Democratico Nancy Pelosi di San Francisco ha contestato," Oggi
la scarsa quantità di occupazione conferma che Bush non è riuscito a creare un
solo nuovo posto di lavoro del settore privato".
Sia Hastert sia Pelosi, hanno ‘ragione’. I 133,3 milioni totali di posti di
lavoro in Maggio, superano la soglia della recessione del 2001 di 132,5 milioni
nei primi due mesi interi della presidenza di Bush. Ma erano dovuti agli
impieghi statali; negli impieghi totali del settore privato di 111,6 milioni
dell’ultimo mese, ne vengono a mancare 24.000 rispetto all’ammontare del
Gennaio 2001, quando Bush entrò in carica.
Il settore manifatturiero, da lungo sofferente, ha preso un altro colpo in
Maggio, perdendo 7.000 posti di lavoro. Negli US, in Maggio, solamente 1 posto
di lavoro su 9 era relativo al settore manifatturiero.
Dean Baker, condirettore del Centro di Ricerca Economica e Politica a
Washington, ha detto che in Maggio solo l’edilizia e la cura sanitaria hanno
mostrato una vigorosa creazione di lavoro.
L’edilizia ha aggiunto 20.000 posti netti, tutti nel settore residenziale e
dà conto dal 14% della crescita del lavoro nell'ultimo anno, anche se
costituisce solamente circa il 5% di tutti i lavori. I tassi di ipoteca bassi
hanno spinto ad una rapida espansione dell’edilizia. La cura sanitaria ha
procurato 26.000 posti netti.
Ancora Venerdì, l'Istituto Supply Management, ha indicato che, nell’ultimo
mese, il settore dei servizi è caduto a 58,5 dal 61,7 di Aprile (ogni numero
sopra il 50 indica la crescita in quel settore, che incide per i 2/3 della
complessiva economia US).
[L.A. Times]
http://www.latimes.com/business/nationworld/wire/ats-ap_business10jun04,1,82071.story?coll=la-wires-business
La Cina affronta un attacco politico sul commercio.
Di Joe McDonald, associato stampa
4 Giugno 2005
Pechino- Sabato il Segretario del
Commercio US ha avvertito la Cina di una possibile sferzata politica a
Washington, nel mezzo di tensioni sulle montanti eccedenze commerciali cinesi,
le crescenti esportazioni tessili e l’aggressiva pirateria dei prodotti.
"Rispettosamente, io non credo che in Cina ci sia piena comprensione del
livello di pressione politica che noi affrontiamo nei riguardi della nostra
relazione" ha detto Carlos Gutierrez al suo omologo cinese, Bo Xilai, aprendo
una riunione ufficiale.
Gutierrez era alla sua prima visita a Pechino in mezzo a un tumulto della
critica cinese sulle quote tessili US. Ha riferito di aver progettato di
spingere la Cina a finirla con l’aggressiva contraffazione di film, musica e
altri beni.
Ha ammonito che la Cina questa settimana deve fare dei passi per soddisfare
l’impegno di aprire i suoi mercati o rischia di alimentare negli Stati Uniti
l’opposizione al libero commercio.
Bo ha alluso alle tensioni, distinguendo i "diversi punti di
dibattito" tra i due governi. Specificando che "solamente sulla base
di un beneficio reciproco possiamo sviluppare il nostro rapporto commerciale ed
economico."
Non sono stati rilasciati immediatamente dettagli del resto dei loro discorsi.
In una riunione più tardi, Sabato, il vice Premier Wu Yi si è lagnato con
Gutierrez della posizione di Washington, dicendo "Lei crede che il
commercio debba essere equo, ma poi impone restrizioni sulle importazioni
tessili dalla Cina."
Gutierrez ha affermato di voler spingere la Cina a dare prova che sta prendendo
provvedimenti per fermare la pirateria dei prodotti. Ma che le società gli
hanno detto di non aver visto molti cambiamenti, nonostante la Cina abbia
promesso di mettere fine ad un traffico illecito, che dicono costi loro
miliardi di dollari all’anno di vendite potenziali perdute.
Ancora Venerdì, nella Corea del Sud, durante un incontro di funzionari
commerciali dell’area Asia-Pacifico, Bo ha criticato le quote tessili US come
una violazione del libero mercato. (Sia gli Stati Uniti, sia l'Unione Europea
hanno imposto controlli dopo che le importazioni di prodotti tessili cinesi a
basso costo sono volate in alto in seguito allo scadere mondiale delle quote il
1°Gennaio).
Gutierrez ha detto che lui non intende negoziare sulle quote ma sottolineare
che l'accordo di appartenenza al WTO di Pechino gli permette di rispondere con
la “destabilizzazione del mercato”, dicendo che Washington è convinta di avere
"ogni diritto al mondo" per intentare causa.
Nonostante le promesse cinesi di estinguere il traffico illecito della
contraffazione di film, musica, software di computer, vestiti griffati e altri
beni, questi sono liberamente disponibili nei mercati cinesi. Funzionari US
hanno avvertito che la Cina potrebbe andare incontro a formali lagnanze del WTO
per non aver ottemperato alla protezione del diritto d'autore e dei brevetti.
Traduzione dall’inglese Bf