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I comunisti sulla questione ambientale

Carlos Suárez | elmachete.mx
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

23/12/2021

Ogni giorno leggiamo e sentiamo nelle notizie i rapporti delle organizzazioni internazionali e degli stati sui problemi ambientali. Negli ultimi decenni, il contenuto di questi rapporti è diventato sempre più allarmante. Il fatto è che i problemi ambientali, sia le loro cause che i loro effetti, si sono aggravati nel frattempo, e nessuna prognosi è contemporaneamente realistica e ottimista. Nel contempo ci sono diversi atteggiamenti nei confronti di questi problemi: dall'ottimismo più romantico basato su cambiamenti graduali e individuali, al pessimismo più cupo di fronte a quello che viene considerato un disastro imminente e inevitabile. In tutti i casi, questi atteggiamenti derivano dal fatto che ciò che viene presentato ai nostri occhi, orecchie e comprensione è il punto di vista della classe sfruttatrice, naturalmente incapace di agire contro i propri interessi. È ora che noi comunisti riprendiamo con urgenza la discussione del problema, senza i paraocchi e la vaghezza del punto di vista borghese che molto convenientemente ci impedisce di trovare una soluzione.

Le fondamenta del problema

Noi comunisti, prestando attenzione allo sviluppo storico dell'umanità nel suo rapporto oggettivo con l'ambiente di cui fa parte, osserviamo che questo rapporto è determinato dal modo di sussistenza, dal modo di produzione. E questo, a sua volta, è definito dalle caratteristiche e dal livello di sviluppo delle forze produttive e dai loro corrispondenti rapporti di produzione. L'umanità non può cambiare il suo rapporto con l'ambiente solo desiderandolo, con uno sforzo volontario; perché cambi, è strettamente necessaria la sostituzione di un modo di produzione con un altro.

Il modo di produzione capitalista, per sua natura, è completamente antagonista alla salvaguardia dell'ambiente. La proprietà privata dei mezzi di produzione, il carattere mercantile della produzione, la trasformazione della forza lavoro in una merce che produce plusvalore e l'accumulazione del plusvalore da parte della classe borghese sono la base materiale di questo antagonismo e anche le cause più immediate del problema attuale.

Come conseguenza dei rapporti di produzione già descritti, nel modo di produzione capitalista si verificano fenomeni come il carattere anarchico della produzione e la riproduzione del capitale su scala sempre più ampia. Non è possibile dirigere la produzione capitalista nel suo insieme secondo un piano, perché essa è guidata dai tassi di profitto che se ne possono ricavare, ed è in balia dell'imprevedibilità del mercato. D'altra parte, la produzione capitalista non rimane sempre sulla stessa scala, ma si espande in ogni ciclo, alimentandosi di capitali sempre più grandi e producendo profitti sempre più alti che a loro volta rimpolpano i capitali investiti.

Conseguenze più tangibili della produzione capitalista sono la concorrenza sempre più feroce tra capitalisti sia individuali che organizzati in blocchi, la necessità di estrarre quantità sempre maggiori di risorse naturali, la necessità di appropriarsi di sempre più territori, la distruzione delle forze produttive, lo spreco di materie prime e prodotti finiti. Infine, occorre menzionare gli effetti più indiretti del capitalismo in relazione all'ambiente, che tuttavia sono i più evidenti per chiunque: proliferazione del consumismo come risultato delle strategie di marketing, obsolescenza programmata, aumento incontrollato dei rifiuti, distruzione degli ecosistemi attraverso l'inquinamento e lo sfruttamento eccessivo delle risorse, incapacità degli stati borghesi di attuare o persino formulare misure per affrontare i problemi ambientali alla radice.

Nonstante che questi siano gli effetti più visibili non significa che le loro cause reali siano altrettanto evidenti, ma, al contrario, che questi problemi sono spiegati in modo idealistico. È particolarmente importante sottolineare quest'ultimo punto, perché di fronte alla crescente discussione sulle questioni ambientali nei media e nel mondo degli affari, con i discorsi sulla "responsabilità sociale" e gli impegni particolari degli imprenditori nei confronti dell'ambiente attraverso programmi che servono solo a farsi pubblicità, si potrebbe pensare che questo sia un segno che ci si stia avvicinando sempre di più alla soluzione del problema ambientale. In realtà è il contrario, poichè quello che si esprime sono gli sforzi sempre maggiori della borghesia per salvaguardare il capitalismo e la sua immagine, e per allontanare le masse dall'unica vera soluzione di questo problema: la rivoluzione socialista e la costruzione del socialismo-comunismo.

