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- osservatorio - mondo - politica e società - 03-12-24 - n. 917
Genocidio o crimine di guerra, resta un popolo che muore sempre più
Tiziano Tussi
02/12/2024
La discussione che voglio tentare parte dall'articolo di Liliana Segre per il Corriere della Sera, Perché non si può parlare di genocidio a Gaza, ma di crimini di guerra e contro l'umanità, (29 novembre U.S.). Segre scrive contro l'uso di questa parola, che vuole dire negare l'uso genocidario in atto dell'azione militare delle forze armate di Israele (IDF: Israele defense forces). I motivi sarebbero due: una non pianificazione della eliminazione completa del popolo palestinese e l'assenza di un rapporto funzionale con la guerra.
Una distinzione che sa di saccenteria giuridica poco accattivante. Se non abbiamo sentore dei documenti che pianificano la distruzione di un popolo palestinese, che potrebbero anche esserci, come del resto si discute storicamente su quell'altro sterminio di massa che riguarda proprio gli ebrei da parte dei nazisti nella Seconda guerra mondiale. Storicamente perché nei fatti che vi sia stato un crimine di massa è una risultante così acclarata che solo i tonti politici, ce n'è qualcuno, osa negarlo. Non saranno i numeri ufficiali così certi, non saranno le intenzioni di tutti i nazisti, non saranno i comportamenti razzisti di ogni nazista ma la cosa è accaduta così. Inutile discuterne.
Ma se non c'è intreccio con una guerra allora non c'è neppure il genocidio, oppure non è così. Insomma, un rebus per cercare di motivare l'assenza di genocidio dato che una guerra esiste in Israele. Ma anche qui, che tipo di guerra esiste? Una spece di riedizione di Golia e Davide. E anticipiamo qui un punto che tratteremo più avanti. L'analisi di una lettera aperta alla diaspora ebraica, firmata da innumerevoli autorità ed associazioni che fanno riferimento allo stato di pace internazionale, che ha come primo firmatario Perez Esquivel premio Nobel per la pace. Hamas, dice la lettera, in soldoni, non poteva non sapere cosa sarebbe accaduto se avesse attaccato ed ucciso israeliani sul loro territorio, dato che la conseguenza sono alla portata di ogni essere umano raziocinante. Conseguenze disastrose: basterebbe confrontare cosa era Gaza prima del 7 di ottobre di un anno fa e cosa è ora. Ed è chiaro che solo degli ingenui o illusi potevano sperare o credere, o non aspettarsi, che Israele non avrebbe reagito come lo ha fatto. E si può mettere anche in gioco una linea di spy stories che va dalla conoscenza di Israele di quello che Hamas stava meditando, e che ha lasciato accadere per potere poi avere libero sfogo, una volta per tutte - Genocidio - del popolo palestinese?!? Oppure che questa pratica accettazione poteva riportare in auge il politico di turno, oramai seccato, Netanyahu, che solo in questo modo avrebbe potuto riprendersi politicamente, così come è avvenuto.
Questioni simili si sono già sostanziate in altri scenari di guerra, specialmente aventi come attori gli USA - golfo del Tonchino, Seconda guerra mondiale ed entrata in guerra del Giappone, c'è chi dice anche l'abbattimento delle torri gemelle nel 2001?!? Ma lasciamo perdere l'imponderabile. Anche se tutto fosse nato, come la superficiale conoscenza politica ci rimanda - Hamas voleva vendicare decenni di repressione israeliana verso i Palestinesi, Israele reagisce come sa fare.
Il non uso del termine e della sostanza del genocidio legato alla guerra, con esempi che Segre fa di altri momenti topici a riguardo, lascia a desiderare. Ogni pratica genocidaria è a sé stante e comprende le situazioni particolari del momento storico e della geografia sociale. Farsene scudo, cercando in altre situazioni del passato esempi a discarico per cercare di salvare Israele di oggi dall'abisso in cui è caduta, e non per colpa di Hamas che ha scatenato l'aggravarsi della profondità del baratro della sua società, fare esempi storici non regge.
Mentre può reggere un altro racconto storico: Israele, gli ebrei che poi avrebbero formato lo Stato di Israele, hanno subito un genocidio pauroso da parte dei nazisti e da allora chiedono sempre che si paghi pegno per quello che è accaduto da parte del mondo intero, come se avessero l'esclusiva della sofferenza umana. Un pegno infinito, temporalmente infinito che non lascia scampo a nessun tentativo problematico di analisi, tanto che ogni sforzo per mettere in discussione quello stato nel suo funzionamento politico ed amministrativo viene subito bollato come antisemitismo. È accaduto così - Shoah - e così sarà per tutti i secoli a venire. In questo comportamento teorico e pratico viene perciò rivendicato un unicum a carico del popolo ebraico. Quindi lo Stato di Israele può fare ciò che vuole e si erge a giudice universale verso ogni altra situazione, Sia quella degli insopportabili "nemici" palestinesi, ma non solo, sia quella dell'ONU, una sentina di antisemiti.
