www.resistenze.org
- osservatorio - mondo - politica e società - 27-05-19 - n. 713
Panafricanismo e sindacati nell'era post-coloniale
Abayomi Azikiwe | pambazuka.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
16/05/2019
Le proteste dei lavoratori e i movimenti di resistenza che hanno preceduto l'indipendenza africana hanno evidenziato la tensione della classe operaia verso un'effettiva alleanza a livello continentale dei lavoratori.
L'imperialismo occidentale è stato costruito sulla base dello sfruttamento della terra e del lavoro degli africani a partire dalla Tratta atlantica degli schiavi nella seconda parte del XV secolo e il consolidamento del colonialismo classico sul finire del 1800.
Eminenti studiosi storici africani hanno documentato il legame tra gli enormi profitti accumulati attraverso il sistema della piantagione nei Caraibi, in Sud America, America centrale e Nord America e l'ascesa del capitalismo industriale [i].
Il modo capitalistico di produzione, come esemplificato nel trasporto marittimo, nel commercio, nel settore bancario, nella produzione di merci e servizi, è cresciuto a livelli formidabili nel corso del XVIII e XIX secolo. All'alba del XX secolo e l'avvento successivo della Prima Guerra Mondiale, l'industria pesante era diventata il motore della concorrenza tra i vari stati imperialisti in cerca del dominio sui mercati globali.
Naturalmente, la resistenza dei lavoratori africani, anche nei settori della produzione agricola, estrattiva e nazionale, si sviluppò rapidamente come risposta inevitabile alle condizioni orrende in cui le persone lavoravano. Quando la produzione venne pianificata esclusivamente verso l'arricchimento delle potenze coloniali, le società contadine furono spesso trasformate in proletariato rurale.
Poiché gli agricoltori africani vennero spinti dalle loro terre tradizionali a lavorare nelle miniere, nelle piantagioni, nei porti, negli impianti minerari e nelle fabbriche, le condizioni divennero favorevoli alla creazione di organizzazioni operaie. Nell'Unione sudafricana, formata nel 1910 come esito del compromesso del conflitto tra le popolazioni boere e i coloni britannici volta a consolidare il dominio della minoranza bianca, i minatori africani cominciarono a chiedere migliori salari e condizioni di lavoro attraverso interruzioni lavorative nelle miniere di Dutoitspan, Voorspoed e Deep Village nel gennaio 1911. Tuttavia, furono costretti a tornare nelle miniere dalla tattica repressiva dei padroni sostenuta dai loro omologhi operai europei [ii].
Quando i minatori bianchi entrarono in sciopero nel 1913, si impegnarono a migliorare lo standard di vita solo dei lavoratori europei, lasciando i lavoratori africani isolati ai fini del super-sfruttamento. Dopo la Prima guerra mondiale, venne costituita la Industrial and Commercial Workers Union (ICU) sotto la guida di Clements Kadalie di Nyasaland (Malawi).
Durante il periodo 1920-22, ci furono scioperi e violenti disordini nelle miniere in cui sia i lavoratori africani che i bianchi avanzarono le loro richieste. I padroni delle miniere cercarono di dividere i minatori africani ed europei licenziando i bianchi per assumere i neri con salari inferiori.
Nel 1922, i lavoratori bianchi entrarono in rivolta nel Rand e riuscirono a impadronirsi del controllo di diverse città mentre conducevano un regno di terrore contro i lavoratori africani, uccidendo numerose persone. Il regime capitalista-colonialista avrebbe represso la ribellione dei minatori bianchi attraverso attacchi aerei contro i loro luoghi di incontro e l'uccisione di centinaia di lavoratori europei. I disordini portarono all'emanazione della Legge nel 1924, Industrial Conciliation Act, volta a ottenere la pace tra i proprietari delle miniere e i lavoratori europei.
Alla fine il governo razzista tentò di deportare il leader dell'ICU Kadalie dal Sudafrica. Un sito web della storia sudafricana racconta a proposito degli sviluppi del 1926 che: "Clements Kadalie, originario di Nyasaland, venne preso di mira utilizzando le leggi sulla mobilità in Sudafrica e condannato per essere entrato a Natal senza permesso. In un discorso del Primo Maggio, Kadalie esortò i lavoratori a rovesciare il capitalismo e istituire un commonwealth operaio. Tuttavia, a dicembre, sotto l'influenza di una coalizione liberale tra cui figurava Margaret Ballinger, l'ICU adottò una mozione in occasione della riunione del consiglio nazionale che proibiva ai membri della ICU di appartenere al Partito comunista. A dispetto delle rivolte nelle sedi di Port Elizabeth e Johannesburg, la decisione venne approvata al settimo Congresso annuale nell'aprile del 1927. Il Mines and Works Amendment Act del 1926 stabilisce fermamente il principio della Colour Bar in determinati lavori minerari. Venne formato il South African Trade Union Congress (TUC). Dicembre vide un ultimatum lanciato ai comunisti all'interno di ICU di scegliere tra il Partito Comunista del Sudafrica (PCSA) e ICU. Coloro che scelsero di non dimettersi furono espulsi [iii]."
