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da: posta@resistenze.org
 
Cooperative sociali di tipo B: quando sul tetto non ci si immagina neanche di poter salire
 
24/01/2010
  
Le cooperative sociali sono una trappola. Con la legge 381 del 1991, reinserimento lavorativo di persone svantaggiate, sia per l’operatore “normale” che per il “reinserito”, si sono raggiunti limiti inimmaginabili: orari pazzeschi, salari da fame, contratti inesistenti, ricattabilità a 360°.
 
E tutto ciò non per effetto della crisi, no. Tutto ciò dura da vent’anni sotto gli occhi di tutti voi. E con la vostra approvazione. La legge avrebbe dovuto essere, a mio parere, temporanea. In realtà si è rivelata la “gallina dalle uova d’oro” .
 
Le cooperative sociali di tipo B hanno impiegato per anni ed attualmente impiegano, soggetti così detti svantaggiati a un costo più basso, notevolmente più basso, di qualsiasi altro dipendente, con sgravi fiscali unici nel genere e con il nobile intento della riabilitazione, della restituzione della cittadinanza, della solidarietà.
 
Nulla di più falso: una volta per tutte basti pensare che tra i soggetti svantaggiati vi sono le donne sole con figli, impiegate per l’80% nelle pulizie delle scuole che, notoriamente, si fanno dopo le 16.30 del pomeriggio, orario in cui anche i loro figli escono dalla scuola. Così essendo sole, svantaggiatamene sole, risolvono il problema di un reddito minimo, estremamente minimo, per crearsene un altro, che non possono risolvere pagando una baby sitter......
 
Da anni, ormai, nelle scuole, non si trova una bidella dipendente statale. Costa troppo. Gli handicappati, gli ex detenuti, le nigeriane della tratta con figli, i matti, costano MOLTO meno.
 
E non sanno che possono avere dei diritti anche loro, perché per loro un lavoro, magari part time spezzato 2 ore al mattino 3 alla sera, è già un traguardo inimmaginabile.
 
La cooperazione sociale nasce con e per quelli che ora si chiamano “utenti” a cui viene concessa l’occasione rara e l’opportunità di vivere un processo di cambiamento personale e di protagonismo collettivo in modo che possano scoprire di possedere una forza grossa e dirompente nelle proprie mani: la collettività, il bene comune, la mutualità, la progettualità collettiva.
 
Insomma , scoprire di avere una chance come essere umano. Peccato che questa chance non sia mai stata gratuita, ma pagata a caro prezzo. Peccato che siano solo belle parole.
 
La flessibilità stile elastico e la disponibilità tipiche della formula cooperativistica, sono state esaltate con l’argomento dell’alta finalità sociale dei servizi gestiti e di una presunta migliore qualità intrinseca, rispetto ai servizi gestiti direttamente dall’amministrazione pubblica; tutto ciò ne ha fatto una risorsa più che appetibile in questi ultimi venti anni. Una risorsa da sfruttare.
 
Ora il sistema di governo attuale, sicuramente più spietato, ma anche più coerente con le proprie finalità, scavalca la cooperazione sociale in tutti i modi ormai da tempo.
 
Prima con l’equiparazione della cooperazione sociale alla comune impresa, legge 118/2005 con grande scandalo, ma nessuna reazione concreta, da parte della sinistra , ma neanche della cooperazione sociale, poi cercandone l’annientamento in tutti i modi, come quello della circolare del 14 dicembre 2009 del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca scientifica, arrivata nelle scuole di tutta Italia il 21 dicembre 09, a vacanze iniziate, contenente le “Indicazioni riepilogative per il Programma annuale delle istituzioni scolastiche per l'anno 2010”.
 
Tale circolare prevede per i servizi di pulizia ed altre attività ausiliarie nelle scuole (in particolare dell'infanzia e della primaria) la conferma dei contratti “nella misura massima del 75% del corrispettivo pattuito” con un taglio effettivo del budget del 25% a partire dal 1 gennaio 2010, giustificando la drastica riduzione di fondi con la necessità di coprire le spese per le supplenze.
 
Banchi ed aule più sporche in cambio di supplenze garantite. A Torino si parla di circa 300 esuberi, 3000 in tutta Italia. Sono tutti appalti “in essere” cioè in atto ed in capo alla cooperazione sociale di tipo B. “Si tratta di fasce deboli, donne monoreddito, spesso con figli a carico, oltre a persone con difficoltà d´inserimento. Anche il paracadute della cassa in deroga è uno strumento che garantisce il 60 per cento di quanto si guadagna e gli stipendi del settore sono bassi” dicono i giornali.
 
Gli stipendi bassi sono di circa 700 euro a tempo pieno, ma nessuno lavora a tempo pieno in cooperativa sociale! Si guadagna circa 500 euro al massimo!
 
In tutto ciò pagheranno come sempre i più deboli dei deboli. Pagheranno, come sempre hanno pagato e come da sempre accade nella cooperazione sociale dalla sua nascita ed in tutte le vicissitudini burocratiche e governative che ha passato in questi 20 anni.
 
Come in ogni impresa anche nelle cooperative i lavoratori pagano le logiche del capitale e come sempre le centrali cooperative (LegaCoop e ConfCooperative) lanciano l’allarme. Ma un allarme che, come sempre, non riguarda mai le poltrone di capi, capetti, presidenti, istruttori, capi cantiere, che la logica cooperativistica non hanno mai saputo cosa realmente fosse. E’ un allarme che riguarda i “miserabili”.
 
Quelli che la cooperazione sociale in primis sfrutta ed utilizza in nome della solidarietà e del bieco pietismo. Per loro, quindi, nulla in realtà cambia.
 
Forse però, di fronte ai licenziamenti previsti, paradossalmente possiamo affermare che questo governo con la sua intenzione di annientare la cooperazione sociale, si comporta in modo “pedagogicamente riabilitativo” più di quanto non abbia mai fatto la stessa cooperazione: impareranno a salire sui tetti coloro che non sanno e non hanno mai saputo, di esserne capaci?
 
M.L. 
   
Materiali sull’argomento:
 
Comunicato LegaCoop 
www.legacoop.it/visualizza_news.aspx?id_news=5018
 
Indicazioni riepilogative per il Programma annuale delle istituzioni scolastiche per l’anno 2010
www.info-scuole.it/doc/contabilita/mpi_nota_9537_2009-1.pdf
 
Appalti storici: sciopero 21 gennaio 
www.cgilsiena.org/index.php/2010/01/15/appalti-storici-pulizia-scuole-giovedi-21-gennaio-sciopero-regionale/
 
 

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