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- osservatorio - mondo - salute e ambiente - 30-01-21 - n. 777
Vaccinarsi contro l'egoismo e la diseguaglianza
Randy Alonso Falcón | cubadebate.cu
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
27/01/2021
Non sarà un ordine mondiale esaurito e caduco quello che potrà salvare l'umanità e creare le condizioni naturali indispensabili per una vita degna e decorosa nel pianeta. (...) Non si tratta di una questione ideologica; è già una questione di vita o morte per la specie umana.
Fidel Castro Ruz, Discorso alla Tribuna Aperta della Rivoluzione, San José de las Lajas, 27 gennaio 2001
La Solidarietà e la Giustizia continuano ad essere parole in disuso anche quando la catastrofe ci tocca tutti, come un grande Titanic universale. Un minuscolo e viscido virus ha suscitato paure, scosso società e sistemi sanitari, provocato infinite riflessioni sull'oggi e sul futuro, ma non è riuscito a promuovere l'eguaglianza e l'amore per il prossimo.
Questa settimana si arriverà a 100 milioni di persone contagiate nel mondo da Covid-19 e sono già più di 2 milioni i morti.
"Ogni giorno aumenta il divario tra chi ha e chi non ha. La pandemia ci ha ricordato che la salute e l'economia sono relazionate e che siamo tutti sulla stessa barca. La pandemia non terminerà fino a quando non terminerà ovunque", ha detto questo lunedì il Direttore Generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità Dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus.
I numeri confermano le valutazioni dell'esperto senza dubbio alcuno.
La cura privilegiata
Nonostante i numerosi appelli dell'ONU e diversi leader mondiale per cercare una risposta globale alla pandemia e facilitare e condividere l'accesso alla cura della malattia, predominano visioni ristrette e orecchie sorde.
"La scienza sta avendo successo, ma la solidarietà sta fallendo", ha segnalato lo scorso 15 gennaio il Segretario Generale dell'ONU António Guterres. Diversi vaccini sono già disponibili nel mondo per affrontare il virus SARS-CoV-2, ma l'accesso a essi è profondamente diseguale come il mondo che abitiamo.
Ad oggi sono state applicate 66.33 milioni di dosi, delle quali il 93% somministrate in soli 15 paesi: USA, Cina, Regno Unito, Israele, Emirati Arabi Uniti, Germania, India, Italia, Turchia, Spagna, Francia e Russia, secondo la piattaforma d'analisi dei dati Our World in Data, basata sulle cifre dell'Università di Oxford.
In tutta l'Africa Subsahariana si sono potute gestire solo 25 dosi di vaccino in Guinea. Paesi popolosi come la Nigeria, con 200 milioni di abitanti, stanno aspettando le prime dosi.
La stessa corsa che si è vissuta agli inizi della pandemia con i ventilatori polmonari, le mascherine e le tute protettive, si sta verificando adesso con i vaccini: accaparramento, sovrapprezzi e speculazione. "Una corsa immorale verso l'abisso", l'ha catalogata il principale direttivo dell'OMS.
Il fondo COVAX, creato come una sorta di impegno globale per rendere accessibili i vaccini alle nazioni più povere o di limitate risorse, ha annunciato che a febbraio inizierà a consegnare le prime dosi (prima si diceva a gennaio), ma riconosce che è stato limitato dai lucrativi accordi individuali di diverse nazioni con le marche farmaceutiche dei vaccini anti-COVID.
Altro handicap è stato l'alto costo dei vaccini che hanno la maggiore approvazione internazionale. Come ha segnalato al The Guardian, l'esperto norvegese John-Arne Rottingen: "La difficoltà è che realmente abbiamo solo una approvazione internazionale generalizzata per la commercializzazione di due vaccini: i due vaccini di ARNm. La sfida è che uno, il vaccino di Moderna è molto caro, e l'altro, il vaccino Pfizer/BioNTech, che era disponibile per primo e adesso si sta applicando in Europa, è moderatamente caro in comparazione agli altri e richiede una catena di super frigo. Il prezzo e la catena di frigo fa sì che non siano i vaccini ideali per una vaccinazione mondiale".
Mentre nazioni come India e Sudafrica chiedono all'OMS una campagna affinché le case farmaceutiche rinuncino ai diritti di proprietà intellettuale dei vaccini e trattamenti del COVID-19, che permetterebbe ad altri fabbricanti qualificati nel Sud di espandere la produzione di questi antidoti, paesi come gli USA, il Regno Unito e il Canada si sono opposti all'iniziativa. Queste tre ricche nazioni hanno comprato o riservato sufficienti dosi per inoculare le loro popolazioni almeno quattro volte.
I paesi ad alti redditi rappresentano il 16% della popolazione mondiale, ma posseggono oltre il 60% dei vaccini comprati finora.
I paesi ricchi si accaparrano la maggior parte della produzione di vaccini. Grafico: The Guardian
Alcune previsioni quantificano nel 27% del totale della popolazione dei paesi con redditi medi e poveri che potranno vaccinarsi entro quest'anno. Il Centro di Innovazione in Salute Globale dell'Università di Duke stima che non ci saranno sufficienti vaccini per immunizzare la popolazione mondiale fino almeno al 2023.