Vi sono posizioni e comportamenti più a destra della Segre: Fiamma Nirenstein su Il Giornale (Segre ti venero. Ma su Israele stai sbagliando, 30 novembre u.s.) non si accontenta delle modalità dei distinguo della parlamentare italiana ma vorrebbe che lei fosse ancora più esplicita. E dice una serie di banalità: "…Israele vive di pace, come ogni democrazia, e va in guerra solo se è obbligata sin dal 1948…è sbagliato supporre in Israele un supposto spirito di vendetta… cerca subito la tregua in Libano. Israele dal primo giorno (a Gaza ndr.) ha fornito cibo ed acqua e elettricità...ha sparso milioni di volantini e telefonate per spostare gente (a Gaza: ma dove poi?) …un caduto civile per ogni caduto militare… l'ONU è l'emanazione di una maggioranza automatica che copre lo Stato Ebraico di odio… al solo scopo di distruggere gli ebrei, Israele, l'Occidente." Se analizziamo solo quest'ultima affermazione, lasciando perdere le evidenti menzogne che abbiamo inanellato prima, vediamo che: lo Stato di Israele diventa ipse dictum lo Stato Ebraico, che nel mondo c'è una maggioranza che vuole distruggere gli ebrei, il richiamo al nazismo è chiaro, e Israele, in quanto stato, con l'Occidente di cui Israele personifica la forma ed il diritto.
Ma ne troviamo anche altre di posizioni di destra cieca verso la situazione in Israele. Tale Iuri Maria Prado su Il riformista (Il Corriere ha aspettato l'articolo della Segre per dire la verità sulla bugia del genocidio, 30 novembre u.s.) ci dice che quello che non va nell'articolo della Segre è che è arrivato molto tardi per cercare di negare il genocidio inesistente a Gaza. Dire che Israele compia un genocidio appare perciò una bestemmia che l'articolo di Segre ha rilanciato, volente o nolente. Ripreso da diversi altri organi di stampa, che non sono il Corriere della Sera, dove è apparso, veniamo ancora a leggere di una dichiarazione di qualche mese fa, a maggio, con la quale Segre riporta le parole di un rabbino che le dice "Qualunque cosa succeda, noi siamo eterni", perciò lei "non si preoccupa perché (gli ebrei sono) eterni." Chiara sciocchezza, almeno per un non credente, ma allora anche i mussulmani, i cristiani, possono dirsi lo stesso, arriviamo anche agli induisti, ai buddhisti.
Veniamo alla lettera alla diaspora ebraica che abbiamo già citato precedentemente. Dopo l'esecrazione per l'azione di Hamas, si aggiunge "l'odore di genocidio" dello Stato di Israele e si ricorda che la voglia di distruggere il popolo che si ritiene avversario porta alla rottura della famiglia umana e che, se si trattasse la questione dell'emigrazione dei popoli e dei singoli così come Israele tratta la questione palestinese, il tutto sarebbe esiziale. Il difetto nel manico, continua la lettera, è stato quello di avere trasformato lo Stato di Israele come Stato Nazione del Popolo Ebraico, il 19 luglio 1918. Questa precisazione giuridica, che risulta indebita, ha solo trasformato legislativamente un sentimento di esclusiva superiorità che in Israele ha avuto dalla sua parte molta della popolazione ebraica. Quindi resta ancora più decisa la pretesa di non accettare critiche di sorta "mettendo in carico all'antisemitismo le riserve e le critiche che vengono loro svolte" (agli ebrei, ndr).
Ci fermiamo qui con la lettera aperta che si può trovare agilmente in rete. Così come si possono trovare le difese da parte di israeliani convinti che le cose scritte in quel documento-lettera sono vicine all'antisemitismo e che Israele ha il diritto di esistere e che non vi deve essere patria, in alcun modo, per i palestinesi. Nella lettera si prende anche posizione verso la teoria dei due stati chiamandola "fuorviante": "Per la costruzione di un'alternativa si deve ormai abbandonare la fuorviante soluzione a due stati…". Insomma, pur nella tragica situazione attuale sentiamo spendere parole che la banalizzano da ogni punto di vista, anche geografico, tutto per potere dare tempo ai due contendenti di continuare fino a che lo ritengono opportuno il gioco al massacro sulle teste dei civili. Gli ebrei di Israele, non tutti lagrimanti, si danno un gran da fare a bombardare invocando una difesa statale dall'antisemitismo per la democrazia che incarnerebbero. Democrazia in un mare di stati mussulmani autoritari, ognuno può valutare le differenze nella situazione proposta. I guerriglieri palestinesi altrettanto disposti a fare morire indirettamente civili palestinesi pur di tenere in piedi una possibilità militare verso Israele, ma senza possibilità evidente di vittoria finale, data la sproporzione di forze e di armamenti tra le due parti.
In tutto questo, ed altro, resta un popolo che muore sempre più ed è persino difficile prendere le sue parti e dire qualcosa in sua difesa.
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