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Monsanto e Bayer: perché cibo e agricoltura hanno appena imboccato la via peggiore

Colin Todhunter | globalresearch.ca
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

15/09/2016

La notizia di questa settimana è che la Monsanto ha accettato un'offerta pubblica di acquisto di 66 miliardi di dollari da parte della Bayer. La nuova corporation controllerebbe più del 25 per cento del commercio mondiale di sementi e pesticidi. Il gruppo chimico Bayer è il secondo del mondo dopo Syngenta e Monsanto è il leader mondiale nel commercio di sementi.

La Monsanto possiede il 26 per cento della quota di mercato di tutte le sementi vendute nel 2011. La Bayer (principalmente un'azienda farmaceutica) vende il 17 per cento del totale mondiale dei prodotti chimici per agricoltura ed ha anche un settore relativamente piccolo nella vendita di sementi. Se l'accordo ottiene l'approvazione delle autorità per la concorrenza, il gruppo diverrebbe il più grande venditore mondiale di sementi e prodotti chimici per agricoltura.

L'accordo è indice di una tendenza alla concentrazione in questo settore, con Dow e Du Pont che hanno deciso di unirsi ed il colosso svizzero delle sementi e dei pesticidi Syngenta che sta operando una fusione con Chem China, una preoccupazione per il governo cinese.

La concentrazione significherebbe che solo più tre corporations verrebbero a dominare il commercio mondiale delle sementi e dei prodotti chimici per agricoltura, al posto delle attuali sei: Syngenta, Bayer, BASF, Dow, Monsanto and DuPont. Prima delle fusioni, queste sei aziende controllavano il 60 per cento del commercio di sementi e più del 75 per cento del mercato dell'agrochimica.

I campanelli di allarme stanno suonando, con la Commissione Europea che sta dando la sua approvazione all'accordo Du Pont-Dow temporaneamente in stato di attesa e la Commissione d'inchiesta del Senato degli USA che è in procinto di tenere udienze su questo accordo, a causa delle preoccupazioni in merito alla concentrazione di questo settore, per il temuto aumento dei prezzi di sementi e pesticidi.

A commento della fusione Monsanto-Bayer, il Presidente dell'unione nazionale dei coltivatori americani Roger Johnson ha rilasciato la seguente dichiarazione:

"Concentrazioni di questa grandezza non possono essere lo standard in agricoltura, né dovremmo lasciar loro la possibilità di plasmare il nostro futuro. La fusione tra Bayer e Monsanto segna il quinto maggior accordo nell'agricoltura nell'ultimo anno… In questi ultimi giorni, le nostre famiglie di coltivatori ed allevatori sono state a Capitol Hill per chiedere ai deputati del Congresso di tenere udienze al fine di prender coscienza dello sconcertante numero di fusioni pendenti oggi nel settore agricolo. Continueremo ad esprimere preoccupazione perché nei consigli di amministrazioni di queste megafusioni si deciderà di fare profitti a scapito delle famiglie di coltivatori ed allevatori, dei consumatori e di tutte le economie rurali.

Ci piacerebbe che la prossima settimana la Commissione d'Inchiesta del Senato potesse rivedere e inquisire questa pericolosa tendenza alle concentrazioni nel settore agricolo che ha condotto ad una diminuzione della concorrenza, ha soffocato l'innovazione, ha provocato l'aumento dei prezzi e la perdita di posti di lavoro nell'America rurale… tutti gli accordi di fusione, incluso quello tra Bayer e Monsanto, dovrebbero essere posti sotto la lente di ingrandimento della Commissione e del Ministero della Giustizia".

Perché di fronte a tutta la retorica che spesso sentiamo sul "mercato" e sulle grandi compagnie che offrono opportunità agli agricoltori ed ai consumatori, il risultato concreto è invece la restrizione delle opportunità di scelta e l'eliminazione della concorrenza. Nel corso degli anni fino ad oggi, la Monsanto ha fagocitato dozzine di concorrenti per diventare il più grande fornitore di sementi geneticamente modificate, col risultato che i prezzi delle sementi sono drammaticamente aumentati.

La concentrazione di imprese ed il monopolio in ogni settore dovrebbero essere la preoccupazione di tutti. Ma il fatto che grandi gruppi del settore agricolo si specializzino in un modello globalizzato di agricoltura chimico-intensiva su scala industriale che sta negativamente influenzando ciò che mangiamo dovrebbe lasciarci molto più preoccupati. Vogliamo che questo tipo di sistema sia intensificato ancora di più solo perché i loro piani di profitto dipendono da esso?

I coltivatori sono sempre più dipendenti dalle sementi "brevettate e blindate" dalle multinazionali, sia che siano geneticamente modificate o meno, e sui prodotti chimici studiati apposta per essere usati con tali colture. I semi della Monsanto coprono l'80 per cento del mais e più del 90 per cento della soia che cresce negli USA. Non sorprende che gli statunitensi oggi finiscano per avere una dieta in gran parte a base di mais: una dieta molto diversa da quella del passato, con elevato apporto di calorie, ma con basso contributo di cibi salutari, sazianti e nutrienti. Questa "dieta dell'obesità americana", dannosa per la salute, e queste pratiche di agricoltura intensiva sono divenute ormai un fenomeno globale.

Ma per sua natura, il modello capitalista da cui dipendono le grandi imprese in agricoltura richiede l'espansione della domanda, il dominio del mercato e la crescita dei profitti. E, deve essere accettato per quello che è da quei pochi che rimangono in agricoltura perché ne ricavano profitto (questi non sono certo quei 330 coltivatori che lasciano e vendono la loro terra ogni settimana, secondo i dati dell'Istituto Nazionale di Statistiche Agricole).