"Il mondo è sull'orlo di un catastrofico fallimento morale e il prezzo di questo fallimento si pagherà con vite e mezzi di sussistenza nei paesi più poveri del mondo", ha sentenziato il Dr. Tedros.
Il virus della diseguaglianza
Il "nazionalismo dei vaccini" è l'esatto riflesso di un mondo diseguale e ingiusto nel quale pochi continuano ad essere i grandi beneficiari della ricchezza, mentre migliaia di milioni devono accontentarsi delle briciole.
E' il "virus della diseguaglianza" che OXFAM denuncia nel suo più recente rapporto, nel quale evidenzia che il fallito sistema economico attuale "permette che una élite super ricca continui ad accumalare ricchezza in mezzo alla maggiore crisi economica dalla Grande Depressione, mentre migliaia di milioni di persone affrontano grandi difficoltà per sopravvivere".
Mentre i multimilionari hanno visto incrementare le loro fortune tra marzo e dicembre 2020 in un volume totale di 3.9 milioni di milioni di dollari - per sommare l'inimaginabile cifra di 11.95 bilioni - i più poveri del pianeta necessiteranno "più di un decennio per recuperare gli impatti economici della crisi" accentuati dalla pandemia di COVID-19.
Anche le differenze razziali si sono approfondite. Negli USA, la nazione più potente del pianeta, se i tassi di mortalità sono stati uguali a quelle della popolazione bianca, circa 22.000 latini e neri non sarebbero morti per l'epidemia di coronavirus. In Brasile, le persone afrodiscendenti hanno circa un 40% di probabilità di morire a causa del COVID rispetto alle persone bianche.
Una delle conclusioni del rapporto Oxfam è che "è probabile che la pandemia aumenti la diseguaglianza in un modo mai visto prima". La Banca Mondiale ha allertato che, nel contesto attuale, più di 100 milioni di persone potranno cadere in povertà estrema.
I 10 uomini più ricchi al mondo hanno visto aumentare il loro patrimonio netto a 540.000 milioni di dollari nel periodo di pandemia 2020. Questa lista è guidata da Jeff Bezos e Elon Musk. Include anche il direttore esecutivo del gruppo di lusso LVMH, Bernard Arnault; a Bill Gates e al direttore esecutivo di Facebook, Mark Zuckerberg. Secondo Oxfam, il denaro che possiedono questi potenti sarebbe sufficiente ad evitare che le persone cadessero in povertà per gli effetti del virus e inoltre garantirebbe un vaccino per tutte le persone del pianeta.
Sole del mondo morale
Tra tanta diseguaglianza e indifferenza, un piccolo arcipelago nei Caraibi, chiamato Cuba, è stato capace di inviare migliaia di medici e infermieri, di 50 brigate del Contingente Internazionalista "Henry Reeve", in più di una trentina di paesi dell'America Latina e Caraibi, Europa, Africa e Medio Oriente, per collaborare nella lotta alla mortale malattia.
Migliaia di vite salvate o recuperate in uno scenario di totale complessità sono il frutto della loro solidale opera. La qualità umana e professionale di questi figli del popolo cubano supera gli ostacoli più diversi e lascia una traccia di affetto, di gratitudine e di esempio che è riconosciuta da tutti coloro con cui hanno condiviso e coloro che hanno curato.
Questo stesso paese, di scarse risorse economiche ma abbondante in talento formato e istruito, è stato capace di erigere una industria biofarmaceutica avanzata, che adesso si prepara a produrre 100 milioni di dosi del Soberana 02, uno dei 4 vaccini a cui lavorano i suoi scienziati. Questo permetterà di immunizzare tutta la popolazione cubana (sarebbe uno dei primi paesi a riuscirci) e disporre di oltre 70 milioni di dosi per altri popoli del Sud. Ci sono già paesi interessati ad acquistarlo, come Vietnam, Iran e Venezuela, Pakistan e India, ha annunciato recentemente il Direttore generale dell'Istituto di vaccini Finlay.
Ricercatori di questa istituzione lavorano con paesi come Italia e Canada per comprovare l'impatto del vaccino Soberana 01 sulle persone che già hanno avuto COVID-19 e sono convalescenti, ma sono a rischio di reinfezione.
"Noi non siamo una multinazionale dove il ritorno (finanziario) è la ragione numero uno. Funzioniamo al contrario, creare più salute e il ritorno è una conseguenza, mai una priorità", ha spiegato alla stampa la scorsa settimana il Dr. Vicente Vérez, leader del principale centro di ricerca sui vaccini a Cuba.
"Il nostro mondo può vincere questo virus in un solo modo: unito", ha sottolineato recentemente il Segretario Generale dell'ONU. Purtroppo, i vaccini della solidarietà e la giustizia non si sono potuti somministrare nel mondo ricco che domina.
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