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Dopo dieci anni di lotta, il Forum della Sinistra Araba affronterà la sfida dello sviluppo di un movimento rivoluzionario di liberazione?

Marie Nassif-Debs *
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

14/10/2020

Il 10 ottobre 2010, su iniziativa del Partito Comunista libanese, le rappresentanti e i rappresentanti di venti partiti di sinistra provenienti da dieci paesi arabi si sono riuniti a Beirut per discutere la situazione prevalente nei rispettivi paesi e per elaborare un programma comune di lotta per il cambiamento. La riunione aveva pianificato e preparato a tal fine tre relazioni sui seguenti temi:

Il primo tema: L'organizzazione della difesa nazionale di fronte all'aggressione e all'occupazione imperialista e sionista sulla base dell'unità della Sinistra come necessità strategica.

Il secondo tema: Il rafforzamento della lotta tra le fila dei lavoratori, dei contadini e delle masse popolari, nonché degli intellettuali e la redazione del programma di sviluppo economico e sociale dei paesi arabi.

Il terzo tema: La lotta per la democrazia, le libertà individuali e collettive e per l'uguaglianza.

Durante il primo incontro, la maggior parte delle discussioni si sono concentrate sul fatto che ci troviamo in una fase molto importante che possiamo definire "Rivoluzione nazionale democratica". In effetti, la crisi del capitalismo nei nostri paesi era giunta a una fase tale che era diventato impossibile per la borghesia araba, asservita al grande capitale, salvare la sua struttura traballante; da qui l'opportunità per la Sinistra di unire i suoi ranghi e di indossare una controffensiva che metta a nudo la natura selvaggia del capitalismo da un lato, mobilitando dall'altro tutte le forze del progresso e della democrazia per porre fine all'influenza politica, economica, sociale, culturale e ideologica dell'imperialismo, in particolare quello statunitense e sionista e con essi, i regimi reazionari arabi.

Inoltre, abbiamo concluso che il confronto, in questo caso, significa "la Resistenza come processo di lotta in cui si realizza l'unione tra la lotta, in tutte le sue forme, contro l'occupazione dei territori arabi e che porta al cambiamento democratico del potere". Inoltre, si è capito che una delle condizioni principali per il successo è che questa lotta non debba limitarsi a un solo paese arabo, ma che i partiti e le forze della Sinistra devono lottare insieme in tutti i paesi arabi.

Infine, queste direttive generali sono state completate dalla promulgazione di una serie di punti che costituiscono le basi del programma della Sinistra araba a breve e medio termine, insistendo sulla necessità di collegare gli altri movimenti di resistenza, da un lato e di mettere in luce le caratteristiche specifiche del programma della Sinistra, attraverso la focalizzazione sulla fondazione di un nuovo movimento di liberazione nazionale araba, questa volta sotto l'egida di una direzione rivoluzionaria.

Va da sé che la scelta dei tempi, e anche dei temi, si è basata allora principalmente sugli scontri di quattro anni consecutivi con i sionisti nella Palestina occupata e a Gaza, ma anche in Libano. C'erano anche le lotte generate dalle successive crisi economiche che avevano avuto come risultato l'aumento dei tassi di disoccupazione e il rafforzamento della repressione in più di un paese arabo.

A questo proposito, si ricordano le centinaia o meglio le migliaia, di scioperi e di manifestazioni, tra cui le più importanti negli anni 2008 e 2009 in Egitto nei settori della filatura, della tessitura, dei trasporti pubblici e dei fertilizzanti. Lo stesso vale per i movimenti nei paesi del Maghreb, in Sudan e in Libano; in quest'ultimo paese, la battaglia per l'aumento dei salari, condotta dal Comitato di coordinamento sindacale, in cui la sinistra aveva un ruolo di primo piano, è stato un vero e proprio plebiscito contro i tentativi dei governi successivi di "addomesticare" il movimento sindacale operaio e il movimento popolare in generale, compresi gli insegnanti, attraverso il controllo della direzione della CGTL...

Tutto ciò ha contribuito, qualche mese dopo, a ridefinire il ruolo della sinistra nelle rivolte e nelle rivoluzioni che sono partite dalla Tunisia e dall'Egitto verso un gran numero di paesi arabi dove le masse popolari hanno brandito gli stessi slogan chiedendo di porre fine ai regimi instaurati dai colonialisti di un tempo e di sostituirli con regimi rispettosi delle libertà democratiche, sostituendo le economie basate sulla rendita con economie produttive, basate sullo sviluppo dell'agricoltura e dell'Industria e restituendo all'uomo il suo posto nella produzione dei beni necessari per la vita…

Va detto che tutte le riunioni del Forum della Sinistra araba, nel corso dei dieci anni consecutivi e in particolare l'incontro straordinario tenutosi nel febbraio 2011 in occasione delle prime rivolte, sono riuscite a portare a termine compiti enormi a tutti i livelli. E chiunque avesse avuto la possibilità di avere in mano i comunicati pubblicati in seguito alle varie riunioni del Forum, nonché quelli del suo comitato di coordinamento e dei comitati dei sindacati, delle donne, dei giovani (in particolare durante le due sessioni universitarie estive del 2011 e del 2014) e dei media - anche se l'esperienza del canale "Al Yassariya" è stata breve - avrebbe potuto vederne i risultati ... risultati che si sono tradotti in diversi paesi arabi in alleanze che continuano a guidare movimenti popolari su basi patriottiche e soprattutto, socioeconomiche, che hanno contribuito ad ampliare l'ascolto dei movimenti sindacali e a condurre a termine movimenti sociali di massa, come scioperi e altre manifestazioni, anche in alcuni paesi del Golfo Persico.

