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Romania e Spagna, insieme sul podio dei lavoratori poveri dell'UE

Un Vallekano en Rumania | imbratisare.blogspot.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

05/03/2020

Il capitalismo genera povertà e diseguaglianza per natura, in maggior numero quanto più radicale è. Il neoliberismo, che ha tagliato i diritti sociali e del lavoro senza sosta dalla fine dell'Unione Sovietica, lo ha dimostrato ancora una volta, come si può vedere dai dati forniti, questa volta da una delle potenze capitaliste più "sviluppate", l'Unione Europea.

Secondo Eurostat, un lavoratore su dieci nell'Unione europea è a rischio di povertà, dimostrando così che la percentuale è aumentata nell'ultimo decennio, dall'8,6% nel 2008 al 9,5% nel 2018.

Da paese a paese, il rischio di tasso di povertà tra i lavoratori varia tra gli stati membri dell'Unione Europea: i tassi più elevati sono stati osservati in Romania (15.3%), Lussemburgo (13.5%), Spagna (12,9%), Italia (12.2%), Regno Unito (11.3%) e Grecia (11.0%), mentre i tassi più bassi sono stati registrati in Finlandia (3.1%), Repubblica ceca (3.4%), Irlanda (4.9%), il Belgio e la Croazia (entrambi 5.2%), così come in Danimarca (5.4%).

È curioso che il terzo in classifica nella top-3 dei lavoratori i cui salari non consentono loro di vivere è anche uno dei paesi presumibilmente più ricchi d'Europa, il Lussemburgo, un esempio di "successo" capitalista nel mondo. In realtà i teorici successi del capitalismo sono sempre limitati a una piccola percentuale della popolazione, i più ricchi, i più ladri, quelli che vivono in modo parassitario a discapito degli altri, mentre per la maggioranza ci sono sempre, se rimangono, solo le briciole.

D'altra parte le statistiche europee mostrano che il rischio è leggermente superiore negli uomini (9,9%) rispetto alle donne (9,1%) e che, logicamente, i lavoratori part-time e temporanei hanno maggiori probabilità di cadere in povertà. Nel 2018 i lavoratori part-time nell'UE correvano il doppio di rischio di povertà (15,7%) rispetto ai lavoratori a tempo pieno (7,8%), mentre i lavoratori temporanei avevano un rischio quasi tre volte maggiore (16,2%) rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato (6,1%).

Insomma, questa è una nuova dimostrazione di quello che dovrebbe essere ormai per tutti più che evidente; il capitalismo crea povertà e disuguaglianza, aumentando entrambe in relazione al proprio sviluppo e avanzamento verso il disastro, essendo sempre più evidente, anche se già lo era al tempo di Lenin e di Rosa Luxemburg, che le uniche due opzioni aperte per l'evoluzione dell'umanità, sono: Socialismo o Barbarie.


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