www.resistenze.org - osservatorio - mondo - politica e società - 09-06-09 - n. 277

da rebelion.org - http://www.rebelion.org/noticia.php?id=86664
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura di FR del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Gli Stati Uniti non accettano la sconfitta
  
Washington contro Cuba
 
di Eva Golinger
 
08/06/2009
 
La decisione unanime dello scorso 3 giugno, che ha cancellato la Risoluzione del 1962 con cui era stata sospesa la partecipazione di Cuba all’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), è stato un avvenimento storico. Di certo, è stata la dimostrazione lampante del mutamento verificatosi in America Latina negli ultimi 10 anni, dalla presa del potere da parte della Rivoluzione Bolivariana in Venezuela. Solo due giorni prima, il vecchio gruppo guerrigliero di El Salvador, il Fronte Farabundo Martì di Liberazione Nazionale (FMLN) ha preso il potere attraverso la figura del nuovo presidente Mauricio Funes, sottolineando, una volta di più, la prevalenza assunta dalla sinistra nella regione. Aver ottenuto la dissoluzione della Risoluzione del 1962 nell’OEA, così rapidamente dopo la Conferenza delle Americhe svoltasi lo scorso aprile, è un vero indicatore dell’integrazione latinoamericana, oltre alla dimostrazione che la nefasta ed imperialista “Dottrina Monore”, mediante la quale gli USA hanno dominato per secoli, ha smesso di esistere.
 
Washington non ha accettato di buon grado la sconfitta. Il governo di Barack Obama, che aveva tanto insistito sul cambiamento della politica verso Cuba, ha cercato di trasformarla in una vittoria. Nonostante siano stati i paesi dell’ALBA (Bolivia, Cuba, Repubblica Dominicana, Honduras, Nicaragua e Venezuela) che fino all’ultimo hanno negoziato la derogazione incondizionata della Risoluzione del 1962, i portavoce del Dipartimento di Stato hanno dichiarato che è stato il documento della segretaria di Stato, Hillary Clinton, quello che si è imposto nell’Assemblea Generale dell’OEA. (..)
 
Il presidente Hugo Chavez, aveva dichiarato alla stampa alla conclusione dell’Assemblea Generale dell’OEA in Honduras (1 - 3 Giugno) che Washington aveva fatto tutto il possibile per impedire che si trattasse la questione della Risoluzione del 1962. Furono invece i paesi dell’ALBA, insieme alla maggioranza dei paesi della regione, compreso il segretario generale dell’OEA, José Miguel Insulza, ad insistere nel fare di quella risoluzione obsoleta il tema principale della riunione. (..)
 
Cos’è successo, allora? Washington si è vista obbligata ad accettare il fatto che la regione è cambiata, com’è stato comprovato nella Conferenza delle Americhe a Trinidad e Tobago lo scorso aprile, e gli USA non possono più comandare come prima. (..) e quindi accettare di derogare la Risoluzione mettendo delle condizioni per il rientro di Cuba nell’OEA avrebbe, però, permesso di ottenere l’immagine “vittoriosa” di Washington, evitando anche il dibattito sulla questione dell’embargo giacché starebbe ora a Cuba rispondere in modo adeguato a questa “benevole apertura” nordamericana.
 
Non è un caso che soli due giorni dopo lo storico avvenimento dell’OEA che esalta la solidarietà regionale con Cuba, Washington annunci la cattura di due spie che negli Stati Uniti lavoravano per il governo cubano. L’arresto di due cittadini statunitensi, Walter Kendell Myers di 72 anni e sua moglie, Gwendolyn Myers di 71, il 4 giugno, con l’accusa di spionaggio, l’essere stati agenti illegali di Cuba per trent’ani e di aver cospirato per fornire informazioni al governo cubano, arriva in un momento d’apertura verso l’isola di fronte all’opinione pubblica statunitense.
 
Per la prima volta, dopo decenni, l’idea di fare affari legalmente, viaggiare o semplicemente di trattarla come un paese normale anziché come un “nemico”, sta diffondendosi fra la maggioranza degli statunitensi. Tanto che si pensava che le revoca dell’embargo potesse arrivare da un momento all’altro. Ma con la scoperta di “spie” cubane attive negli USA, cambia tutto. Torniamo alla Guerra Fredda. Myers ha lavorato per trent’anni nell’ufficio d’intelligence del Dipartimento di Stato e dovrebbe aver avuto accesso a documentazione su Cuba, che secondo la FBI avrebbe inviato al governo cubano. La moglie lo avrebbe aiutato. Secondo il Dipartimento di Giustizia statunitense, la coppia avrebbe continuato a spiare per Cuba fino a poco tempo fa, e avrebbero fornito informazioni in aprile, sulla Conferenza delle Americhe a Trinidad e Tobago. Un gruppo di senatori ha già fatto un appello perché s’impedisca di normalizzare i rapporti con l’isola, ed anche che il Congresso valuti i danni creati da queste “spie” alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. La segretaria di Stato Hillary Clinton ha ordinato una valutazione sul materiale che avrebbe potuto essere stato fornito al governo cubano. Intanto, nell’opinione pubblica Cuba ritorna ad essere un “nemico” che cerca di minare la sicurezza statunitense e carpire dei “segreti”.
 
