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Cambiamenti climatici: cosa ne dicono i marxisti?

W. T. Whitney Jr. | mltoday.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

29/08/2016

L'autore John Steinbeck nel 1962 si chiedeva: "Perché il progresso deve assomigliare tanto alla distruzione?" (1) In effetti, la produzione in continua espansione di merci - il progresso, in altre parole - promuove la distruzione sotto forma di cambiamenti climatici. Gli artefici di una produzione sconfinata dominano nei nostri governi e nelle nostre società e così i cambiamenti climatici avanzano. La storia avrebbe potuto essere diversa se il capitalismo non fosse mai esistito.

Il presidente cubano Fidel Castro così si espresse il 12 giugno 1992, rivolgendosi alla Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo - nota come "Vertice della Terra" - a Rio de Janeiro.

Castro ha dichiarato che: "Un'importante specie biologica - il genere umano - rischia di scomparire a causa della rapida e progressiva eliminazione del suo habitat naturale e stiamo diventando consapevoli di questo problema quando è quasi troppo tardi per prevenirlo". Ha affermato che "le società consumiste... consumano due terzi di tutti i metalli e tre quarti dell'energia prodotta in tutto il mondo; hanno avvelenato i mari e i fiumi... Hanno saturato l'atmosfera con i gas, alterando le condizioni climatiche con gli effetti catastrofici di cui già cominciano a soffrire... Domani sarà troppo tardi per fare ciò che avremmo dovuto fare tanto tempo fa".

Al Vertice della Terra di quel giorno, 154 nazioni firmarono la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

Ora, tuttavia, "il Sistema Terra potrebbe avvicinarsi a una soglia che rischia di intrappolare il pianeta in un percorso di rapido e continuo surriscaldamento: effetto serra sulla Terra. Questo percorso sarebbe spinto da severe risposte biogeofisiche intrinseche difficili da influenzare dalle azioni umane". Questo, secondo un articolo scientifico pubblicato il 6 agosto dall'Accademia Nazionale delle Scienze.

I titoli di tutto il mondo segnavano allarme. Ad esempio: "Anche se gli obiettivi di riduzione delle emissioni vengono soddisfatti, la Terra continua a dirigersi verso l'effetto serra" (Huffington Post); "Prossimi a cambiamenti climatici accelerati, avverte un nuovo documento" (ZME Science); "La Terra rischia di cadere in uno stato da effetto serra irreversibile a causa dell'uso di combustibili fossili: rivela uno studio" (The Japan Times); "Il cambiamento climatico potrebbe diventare inarrestabile entro pochi decenni" (The Times of London).

Nella sua Silent Spring (1962), Rachel Carson relazionava che una perturbazione dell'equilibrio della natura da parte degli umani avrebbe portato al disastro. Lasciata a se stessa, la natura impone limiti entro i quali funzionano meccanismi di feedback e recupero, e c'è interdipendenza tra specie. Rachel Carson ha rivelato che l'uso indiscriminato di pesticidi aveva interrotto i processi biologici e avvelenato gli esseri umani, le specie animali e la terra.

Altrove ha indicato la responsabilità umana: "Il mondo moderno adora gli dei della velocità e della quantità, del profitto rapido e facile, e da questa idolatria sono sorti mali mostruosi". (2)

L'uso di combustibili contenenti carbonio ha rilasciato gas che, accumulandosi nell'atmosfera, hanno indebolito l'equilibrio tra la proprietà di conservazione del calore e le condizioni che favoriscono la vita. Nel loro prezioso libro What Every Environmentalist Needs to Know about Capitalism (Quello che ogni ambientalista deve sapere sul capitalismo), pubblicato su Monthly Review Press, Fred Magdoff e John Bellamy Foster notano che: "Il cambiamento climatico... è solo una delle numerose spaccature causate dal superamento di confini planetari". Il capitalismo, dicono: "non riconosce limiti alla propria espansione: non c'è alcun profitto, nessuna quantità di ricchezza e nessuna quantità di consumo che sia troppo o abbastanza".

Un recente articolo che ha occupato un monografico del New York Times Sunday Magazine ha portato la discussione a un pubblico più ampio. Il titolo era Losing Earth. L'autore Nathaniel Rich riferisce che tra il 1979 e il 1989 si era affermata la convinzione nelle alte sfere governative e scientifiche che il problema era serio. L'articolo rende conto di conferenze e relazioni scientifiche, coinvolgimento delle compagnie petrolifere, un paio di audizioni al Congresso, diversi titoli di prima pagina del New York Times. Tutti i soggetti coinvolti erano d'accordo sulla necessità di agire. Poi nel 1989, come riporta Rich, le cose caddero.

In quell'anno alti funzionari di dozzine di paesi si incontrarono nei Paesi Bassi sotto l'egida del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite. Non venne raggiunto un accordo sulla riduzione delle emissioni di carbonio. Mentre i delegati delusi lasciavano l'ultima sessione di lavoro, un giornalista statunitense chiese a un delegato svedese cosa stesse accadendo. La risposta fu: "Il tuo governo sta mandando tutto a puttane".

Al di là della menzione all'insoddisfacente "natura umana", Rich non identifica le cause della debacle. Anche così, il suo articolo offre alcune informazioni che suggeriscono una spiegazione.

Nel 1988 il governo degli Stati Uniti a livello esecutivo sembrava muoversi verso un piano per la riduzione delle emissioni. A quel punto, tuttavia, i funzionari della Casa Bianca cercarono di censurare la testimonianza scientifica - anche quella del famoso scienziato climatologo James Hanson. Inviarono una delegazione degli Stati Uniti al vertice dei Paesi Bassi, ma solo per esercitare la "leadership" statunitense. Gli scienziati delle compagnie petrolifere non collaboravano più. Exxon d'allora in poi avrebbe "enfatizzato l'incertezza nelle conclusioni scientifiche". Il capitalismo era al comando.

