Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Un Protocollo sul clima dal Sud
Gli strati più poveri della popolazione del Sud sono i più colpiti dai cambiamenti climatici, ma le loro voci di rado vengono ascoltate, e non perché non abbiano niente da dire. Nel mese di ottobre 2007, hanno dato vita al "Protocollo dei Popoli sui cambiamenti climatici". Non si tratta di un'ode alla riduzione delle emissioni di CO2, ma della perorazione circostanziata per una giustizia sociale e internazionale e un monito al modello devastatore basato sul "profitto".
Il clima fuori controllo...
Nel XX secolo la temperatura media sulla Terra è aumentata di 0,6° centigradi, un incremento senza precedenti nell'ultimo millennio. I mari e gli oceani si riscaldano. Ondate di calore, siccità e scarsità d'acqua si alternano a uragani, cicloni e tempeste tropicali, sempre più frequenti. Inevitabili le vittime.
La fusione della calotta di ghiaccio provoca anche l'innalzamento del livello del mare. Nel secolo in corso, gli scenari prevedono un aumento tra 9 e 88 cm, con conseguenze disastrose: l'allagamento di alcune zone costiere e delle isole, di terreni seminativi, con conseguenze catastrofiche per la vita di innumerevoli agricoltori e delle loro famiglie.
Sicurezza alimentare in pericolo
Nel 2003, l'Europa ha vissuto la sua estate più calda degli ultimi 500 anni. Durante questa ondata di calore, temperature roventi hanno ucciso 30.000 persone. In futuro, le ondate di calore saranno la regola e non più l'eccezione.
Nel sud i cambi di stagione si sono fatti imprevedibili. Se una volta gli agricoltori sapevano quando seminare e piantare, hanno ormai perso i loro riferimenti. In un paese infieriscono tempeste tropicali, in un altro la siccità distrugge le coltivazioni e minaccia l'approvvigionamento alimentare. Non sono in agguato solo le carestie, ma anche disordini, conflitti sociali e nuove ondate di migrazione di massa dei rifugiati climatici in cerca di un posto decente in cui vivere.
Un clima favorevole alla diffusione delle malattie
Sono sempre più frequenti malattie direttamente collegate al cambiamento climatico. Gli insetti responsabili della trasmissione di malattie come la malaria e la dengue, non solo sopravvivono più a lungo nelle temperature più elevate, ma prolificano anche in luoghi in cui erano precedentemente assenti. Fino alla fine degli anni '70, gli altopiani dell'Africa godevano di un clima sufficientemente freddo da contenere le colonie di zanzare nelle zone a bassa altitudine. Oggi, le zanzare portatrici di malaria sono presenti numerose ovunque, con le relative conseguenze. A temperature elevate anche i batteri responsabili della salmonella e del colera, prolificano più rapidamente.
Un'altra minaccia per la salute pubblica è connessa all'allagamento. Durante l'estate del 2004, due terzi del Bangladesh sono stati allagati, e gran parte dell'Assam e del Bihar in India. Circa 50 milioni di persone sono state colpite e in migliaia e migliaia hanno sofferto di diarrea a causa della contaminazione dell'acqua potabile. Le riserve di acqua dolce diminuiranno, mentre la mancanza di acqua potabile è già un problema globale.
I gruppi più vulnerabili sono i più esposti
Più della metà delle vittime di inquinamento atmosferico vivono nel Sud del mondo. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, il riscaldamento del clima causerà ogni anno 160.000 decessi in tutto il mondo. Ricchi e poveri a subirne le conseguenze, ma i paesi in via di sviluppo saranno i più colpiti perché sono già assediati da una penuria di cibo e acqua. Gli effetti della malnutrizione, della diarrea e della malaria derivanti dalle alte temperature, dalle siccità e dalle inondazioni costituiscono un cocktail letale, soprattutto per i bambini.
La causa?
Per centinaia di migliaia di anni il clima ha governato la vita degli uomini. Ironia della sorte, oggi è l'uomo che influenza il clima. L'intervento umano è responsabile di un aumento significativo delle emissioni di gas a effetto serra nell'atmosfera, che a sua volta determina l'innalzamento delle temperature sulla Terra. L'agente più pericoloso è la CO2 prodotta dalla combustione di una quantità sempre maggiore di combustibili fossili per l'industria, il commercio, il trasporto e gli eserciti.
Il nostro pianeta sta vivendo una crisi climatica di proporzioni catastrofiche che richiede misure radicali. Le azioni tentate per salvare il nostro pianeta si sono finora rivelate inefficaci. Gli obiettivi del protocollo di Kyoto per ridurre le emissioni di gas serra non saranno raggiunti.
Perché? Perché il protocollo di Kyoto, purtroppo, non riconosce le vere cause del cambiamento climatico: la globalizzazione e l'avidità malata delle multinazionali. Da un lato ignora i popoli del Sud, che sono le principali vittime del cambiamento climatico, dall'altro incoraggia soluzioni basate sul concetto liberale che la crescita economica primeggi sui bisogni del pianeta e della sua popolazione.
Mentre una élite si pasce di produzioni sconsiderate, profitto e consumismo, la stragrande maggioranza delle persone vivono nel sottosviluppo e nella povertà. Ironia della sorte se si pensa che le più grandi società transnazionali del mondo e le superpotenze sono state costruite sfruttando le popolazioni e le risorse naturali del Sud.
La risposta del Sud
Nel mese di ottobre 2007, un importante convegno sul clima si è svolto in Thailandia, con partecipanti provenienti da Asia e dal Pacifico. Questo è il primo progetto di Protocollo dei Popoli sui cambiamenti climatici. Questo documento esprime le aspirazioni dei cittadini, specialmente quelli del Sud, che sono più colpiti dai cambiamenti climatici. La loro voce è importante per giungere ad un trattato ponderato sul clima. I firmatari del Protocollo pensano che le soluzioni per la crisi climatica non verrà dai responsabili, quanto dai movimenti di base.
Il Protocollo dei Popoli riconosce che la disuguaglianza sociale è un problema di fondo del cambiamento climatico: la grande responsabilità di una piccola élite e la vulnerabilità sproporzionata della stragrande maggioranza genera conseguenze nefaste.
I valori fondamentali espressi dal Protocollo sono il cambiamento sociale, la sovranità, la tutela dell'ambiente, la responsabilità, la partecipazione e la responsabilizzazione.
Le risoluzioni del Protocollo dei Popoli sui cambiamenti climatici
- I bisogni fondamentali di tutti gli esseri umani devono avere la precedenza rispetto al profitto di pochi;
- Il modello di sviluppo basato sulla crescita economica e lo sfruttamento dell'uomo e dell'ambiente, deve essere sostituito da una gestione sovrana e democratica delle materie prime;
- L'avidità è la causa del riscaldamento globale e della povertà strutturale, quindi non si ritiene il libero mercato una soluzione;
- Il cambiamento climatico non è un problema ambientale ma un problema di giustizia sociale; esso è causato dal saccheggio delle risorse da parte delle multinazionali e degli Stati del Nord;
- Il conto deve essere presentato ai ricchi! Una riparazione giusta richiede il risarcimento del Sud da parte del Nord;
- Riconosciamo che le emissioni di CO2 devono essere ridotte anche al Sud, ma tenendo conto delle sue cause: il modello di consumo del Nord e lo sfruttamento senza scrupoli delle risorse del Sud da parte delle multinazionali (ricordate, ad esempio, la massiccia deforestazione).
Unite la vostra voce a quella del Sud: firmate il Protocollo!