www.resistenze.org - osservatorio - mondo - politica e società - 14-04-19 - n. 709

Stati Uniti e America Latina nell'era di Trump

Ricardo Soberón * | alainet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

03/04/2019

John Quincy Adams, il sesto presidente nordamericano, coniò il detto "Gli Stati Uniti non hanno amici, solo interessi" per descrivere la diplomazia nord americana di fronte alla comunità internazionale. L'obiettivo di questo articolo è quello di rendere conto di 5 temi che dimostrano l'attualità di questo modo di dire, soprattutto nel contesto latino-americano, ancor più quando è in atto una nuova architettura multilaterale. Inoltre, se questo detto è attribuibile ai diversi governi degli Stati Uniti (democratici o repubblicani), queste distorsioni diventano molto più evidenti di fronte alla natura peculiare del governo di Donald Trump. Vediamo ognuna di loro.

1 - Nuove relazioni con il Brasile di Bolsonaro: conosciamo la dubbia reputazione democratica di questo militare convertito in Presidente del Brasile, dopo gli scandali di corruzione di Odebrecht. Come risultato della sua recente visita a Washington si sviluppa una nuova relazione strategica, compresa la possibilità di incorporarlo nella NATO. Questo ci ricorda le particolari relazioni con la Colombia durante il governo di Uribe (2002-2010), in quello stesso foro di difesa multilaterale. L'integrazione del Brasile come alleato strategico rappresenta una rottura evidente che aiuta a contrarre la mappa geopolitica globale e dell'emisfero. Questo nuovo scenario, nonostante il rifiuto di fornire truppe brasiliane prima di un ipotetico conflitto con il Venezuela, costituisce un rischio maggiore per la stabilità regionale.

2 - L'eccessivo protagonismo di Washington: per primo lo sviluppo e le possibili conseguenze della crisi politica e umanitaria in Venezuela. Questo include le sanzioni imposte, il consolidamento del Gruppo di Lima come promotore del cambiamento politico, la costruzione della posizione dell'OSA contro il governo Maduro, il riconoscimento illegittimo di Guaidó; infine, la conversione di un problema regionale in uno globale, che ormai coinvolge la Russia e la Cina e che minaccia seriamente la stabilità regionale. Tutto questo è attribuibile alla diplomazia di Trump. E' chiaro che Washington non solo vuole cancellare un regime che non gli ha permesso di governare completamente nell'emisfero fino ad oggi nel XXI secolo. Vuole invece appropriarsi delle risorse naturali esistenti in quel paese.

3 - Il recente annuncio del ritiro dell'assistenza a El Salvador, Honduras e Guatemala: per lungo tempo e per affrontare il problema dell'immigrazione clandestina, del traffico illecito e dell'insicurezza dei cittadini, gli Stati Uniti hanno promosso e finanziato piani per contenerli in quei paesi. Il recente annuncio di una riduzione degli aiuti avrà innumerevoli conseguenze in questi paesi. Ma soprattutto i flussi migratori irregolari aumenteranno portando ulteriore tensioni al confine con gli Stati Uniti.

4 - Il mantenimento della questione del muro al confine con il Messico: il suo finanziamento e l'impatto che avrà sulle relazioni con questo paese e con il resto della regione. Le continue minacce di chiusura delle frontiere hanno più conseguenze per gli Stati di frontiera che per la capitale, in particolare in senso commerciale. Se questi focolai hanno infranto il Trattato di Commercio con il Messico e il Canada forzando la sua riforma, possono costituire un'altra fonte di tensione di confine, tra López Obrador e Trump.

5 - Il recente rapporto sul Narcotraffico (marzo 2019): questo è l'esempio più chiaro delle contraddizioni e delle ambivalenze che gli Stati Uniti assumono per qualificare, designare, condannare e approvare la gestione antidroga di ogni paese dell'emisfero. Ancora di più quando parliamo del paese che consuma più sostanze illegali al mondo. Non aveva idea migliore che criticare la gestione di Iván Duque, permettendo alla Colombia di essere il più grande produttore mondiale di cocaina. Inoltre Washington diventa una testimonianza imperterrita del progressivo indebolimento degli accordi di pace con le FARC, come se fosse interessata a che la Colombia rimanga un'area di tensione. Ma inoltre non è in grado di riconoscere gli sforzi boliviani che senza l'aiuto della DEA ottengono i risultati maggiori. E mantiene in Perù una politica inalterabile, ostinata e diffusa di lotta al traffico di droga che ha consentito l'infiltrazione nella politica, nell'economia e nella società.

Alla luce di queste evidenti contraddizioni, vuote in ogni argomento analizzato, possono essere considerate di chiarezza cristallina le vere intenzioni del signor Trump, considerando agenda e priorità di ogni membro della comunità latinoamericana?

*Avvocato peruviano, ex presidente esecutivo di DEVIDA, direttore del Centro per la Ricerca sulle Droghe e i Diritti Umani, CIDDH


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