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- osservatorio - mondo - politica e società - 23-04-20 - n. 747
Miriamo al nemico visibile!
Makis Papadopoulos * | elmachete.mx
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
12/04/2020
Ciò che stiamo sperimentando oggi non sarà una breve parentesi. Non dobbiamo dimenticare dove eravamo prima che si prendessero le misure rispetto alla pandemia.
Il pericolo per il popolo non si limita alle pandemie. Si tratta della grande ondata di povertà, disoccupazione e demolizione dei diritti dei lavoratori provocata dall'attacco del capitale sulla base della nuova crisi. Tutte le principali organizzazioni imperialiste (OCSE, FMI, ecc.) predicono adesso che la profondità e la durata della nuova crisi saranno maggiori che nel 2008-2009.
Gli avvenimenti internazionali si sviluppano rapidamente. Il futuro della zona Euro sta divenendo sempre più incerto. Le culle del capitalismo, gli USA e l'UE, stanno perdendo rapidamente la loro brillantezza, come dimostrato dalle criminali deficienze nel sistema sanitario pubblico.
Molte forze borghesi adesso propongono nuove soluzioni di salvataggio, perché sanno che aumenterà il malcontento popolare. Stanno cercando di convincerci che ci salverà il maggior interventismo del governo, il ritorno al keynesismo, gli eurobond nell'UE. Tuttavia, i "bazooka" noti dei governi e delle banche centrali si convertono rapidamente in "pistole ad acqua" incapaci di contrastare lo scoppio della nuova crisi internazionale.
Ci salverà Keynes?
A livello internazionale e in Grecia, si sta cercando di presentare il maggior interventismo statale nell'economia come una nuova svolta progressista a favore del popolo. Il modello del "capitalismo neoliberista" viene criticato per lasciare ancora una volta il vero colpevole, il capitalismo, intatto. Negli anni precedenti, l'intervento statale non era di certo assente, né l'economia aveva il "pilota automatico" del mercato.
La verità è che l'intervento dello stato borghese, maggiore o minore, serve sempre gli interessi del capitale a scapito del popolo. L'aumento di oggi nella spesa pubblica e i nuovi prestiti dovranno pagarli i lavoratori. Ancora una volta, si chiederà al popolo di "stringere la cinghia" e caricarsi sulle spalle il rapido recupero dei profitti del capitale e quindi sostenere i nuovi investimenti privati nell'economia digitale e "verde", così come in altri settori.
La ragione per cui i principali politici conservatori, Trump, Merkel, Macron, scelgono oggi la politica fiscale e monetaria espansiva è perché questa soddisfa le nuove necessità del capitale in condizioni di elevata contrazione della produzione e del consumo e di incapacità di molti gruppi bancari di svolgere il loro ruolo. Per la stessa ragione, il primo ministro spagnolo sta chiedendo un nuovo "Piano Marshall".
Un esempio tipico sono i gruppi statunitensi legati al gas di scisto che adesso affrontano un problema di sopravvivenza, dopo la forte caduta nel prezzo del petrolio, che aumenta la pressione sulle banche statunitensi che li sostengono.
Il maggior intervento statale e le possibili nazionalizzazioni temporanee (eventualmente, da parte del governo italiano di Alitalia) trasferiscono le perdite dei gruppi e banche al popolo.
Tuttavia, i nuovi prestiti statali, il rinvio dei pagamenti delle imposte, la fornitura di liquidità da parte delle banche centrali, non possono cancellare lo scoppio della nuova crisi, dato che non eliminano la sua causa dalla radice. L'"elefante nella stanza" è la grande portata del capitale sovraccumulato, che non può esser investito oggi con un tasso di profitto soddisfacente. Il rallentamento dell'economia internazionale prima del virus COVID-19, gli Stati sovraindebitati, i gruppi bancari problematici e la forte caduta nei mercati borsistici confermano questa conclusione.
L'esperienza storica della grande crisi internazionale nel 1973-1975 e l'esperienza contemporanea confermano che la gestione keynesiana, l'aiuto statale alla domanda e l'investimento non possono eliminare la manifestazione periodica della crisi dell'economia capitalista.
Il rapido ritorno alla crisi
Fino a poche settimane fa, il governo greco continuava ad assicurare che la sua politica avrebbe promosso un ritorno allo sviluppo stabile e sostenibile nei prossimi anni. Al contrario, il KKE avvertiva dall'inizio dell'autunno sulle conseguenze del rallentamento dell'economia dell'Ue.
