www.resistenze.org - osservatorio - mondo - politica e società - 05-06-13 - n. 456

"Nulla è più importante di un bambino"
 
Granma | granma.cu
 
L'Avana, 01/06/2013
 
Il 1º giugno del 1963, per la prima volta Cuba celebrò il Giorno Internazionale dell' Infanzia, istituito per accordo nella Conferenza Internazionale di Difesa dell'Infanzia, svolta a Vienna, in Austria, nel aprile del 1952.
 
In quella convenzione si proclamò che "per il solo fatto di nascere, il bambino ha il diritto d'essere felice, realtà che Cuba rivoluzionaria realizza pienamente.
 
Con molto orgoglio l'Isola mostra l'opera della sua politica di giustizia sociale che la differenzia dalla triste realtà che angoscia il pianeta e i cui numeri non fanno cambiare i poderosi.
 
Circa 600 milioni di bambini vivono in miseria e più di 27.000 minori di cinque anni muoiono ogni giorno per cause evitabili.
 
Più di 250 milioni di bambini da cinque a 14 anni lavorano in lunghe e durissime giornate di fatica.
 
67 milioni di bambini non frequentano nemmeno le scuole elementari,  pur avendo l'età per farlo e altri 72 milioni di adolescenti non frequentano le scuole medie.
 
La Giornata di 50 anni fa è stata creata con le parole d'ordine che "I bambini sono nati per essere felici" e che "Nulla è più importante di un bambino" e queste parole d'ordine hanno guidato tutta l'azione della nazione cubana, per sradicare per sempre tutta questa terribile e perversa realtà che hanno sofferto anche i cubani prima del primo gennaio del 1959.

 
Non è un paese per bambini
 
Oltre 720mila bambini vivono in povertà: non hanno cibo, vestiti e cure mediche. Il rapporto di Save the children sulla condizione dell' infanzia in Italia
 
Barbie Latza Nadeau * | piattaformainfanzia.org
 
31/05/2013
 
Internazionale - N.1002 - Secondo l'ultimo rapporto di Save the children, Allarme infanzia , in questo momento l'Italia è uno dei paesi peggiori d'Europa in cui essere bambini, con 720mila minori che vivono in assoluta povertà. In termini pratici, significa che questi bambini non hanno abbastanza da mangiare, non usufruiscono dell'assistenza sanitaria di base, compresi i vaccini più importanti e i controlli all'udito e alla vista. Inoltre in molti casi non vanno a scuola o se ci vanno sono troppo afamati o turbati per concentrarsi. Significa anche che non vivono la loro infanzia come dovrebbero poter fare, perché sono troppo occupati a sopravvivere. L'ultimo rapporto di Save the children per l'Italia è a dir poco deprimente.
 
Il 20 maggio l'ong ha organizzato manifestazioni di protesta in sedici città, facendo sfilare i bambini davanti ad alcuni dei più importanti monumenti del paese. Davanti alla torre di Pisa portavano sagome di cartone di bambini a rappresentare la generazione perduta del paese e cartelli con scritte come "Ci avete rubato il futuro" e "Ci state rubando il cibo". L'iniziativa, che continuerà fino al 5 giugno con manifestazioni di sensibilizzazione in tutto il paese, vuole essere un campanello d'allarme per i politici. Gli organizzatori sostengono che se non si interverrà al più presto, un numero sempre maggiore di bambini e adolescenti italiani rischierà di avere un futuro senza speranza.
 
L'Italia è molto al di sotto della media europea in base ai dodici indicatori socioeconomici standard per l'infanzia. Tra questi ci sono il livello di nutrizione, l'accesso regolare all'istruzione, l'inclusione sociale, le condizioni economiche generali e le opportunità di lavoro future. In Europa, solo la Grecia e la Bulgaria hanno una situazione peggiore. "Siamo preoccupati per il futuro dei bambini di questo paese", ha dichiarato Valerio Neri, direttore generale di Save the children Italia. "In base a tutti gli indicatori, le prospettive dei ragazzi italiani sono estremamente negative". Istruzione negata La crisi economica complica le cose. Il rapporto di Save the children denuncia un preoccupante tasso di abbandono scolastico, il che significa che la crisi attuale si ripercuoterà anche nei prossimi anni, quando i bambini italiani diventeranno adulti e rischieranno di essere poco istruiti e senza alcuna specializzazione. Un ragazzo su cinque - il 18 per cento degli adolescenti - lascia la scuola dopo le medie, intorno ai 14 anni, per andare a lavorare nel mercato nero o nell'azienda di famiglia, o per occuparsi dei fratelli più piccoli, per permettere ai genitori di guadagnarsi da vivere. La media europea è del 10 per cento. A volte lasciano la scuola perché i genitori non riescono più a pagare i libri, i pasti e il trasporto o peggio ancora perché si vergognano di non avere vestiti e scarpe adeguati. Tra quelli che completano il corso di studi superiore, solo una minima parte, meno del 30 per cento, si iscrive all'università. E se riescono a finire l'università, devono afrontare un tasso di disoccupazione che per i laureati è intorno al 40 per cento. Alla luce di queste statistiche, non c'è da stupirsi se, a livello di opportunità educative, l'Italia è al quart'ultimo posto in Europa, seguita solo da Malta, Portogallo e Spagna. Ma forse la cosa più grave che emerge dal rapporto di Save the children è che lo stato italiano ha praticamente abbandonato i suoi giovani.
 
L'Italia è ventiduesima su 27 nella lista degli stati che non garantiscono servizi adeguati per i bambini. Solo due su dieci frequentano nidi e asili pubblici, per cui spesso i genitori non possono lavorare perché devono occuparsi di loro. A parte i servizi, in Italia stanno diminuendo anche i parchi giochi e gli spazi verdi a causa della cementificazione dovuta all'espansione delle industrie. Save the children calcola che sette bambini italiani su cento crescono vicino a fabbriche inquinanti. E quando ci sono i servizi, spesso le famiglie sono troppo povere per ofrire ai loro figli le opportunità più basilari. Nell'ultimo anno, quasi il 20 per cento di loro non è mai stato al cinema, e più del 25 per cento non pratica nessuno sport, anche perché la crisi ha costretto le scuole a tagliare i programmi sportivi. Più del 33 per cento dei ragazzi italiani dai 6 ai 17 anni non ha mai usato internet e quasi il 36 per cento non ha mai usato un computer. Ma la cosa più grave è che il 39, 5 per cento non ha mai letto un libro. Save the children, e altre ong, hanno avviato una serie di iniziative di base nelle città più povere. In alcuni casi, come a Bari, ofrono assistenza gratuita ai bambini per permettere alle madri di cercare un lavoro. Altri programmi mirano alla costruzione di parchi giochi nei quartieri dove i ragazzi che non vanno a scuola possano incontrarsi e socializzare, per sviluppare le capacità linguistiche e aprirsi a nuove idee.
 
In Italia si moltiplicano le iniziative per insegnare ai genitori come nutrire correttamente i bambini anche con risorse limitate. Save the children ha chiesto ai genitori di scrivere un messaggio sul futuro dei loro figli da postare sul sito della campagna. Uno dei più commoventi recita: "I bambini sono le creature più pure che esistono...hanno diritto di vivere in pace e, soprattutto, noi abbiamo il diritto di fare l'impossibile per realizzare i loro sogni". Purtroppo, in alcune zone d'Italia, sopravvivere all'infanzia è diventato l'ostacolo più dificile da superare.
 
(*) The Daily Beast, Stati Uniti
 

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