I lavoratori combattono in Africa a fianco del movimento per l'indipendenza
Queste azioni sindacali da parte dei lavoratori africani non erano limitate al Sudafrica. Nell'Africa occidentale ci furono scioperi e ribellioni in Nigeria, Sierra Leone e Costa d'Oro (Ghana). In Sierra Leone, anch'essa una colonia britannica, i lavoratori delle ferrovie scioperarono nel gennaio del 1926 chiedendo salari più alti. L'astensione dal lavoro durò diverse settimane fino a quando non venne spezzata dalle autorità coloniali.
La Nigeria visse l'esperienza della "Guerra delle donne" dal 1929 al 1930 quando la minaccia della tassazione e della ristrutturazione della vita tradizionale scatenò una ribellione che si protrasse diversi mesi nella regione orientale del paese. Le donne bruciarono edifici coloniali e attaccarono gli interessi britannici, nonché dei protettori locali che avevano collaborato con l'imperialismo. Quei fatti rappresentavano l'avvento di un movimento nazionalista che trascendeva le linee etniche [iv].
I lavoratori pubblici della Cosa d'Oro scesero in sciopero nel 1919 e nel 1921. Altri scioperi ebbero luogo nelle miniere d'oro durante il 1924 e il 1930. Nel corso degli anni '30 ci furono azioni nei settori ferroviario, minerario e dei lavori pubblici. Lo sciopero più noto avvenne tra i ferrovieri nel 1939. Durante la Seconda guerra mondiale, nel 1942, vi furono dieci importanti scioperi nella colonia britannica [v].
Questi sviluppi furono fondamentali per consolidare la lotta per la liberazione nazionale dopo la conclusione della Seconda guerra imperialista. Due conferenze tenutesi in Gran Bretagna nel 1945 furono cruciali per elevare il profilo dei lavoratori africani nel movimento verso l'indipendenza, il panafricanismo e il socialismo.
La Confederazione sindacale mondiale (WFTU) fu fondata in una Conferenza in Inghilterra nel 1945 e godette della partecipazione dei lavoratori africani. In un'intervista rilasciata a The Voice of Colored Labour George Padmore osservava: "Il carattere ampio e rappresentativo della delegazione coloniale alla Conferenza sindacale mondiale di febbraio è stato significativo e incoraggiante. E' stato significativo per il fatto che per la prima volta nella storia operaia internazionale, i lavoratori di colore delle colonie - la sezione più oppressa e sfruttata del proletariato mondiale - hanno avuto l'opportunità di esprimere le loro rimostranze e di esprimere le loro speranze e aspirazioni attraverso i loro fidati leader. È stato incoraggiante perché, discutendo la questione di una nuova organizzazione sindacale internazionale, i movimenti sindacali bianchi della classe operaia dell'Europa e dell'America, che finora hanno ignorato i lavoratori di colore, stanno apparentemente iniziando a riconoscere che 'il lavoro bianco non può emanciparsi se il lavoro nella pelle nera è schiavo'. Questa consapevolezza si è manifestata nell'attrarre milioni di operai coloniali trascurati e dimenticati da lungo tempo nella fraternità del lavoro mondiale [vi]."
Padmore continuò sottolineando la crescita rapidissima nell'attività sindacale organizzata in Africa e in altre regioni del mondo coloniale durante la Seconda guerra mondiale: "I delegati delle colonie venivano dalla Nigeria, dalla Costa d'Oro, dalla Sierra Leone e dal Gambia nell'Africa occidentale, dalla Giamaica nelle Indie occidentali; dalla Guiana britannica nell'America del Sud; dalla Palestina, da Cipro e da altre parti. È interessante notare che l'Unione dei Minatori del Nord Rhodesia era rappresentata da un uomo bianco, poiché la Colour Bar in quella colonia impedisce che i minatori africani entrino nel sindacato... Il Congresso sindacale nigeriano, nato solo tre anni fa, vanta ora l'adesione di 500.000 operai e 56 sindacati affiliati, che coprono i trasporti, l'estrazione mineraria, il lavoro portuale, i marinai, i lavori pubblici, il pubblico impiego, ecc."