La pandemia di COVID-19 non ha creato, ma ha accelerato drammaticamente questo corso verso lo scoppio di una nuova crisi nell'economia capitalista in Grecia e l'eurozona. L'indebolimento della dinamica di crescita dell'economia greca già si era registrato nel quarto trimestre del 2019, prima che si prendessero misure contro il COVID-19 nel nostro paese.
Settori come il turismo, il trasporto marittimo e il trasporto in generale, le esportazioni nell'UE, da cui l'economia greca dipende in gran misura, già stanno ricevendo i colpi più gravi nel corso della manifestazione della nuova crisi internazionale. La cura miracolosa dell'"estroversione" e del rafforzamento dei settori con "vantaggio competitivo", che è stata promossa costantemente dai partiti borghesi, SEV (Federazione Ellenica delle Imprese) e dalla Banca di Grecia, adesso si trasformano in veleno.
Allo stesso tempo, la produzione nazionale non è orientata a soddisfare le necessità fondamentali, anche se esiste una relativa conoscenza (ad esempio, per la produzione di medicine e materiale sanitario di base). Si dimostra ancora una volta che non esiste un nuovo modello di sviluppo capitalista che possa evitare le crisi e la necessità dei sacrifici del popolo sull'altare del profitto capitalista.
Le nuove promesse del governo per una "giusta distribuzione degli oneri" e una "rapida ripresa" dell'economia sono tanto credibili quanto le precedenti.
Il governo sta facendo tutto quello che può per il capitale
Il governo annuncia un pacchetto di intervento statale di 10 miliardi di euro per mantenere a galla l'economia. Come ha assicurato questo pacchetto in primo luogo? Dalle tasse dei lavoratori dipendenti e dei lavoratori autonomi, perché i gruppi imprenditoriali pagano meno del 5% delle entrate fiscali annuali. E a chi vanno, chi sostengono? Sostengono il grande capitale, che uscirà rafforzato dalla crisi.
Offre sostegno multiforme ai gruppi imprenditoriali, alle grandi e medie imprese con detrazioni fiscali del 25%, "anticipi rimborsabili" e lavoro non retribuito per i lavoratori che ricevono un sussidio statale di 800€ per i prossimi due mesi. Legalizza 100.000 licenziamenti che già sono avvenuti.
Il lavoratore si chiude in casa aiutando a non far collassare il sistema sanitario pubblico che si trova nell'attuale miserabile situazione per la responsabilità di tutti i governi. Si preoccupa di sapere se la banca esproprierà la sua casa il giorno seguente quando non sarà uno dei "debitori solvente". Teme di morire nella sua casa mentre cerca una "attenzione medica telefonica" dell'inesistente medico di famiglia. Si preoccupa per il pagamento delle fatture dell'elettricità e dell'acqua senza che il governo imponga una riduzione delle tariffe. La sua casa non è spaziosa come quelle delle famiglie felici degli spot pubblicitari. Si dedica al telelavoro senza sosta, per ore che non sono remunerate.
Quelli che continuano a lavorare lontano da casa sono ammassati senza misure reali per proteggere la loro salute in cantieri edili, fabbriche, nel trasporto pubblico. Allo stesso tempo, il governo utilizza le misure restrittive per la protezione della salute per "sospendere l'azione sindacale". Presumibilmente protegge la salute di centinaia di lavoratori che lavorano nelle fabbriche quando impedisce lo "spostamento non necessario" di 2-3 sindacalisti nei luoghi di lavoro.
La maggior parte delle misure antipopolari arrivano per restare. Non possono impedire l'apparizione della crisi. Il loro obiettivo è proteggere immediatamente il sistema per poi sostenere lo sforzo per recuperare i profitti del capitale.
La falsa opposizione di SYRIZA
SYRIZA, come KINAL, non mette in discussione la direzione classista antipopolare delle misure di sostegno al capitale. Si concentra nel criticare la reticenza del governo nell'adottare tempestivamente misure da 30 miliardi di euro, approfittando del "cuscino" da 35 miliardi lasciato da SYRIZA e la temporanea sospensione delle restrizioni del Patto di Stabilità dell'UE.
Ricordando le ingannevoli promesse della "cancellazione del memorandum attraverso una legge", SYRIZA adesso presenta una proposta che vorrebbe sostenere sia il capitale che i lavoratori.
La verità è che non ci sono soluzione magiche per l'uscita dalla crisi dentro le mura di questo sistema, senza che sia il capitale o il popolo, la classe lavoratrice, a pagare.
In primo luogo, l'infame "cuscino" di salvataggio proviene dalla politica di "sanguinoso surplus economico", la collezione di dure imposte, la privatizzazione e l'implementazione di misure dei memorandum contro i lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati da parte del governo di SYRIZA.
