www.resistenze.org - osservatorio - mondo - politica e società - 06-03-17 - n. 623

Ancora Fukuyama. Ancora banalità

Tiziano Tussi

06/03/2017

Ancora Fukuyama. Ancora banalità. Il Sole 24 ore, prima pagina, con continuazione in pagina interna. Cominciamo dalla fine. Francis Fukuyama viene  indicato, al termine del suo articolo, come l'autore di un famoso libro, La fine della storia, 1992, che aveva appunto come tesi l'uscita dalla storia per un inizio unico in un ambito internazionale pacificato dallo scontro tra campo comunista e  capitalista, dopo la scomparsa dell'URSS. Naturalmente quella tesi si è dissolta poco dopo alla luce del semplice fatto che la storia, semplicemente continuava ad esistere, con altre forme rispetto a quelle della guerra fredda.

Sulla scia di queste inutilità Fukuyama ha inanellato una carriera significativa, già comunque avviata. Oggi il suo articolo sul Sole ci rende edotti della presenza delle fake-news o altrimenti dette post-truth. Tradotto, a senso, questi due neologismi significano falsità, bugie. Ora Fukuyama inorridisce al riguardo, dando addosso alla Russia, alla Cina e a Trump.

Qualche passaggio. "Il principale manipolatore dei social media è la Russia… [e] la Cina con le sue decine di migliaia di censori  [in internet], naturalmente la rete è un elemento di democrazia, anche se non così come troppi si aspettavano, ma in ogni caso ha permesso di rendere possibili le "rivoluzioni colorate". Tale aspetto democratico è stato distrutto da Trump con le sue falsità anche se "gli elettori repubblicani gli hanno perdonato le sue colossali e reiterate menzogne." L'articolista non si chiede perché Trump ha vinto le elezioni per la carica di Presidente degli USA. E prosegue lamentandosi che non è sicuro, evidentemente dopo tanto disastro informatico, che "la buona informazione scaccerà quella cattiva". E poi finisce con "La gente comune ha ragione di essere turbata." Notevole definizione scientifica - gente comune – che vuole dire proprio niente. La gente comune ha votato Trump. Peccato.

Ma vediamo cosa il buon Fukuyama avrebbe potuto citare per descrivere questa schifezza che è l'abbondanza di tutto quanto fa spettacolo che si trova in rete. Poteva partire dai sofisti – li conoscerà di certo – che nei secoli V-IV a.C., in Grecia, hanno elevato il disancoraggio della parola dalla verità a pensiero egemone. Ci sono voluti gli sforzi di Socrate  e Platone per cercare di ridurre il guasto della disinvoltura concettuale e politica dei sofisti. Ma la battaglia non è stata vinta definitivamente.

La moneta cattiva scaccia sempre quella buona: anche questo assunto è un assoluto, un must, del pensiero economico-monetario. Ma guardando meglio in casa sua, tra i suoi recenti Presidenti, avrebbe potuto riferirsi alla bufala delle armi di distruzione di massa, accreditate a Saddam Hussein, esibite, come certissima verità nella sede dell'ONU da Colin Powell, segretario di Stato con Bush figlio, con conseguente guerra allo stato medio orientale ed uccisione di Saddam.

Avrebbe potuto, invece che irridere ai riferimenti che Trump adopera, nella sua attuale fase politica – Watergate e maccartismo – pensare ai falsi storici costruiti degli USA alla fine del 1800 per l'invasione di Cuba, appena liberatasi dagli spagnoli; oppure all'incidente del Golfo del Tonchino, mai avvenuto, riguardante la guerra in Vietnam, sonoramente persa dagli USA.  Due fake-news che sono costate morti e feriti e figuracce agli USA.

Ed ancora. I dubbi che aleggiano sulla questione dell'aggressione giapponese a Pearl Harbour, che gli USA sapevano stesse accadendo, così come molti affermano, ma che hanno lasciato andare sino alla fine per avere un motivo inattaccabile per entrare nella Seconda guerra mondiale, sino alla schifezza massima e recente dell'attentato alle torri gemelle dell'11 settembre 2001,  con le sue conseguenze di grandi sospetti su come le cose siano veramente andate. Fenomeno che vede ancora gli USA impantanati, in seguito a quel fatto, in Iraq ed Afghanistan.

Ma è inutile inanellare tutte le post-truth made in USA , create sotto qualsiasi Presidente e per vari e diversissimi problemi. L'ultima: la conquista del Nicaragua, operata sotto la spinta USA da un avventuriero che voleva facilitare la strada verso l'oro della California ai cercatori statunitensi. Un accenno, doveroso,  al golpe in Cile di Pinochet. Ma ve ne sarebbero decine, se non centinaia da citare.

E Fukuyama ci mette sull'avviso ora delle sparate di Trump. Tutti ne sono inorriditi – la gente comune. Ma chi lo ha votato l'attuale Presidente USA? Un controcanto glielo eleva Martha Nussbaum, un'intellettuale, filosofa e sociologa sulla cresta dell'onda, che sul Corriere della Sera, stesso giorno e stessa sistemazione di evidenza ci dice che "negli USA c'è ancora disuguaglianza razziale, ma non a quei livelli – si riferisce agli anni cinquanta – e condividiamo tutti un impegno nazionale per mettervi fine."

Ora se le parole servono a qualcosa e non debbono essere delle non verità, tutti significa che nessuno escluso ecc. ecc. Ma come non vedere che le questioni razziali-pauperistiche-di cittadinanza-di sanità, e fermiamoci qui, sono ancora e sempre più problemi che non si risolvono negli USA. I tutti cui la Nussbaum si rivolge dove sono?

Perché basta spargere un po' di banalità da autorevoli quotidiani o da reti televisive, radio ed altri media ed avere un nome di richiamo per essere sicuri che si riuscirà almeno in uno degli obiettivi che ci si propone  e cioè che tutto rimanga più o meno come prima, come sempre. Problemi irrisolti, vita grama di masse di uomini al confronto di una vita già risolta, a livello di godimento di beni e di problemi inesistenti di piccoli gruppi di super garantiti.

Il titolo dell'intervista della Nussbaum – recuperato dalle analisi che la stessa propone  - recita: I valori americani non sono tramontati. Neppure le banalità americane sono tramontate. I due post-truth o fake-news viaggiano assieme, strettamente legate.


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