La narrativa di Rich suggerisce che il processo durato una decina di anni era nelle mani di una piccola equipe di addetti ai lavori: alcuni scienziati (tra cui uno di Exxon), membri di commissioni governative e consiglieri, una coppia di membri del Congresso e un attivista e pubblicista ambientalista Rafe Pomerance , che godeva di un certo carisma. La mancanza di partecipazione pubblica e leadership suggerisce un deficit di democrazia.

Naomi Klein e altri hanno analizzato il lavoro di Rich. In un articolo molto diffuso, Klein sottolinea che "alla fine degli anni '80 era l'apice assoluto della crociata neoliberale, un momento di massima ascesa ideologica per il progetto economico e sociale che deliberatamente si proponeva di denigrare l'azione collettiva". Rich, dice, era ignaro di ciò.

Klein torna al tema del suo famoso libro This Changes Everything (2014), in cui incolpava i capitalisti di aver permesso al cambiamento climatico di avanzare. Lodando le campagne anticapitalistiche mondiali di attivisti locali, movimenti sociali e popolazioni indigene, si tenne lontana da un'alternativa socialista.

Più tardi, rispondendo a Rich, Klein dichiara che "la migliore possibilità per la sopravvivenza collettiva dell'umanità" risiede in "una nuova forma di eco-socialismo democratico, con l'umiltà di imparare dagli insegnamenti indigeni sui doveri verso le generazioni future". Aggiunge che "il socialismo industriale autocratico" era "un disastro per l'ambiente". Si presume che Klein respinga il modello di socialismo rivoluzionario fondato nel XIX secolo da Marx ed Engels.

Il punto principale è che poiché il capitalismo ha contribuito all'avanzamento dei cambiamenti climatici, la resistenza ai cambiamenti climatici deve essere anticapitalista e precipuamente socialista. Poiché la posta in gioco è alta e attiene alla stessa sopravvivenza dell'umanità, è necessario un tipo di socialismo la cui teoria e prassi miri a smantellare piuttosto che riformare il capitalismo.

Questi obiettivi sono specifici del marxismo. I marxisti vedono approssimarsi la fine del capitalismo a causa dalle sue contraddizioni interne. Il cambiamento climatico è una di queste contraddizioni. L'appello di Marx ed Engels "Lavoratori di tutto il mondo unitevi" é coerente al cambiamento climatico in quanto fenomeno globale.

La specificità dei capitalisti è la loro tendenza a rubare, a cominciare dai frutti del lavoro. Spremono la terra per trarre profitto, sopra o sotto il suolo. Espropriano il corpo umano e il suo lavoro, confiscano i diritti delle donne e di tutti coloro che ritengono sfruttare.

I capitalisti sacrificano l'equilibrio della natura per il saccheggio. Lo stesso Karl Marx ha esaminato la spaccatura tra città e campagna in coincidenza con la rivoluzione industriale. Scoprì che i mezzi tradizionali per ricostituire la fertilità del suolo erano caduti a seguito dell'uso e dell'abuso della terra da parte dei capitalisti dediti all'accumulazione.

Per i marxisti, il cambiamento progressivo avviene attraverso la lotta tra classi sociali. Il cambiamento climatico minaccia soprattutto la sopravvivenza delle persone che lavorano o vogliono lavorare. Pensiamo che queste siano pronte a lottare contro la classe delle persone dedite a sottrarre profitto, di quelle che negano l'esistenza del cambiamento climatico o hanno impedito gli sforzi per fermarlo o attenuarne gli effetti.

Secondo le ultime indagini, i giovani oggi come oggi, sono attratti dal socialismo. (3) Preoccupati per i cambiamenti climatici, sono maturi per assimilare gli insegnamenti del movimento marxista. Si renderanno conto che le mezze misure non sono sufficienti. Il famoso eco-socialista Ian Angus scrive, per esempio, che: "Gli incrementi lineari applicati all'attuale sistema socioeconomico non sono sufficienti a stabilizzare il sistema Terra. Saranno probabilmente necessarie trasformazioni ampie, rapide e sostanziali". Angus commentava il rapporto pubblicato dalla National Academy of Science, soprammenzionato

Oppure, come suggerisce Richard Smith dei Democratic Socialists of America: "Non possiamo sopprimere le emissioni senza chiudere le industrie... Dobbiamo socializzare quelle industrie, nazionalizzarle, comprarle e portarle in mani pubbliche".

La sfida per i marxisti è grande. Le questioni ambientali non sono mai state in cima alla loro agenda negli Stati Uniti. Il loro numero è ridotto e le loro organizzazioni sono piccole e spesso in conflitto. Ma il futuro grava pesantemente ed è davvero imperativo che i marxisti statunitensi assumano il compito di insegnare e di attivarsi sui cambiamenti climatici, per quanto possa essere tardi. Le risorse sono a portata di mano, in particolare gli scrittori associati a Monthly Review, al sito web Climate and Capitalism e all'associazione System Change Not Climate Change.

Questo saggio si conclude con un lamento per il fatto che i governi per, da, e della gente sembrano non essere coinvolti nel problema della sopravvivenza umana e con l'aspirazione di una leadership rivoluzionaria sul modello di Fidel Castro.

Note:

1) John Steinbeck, Travels with Charley: in Search of America, (Viking Press, NY, 1962), p. 181

2) Tratto dalla Prefazione di Rachel Carson di Animal Machines, Ruth Harrison (1964)

3) Cfr per esempio The New Socialists, The New York Times, August 26, 2018.


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