Il quinto Congresso pan-africano (PAC) fu convocato più tardi nell'ottobre del 1945 a Manchester. Questo incontro fu pionieristico per il suo carattere di massa e comprendeva figure come Kwame Nkrumah della Costa d'Oro, George Padmore di Trinidad, Amy Ashwood Garvey di Trinidad e W.E.B. Du Bois degli Stati Uniti. Ciò che rese il summit così significativo fu la rappresentanza degli operai e dei contadini africani attraverso le loro formazioni organizzative.
Una risoluzione approvata al V PAC chiamava le masse a sollevarsi e lottare per la liberazione nazionale e la giustizia sociale. Partendo dall'assunto che l'indipendenza era la fase iniziale del movimento per la libertà totale, l'"Appello agli operai, ai contadini e agli intellettuali delle colonie" diceva: "L'obiettivo delle potenze imperialiste è quello di sfruttare. Consentendo il diritto ai popoli coloniali di autogovernarsi quell'obiettivo viene sconfitto. Pertanto, la lotta per il potere politico da parte delle popolazioni coloniali e dei popoli assoggettati è il primo passo e il prerequisito necessario per un'emancipazione sociale, economica e politica. Il quinto Congresso panafricano invita quindi i lavoratori e i contadini delle colonie a organizzarsi efficacemente. Gli operai delle Colonie devono essere all'avanguardia della battaglia contro l'imperialismo. Le tue armi, lo sciopero e il boicottaggio, sono invincibili [vii]."
Due strade indipendentiste alla ricerca dell'unità sindacale nel continente: la Federazione di tutti i sindacati africani e l'organizzazione dell'unità sindacale africana
La lotta per l'acquisizione dell'indipendenza nazionale sarebbe emersa rapidamente dopo la Seconda guerra mondiale. Dalle ribellioni e gli scioperi generali nella Costa d'Oro dal 1947 al 1950; il colpo di stato degli ufficiali egiziani del 1952; l'ascesa di Kwame Nkrumah e del Convention People's Party (CPP) nella creazione di un governo di transizione in nome di quello che fu presto ribattezzato Ghana tra il 1951 e il 1957; il voto di indipendenza della Guinea-Conakry del 1958; la campagna di disobbedienza contro le leggi ingiuste in Sudafrica tra il 1952 e il 1956; la dichiarazione di indipendenza sudanese nel 1956; la guerra di indipendenza del Fronte di liberazione nazionale algerino (FLN) dal 1954 al 1961; ecc.: l'Africa era chiaramente in movimento.
Come controparte specifica della classe operaia negli incontri panafricani quali la Conferenza degli Stati africani indipendenti ad Accra nell'aprile del 1958 e la Conferenza dei popoli africani nel dicembre dello stesso anno nel 1961, venne istituita sempre in Ghana la Federazione di tutti i sindacati africani (AATUF). Il progetto venne sostenuto dal PCC del Ghana sotto la direzione di Nkrumah come corollario degli obiettivi di creare gli Stati Uniti di Africa sotto il socialismo.
Dopo due riunioni preparatorie ad Accra nel novembre del 1959 e l' anno dopo nel 1960, la prima conferenza della AATUF si tenne a Casablanca, in Marocco, nel maggio 1961. Sin dal suo inizio vi fu una divisione tra il Congresso del sindacato del Ghana (TUC) e altre organizzazioni sindacali alleate da un lato contro quei gruppi che volevano mantenere l'affiliazione con la Confederazione internazionale dei sindacati liberi (ICFTU) con sede negli Stati Uniti.
AATUF tenne inizialmente una posizione di mancato allineamento incoraggiando la non affiliazione sia con la Federazione sindacale mondiale (WFTU-FSM) che con la ICFTU. Rilevando le tendenze verso il non allineamento, la FSM sollecitò il sostegno dell'AATUF incoraggiando le sue affiliate nel continente a unirsi pienamente alla formazione panafricana. Quei sindacati che respinsero l'indicazione di non affiliarsi all'esterno del continente furono oggetto di scherno come Tom Mboya, il sindacalista del Kenya e poi ministro del governo in Kenya, che fu condannato dall'AATUF come agente dell'imperialismo. La ICFTU contribuì alla creazione della Confederazione sindacale africana (ATUC) fondata nel 1962 come tentativo di contrastare l'influenza dell'AATUF [viii].
Tuttavia, nel febbraio 1966, il governo del PCC sotto Nkrumah fu rovesciato in un colpo di stato militare e di polizia sostenuto dagli Stati Uniti. Il regime non eletto diede una rapida svolta verso l'Occidente e cercò di eliminare tutte le precedenti politiche avviate nel decennio e mezzo precedente da Nkrumah. Perdendo uno dei suoi principali sostenitori, politici ed economici, l'AATUF precipitò in una crisi sempre più profonda [ix].