Ma negli Stati Uniti, il "successo commerciale" in agricoltura dipende totalmente dai 51 miliardi di dollari in aiuti provenienti dalle tasche dei contribuenti ed elargiti in un  periodo di dieci anni per mantenere sui binari un treno pesante e costoso, perché il particolare tipo di agricoltura per cui è stato disegnato è volto a mantenere alti i margini di profitto delle multinazionali del settore agricolo. E questo "successo" dimentica di includere nel suo bilancio tutti i costi sociali, sanitari ed ambientali, i quali al contrario dimostrano che questo modello è insostenibile. E' facile spacciare il fallimento per successo quando i parametri di giudizio sono definiti in modo così ristretto.

Oltretutto, l'esportazione del paradigma della "rivoluzione verde" in tutto il globo è stata una manna per i produttori multinazionali delle sementi e dell'agrochimica, i quali hanno tratto profitto distruggendo le salutari e sostenibili agricolture indigene e trasformandole in imprese profittevoli per il capitale globale.

E non solo profittevoli per il capitale globale, ma anche per le tasche dei loro managers.  Per esempio, pochi mesi fa, secondo la Reuter, l'amministratore delegato della Monsanto Hugh Grant avrebbe ricevuto più di 70 milioni di dollari se la Monsanto fosse stata inglobata dalla Bayer. Al momento, la Monsanto disse di essere impegnata in ulteriori trattative colla Bayer dopo il rifiuto dell'offerta pubblica di acquisto di 62 miliardi di dollari. La notizia dimostra come l'esposizione patrimoniale di Grant in azioni ed opzioni significava che lo stesso avesse un incentivo a resistere finche non fosse raggiunto il prezzo di vendita più alto possibile, che sarebbe non solo nell'interesse degli azionisti, ma anche in funzione dell'aumento di valore del suo patrimonio. Altri membri anziani all'interno della Monsanto sarebbero andati via con massicci guadagni finanziari.

Questi amministratori di multinazionali dipendono da un settore agricolo commerciale mondiale le cui compagnie figurano tra le maggiori nella lista delle prime 500 imprese globali di Fortune. Le loro imprese sono grandi competitrici in un sistema geopolitico globalizzato di produzione del cibo dove gli enormi profitti delle compagnie sono direttamente collegati all'eradicazione globale della piccola impresa agricola (base della produzione alimentare mondiale) al cibo cattivo e insalubre, alle iniquità sociali, ai trucchi del commercio, alla devastazione ambientale, alla monocoltura ed alla diminuzione del cibo e della diversità della dieta, alla distruzione delle comunità rurali, all'ecocidio, alla degradazione del suolo, alla scarsità idrica ed alle siccità, ai modelli di sviluppo inappropriato e distruttivi, ai coltivatori che vivono una vita sul filo del rasoio in cui l'indebitamento è diventato una condizione normale di vita.

Una manciata di società potenti e politicamente supportate stanno determinando cosa deve essere coltivato, come deve essere coltivato, quali bisogni occorra soddisfare con tale coltivazione, chi lo deve coltivare e cosa rimane sul piatto alla fine. E nonostante le banalità sfornate dagli uffici di pubbliche relazioni che affermano che il modello di agricoltura chimico-intensiva geneticamente modificata sia solo una delle modalità di agricoltura studiate per sfamare l'umanità, dall'India all'Africa i modelli indigeni di agricoltura vengono eliminati ed eradicati (attraverso l'inganno e false argomentazioni) mentre l'imperialismo delle multinazionali considera chiusa la questione della sovranità alimentare.

Dovremmo essere altamente preoccupati di un sistema alimentare che viene sempre più dominato da imprese che hanno una storia (vedi qui per Monsanto e qui per Bayer) di commercializzazione di prodotti dannosi per la salute o inquinanti per l'ambiente, di coinvolgimento in pratiche di corruzione o insabbiamenti, in pratiche monopolistiche e in ciò che dovrebbe essere considerato come crimine contro l'umanità (www.monsanto-tribunal.org/).

Nonostante quelli come Hugh Grant sostengano che la fusione Monsanto-Bayer faccia bene ai coltivatori e ad una "società più allargata", la gran parte del vantaggio va agli azionisti ed alle compagnie pesantemente assistite dallo Stato e foraggiate coi soldi dei contribuenti. Questa è la retorica egemone che è stata utilizzata negli anni per mascherare la vera natura del potere e dei suoi beneficiari.

Non è tanto l'accordo Monsanto Bayer che è di per sè una mossa nella direzione sbagliata (anche se lo è), ma è l'aumento della concentrazione monopolistica che si prevede in molti settori chiave che porta verso un capitalismo monopolistico ovvero verso la pianificazione da parte di cartelli privati, qualunque sia il modo in cui la si voglia considerare. E' il sistema dell'agricoltura capitalista intensiva industrializzata sposato dai concorrenti più potenti i cui interessi risiedono nel perpetuare ed estendere il loro modello economico neoliberista che è il vero problema.

"Abbiamo giustificato la scomparsa delle aziende agricole familiari, la decomposizione delle società rurali, l'inquinamento dell'ambiente rurale e la la degradazione del suolo come necessarie… I problemi che oggi stiamo affrontando sono le conseguenze di troppe persone… che perseguono i loro piccoli interessi individuali senza considerare le conseguenze delle loro azioni sul resto della società e sul futuro dell'umanità", ha detto il prof. John Ikerd in Healthy Soils, Healthy People.


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