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Si dimette il responsabile dell'Inchiesta ONU sull'ultima offensiva militare israeliana su Gaza – Ricordando il rapporto Goldstone

Dall'operazione "Piombo Fuso" alla sconfitta di Schabas: tornano le "sanzioni collettive"

Gib McInnis |
globalresearch.ca
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
12/02/2015
 
Martedì 3 febbraio, l'agenzia di stampa Reuters ha riferito che il capo dell'inchiesta delle Nazioni Unite sull'offensiva militare israeliana della scorsa estate su Gaza detta "Margine Protettivo" (1), William Schabas, accademico canadese, si dimetterà a seguito delle accuse di parzialità mosse da Israele, riferite alla passata attività di consulenza che l'accademico aveva prestato all'Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Le indagini del dottor Schabas dovevano essere raccolte in un rapporto che si attendeva per il prossimo marzo. Tuttavia, il destino di Schabas non è una gran sorpresa per chi ha avuto modo di osservare i precedenti tentativi - nella specie quelli del giudice Goldstone - per provare la responsabilità di Israele nel massacro di migliaia di civili di Gaza.

A Schabas è stato conferito l'incarico il 22 luglio 2014, quando le Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione per l'apertura di un'inchiesta sulle violazioni dei diritti umani a Gaza, scatenate dall'attacco militare di Israele nella sua ultima operazione chiamata "Margine Protettivo". Più di 2.100 palestinesi sono rimasti uccisi e, secondo le stime delle Nazioni Unite, almeno il 70% dei palestinesi uccisi erano civili.

Gli Stati Uniti sono stati l'unico paese nel mondo a votare contro la risoluzione ed il loro sostegno alle odierne "sanzioni collettive"  richiama la vicenda di un massacro simile perpetrato dall'esercito israeliano nel 2008/9, che originò i lavori di una commissione investigativa delle Nazioni Unite sul conflitto di Gaza, più conosciuto come rapporto Goldstone. Ogni provvedimento che il rapporto ebbe a raccomandare incontrò il successivo veto degli Stati Uniti. Comprendere pertanto qual'è stato il destino di Goldstone e del suo rapporto, aiuta a trovare la ragione delle dimissioni del dr. Schabas.

L'attuale risoluzione ONU (ed il relativo rapporto atteso in marzo) erano destinati probabilmente ad essere un vano sforzo - qualunque fosse l'onestà e l'efficienza del personale coinvolto nell'inchiesta - dal momento che ogni tentativo di dichiarare Israele  responsabile per i crimini di guerra avrebbe nuovamente incontrato il veto degli Stati Uniti, così come accadde nel 2009, poco dopo che il giudice Goldstone ebbe a presentare il suo rapporto. Nell'aprile del 2009, Goldstone fu a capo di una commissione istituita dall'Alto Commissariato ONU per i rifugiati per investigare sui crimini di guerra durante il conflitto di Gaza del 2009, conosciuto anche come "Operazione Piombo Fuso".

Goldstone è un ebreo sionista nato e cresciuto in Sudafrica, dove si mise in luce per le sue indagini sugli eccessi delle forze di sicurezza bianche nei confronti del movimento anti-apartheid. Una delle sue indagini lo portò a scoprire criminali di guerra nazisti in Argentina, mentre la sua reputazione internazionale nell'indagare sulle violenze lo portò direttamente all'incarico di Primo Procuratore Capo presso il Tribunale Penale Internazionale delle Nazioni unite  per la "pulizia etnica" nell'ex Jugoslavia e per il genocidio in Ruanda dall'agosto 1994 al settembre del 1996.

Il rapporto Goldstone, pubblicato nel settembre del 2009, mosse accuse sia ad Israele che ad Hamas per i crimini di guerra perpetrati dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009, durante l'operazione militare "Piombo Fuso" che uccise oltre 1.300 palestinesi e 13 israeliani. Quando il rapporto fu consegnato all'Assemblea Generale dell'ONU nell'ottobre del 2009, secondo Goldstone, fu inizialmente respinto poichè molti stati membri si focalizzarono sulle parti del rapporto che condannavano Israele (come possono essere parziali le prove?) ignorando i dettagli del rapporto in merito ai crimini di guerra commessi da Hamas.

Goldstone pubblicamente denunciò le accuse di parzialità di Israele e invitò i membri delle Nazioni Unite a prendere in esame parimenti gli aspetti del rapporto pure critici verso Hamas, ma nuovamente gli americani resero noto che nessuno dei suoi 15 membri del Consiglio di Sicurezza avrebbe intrapreso alcuna azione contro Israele, in tal modo le raccomandazioni del rapporto vennero ignorate e l'incarico di Goldstone ebbe termine.