L’indagine dell'FBI, in corso da tre anni, non poteva giungere in un momento più opportuno per Washington.
 
Questa situazione e i costanti inganni di Washington, rendono ancora più manifesta la necessità di creare un organismo latinoamericano che non sia soggetto all’influenza e/o dominio statunitense.
 
Il presidente Chavez ha sostenuto questa necessità:
 
“..questa vittoria d’oggi non è sufficiente, è solo l’inizio di una nuova era, perché l’OEA è lì, ancora con tutti i sui meccanismi intatti, l’imperialismo è intatto.. per questo continueremo a cercare di trasformarlo, dando vita ad un’organizzazione nuova, ed ogni giorno questa voce si fa più forte a queste latitudini”.
 
La OEA è un’organismo al servizio degli USA. Dalla sua fondazione nel 1948, l’OEA si è dedicata a consolidare e promuovere la “democrazia rappresentativa” nell’area, secondo il modello statunitense. Di fatto, l’OEA riconosce solo un modello socio-politico, quello degli Stati Uniti.
 
Ciò implica che l’OEA lavori attivamente per promuovere ed assicurare la diffusione del modello di democrazia imposto da Washington e non permette che i paesi membri sviluppino modelli alternativi, come la democrazia partecipativa o il socialismo. La Carta Democratica dell’OEA afferma che “La solidarietà e la cooperazione degli Stati americani... si può esercitare solo sulla base dell’esercizio effettivo della democrazia rappresentativa”, il che esclude qualunque paese con un modello alternativo di cooperazione regionale. In più, qualunque Stato che non adotti il modello della democrazia rappresentativa promosso dagli USA è accusato di violare la Carta Democratica, o di violare i diritti civili, politici o umani. Eppure, l’OEA non ha mai condannato i molti colpi di stato eseguiti o promossi dagli Stati Uniti nella regione, compresi quelli eseguiti dalla CIA contro Jacobo Arbenz in Guatemala nel 1954, J.M. Velasco Ibarra in Ecuador nel 1961, Juan Bosch in Repubblica Dominicana nel 1963, Joao Goulart in Brasile nel 1964, Allende in Cile nel 1973, il presidente Chávez in Venezuela nell’aprile 2002 ed il presidente Aristide ad Haiti nel 2004. E nemmeno ha condannato gli USA per le sue aggressioni contro Nicaragua, Honduras e El Salvador negli anni ottanta, nonostante che la Corte di Giustizia Internazionale dell’Aia abbia riconosciuto la violazione della sovranità commessa dagli USA contro il Nicaragua in quell’epoca. Il Nicaragua, per avere giustizia, ha dovuto ricorrere ad un sistema di giustizia estraneo all’OEA, perché l’OEA negava la presentazione della richiesta contro Washington. L’OEA non ha mai condannato l’invasione statunitense di Grenada nel 1983, e nemmeno quella contro Panama nel 1989.E allora a che serve l’OEA e la sua Carta Democratica, se esiste soltanto per difendere gli interessi statunitensi e dei loro alleati nell’area?
 
Ora, quando la maggioranza dei paesi latinoamericani si stanno liberando dalla dominazione degli USA imposta da secoli, e quando sono sempre più chiari i segnali che il governo di Washington non intende levare l’embargo a Cuba, né di smetterla con le sue aggressioni contro paesi come Bolivia e Venezuela, è necessaria la creazione di un’Organizzazione di Stati Latinoamericani e Caraibici liberi dalla mano imperiale. Obama ha appena finito di chiedere circa 320 milioni di dollari addizionali per finanziare nel 2010 la “democrazia” in America Latina. Questa cifra straordinaria supera la somma totale degli otto anni di governo di George W. Bush per “promuovere la democrazia” nella regione, denaro che ha alimentato movimenti d’opposizione a governi non subordinati agli interessi Washington. Questa fretta conferma l’intensificazione dell’invasione silenziosa nell’area, quale strategia per sovvertire i percorsi di cambiamento che si stanno verificando in paesi come Bolivia, Ecuador, Venezuela e molti altri. Tanto, come dimostra il caso di Cuba, l’impero non ci sta a perdere, continuerà a lottare per recuperare la sua leadership e la sua dominazione regionale fino all’ultimo.
 
Eva Golinger, statunitense- venezuelana, è dottore in Diritto Internazionale, scrittrice e ricercatrice, autrice dei libri: “Il codice Chavez, - La guerra di Washington contro il Venezuela”; “La ragnatela imperiale: Enciclopedia d’Ingerenza e sovversione”; “Lo sguardo dell’impero Sul 4F: I Documenti Declassificati di Washington sulla Ribellione Militare del 4 de Febbraio1992”.