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- osservatorio - mondo multipolare - 02-12-09 - n. 297
Compromiso de Caracas: di chi e perché?
Dal titolo del documento conclusivo dell’Incontro dei Partiti di Sinistra svoltosi a Caracas il 19 e 20 novembre
di Stefano Fedeli *
Non è facile scrivere dopo i tre giorni di inteso Encuentro Internacional de Partidos de Izquierda e, soprattutto, dopo la lunga e coinvolgente “installazione” del I° Congresso Straordinario del Partito Socialista del Venezuela – PSUV -, che iniziato subito dopo è finito a notte abbondantemente inoltrata. Come al solito lascerò che i fatti parlino!
Il Congresso, iniziato il 21 novembre, terminerà fra la fine di marzo e i primi di aprile 2010 perché, a parte l’inaugurazione, si svilupperà nelle città, nelle piazze, nelle strade e nei posti di lavoro di tutto il Paese. Dunque ne tratterò più in la. L’unica cosa che mi preme sottolineare ora è che l’incontro internazionale che lo ha preceduto non è stato un mero fatto di cortesia ma che, anzi, c’è stato un vero ribaltamento degli esiti dello stesso (con il rilancio del Presidente Chavez che ha parlato di una Quinta internazionale) nel Congresso.
Il PdCI è stato invitato, dalla Cancelleria e dal PSUV, nella capitale della Repubblica Bolivariana del Venezuela assieme ad altri. In tutto oltre 100 delegati di 50 partiti e movimenti di sinistra di oltre 40 Paesi di Asia, Africa, America latina e Caraibi e Europa.
La complessa e prolungata crisi mondiale e, le ormai continue e costanti minacce alla stabilità del continente hanno imposto una urgente riunione, l’analisi dei fatti e la definizione di un’agenda adeguata. Per il momento è stato costituito un gruppo di lavoro ( di cui dovremmo far parte) che dovrà preparare il prossimo impegno di aprile 2010.
L’ho già scritto quasi un mese fa, quando è venuto fuori che il 30 ottobre i rappresentanti di USA e Colombia, alla chetichella, avevano firmato a Bogotà, con la scusa di intensificare la lotta al narcotraffico, l’accordo per la costituzione e il rafforzamento di 7 basi militari US al confine con il Venezuela. Si tratta di una ulteriore tappa sulla via del tentativo di destabilizzazione delle Rivoluzioni Democratiche e dei processi di integrazione continentale (e non solo), rafforzato con il Golpe ai danni del Presidente dell’Honduras, Zelaya!
All’incontro di Caracas ho ripetuto che d'altronde non possiamo certo ritenere che le affamate e feroci oligarchie locali cresciute e protette dal grande vicino del nord, si siano prese una lunga vacanza ne che siano andate in pensione. Ne tantomeno che il Premio Nobel sulla fiducia, abbia sconfitto (se mai ci stia provando) lo Stato nello suo Stato, ovvero Pentagono e CIA. Tanto più alla vigilia delle annunciate elezioni in Honduras di fine novembre definite a ragione dal Presidente legittimo Zelaya, illegittime e di quelle del 6 dicembre in Bolivia dove si prevede il trionfo del Presidente Morales. Di questa guerra contro i popoli, la giustizia e la ragione ovviamente fa parte l‘odioso cinquantennale bloqueo contro Cuba la detenzione dei 5 eroi cubani detenuti ingiustamente nelle carceri americane, le guerre in Irak ed in Afganistan, il tentato genocidio del popolo palestinese e, purtroppo altro ancora.
Ci siamo riuniti per confrontare i criteri di analisi e valutazione della situazione, per cercare di dare risposte concrete che permettano la difesa della sovranità, le conquiste sociali e la libertà dei nostri popoli; di fronte alla crisi generalizzata prodotta dal sistema di sviluppo iniquo e distruttivo dominante.
Un momento storico caratterizzato, dunque, da una nuova e più determinata offensiva imperialista contro popoli e governi di questa e altre regioni con la pretesa di riaffermare la forza e la voracità sulla ragione. Più evidente in America latina dove i processi democratici di costruzione di società più giuste e rispettose dell’ambiente sono, non solo più avanzati, ma in grado di essere da esempio e da appoggio ( vedi il recente vertice America del Sud Africa ) ad altri, Europa inclusa. Ovviamente il consolidarsi della funzione degli strumenti di integrazione continentale e la prospettiva della reale alternativa al modello dominante radicalizza le iniziative delle forze reazionarie. ALBA, UNASUR, PETROCARIBE, Banca del Sud, Foro di San Paolo le Missioni Sociali sono ormai troppo per chi troppo a lungo ha dominato e devastato popoli ed ambiente e non intende rinunciare a farlo ancora! Da qui l’esigenza di una Quinta internazionale, come l’ha definita il Presidente Chavez, che possa assicurare presenza, attenzione ed azioni in maniera condivisa ma costante verso obbiettivi definiti.
Non nego che a noi europei questa definizione ha sorpreso e non poco (ad alcuni moltissimo) ma d’altro canto dobbiamo essere convintamente consapevoli (e io personalmente lo sono) che un altro mondo è possibile e che, per il momento, per capire come si fa e come funziona dobbiamo guardare verso sinistra che guarda caso è anche la posizione geografica dell’America latina verso l’Europa. Liberati dalla pretesa dell’eurocentrismo e, per quanto mi riguarda, anche dal timore che possa essere sostituito da una centralità, in questo caso, di quasi tutti i Paesi latino americani.
* resp. America latina e Coop. Inter. PdCI