A tutto ciò si aggiunga il ruolo svolto dal Forum della Sinistra araba in solidarietà con le forze della Resistenza palestinese per restituire tutto il suo splendore alla causa palestinese e inoltre, il suo posto nella lotta contro il nemico sionista e i progetti imperialistici - sionisti volti a liquidare il problema palestinese, di cui, in ultima analisi, il cosiddetto "accordo del secolo", elaborato dall'amministrazione Trump e mediatizzata dal genero e da alcuni regimi arabi alla conferenza di Manama... d'altronde, grazie alle loro relazioni internazionali e alla presenza di alcune delle loro federazioni nelle potenze capitaliste, i partiti membri del Forum hanno potuto sviluppare movimenti di boicottaggio (BDS) tanto politico che economico, culturale e artistico.

Oggi, dopo questa rapida analisi dei dieci anni trascorsi, dobbiamo affermare con chiarezza che la stagnazione che dura ormai da tre anni deve cessare, affinché inizi una nuova fase.

Una nuova fase che tenga conto di tutti gli sviluppi internazionali dall'inizio dell'ultima crisi capitalista generalizzata del 2008 che la grande borghesia, in particolare l'oligarchia finanziaria, sta tentando di arginare oggi, appoggiandosi alla pandemia del Coronavirus, per creare un nuovo regime più stabile di quello che è appena caduto nella "grande depressione", depressione più forte di tutte quelle già note, compresa quella del 1929.

Questa nuova fase, che segna la nostra regione, non solo dalle varie guerre del Golfo, la cui ultima ha distrutto lo Yemen e rovinato tutti gli Stati petroliferi arabi, ma anche, soprattutto, dall'estensione della colonizzazione dei territori palestinesi occupati e dalle pressioni esercitate da Washington sui regimi degli Emirati Arabi Uniti, del Bahrein e persino dell'Arabia Saudita e del Libano allo scopo di spingerli a normalizzare le loro relazioni con l'entità sionista. Ciò significa che i regimi arabi sono ora impazienti di approvare la soluzione statunitense volta a liquidare definitivamente la Palestina e il suo popolo, come è stato fatto in passato con gli "indiani" d'America.

Per questo motivo riteniamo che sia necessario tornare alla fonte prima che sia troppo tardi,

E' necessario riprendere il contenuto del programma di lotta elaborato dal Forum della Sinistra araba il 10 ottobre 2010, nonché tutte le dichiarazioni, tutte le posizioni, tutti i principi adottati, che possono portarci sulla strada che porta alla vittoria contro il regime capitalista e i suoi progetti nella nostra regione e che ci danno la speranza di costruire una nuova società basata sull'uomo e non sul profitto.

E' necessario ritornare al contenuto della piattaforma alla quale quattro anni fa abbiamo condotto la nostra lotta comune e le discussioni democratiche espresse nei seguenti punti:

«- La lotta per erigere regimi politici democratici e laici che affronteranno l'aggressività degli imperialisti e dei sionisti e i loro piani per la regione.

- La lotta per un'economia produttiva e indipendente, capace di sradicare la subordinazione al capitalismo internazionale e a tutte le politiche neoliberali che ne sono seguite.

- la realizzazione della complementarità e dell'unità tra i paesi arabi sul piano politico ed economico e su basi democratiche.

- Il coordinamento tra tutti i partiti e le forze della sinistra in ogni paese arabo, al fine di creare alleanze e fronti forti contro i regimi reazionari e dittatoriali, la corruzione che hanno generato, ma anche contro le forze controrivoluzionarie formate soprattutto dalle forze politiche dette "religiose".

- la creazione di un Fronte della Sinistra araba per ricostruire il movimento di liberazione nazionale arabo con forze rivoluzionarie nella sua direzione.

- Il diritto del popolo palestinese alla Resistenza contro l'occupazione con tutti i mezzi, compresa la resistenza armata, il diritto di tornare in tutti i territori dei suoi antenati, da cui è stato sacciato dalle forze sioniste e il suo diritto a ricostruire lo Stato nazionale palestinese che ha come capitale Al Quds
(Gerusalemme).

- Le forze della sinistra devono assumersi il loro ruolo di salvaguardia e di promozione delle rivolte (intifadas) arabe, attraverso la lotta tra le masse, la mobilitazione e l'organizzazione di queste masse al fine di realizzare le parole d'ordine brandite e riguardanti la libertà, il progresso sociale e la dignità umana.

- L'opposizione ai progetti imperialisti per la regione e la resistenza a tutte le forme di occupazione e di subordinazione.

- La creazione di un Fronte progressista nel mondo arabo, attraverso l'ampliamento del Forum della sinistra araba affinché riunisca tutti coloro che lottano contro l'imperialismo, il sionismo e i regimi reazionari e dittatoriali e che portano avanti un progetto di cambiamento democratico
».

Perché questa piattaforma rappresenta per noi e per i nostri popoli l'unica via d'uscita contro la caduta nel baratro della povertà, della malattia e della fame. Perché può ridare speranza alle forze del progresso e della democrazia il fatto che il cambiamento è sempre possibile e che la Rivoluzione nazionale democratica non può che trionfare.

*) Ex Segretaria generale aggiunta del PCL, Coordinatrice del Forum della Sinistra araba

Pubblicato in francese su: assawra.blogspot.com e in arabo su assakafat.blogspot.com


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