Le fondamenta della soluzione

Mentre il capitalismo stesso genera miseria di massa e distruzione ambientale senza precedenti, le condizioni per superarlo si stanno sviluppando nel suo stesso nucleo. Il capitalismo nella sua fase attuale, imperialista, ha socializzato la produzione fino a un massimo storico. I monopoli gestiscono i più diversi rami della produzione in tutto il mondo, sostenuti dagli sforzi di milioni di lavoratori di tutte le nazionalità e di tutte le età, donne e uomini. Allo stesso tempo, i rami della produzione si intrecciano sempre più profondamente. La produzione capitalista ha la capacità di sostituire forme di produzione tecnicamente arretrate, sostituendo i metodi artigianali con metodi che utilizzano gli ultimi progressi tecnologici della scienza per produrre più prodotti in meno tempo e con meno risorse.

Eppure, nonostante tutti i progressi, il capitalismo limita lo sviluppo scientifico e tecnologico, approfittando della mancanza di socializzazione della scienza e della tecnologia nelle zone rurali e che da il pretesto per espropriare il territorio di fronte all'abbandono della produzione agricola. Tutto questo a beneficio dei monopoli; nascondendo informazioni, scienza, tecnologia e sabotando tutto ciò che implica un rischio per i loro profitti. Inoltre, i milioni di prodotti che si producono ogni giorno con la massima tecnologia non sono destinati a soddisfare i bisogni della società; al contrario: si produce sempre di più, ma sempre meno persone hanno accesso a ciò che si produce. La fase attuale del capitalismo esprime al massimo grado la contraddizione tra una produzione sempre più sociale e un'appropriazione sempre più privata.

Tutte queste condizioni mostrano la bancarotta del capitalismo e, allo stesso tempo, la reale possibilità di sostituirlo con un modo di produzione che superi queste contraddizioni su base tecnologica, scientifica e sociale che il capitalismo ha abbandonato. E il socialismo-comunismo è precisamente l'unico modo di produzione capace di risolvere queste contraddizioni. Ma i rapporti di produzione socialisti non possono nascere e svilupparsi sotto il giogo del capitalismo; quindi, l'unico modo per iniziare la costruzione del socialismo in un dato paese è attraverso una rivoluzione proletaria e socialista che stabilisca l'elemento indispensabile per questa transizione: la dittatura del proletariato.

La dittatura del proletariato mette la direzione della società nelle mani del proletariato distruggendo l'apparato statale borghese e sostituendolo con uno stato proletario, motore del processo di socializzazione dei mezzi di produzione. Il capitalismo è caratterizzato, come i precedenti modi di produzione, dalla proprietà privata dei mezzi di produzione; il socialismo, invece, è caratterizzato dalla proprietà sociale dei mezzi di produzione. Fabbriche, magazzini, stabilimenti e mezzi di trasporto vengono sottratti alla classe sfruttatrice e diventano proprietà dello stato proletario, e quindi della classe operaia nel suo insieme. Lo spreco di materie prime e l'inquinamento derivante dalla concorrenza capitalista per i mercati diventano una cosa del passato. Non esistono più le condizioni materiali affinchè si continui, attraverso il consumismo, ad inculcare bisogni nella soggettività della popolazione solo per garantire il profitto capitalista.

L'interesse che dirige la produzione sociale non è più l'interesse privato di ogni singolo capitalista, ma l'interesse collettivo di tutta la classe operaia, proprietaria dei mezzi di produzione. Mentre sotto il capitalismo la soddisfazione dei bisogni della classe operaia è precaria e carente, sotto il socialismo questa soddisfazione è fondamentale. Anche le condizioni deplorevoli diffuse nelle comunità e nei quartieri operai diventano un ricordo del passato; niente più avvelenamento della terra, dell'aria e dell'acqua di cui vive la nostra classe, niente più proletari che vivono tra la spazzatura.