Se SYRIZA adotta l'obiettivo di tornare al percorso dello sviluppo capitalista, il "cuscino" dovrebbe coprire: la riduzione prevista delle entrate fiscali, il "gap di investimento" che esisterà nel settore privato, il sostegno dei gruppi bancari all'inflazione prevista dai prestiti in "rosso" (ad altro rischio), gli effetti della riduzione della produzione e del consumo interno. Inoltre sarà necessario sostenere il sistema della sanità pubblica in modo che non collassi. Quindi, dovrà soddisfare le esigenze del debito pubblico sulla base degli impegni post memorandum del governo SYRIZA.
Per cui, oggi è facile per il governo rispondere alla critica inoffensiva di SYRIZA che l'esaurimento rapido delle riserve effettive dello Stato semplicemente condurrà ad una più rapida esclusione dei mercati e a un nuovo programma di vigilanza fiscale ancora più duro.
Anche se l'UE permette temporaneamente una sostanziale espansione del debito e del deficit statale, questo sarà nuovamente pagato dal popolo. Dopo tutto, la ripresa dei profitti e della competitività saranno accompagnate da una politica ancora più rigida con un memorandum di maggiore durata nei prossimi anni.
ND e SYRIZA convergono negli stessi obiettivi strategici, che richiedono, oggettivamente e costantemente, nuovi "sacrifici temporanei" da parte del popolo. Inoltre convergono nella prossima serie di misure di proposte per l'attivazione della Banca di Sviluppo, la fornitura di prestiti a grandi imprese con garanzie statali, ecc. Di fatto, le negoziazioni proposte nel quadro dell'UE, come la proposta degli Eurobond, si riferiscono alla possibilità di un maggior sostegno statale ai gruppi monopolistici nazionali nella competizione internazionale.
Gli "Eurobond" e il futuro incerto della zona euro
Il governo greco e SYRIZA stanno firmando l'iniziativa di nove Stati membri, con i governi di Francia, Italia e Spagna nel ruolo di protagonisti, che chiedono all'UE di creare "Coronabond". Essenzialmente, chiedono all'UE che contragga nuovi prestiti, offrendo garanzie comuni per tutti gli Stati membri. Pertanto, paesi sovra-indebitati come l'Italia e la Spagna potrebbero finanziare le loro necessità a un costo molto più basso rispetto ai propri titoli di stato, approfittando della solvenza di economie poderose come quella della Germania e dei Paesi Bassi.
La Germania e i suoi alleati (Paesi Bassi, Austria, Finlandia) si rifiutano con veemenza. Molti politici e analisti borghesi attribuiscono questo alla persistenza ossessiva e reazionaria nell'applicazione di una politica fiscale restrittiva e all'incapacità di comprendere la situazione.
La verità è che il governo tedesco non vuol condividere gli oneri dei paesi sovra-indebitati dell'eurozona e mettere a rischio la posizione della sua borghesia nella competizione internazionale di fronte alla crisi che si avvicina. Non soffre di ossessioni. Già ha deciso un pacchetto di misure di grande espansione fiscale, con un bilancio addizionale di 750 miliardi di euro per stimolare l'economia tedesca. Vuole approfittare dei benefici dell'eurozona senza condividerne gli oneri crescenti.
Sta stabilendo un fondo speciale per il salvataggio dei gruppi tedeschi e far in modo che lo Stato possa comprare azioni di società in difficoltà. Vuole mantenere la possibilità di prestiti a basso costo che gli concede la sua superiorità finanziaria e il suo debito che si mantiene al di sotto del 60% del PIL.
Propone agli Stati dell'"Alleanza del Sud" nuovi prestiti del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) per ogni Stato che saranno accompagnati da nuovi dolorosi memorandum. Questi prestiti non supereranno il 2% del PIL di ogni Stato membro (per la Grecia fino a 4 miliardi di euro), ossia, "una goccia nell'oceano" degli investimenti necessari.
La situazione sviluppata è istruttiva. Rivela che dietro gli slogan illusori della "solidarietà europea" e dei "valori europei" si nasconde la competizione implacabile delle classi borghesi che costituiscono l'alleanza imperialista dell'UE. La competizione sta crescendo a misura che aumenta la divergenza di interessi nel nucleo duro dell'eurozona tra Germania, Francia e Italia, a causa della manifestazione diseguale della crisi e delle sue conseguenze.
