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- segnalazioni resistenti - appuntamenti - 07-05-12 - n. 408
Salone internazionale del libro - Torino
Lingotto Fiere
via Nizza 280
Torino
Domenica 13 maggio 2012 - Spazio Autori A ore 19, 00 presentazione del libro
Dzeržinskij - Il «Giacobino proletario» di Lenin
di A.V. Tiškov
con una introduzione di Adriana Chiaia
Un libro che, smentendo i calunniosi luoghi comuni, documenta puntualmente il ruolo svolto dalla Čeka e da Feliks Dzeržinskij, il «giacobino proletario» di Lenin, nella dura lotta contro la controrivoluzione e l'invasione delle potenze imperialiste e nella difesa del potere dei soviet degli operai e dei contadini, instaurato in Russia dalla rivoluzione d'Ottobre, che, per la prima volta nella storia, ha liberato le classi lavoratrici dallo sfruttamento capitalista e costruito la società socialista, basata sulla giustizia sociale, sullo sviluppo economico e culturale, e sulla pace e la fratellanza tra i popoli.
Intervengono: Adriana Chiaia, autrice dell'introduzione al libro,
Andrea Martocchia, del comitato scientifico dell'Associazione MARX XXI,
Claudio Panero, della redazione di resistenze.org.
Coordina: l'editore Giuseppe Zambon
Collana Le radici del futuro
A.V. Tiškov
Dzeržinskij
Il «giacobino proletario» di Lenin
Una vita per il comunismo
Introduzione di Adriana Chiaia
Formato 150x220 - maggio 2012
pagg. 592 - € 20, 00
brossura ISBN 978-88-87826-70-8
Zambon Editore - zambon@zambon.net - www.zambon.net
Un'appassionante e dettagliata biografia del grande rivoluzionario internazionalista. Dzeržinskij fu uno degli organizzatori della socialdemocrazia in Lituania e in Polonia. Dal 1906 membro del Comitato centrale del Partito Operaio Socialdemocratico Russo. La sua fede nella causa della classe operaia, e nel comunismo non venne mai meno malgrado le numerose carcerazioni, le condanne ai lavori forzati e all'esilio. Le sue audaci fughe dal confino lo restituivano nuovamente alla lotta: sulle barricate e in clandestinità, nel lavoro di elaborazione teorica, agitazione, propaganda, e organizzazione.
Durante la rivoluzione d'Ottobre fece parte del Comitato militare rivoluzionario di Pietrogrado e fu uno dei dirigenti dell'insurrezione. Fu chiamato da Lenin, che lo qualificò "giacobino proletario" a dirigere la Commissione Straordinaria di tutta la Russia (Čeka), creata dal Consiglio dei commissari del popolo per combattere la controrivoluzione, il sabotaggio e la speculazione. Dzeržinskij, in questo difficile compito, tenne fede a quelle che egli stesso indicava come le qualità indispensabili di un čekista: "un cuore ardente, mente fredda e mani pulite".
Nei terribili e sanguinosi anni in cui l'intervento delle potenze imperialiste e la guerra civile misero in pericolo l'esistenza stessa del giovane Stato sovietico, Dzeržinskij impegnò tutte le sue energie gettando la sua organizzazione nella difesa dei confini, nella lotta contro le truppe mercenarie dei Bianchi, nella caccia allo spionaggio straniero.
La stessa completa dedizione Dzeržinskij mise al servizio dei compiti del "tempo di pace" per risollevare la Russia sovietica dalle rovine, dalla carestia, dalla fame. Eletto alle più alte cariche del governo e del partito, egli e la sua organizzazione assunsero nuovi, importanti compiti: dall'assistenza e recupero fisico e morale dei bambini e degli adolescenti rimasti senza famiglia e senza casa, alla difficile organizzazione dei trasporti ferroviari, essenziale per l'approvvigionamento dell'immenso paese.
Come presidente del Consiglio per l'economia popolare dell'URSS, Dzeržinskij condusse la lotta per la ricostruzione e lo sviluppo dell'industria metallurgica e dell'industria pesante, affinché - come aveva previsto Lenin - "la Russia della NEP si trasformasse nella Russia socialista", indipendente economicamente e politicamente dalle potenze imperialiste.
La morte prematura lo colse nel fuoco della sua ultima battaglia in difesa dell'unità del partito e della linea leninista, nel compimento di quello che egli considerava un dovere non imposto ma profondamente sentito come "una necessità organica". Dovere a cui aveva deciso, fin dalla prima giovinezza, di dedicare la sua intelligenza, la sua volontà, le sue energie, sempre anteponendo l'interesse della classe operaia a qualsiasi sentimento ed esigenza personale.
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