Come conseguenza di ciò, appare la possibilità e la necessità della pianificazione dell'economia. L'anarchia della produzione, basata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, è sostituita da un'economia pianificata. Scompaiono gli eccessi nella produzione di certi prodotti che diventano mostruosi cumuli di spazzatura; la produzione pianificata limita gli sprechi e cerca di produrre solo ciò che è necessario per soddisfare le svariate necessità della popolazione.

Nell'interesse della classe operaia, gli ultimi progressi scientifici sono implementati nei processi di produzione per minimizzare gli effetti negativi sull'ambiente. D'altra parte, questi stessi progressi sono socializzati e sfruttati dalla popolazione. La cura dell'ambiente non è più un affare, ma diventa una necessità che di conseguenza può essere soddisfatta dal potere collettivo della società lavoratrice. In una società socialista, i progressi della scienza e dell'ingegneria cesserebbero di essere un lusso per gli sfruttatori e diventerebbero un patrimonio destinato a soddisfare i bisogni di tutte le persone. D'altra parte, l'utilizzo dell'energia serve anche alla soddisfazione dei bisogni sociali e non al bisogno capitalista di profitti sempre maggiori. Anche se sotto il capitalismo ci sono centrali eoliche e solari, questa energia viene utilizzata fondamentalmente per la produzione capitalista che ha effetti molto dannosi sull'ambiente; sotto il socialismo, questa situazione avrebbe fine. Inoltre, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti cessano di essere un'attività subordinata alle esigenze di profitto dei monopoli, e possono essere perfettamente garantiti da una pianificazione centralizzata dell'economia.

Sotto il socialismo, la scienza e la tecnologia diventano lo strumento che permette lo sviluppo di tutte le persone senza danneggiare gli ecosistemi. Grazie a questo, diventa una possibilità reale quella di dirigere la produzione secondo i cicli di rigenerazione delle risorse naturali, che possono essere accelerati con questi stessi strumenti a beneficio della popolazione e non di qualche monopolio, purché non ci siano effetti negativi sulla società o sull'ambiente.

Infine, non c'è più alcuna base materiale per l'omicidio di massa dei difensori dell'ambiente da parte di agenti pagati dai monopoli.

La salvaguardia dell'ambiente e l'armonia tra la società e l'ambiente sono qualità inerenti e necessarie del modo di produzione socialista-comunista.

In conclusione

Non è difficile capire perché il socialismo-comunismo è la soluzione ai problemi ambientali di oggi. I padri del comunismo, Karl Marx e Friedrich Engels, l'avevano capito bene fin dall'inizio. In uno dei loro famosi scritti (Parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia), Engels chiarisce che è necessaria una rivoluzione per permettere all'umanità di prevedere e mitigare le conseguenze negative della produzione sull'ambiente grazie al progresso scientifico e al fatto che la produzione non è più guidata dagli interessi delle classi dominanti, il cui unico incentivo è il loro profitto. E più l'umanità conoscerà le leggi della natura e più metterà queste leggi al suo servizio, «tanto più gli uomini non solo sentiranno, ma anche sapranno, di formare un'unità con la natura, e tanto più insostenibile si farà il concetto, assurdo e innaturale, di una contrapposizione tra spirito e materia, tra uomo e natura, tra anima e corpo».

Il socialismo, come apice dello sviluppo scientifico, sociale, economico, intellettuale e tecnologico dell'umanità nel corso della sua storia, ne apre una nuova tappa. L'umanità scarica la zavorra dello sfruttamento ed apre un mare di possibilità per lo sviluppo futuro della specie. Tutte quelle utopie elaborate durante l'epoca in cui è persistito lo sfruttamento della maggioranza da parte di una minoranza impallidiscono di fronte al panorama reale che il socialismo apre. E questo non è un vuoto discorso. L'eredità degli sforzi del popolo che ha costruito il socialismo nell'Unione Sovietica è rimasta per la storia come la più grande esperienza socialista di sempre. Oggi tocca ai comunisti di tutto il mondo, non solo replicare quella grande esperienza, ma fare un passo in più; il passo definitivo che ci permetterà di sradicare il capitalismo una volta per tutte da ogni angolo della terra. Non resta che dire: andiamo avanti, perché la Rivoluzione non si farà da sola!


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