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- osservatorio - mondo - salute e ambiente - 27-09-20 - n. 762
La corsa al vaccino contro il Covid-19
Roberto Guijarro | nuevo-rumbo.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
25/09/2020
Sarebbe ingenuo affermare che il laboratorio farmaceutico che si presentasse con una versione finale del vaccino contro il Covid-19 lo metterebbe a disposizione di tutta l'Umanità? Che punterebbero più a salvare vite che i loro interessi economici? Che lo distribuirebbero in modo disinteressato in tutti i paesi senza nulla in cambio? O, se così non fosse, non sarebbe più ingenuo pensare che l'OMS requisirebbe il brevetto, ad esempio di qualche industria farmaceutica statunitense, distribuendolo in modo egualitario, puntando più al bene di tutti che agli interessi delle multinazionali?
L'ideologia capitalista è così profondamente radicata in noi che qualsiasi scenario di annientamento dispotico per i profitti di pochi ci sembra più possibile di una via d'uscita collettiva. Ma non è sempre stato così. Ed è accaduto non molto tempo fa.
Nel 1958, il viceministro della Sanità sovietico Viktor Zdánov propose all'Assemblea dell'Organizzazione Mondiale della Sanità una iniziativa mondiale globale per sradicare il vaiolo, che si concretizzò in una campagna di vaccinazione di massa realizzata dal 1966 al 1980, mettendo fine a questo virus così letale per gli esseri umani. Una iniziativa che poté sorgere solo per la pressione del campo socialista, perché la legge fondamentale che regge il suo sistema non è di ottenere il massimo plusvalore sfruttando i lavoratori, ma soddisfare le necessità materiali e culturali dell'insieme del popolo.
Che differenza rispetto alla corsa ad ostacoli delle case farmaceutiche e dei governi per ottenere un vaccino efficace contro il SARS-Co-2! L'ultima settimana di agosto, con l'annuncio dei progressi medici per ottenere il vaccino contro il Covid-19, le borse europee hanno guadagnato un 2% (accadde lo stesso quando Moderna annunciò la risposta immunitaria ottenuta con il suo vaccino lo scorso 14 luglio). Ad esempio, in Spagna [l'indice di borsa] IBEX 35 ha recuperato 7100 punti dopo esser salito dell'1,82%. Il suo corrispettivo in Germania, il DAX, è salito del 2,36%; in Francia, il CAC 40 è incrementato del 2,38%; e, in Italia, il MID del 2,1%. Ossia, non si tratta di soddisfare le necessità di salute dell'insieme della popolazione, ma di ottenere il massimo plusvalore per le case farmaceutiche e i suoi capitali associati. Nel caso della Spagna, sono saliti anche i titoli di Repsol, Acciona, Banco Santander, BBVA... dato che un vaccino efficace contro il SARS-Co-2 non solo può dare benefici alle case farmaceutiche ma permetterà di continuare a sfruttare i lavoratori grazie al fatto che i capitalisti potranno contare su una manodopera sana, un sistema sanitario non collassato che continuerà a riprodurre la forza lavoro e l'eliminazione degli effetti della pandemia nei suoi mercati, che permetterà il consumo e pertanto, la chiusura del ciclo di rotazione del capitale attraverso la vendita delle sue merci. Nessuna preoccupazione per la salute delle persone. Il problema è che se i lavoratori non sono sani non possono continuare a riprodurre i loro profitti, né generare la domanda di consumo necessaria che richiede il "mercato". Si inizia così una lotta per ottenere i massimi profitti e a questa è subordinata la nostra salute.
E' in questo contesto che bisogna collocare la lotta aperta tra i vari laboratori farmaceutici e governi che cercano un vaccino contro il Covid-19. E' il caso della britannica AstraZeneca, impresa con cui la Commissione Europea ha chiuso un accordo per il quale riceverà 300 milioni di dosi, con l'adesione della Spagna all'acquisto centralizzato per il quale ne riceverà 31 milioni. Ma la CE non si è giocata tutto in una mano. Ha chiuso anche un accordo con la statunitense Moderna, dalla quale comprerebbe almeno 80 milioni di dosi. Ed è in via di chiusura l'accordo con la franco-tedesca Sanofi, la statunitense Johnson & Johnson e la tedesca Curevac. Ogni governo capitalista cerca il suo accordo particolare con una o l'altra compagnia per non rimanere indietro nella competizione tra monopoli. Cosa che gli potrebbe causare profondi svantaggi nel sistema economico mondiale. Anche altri laboratori si trovano in fase di sperimentazione e contrattazione di future distribuzioni, come è il caso di Reithera (italiana) e CanSinoBio (cinese).
Una vera e propria corsa delle industrie farmaceutiche per ottenere i massimi profitti derivanti dall'essere le prime a vendere il loro vaccino. E, da qui, nasce tutto il rumore dei media contro il vaccino russo Sputnik V sviluppato dal laboratorio Galameya, anch'esso in fase di sperimentazione. Più che un dibattito sulla metodologia di ricerca biochimica è stato un attacco mediatico di alcuni monopoli contro altri dentro la guerra aperta a livello mondiale tra grandi capitalisti.
Sembra che alla fine del 2020 o agli inizi del 2021 sapremo se potremo contare sicuramente su qualcuno dei vaccini in via di sviluppo. Sia come sia, si dimostra di nuovo come le relazioni di produzione capitaliste impediscano di sviluppare le forze produttive. Cosa sarebbe dello sviluppo del vaccino contro il coronavirus senza capitalismo, con una totale apertura delle ricerche in modo che gli scienziati potessero lavorare sui progressi degli uni e degli altri? Come sarebbe un processo di vaccinazione in base alle necessità del popolo e non del lucro economico di pochi? E' possibile pensare oggi che il vaccino sarà a disposizione di tutti i paesi o solo di quelli convenienti ai capitalisti? Prevarrà la salute delle persone o i profitti imprenditoriali?
Forse una risposta a tutti questi interrogativi c'è la può dare Cuba (che attualmente conta sul suo vaccino "Soberana" contro il Sars-Co-2 in fase di test clinici), le cui brigate mediche combattono il coronavirus in più di quaranta paesi. Perché nel comunismo, si tratta di porre la scienza al servizio del popolo e non delle grandi imprese; si tratta di soddisfare le necessità del popolo, non di assicurare i profitti del capitale.
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