Nella fase in cui ci troviamo, ogni borghesia sta esaminando il costo di un "conflitto frontale" che potrebbe destabilizzare la coesione dell'eurozona e le sue alternative (ad esempio, la cooperazione Italia-Cina). In particolare, il sistema politico borghese tedesco sta considerando le conseguenze della destabilizzazione dell'eurozona dopo la Brexit e, a misura dell'intensificazione della competizione tra Germania e USA e Cina, per determinare i suoi prossimi passi e compromessi necessari.
Il KKE aveva previsto per tempo che l'unione tecnica di Stati con differenza significativa nella produttività, competitività e forza in generale attraverso l'euro, non poteva eliminare le loro contraddizioni. Al contrario, le acuisce. Anche se al prossimo Vertice si giungesse ad un compromesso che sarà comunque temporaneo e fragile.
Soprattutto, i fatti dissipano il mito che l'UE può esser uno scudo di protezione per i popoli contro la crisi. Tutte le negoziazioni menzionate dentro l'alleanza predatoria dell'UE hanno un comune denominatore: Il popolo pagherà di nuovo la crisi. Con o senza eurobond, si prevede una politica antipopolare di lungo periodo per i lavoratori. La situazione che stiamo vivendo sarà utilizzata come una opportunità per aumentare il grado di sfruttamento, espandere le relazioni lavorative flessibili e diminuire il costo della manodopera. I sussidi economici sono destinati a mantenere un potere d'acquisto di base per evitare il "congelamento" del consumo e del movimento dell'economia capitalista.
Il socialismo è la risposta per il XXI secolo
Tutti gli avvenimenti fanno luce sul fallimento storico del capitalismo in decomposizione. Questo è il nemico visibile. Annulla le grandi possibilità scientifiche e tecnologiche che esistono oggi che permetterebbero di vivere la vita che meritiamo.
Non è inevitabile che la gente muoia perché non ci sono sufficienti unità di terapia intensiva e respiratori, perché non esiste una reale prevenzione. Le crisi economiche, la disoccupazione e la povertà non sono fenomeni naturali. Possiamo vivere senza l'insicurezza quotidiana del dubbio se avremo un lavoro domani o se possiamo garantire l'istruzione dei nostri figli e le medicine per le nostre famiglie.
Si evidenzia di nuovo che il socialismo è necessario e attuale. Oggi tutti parlano degli eroi invisibili che lottano in prima linea, i medici, infermieri, lavoratori dei supermercati, nel settore dell'energia, le comunicazioni, il trasporto. Questi eroi invisibili che producono la ricchezza, che mantengono a galla la società, saranno liberati dalle catene della schiavitù salariale dal socialismo. Nel socialismo, il lavoratore svolgerà un ruolo attivo nelle scelte, nell'esecuzione e nel controllo delle decisioni, attraverso assemblee generali in ogni centro di lavoro.
Le forze produttive saranno liberate, perché l'obiettivo della produzione saranno le necessità della società, non il profitto capitalista. Su questo terreno solido della proprietà sociale, la pianificazione scientifica centrale della produzione getterà le crisi nella pattumiera della storia. La cooperazione internazionale interdisciplinare fiorirà nella produzione immediata di vaccini e medicine, perché le conquiste scientifiche non saranno più armi nella competizione dei gruppi monopolisti.
Adesso si determina il giorno dopo
Le forze del KKE stanno illuminando la speranza di una uscita dall'UE con il popolo al potere. Prepariamoci oggi in modo che il popolo non torni a pagare la nuova crisi.
Stiamo lottando oggi in tutte le forme possibili per evitare che il governo e il padronato riescano a minare i diritti dei lavoratori e fermare l'attività sindacale e politica, approfittando delle misure restrittive necessarie per proteggere la salute pubblica.
Stiamo lottando affinché il popolo non cada nella trappola dell'attesa. Oggi, si sta sviluppando l'attacco del capitale. Oggi, i mezzi di comunicazione "lavano" il cervello del popolo in modo che i lavoratori si disciplinano passivamente alle decisioni antipopolari della classe dominante. Oggi cercano di convincerci che presumibilmente tutti stiamo lottando insieme contro un "nemico invisibile".
Non restiamo in silenzio. Inquadriamo il nostro nemico visibile, il capitalismo. Opponiamoci alla politica dell'UE e del capitale promossa dal governo, con l'appoggio sostanziale dei partiti borghesi. Oggi stiamo lottando decisamente per far sì che il popolo prenda il suo destino nelle proprie mani.
*) Makis Papadopoulos, membro dell'Ufficio Politico del Partito Comunista di Grecia
Questo articolo è statto pubblicato su "Rizospastis", organo del Partito Comunista di Grecia (KKE)
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