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- segnalazioni resistenti - lettere - 24-10-11 - n. 382
In memoria di Muhammar Kaddafi
Pennivendoli e ruffiani vari dell'imperialismo e del colonialismo lo hanno descritto come un tiranno sanguinario, come se tutti costoro avessero amici o parenti oggetto della sua repressione.
Ogni altra cosa è taciuta o occultata. Obiettività e ponderazione sono sempre più merci rare.
Non occorre essere stati suoi ammiratori (io personalmente non lo sono mai stato) per riconoscere che:
- Parte di quel poco sviluppo, economico, culturale, scientifico che ha avuto di recente l'Africa nera è opera sua. Fra l'altro l'Africa lo aveva scelto per molti anni come Presidente dell'OUA con sede in Addis Abeba;
- Il suo paese ha avuto il più alto tasso di sviluppo economico e umano di tutto il continente;
- I popoli oppressi lo hanno sempre avuto, seppur in modi e forme talora anche discutibili, al loro fianco;
- Egli si è sempre frapposto ad ogni disegno neocolonialista e si è sempre battuto per rapporti tra nazioni a diverso grado di sviluppo su un piano di parità.
Le circostanze della sua caduta ne fanno un martire del colonialismo: un degno continuatore del Leone del Deserto.
In altri tempi si sarebbe detto "caduto sul campo dell'onore" malgrado un bottone schiacciato da un anonimo pilota a 10.000 m. di altezza non abbia nulla di onorevole; così come non ha nulla di elevato un'impresa criminale che ha distrutto il suo paese, con decine di migliaia di morti, e con l'imposizione di una cricca di lacchè tribali. Le prove di tutto ciò saranno presto a disposizione delle Nazioni Unite e la Nato forse sarà chiamata a risponderne. Ma per i popoli liberi ogni dossier è superfluo.
E' caduto un fiero avversario del colonialismo. Come lo furono Lumumba, Nasser, Nierere, Neto, e molti altri, cari Leader della miglior Africa.
R. C.
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