www.resistenze.org - osservatorio - mondo - politica e società - 30-03-17 - n. 627

Esercito di riserva

A.B.T | unidadylucha.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

25/03/2017

Da quando è arrivata la crisi di sovrapproduzione capitalista nel 2008, un fantasma si aggira per i quartieri operai di tutto lo Stato, la disoccupazione. Da quando è cominciata la crisi ascoltiamo con stupore i portavoce dei padroni dirci cose come stringere la cinghia o più concretamente, parafrasando il detenuto Díaz Ferrán [ex presidente di CEOE, la confindustria iberica, in carcere per appropriazione indebita, ndt], "bisogna lavorare di più e guadagnare meno": questa è la sintesi di come vogliono superare la crisi i capitalisti.

Nell'ultimo trimestre del 2016 hanno ridotto il tasso di disoccupazione al 18,63% della popolazione attiva, quando un anno fa era del 20,90%.

Questi dati non dicono però che più o meno un lavoratore su cinque è disoccupato. Ciò significa che questo fantasma spaventa la classe operaia allo scopo, come abbiamo segnalato prima, di far lavorare di più e guadagnare meno. Fermo questo, è necessario che una parte dei lavoratori non trovino lavoro, diventando quello che tutti conoscono come l'esercito di riserva del capitale, che li obbliga ad accettare lavori che li contraddistinguono come "lavoratori precari", come se ci fosse una linea invisibile che divide i lavoratori, i precari e quelli che non lo sono, quando obiettivamente tutti i lavoratori sono precari o, allo stesso modo, tutti i lavoratori sono afflitti dallo sfruttamento capitalista. Così il sistema ha bisogno di quell'esercito di riserva per obbligare tacitamente gli altri lavoratori ad accettare quelle condizioni chiamate "precarie", che non sono altro che l'ennesimo colpo di scena dello sfruttamento

Il capitalismo non vuole diminuire la disoccupazione perché perderebbe la carta vincente dei padroni: ce ne sono tanti come te, disoccupati.

Forse vuole giocare con le cifre nella sua gestione del governo, mentre in realtà quello che fa è truccare quei numeri con i giovani emigranti obbligati ad andare via alla ricerca di un lavoro, coi prepensionamenti e i pensionamenti forzati, con i lavori part-time, ecc.

Tutti coloro che rimangono fuori dallo spazio lavorativo, sono trattati come bambini monelli o pigri, che non vogliono lavorare e che vogliono solo vivere con gli "aiuti" dello Stato, obbligandoli a frequentare interminabili corsi di aiuto alla ricerca del lavoro, che aiutano a cercare nuove strade lavorative con corsi di apprendistato, che non sono altro che la zampa delle reti clientelari delle organizzazioni che vivono e si nutrono economicamente di questi doni.

Quando la frustrazione e l'apatia subentrano in queste persone, le si cataloga come disoccupati di lunga durata. Situazione che implica delle penalità alle quali devono fare fronte in tutti gli ambiti della vita: economica, personale, familiare e perfino nella salute.

Il Partito Comunista dei Popoli di Spagna (PCPE) non dimentica che la classe operaia non è solo quella che sta in fabbrica col suo lavoro "privilegiato", né solo quella che viene definita "precaria" soprattutto nel settore dei servizi e dei falsi autonomi.

Si trova anche in quelle code per la "disoccupazione", in quei corsi insipidi, in quegli uffici il giorno 10 di ogni mese, controllata da quella burocrazia inquisitrice che obbliga perfino a comunicare i movimenti che si fanno nel territorio dello Stato.

E sappiamo anche che questo Esercito di riserva è lì solo perché i capitalisti possano continuare ad espandere i loro profitti a costo di spremere all'osso la classe operaia, come sappiamo che esso sarà, insieme al resto dei lavoratori e delle lavoratrici, il futuro della rivoluzione.

Socialismo o barbarie.


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