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- osservatorio - mondo multipolare - 19-02-09 - n. 262
L’America Latina non sarà più il cortile di casa dell’Impero
Cuba in una nuova dinamica internazionale
di Ernesto Gómez Abascal
18/02/2009
L’embargo che gli Stati Uniti hanno mantenuto contro Cuba per quasi 50 anni ci ha enormemente danneggiato, causandoci danni che arrivano a più di 90 mila milioni di dollari.
Eppure, non sono mai riusciti ad isolarci completamente fallendo nel tentativo di impedire la nostra influenza in campo internazionale, anche nei casi in cui si limita ad un’influenza di carattere morale e politica. Il nostro esempio di resistenza e dignità è stata forse la nostra arma più forte.
Affrontando la potenza egemonica mondiale, che si pensava padrona del mondo dopo la scomparsa del socialismo in URSS e in Europa Orientale, non abbiamo ceduto i nostri principi e ci siamo mantenuti fermi nelle nostre idee e nella difesa dell’indipendenza nazionale.
Abbiamo fornito un valoroso esempio di come un piccolo paese, situato lungo le coste dell’Impero, costretto ad un rigoroso blocco economico, vittima di una politica aggressiva e di permanenti campagne di disinformazione che a volte si trasformano in autentico terrorismo mediatico, non solo può resistere ma addirittura avanzare, raggiungendo successi sociali in educazione, sanità impiego, cultura, sport, sicurezza, difesa ed altro che restano autentici “sogni” per i paesi del Terzo Mondo.
Tutto ciò ha reso il nostro paese un punto di riferimento ed una potenza morale a livello mondiale.
Oggi, mentre l’impero è immerso in una profonda crisi economica e morale e sta vivendo l’erosione della sua potenza egemonica in un mondo che sembra avanzare sempre più rapido verso una multipolarità, Cuba si erge ancora quale punto di riferimento per molti paesi.
L’Isola ha ottenuto dei successi come Presidente dell’Organizzazione dei Paesi Non Allineati nel riattivare il ruolo di quest’istituzione. Il suo ruolo è stato decisivo nel cambiare il carattere della Commissione dei Diritti Umani dell’ONU a Ginevra, che era subordinata agli interessi politici dei potenti, trasformandola in un nuovo Consiglio dei Diritti Umani dove regna l’uguaglianza e tutti i paesi contano allo stesso modo. I potenti USA sono rimasti fuori da questo Consiglio, come castigo per l’uso di una doppia morale utile solo a giudicare i paesi scomodi e a proteggere i loro soci, pure quando questi violavano i diritti umani in modo scandaloso, come nel caso di Israele, per citarne uno. Cuba si è distinta nel denunciare l’ipocrisia degli Stati Uniti e dei suoi alleati dell’Europa Occidentale a proposito dell’uso dell’argomento della violazione dei diritti umani, e proprio questa è la ragione per cui la vecchia Commissione è entrata in crisi fino alla nascita di un nuovo Consiglio, con una composizione più giusta ed equilibrata.
Uno dei motivi che hanno reso evidente la mancanza di morale dei paesi potenti è stato il mancato sostegno (per due anni) della proposta cubana di indagare su quanto accadeva nella ormai tristemente nota Base Navale di Guantanamo, trasformata in campo di concentramento e tortura. Come nell’Inferno di Dante, all’ingresso della base vi era un cartello che diceva: “Abbandonate ogni speranza”.
Obama ha detto che farà finire questa vergogna. Stiamo a vedere.
Il prestigio di Cuba, la sua forza morale e dignità, le aprono ampi spazi nel nuovo scenario internazionale che si sta già scorgendo. Negli ultimi quattro mesi, 23 capi di Stato e Governi ci hanno fatto visita. In ordine cronologico sono i seguenti. In novembre il Presidente della Repubblica Popolare Cinese e il Presidente della Repubblica Federale Russa. In dicembre 14 massimi dirigenti del Caricom, l’organizzazione che riunisce i presidenti dei paesi dei Carabi. In gennaio Martín Torrijos (Panama), Rafael Correa (Ecuador), José Ma.Pereira (Capo Verde), Cristina Fernández (Argentina). In febbraio Bachellet (Cile), Pohanda (Namibia), Alvaro Colon (Guatemala). Con tutti questi paesi manteniamo un crescente commercio e collaborazione, in quasi tutti ci sono dei collaboratori cubani della sanità o che partecipano a campagne di alfabetizzazione.
Il Presidente Raúl Castro nella seconda metà di dicembre si è recato in Venezuela, paese che con il governo di Chavez si è trasformato nel principale socio commerciale di Cuba, e Brasile, dove oltre a compiere un’importantissima visita bilaterale, ha partecipato a quattro Conferenze: Mercato Comune del Sud, Comunità dei Paesi del Sud, Gruppo di Rio e la prima Conferenza dell’America e dei Carabi. L’ingresso di Cuba nel Gruppo di Rio è stato accolto per acclamazione, ed è stato chiesto agli USA (all’unanimità) di porre fine all’embargo.
Per la prima volta i dirigenti latinoamericani si sono riuniti senza la presenza di potenze extraterritoriali e guidati dagli insegnamenti di José Martí e Simón Bolivar, perciò l’America Latina ora è una sola, dal Rio Grande alla Patagonia.
Si apre un’epoca nuova, che non ci farà mai più tornare ad essere il cortile di casa dell’Impero.
Più recentemente, nel mese di febbraio, il presidente cubano ha fatto una visita in Russia dove sono stati firmati importanti accordi e dov’è stata riaffermato il recupero del carattere strategico dei rapporti fra i nostri paesi. Ha pure visitato la Repubblica Popolare di Angola, con cui non ci sono soltanto dei legami storici importantissimi, ma una crescente collaborazione economica e commerciale, e finalmente l’Algeria, paese tradizionalmente alleato a cui siamo legati da rapporti profondi.
Questi sono segnali promettenti per una nuova e positiva dinamica internazionale i cui segni appaiono in altre regioni del mondo, da cui non siamo poi così lontani, bisogna solo saperli interpretare.
Ankara, 16 febbraio 2009.