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Marxismo ed ecologia: la risposta sta nel suolo?

Full Marx | morningstaronline.co.uk
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

27/05/2024

L'interesse di Marx ed Engels per il suolo fornisce un punto di riferimento per comprendere il rapporto tra capitalismo e ambiente.

I lettori di una certa età ricorderanno una commedia radiofonica in cui uno dei personaggi, Rambling Syd Rumpo (interpretato da Kenneth Williams), rispondeva a qualsiasi domanda: "La risposta è nel suolo".

Due recenti rapporti, uno dell'Agenzia governativa per l'ambiente e l'altro della Rothamsted Research (in precedenza Rothamsted Experimental Station, una delle più antiche istituzioni di ricerca agricola del mondo, fondata nel 1843) rivelano che la questione è ancora importante.

Il rapporto Rothamsted, ad esempio, getta nuova luce su come l'agricoltura intensiva basata sui fertilizzanti impoverisca la fauna e la flora "naturale", danneggi la struttura del suolo (gli strati del terreno e il modo in cui le singole particelle di sabbia, limo e argilla si aggregano) e porti dispersione di carbonio del suolo nell'atmosfera, contribuendo in modo significativo al riscaldamento globale.

Il rapporto è per molti versi un aggiornamento e una rivisitazione di un precedente ma altrettanto significativo rapporto intitolato Modern Farming and the Soil (L'agricoltura moderna e il suolo), pubblicato 50 anni fa dall'allora Consiglio consultivo agricolo britannico del Ministero dell'Agricoltura, della Pesca e dell'Alimentazione. Allora l'accento era posto sull'uso di macchinari agricoli pesanti e di fertilizzanti, e sulla conseguente destrutturazione ed erosione del suolo, in particolare sui terreni limosi.

Ma la preoccupazione per il suolo risale a molto prima. Frederick Engels, nei suoi Lineamenti di una critica dell'economia politica (1843), lamentava che il capitalismo avesse reso la terra, che è l'unica e prima condizione della nostra esistenza, oggetto di furto.

E Karl Marx, nei Manoscritti economico-filosofici (scritti l'anno successivo), osservava che "l'uomo vive della natura [con cui] deve rimanere in un dialogo continuo per non morire. Dire che la vita fisica e spirituale dell'uomo è congiunta con la natura, non ha altro significato se non che la natura si congiunge con se stessa, che l'uomo è una parte della natura".

Man mano che le opinioni del ventiquattrenne Engels e del ventiseienne Marx maturavano, si delineava progressivamente la crescente consapevolezza dell'impatto umano sull'ambiente naturale e della loro interconnessione. In Il Manifesto del Partito Comunista, essi sottolinearono il dinamismo del capitalismo, che trasformava costantemente il mondo alla ricerca del profitto, e la necessità di trasformare la società a beneficio delle persone.

Durante e soprattutto dopo la pubblicazione del primo volume di Il Capitale, sia Marx che Engels si interessarono approfonditamente alla dinamica delle relazioni uomo-natura e ai danni ecologici provocati dal capitalismo. Sebbene l'obiettivo analitico di Il Capitale di Marx fosse l'economia, alcuni passaggi chiave rivelano una preoccupazione per le origini evolutive e la natura biologica degli esseri umani e delle nostre relazioni con il mondo non umano.

Sia Marx che Engels consideravano il degrado ambientale non solo un problema delle nascenti città industriali, ma una conseguenza più generale dell'alienazione dell'uomo dalla natura. Il suolo è stato oggetto di particolare attenzione. Le ricerche di Marx per Il Capitale includevano lo studio del lavoro di Justus Von Liebig sulla chimica agraria.

Liebig fu il pioniere dello studio dei cicli dei nutrienti e del ruolo degli elementi chimici nella crescita delle piante (compreso il ciclo del carbonio), ma pur promuovendo la produzione di fertilizzanti inorganici era anche preoccupato per l'esaurimento della materia organica del suolo e sosteneva il riciclaggio dei liquami umani.

Engels fu particolarmente influenzato dal suo caro amico di Manchester, il "chimico rosso" Carl Schorlemmer, di cui usava l'indirizzo per evitare che la polizia aprisse le sue lettere. Schorlemmer (che Marx soprannominava Jollymeir per il suo senso dell'umorismo) era uno dei più importanti chimici organici del suo tempo e la sua influenza, insieme a quella di Liebig e di altri, fu quasi certamente determinante per il concetto di "frattura metabolica" di Marx.

A quel tempo gli impatti biogeochimici sistemici delle attività umane erano sconosciuti e l'attenzione si concentrava su questioni specifiche legate alla gestione del territorio, come il degrado del suolo e la deforestazione. L'agricoltura capitalista era una preoccupazione particolare. La consapevolezza delle conseguenze della monocoltura in termini di impoverimento dei nutrienti, destrutturazione del suolo e infestazione di parassiti aveva informato le innovazioni agricole alla base della rivoluzione industriale britannica.

