www.resistenze.org - osservatorio - mondo - salute e ambiente - 14-08-21 - n. 798

Cambiamento climatico e ipocrisia

Federazione Sindacale Mondiale (FSM-WFTU) | wftucentral.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

13/08/2021

In occasione degli incendi che si verificano ogni anno in tutto il mondo, anche quest'anno si è aperto un ampio dibattito sul cosiddetto cambiamento climatico e il suo contrasto. Secondo editorialisti e scienziati borghesi, è il responsabile delle inondazioni, degli incendi e di ogni tipo di disastri naturali, nascondendo dietro di esso le responsabilità dei governi e degli interessi imprenditoriali.

Gli incendi si sono sempre verificati, soprattutto nelle grandi foreste, come parte del ciclo di vita e della rigenerazione della foresta stessa. Ma questo non basta a giustificare lo stesso fenomeno in ogni parte del mondo.

Si parla di "cambiamento climatico antropogenico" e si dimostra che il fattore principale è l'attività umana in generale. La logica della responsabilità individuale viene deliberatamente promossa anche in questo caso. Ma l'unico fattore che realmente può contribuire o accelerare il cambiamento climantico è l'azione propria dei monopoli, il capitalismo stesso. Ad esempio, segnalano le bottiglie d'acqua di plastica come responsabili della contaminazione nel mare e cercano di occultare il responsabile numero uno dell'inquinamento marino: le compagnie marittime.

Seguiamo il dibattito scientifico e i punti di vista contradditori sia sull'estensione, la profondità del problema, i tassi di sviluppo di questi cambiamenti, come sugli strumenti scientifici per identificarli con precisione. Ci sono stime e previsioni divergenti. Diffidiamo inoltre dalle previsioni che tendono ad esser catastrofiche o compiacenti del tipo "non accade nulla". Perché molte di queste inchieste sono finanziate e i dati si presantano in modo conforme agli interessi di grandi gruppi di monopoli, stati capitalisti e associazioni imperialiste che spesso li costruiscono secondo le gerarchie e le aspirazioni, a seconda di dove vogliono "spingere" la produzione capitalista per spodestare i loro concorrenti.

In una settimana sono stati registrati 6.900 incendi forestali in Angola e 3.400 nella R.D. del Congo. In queste parti del mondo, a differenza dell'Europa, perché non esiste lo stesso meccanismo di sostegno tra stati? O viceversa, in Europa dove esiste, con quale scopo viene utilizzato? Per la protezione delle persone e dei loro beni o in ogni caso la risposta è in linea con gli interessi imprenditoriali dominanti?. La risposta è più profonda e necessita uno studio collettivo da parte del movimento sindacale di classe. Secondo la nostra opinione la causa e la differenza sta nell'uso della terra. Nella regione africana, ricca di minerali, le foreste non sono "necessarie" alle multinazionali per costruire le loro miniere, per cui gli incendi si spengono da soli quando incontrano un fiume o un mare, in Europa gli incendi forestali "sono necessari" per costruire hotel ma non devono distruggere la bellezza che attrarrà i turisti.

In ogni caso, questo dibattito e questa lotta sono aperti e i rappresentanti del movimento sindacale di classe partecipano in esse in modo responsabile, evidenziando gli interessi popolari che coincidono con il vero salvataggio e protezione dell'ambiente, rivelando che i gruppi imprenditoriali e la protezione ambientale sono incompatibili, che solo una società in cui la ricchezza naturale è del popolo può assicurare la protezione dell'ambiente.

La FSM e il movimento sindacale internazionale devono impegnarsi in una lotta quotidiana per aumentare la preoccupazione e l'interesse di tutti i lavoratori per la protezione dell'ambiente naturale nella loro regione, nel loro paese, nel loro continente e in tutto il mondo. Per respingere i crimini dei monopoli contro i fiumi, i boschi, il mare, le montagne, l'aria, la flora e la fauna. Dobbiamo smascherare l'interesse ipocrita degli stati capitalisti, che apparentemente a volte sono d'accordo e a volte si ritirano dai trattati internazionali che rimangano nelle parole e nei documenti.

Solo la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici e delle masse proteggerà l'ambiente a tutti i livelli.


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