Nel 1973, l'AATUF era distrutta a causa del declino del sostegno di vari governi e della mancanza di fondi. Venne costituita l'Organizzazione dell'Unità sindacale africana (OATUU) dall'Organizzazione dell'Unità Africana (OAU) ad Addis Abeba, in Etiopia, dove si trova la sua segretaria.
Oggi, l'OATUU ha 73 organizzazioni sindacali affiliate che rappresentano lavoratori in 54 stati del continente e la sua sede centrale si trova ad Accra, in Ghana. Certo, la politica del Ghana è lontana dall'orientamento socialista e panafricano dei suoi primi anni sotto Nkrumah. Nel 2002 l'OUA venne trasformata in Unione Africana (UA) nel tentativo di muovere più urgentemente verso l'unità politica, la sostenibilità sociale e lo sviluppo economico.
Una voce sul suo sito web dice della Federazione: "L'Organizzazione dell'Unità sindacale africana (OATUU) è stata fondata nell'aprile 1973 ad Addis Abeba, in Etiopia. Prima della fondazione di OATUU esistevano tre organizzazioni sindacali panafricane, vale a dire: la Federazione di tutti i sindacati africani (AATUF) con sede ad Accra, Ghana; la Confederazione sindacale africana (ATUC) con sede a Dakar in Senegal, e il Congresso dei lavoratori panafricani (PAWC) con sede a Banjul in Gambia. Le tre organizzazioni rappresentavano diverse tendenze sindacali: la fondazione di OATUU pose fine all'esistenza delle tre organizzazioni sindacali panafricane, che si erano volontariamente sciolte ad Addis Abeba nell'aprile del 1973. Alla fondazione dell'OATUU, nonostante la stragrande maggioranza dei centri sindacali nazionali sostenessero la sua creazione, c'erano ancora alcuni centri nazionali che manifestavano delle riserve. Fu solo nel marzo 1975, durante la prima riunione del Consiglio generale dell'OATU ad Accra, in Ghana, che tutti i centri sindacali nazionali in Africa alla fine accettarono di diventare membri a pieno titolo di OATUU, garantendo in tal modo l'unità totale dei lavoratori africani [x]."
Conclusione: il ruolo dei lavoratori nello sviluppo e nell'unificazione africani
Questi eventi che riguardano l'evoluzione del sindacalismo e l'attività dei lavoratori organizzati in Africa rispecchiano la traiettoria politica del continente dall'ascesa dei movimenti indipendentisti durante il periodo post-seconda guerra mondiale. Sebbene ci siano state fluttuazioni nelle performance economiche degli stati africani indipendenti negli ultimi due decenni, il continente rimane largamente dipendente dalle esigenze del sistema capitalista mondiale.
Pertanto, la difficile situazione dei lavoratori in merito alla distribuzione dei salari reali e della ricchezza nazionale è spesso trascurata nelle valutazioni relative alle nozioni di crescita e sviluppo. I singoli individui ricchi dell'Africa e gli aumenti salariali degli strati di reddito medio e alto non sono necessariamente in correlazione con lo stato della maggioranza delle persone composta dalla classe operaia, contadina e dai giovani.
L'Africa potrà ottenere un autentico sviluppo solo quando il proletariato e gli agricoltori avranno il potere di assumere le decisioni necessarie per guidare il futuro del continente. All'interno della struttura esistente del neo-colonialismo, il popolo africano resterà un cittadino di seconda classe rispetto alla posizione dominante occupata dagli stati industrializzati occidentali che utilizzano il loro dominio sui mercati globali e il militarismo.
* Abayomi Azikiwe è l'editore di Pan-African News Wire
Note:
[i] https://archive.org/stream/capitalismandsla033027mbp/capitalismandsla033027mbp_djvu.txt accessed on 15 May 2019
[ii] https://www.sahistory.org.za/article/rand-rebellion-1922 accessed on 15 May 2019
[iii] (https://www.sahistory.org.za/topic/timeline-labour-and-trade-union-movement-south-africa-1920-1939) accessed on 15 May 2019
[iv] https://www.blackpast.org/global-african-history/aba-womens-riots-november-december-1929/ accessed on 16 May 2019
[v] https://www.jstor.org/stable/524586?seq=1#page_scan_tab_contents accessed on 16 May 2019
[vi] https://www.marxists.org/archive/padmore/1945/labour-congress/index.htm accessed on 16 May 2019
[vii] https://www.marxists.org/archive/padmore/1947/pan-african-congress/ch03.htm accessed on 16 May 2019
[viii] https://www.nuffield.ox.ac.uk/media/1887/african-trade-unions.pdf accessed on 16 May 2019
[ix] https://muse.jhu.edu/article/197821 accessed on 16 May 2019
[x] http://oatuu.org/ accessed on 16 May 2019
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.
Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.