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- segnalazioni resistenti - appuntamenti - 25-11-09 - n. 296
Roma, 28-29 novembre
Centro Congressi “Cavour”, via Cavour 50/A
Convegno
Quali sono gli ostacoli per una pace giusta in Medio Oriente?
Dieci domande sul sionismo
Le risposte alle dieci domande e la discussione che ne deriveranno potranno offrire una sintesi più avanzata possibile sulla natura di un progetto ideologico, storico, politico e statuale segnato profondamente dal colonialismo e dalla discriminazione. I temi del primo incontro del 28-29 novembre che si cercherà di far sviluppare ai vari relatori ed ospiti vengono qui formulati sotto forma di domande per facilitare la discussione.
Dieci domande sul sionismo
1) Il sionismo nasce nell’Europa dell’espansione colonialista del secondo Ottocento. Quanto si sono influenzati e integrati reciprocamente il progetto sionista e quello colonialista europeo?
2) Il sionismo era l’unica opzione politica disponibile per i cittadini di origine ebraica in Europa? Oppure la lotta contro la discriminazione, le persecuzioni e i pregiudizi antiebraici aveva altri sbocchi politici ma di segno anticolonialista?
3) Quali sono state le conseguenze in Palestina del “sionismo reale” cioè di un progetto ideologico che “si è fatto Stato” con la nascita di Israele?
4) Come mai il sionismo riesce a funzionare ancora oggi da attrazione per le èlite dei paesi europei e degli Stati Uniti? Quanto ha influito sulla rinascita di un progetto e una cultura neocolonialista verso i paesi in via di sviluppo in questi anni?
5) Qual è l’influenza del sionismo reale nel dibattito, nella cultura politica e nelle scelte strategiche dei paesi dell’Europa, dell’Africa, dell’America Latina e degli Stati Uniti?
6) E’ storicamente, politicamente e scientificamente accettabile l’equiparazione tra antisionismo e antiebraismo che viene ripetutamente riaffermata dalle massime autorità istituzionali italiane?
7) Il governo italiano è “il migliore alleato di Israele in Europa”. L’esperienza del partito Kadima ha molti ammiratori nei partiti italiani. Tsahal ha molti sostenitori politici ed economici. La cultura sionista ha molti estimatori tra artisti e scrittori del nostro paese. Esiste il rischio di una sua egemonia nella vita politica e culturale italiana?
8) Il revisionismo storico, praticato a piene mani anche nel nostro paese, non è l’altra faccia del negazionismo messo all’indice dalla comunità intellettuale? Può esistere un unico monopolio dell’orrore e della memoria?
9) Il boicottaggio accademico verso Israele invocato da docenti universitari e sindacati di altri paesi europei, può essere ritenuto e praticato come una normale forma di pressione internazionale sulla politica di uno Stato?
10) Il progetto di uno Stato Unico per ebrei e palestinesi è da ritenersi una minaccia o una soluzione possibile per la pace in Medio Oriente?
A queste domande invitiamo a rispondere studiosi, giornalisti e attivisti italiani, palestinesi e israeliani.
Al momento hanno assicurato il loro intervento:
Mohammed Mohareb (studioso della Nakba, palestinese del '48 e docente all'università di Beer Sheva)
Jeff Halper (attivista e intellettuale israeliano); Wasim Dahmash (docentepalestinese dell'università di Cagliari)
Miryam Marino, Paola Canarutto e Giorgio Forti (della Rete Ebrei contro l'Occupazione)
Cinzia Nachira (saggista e autrice di un recente libro su identità e conflitto nel caso israeliano- palestinese)
Michele Giorgi (giornalista de Il Manifesto)
Stefania Limiti (giornalista, autrice del libro sul sequestro Vanunu e attivista del Comitato Non dimenticare Sabra e Shatila)
Alfredo Tradardi (saggista e attivista ISM)
Vera Pegna (Fondazione Internazionale Lelio Basso)
Samir Al Qariouti e Bassam Saleh (giornalisti palestinesi)
Maurizio Musolino (giornalista e autori di diversi libri sul Medio Oriente)
Nicolas Shashani (attivista di Europalestine, Francia)
Michele Spinelli (ricercatore di Pisa).
Ci saranno poi gli interventi e comunicazioni degli attivisti di vari comitati e associazioni come Kutaiba Yunis (Comitato Ricordare la Nakba); Sergio Cararo e Germano Monti (Forum Palestina); Diana Carminati (ISM). Fawzi Ismail (UDAP) e tanti altri.
Questo primo convegno - secondo gli organizzatori - dovrebbe consentire di aprire finalmente una discussione e una analisi sul progetto sionista in molti suoi aspetti, da quello storico alle sue ricadute politiche sulla situazione in Medio Oriente ed in particolare sulle prospettive del popolo palestinese. In pratica intende rompere un tabù politico e culturale che ha attanagliato e imbrigliato per anni il dibattito politico e storico nel nostro paese sulla realtà del conflitto palestinese e sugli ostacoli ad una pace giusta in Medio Oriente. Ma, secondo il Forum Palestina- è anche l'occasione per una replica collettiva alle reminiscenze negazioniste da un lato e al tentativo vergognoso di mettere sullo stesso piano categorie antitetiche come antisionismo e antisemitismo dall'altro.
I lavori si svolgeranno su tutta la giornata di sabato 28 novembre (dalle 10.00 alle 18.00) e domenica 29 novembre (dalle 10.00 alle 14.00) presso il centro congressi Cavour (via Cavour 50/A, vicino la stazione Termini). Per partecipare al convegno è necessario registrarsi.