Con l'intensificazione dell'agricoltura, il deterioramento del suolo divenne in alcune aree un problema importante, solo in parte affrontato dal nuovo impiego del letame di cavallo proveniente dalle città in crescita. Joseph Fison, John Lawes e altri imprenditori ottennero enormi profitti dall'estrazione di fertilizzanti minerali. Ma la sostituzione del letame con fertilizzanti inorganici portò a una riduzione della materia organica del suolo (questa, insieme alla combustione di combustibili fossili, danno un contributo significativo alla CO2 atmosferica).

Nel primo volume di Il Capitale, Marx disse che la produzione capitalistica sviluppa la tecnologia e la combinazione di vari processi in un insieme sociale, partendo dallo sfruttamento delle fonti originarie di ogni ricchezza: il suolo e il lavoratore.

Non è chiaro se Marx o Engels fossero a conoscenza dell'opera finale di Charles Darwin, The Formation of Vegetable Mould through the Action of Worms, with Observations on their Habits, pubblicata nel 1881 e contenente i risultati di 40 anni di ricerche sui lombrichi, ma sembra probabile: il libro vendette 6.000 copie nel primo anno, più di On the Origin of Species di Darwin del 1859.

Più tardi, negli scritti riuniti da Engels nel III volume di Il Capitale, pubblicato nel 1894 dopo la morte di Marx, egli scrive dell'imperativo morale della gestione dell'ambiente, ricordando che anche un'intera società, una nazione, o persino tutte le società simultaneamente esistenti insieme, non sono proprietarie della Terra. Sono solo custodi, i suoi beneficiari e devono trasmetterla alle generazioni successive in condizioni migliori.

Se andiamo avanti di un secolo e mezzo, è chiaro che il suolo è qualcosa di infinitamente più complicato di quanto Darwin o Marx potessero immaginare. Si dice che Leonardo da Vinci abbia dichiarato: "Sappiamo di più sul movimento dei corpi celesti che sul suolo sotto i piedi". È irrilevante se le cose stiano ancora così, ma è chiaro che la nostra comprensione è cresciuta notevolmente da quando Marx ed Engels scrivevano.

Per fare un esempio, in un articolo intitolato Socialism in soil? pubblicato sul prestigioso Journal of Ecology della British Ecological Society si legge che quasi tutte le piante sono impegnate in relazioni simbiotiche con specie di funghi. Questi funghi del suolo possono promuovere la crescita delle piante fornendo alle radici nutrienti in cambio di sostanze assimilate dalle piante. Questa relazione può essere distrutta da pratiche agricole scorrette, come l'aratura eccessiva, il pascolo eccessivo, l'abuso di fertilizzanti e pesticidi e la monocoltura.

Come ha detto il pedologo socialista Charlie Clutterbuck in una recente edizione di Gardener's World, tra le radici delle piante e i lombrichi c'è una massa brulicante di piccoli parassiti. Poco prima, nel corso di un seminario della Marx Memorial Library intitolato Food, Farming and the Future, lui e Tim Lang (autori congiunti di un testo molto influente, More Than We Can Chew: The Crazy World of Food and Farming (Arguments for Socialism), hanno sostenuto che la distruzione del suolo fa parte di una più ampia crisi dell'agricoltura, che a sua volta deriva da un sistema economico disfunzionale e sfruttatore.

Ogni agricoltore, giardiniere e ambientalista deve aver avuto, a un certo punto, pensieri che riecheggiano quelli di Engels, che ammoniva nei suoi appunti poi pubblicati come Dialettica della natura, di non lusingarci troppo della nostra conquista umana sulla natura: perché ogni conquista si vendica su di noi.

Il suolo fa parte della complessa "rete della vita" da cui dipendiamo noi esseri umani e il nostro ecosistema planetario. Coniugato al lavoro umano, il suolo fornisce il 95% delle scorte alimentari globali. Il suolo trattiene una quantità di carbonio tre volte superiore a quella dell'atmosfera, riduce il rischio di inondazioni assorbendo l'acqua ed è un habitat naturale per la fauna selvatica.

La conservazione del suolo è fondamentale per il benessere umano.

Quindi, la risposta sta nel suolo? No, ma il suolo fornisce un importante punto di riferimento per comprendere il rapporto tra capitalismo e ambiente e noi lo trascuriamo a nostro rischio collettivo.

Nota:

I dettagli del ricco programma di eventi, conferenze e corsi della Marx Memorial Library and Workers' School e le registrazioni degli eventi passati - tra cui la serie Food, Farming and the Future - sono disponibili sul sito web: www.marx-memorial-library.org.uk.


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