Una delle più impressionanti descrizioni delle ritorsioni collettive perpetrate da Israele nel rapporto era "l'attacco sugli edifici civili di Ateya e Wa'el al-Samouni, che portò all'uccisione di 23 membri della famiglia allargata di Al Samouni" (Capo 706). I capi dal 706 al 735 descrivevano il massacro di questa famiglia da parte dell'esercito israeliano. All'interno di questi capi d'accusa, il lettore viene trasportato nella casa della famiglia Al Samouni e viene reso testimone dell'aggressione dei soldati israeliani i quali spararono con fucili mitragliatori all'interno di una stanza dove oltre venti membri della famiglia erano riuniti. "Molti furono feriti, Ahmad, un piccolo di quattro anni, riportò ferite particolarmente gravi... I soldati si spostarono poi nella stanza successiva e la incendiarono. Il fumo che si originò nella stanza iniziò a soffocare i familiari. Un testimone ha riferito alla commissione dichiarò di aver visto della 'roba bianca' (fosforo bianco) venir fuori dalla bocca del suo giovane nipote di 17 anni, mentre lo aiutava a non soffocare" (Capo 709).

Eppure,  fino ad oggi il governo di Benjamin Netanyahu non è stato dichiarato responsabile per questo massacro. Vero è che nell'ottobre di quell'anno, Netanyahu dichiarò pubblicamente che avrebbe messo insieme una commissione per un'inchiesta interna, ma altrettanto chiaramente dichiarò (The Jerusalem Post, 25 ottobre 2009) che "la commissione non avrebbe messo sotto inchiesta nè i soldati nè gli ufficiali" coinvolti nelle uccisioni.
Un anno dopo il massacro (nel gennaio 2011), Angele Comet di "Democrazia Adesso" visitò la famiglia Al Samouni e riferì che i Samouni erano ridotti in estrema povertà a vivere in baracche e che, anche peggio, ancora nessuno del governo israeliano li aveva mai contattati.

Sebbene il Giudice Goldstone abbia riconosciuto in un'intervista (Bill Moyers Journal 23 ottobre 2009) che Israele avesse tutti i diritti di difendersi da ogni suo nemico, egli ha altrettanto  argomentato che Israele non aveva alcun diritto di infliggere sanzioni collettive ai civili innocenti di  Gaza, fatto di cui Israele è colpevole, specialmente quando i dati numerici sulle perone coinvolte sono così considerevoli. Nell'operazione "Piombo Fuso" furono uccisi 1.300 palestinesi e 13 israeliani. Nell'attuale operazione "Margine protettivo", oltre 2.100 palestinesi sono stati uccisi e più del 70% di loro erano civili.

Pertanto, le dimissioni del dr. Schabas, apparentemente fondate sulle accuse di parzialità da parte di Israele, sono solo un'altro tentativo di sviare le indagini della giustizia internazionale. Nel caso di Goldstone, Israele ricorse alla tattica di accusare Goldstone per non essere stato imparziale nei confronti di Israele, e oggi, nel caso di Schabas, Israele sfrutta l'ignoranza internazionale per ricorrere alla stessa tattica. Una citazione famosa si attaglia qui perfettamente: "coloro che non imparano dal passato saranno condannati a ripeterlo".
 
(*) Gib McInnis  è uno dei fondatori delle "InExile Publications," ripubblicate in  Paul Goodman's Moral Ambiguity of America, con una sua introduzione, e della Ur of Chaldees di Sir Leonard Woolley. Ha inoltre pubblicato numerosi pezzi  come giornalista freelance per la Sherbrooke Record e per il Quebec Chronicle Telegraph, Canada. Potete leggere i suoi scritti sulla pagina Amazon dell'autore.

Note:
(1)  N.d.t.: L'operazione "Margine di Protezione", (in ebraico: מִבְצָע צוּק אֵיתָן, Mivtza 'tzuk Eitan, "Operazione Scogliera Solida"; in arabo: ‫الجرف الصامد‬, al-Jurf al-ṣāmid, col medesimo significato), è il nome in codice della campagna militare iniziata l'8 luglio 2014 dalle Forze di Difesa Israeliane contro la popolazione della Striscia di Gaza. La campagna ha termine il 26 agosto successivo.‬


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