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- segnalazioni resistenti - lettere - 27-04-13 - n. 451
Una nuova compagine per un vecchio trucco
28/04/2013
Negli ultimi 20 anni, il fenomeno più rilevante della vita politica italiana, più ancora del berlusconismo è stato l'antiberlusconismo.
Nell'antitesi a Berlusconi si sono coagulate forze che pure sulla carta segnavano differenze sostanziali; su di esso si sono schiacciate, e talvolta schiantate, varie formazioni, concretizzando la politica dell'alternanza tra due schieramenti politici, il cosiddetto bipolarismo.
Infatti l'antiberlusconismo non tanto rappresentava una contrapposizione sul piano della politica economica - centralità del mercato, privatizzazioni sono leit motiv di entrambi gli schieramenti -, delle politiche sociali - con il graduale smantellamento del welfare, più o meno comune al centro destra e al centro sinistra -, della politica internazionale - questa un po' più europeista dell'altra ma comunque entrambe prone ai dettami della BCE, asservite alla NATO e pronte a partecipare alle sue avventure guerrafondaie.
L'antiberlusconismo è invece tifoseria all'italiana, attorno all'esaltazione o denigrazione della figura del Cavaliere e delle vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto. Una contrapposizione funzionale a tagliare definitivamente le ali del sistema, per due schieramenti che sul piano dei programmi attuano le stesse scelte.
Un esempio su tutti della condivisione delle politiche dei due poli, è la riforma del mercato del lavoro, intrapresa da Treu, proseguita dal centro destra ma mutuata da uomini del centro sinistra con la Legge 30 di Marco Biagi, approfondita nella cosiddetta Legge sul welfare (centro sinistra) e poi nel Collegato al lavoro (centro destra) e infine coronata dal tecnico Fornero, summa dei due schieramenti, che ha abbassato paurosamente gli ammortizzatori sociali, cancellato l'articolo 18 e innalzato l'età pensionabile creando tra l'altro il dramma degli esodati.
L'annosa e mancata riforma sul sistema radiotelevisivo con connesso conflitto di interessi, quella della giustizia, rivelano anch'esse una sostanziale convergenza politica sui temi di fondo dei due poli.
Ma con la fine del bipolarismo finisce anche l'antiberlusconismo e accade quello che, già nell'edizione del governo dei tecnici si presentava ma sotto una veste mistificatoria: la sospensione della democrazia e l'alleanza tra le parti avverse che si erano giurate eterna rivalità, suggellata perfino dal vincolo di parentela tra gli ex avversari. Una grosse koalition che attecchisce in Italia, c'è da scommetterci su suggerimento della Merkel.
In questa vicenda l'inutilità delle elezioni come espressione di partecipazione attraverso la democrazia rappresentativa, già compromessa dal governo Monti, è palese. Altrettanto palese è la fine del ruolo di garanzia svolto dal Presidente della Repubblica. Napolitano non solo strappa rispetto alla storia repubblicana accettando un secondo mandato ma acconsente al tradimento di elettori che votano contro Berlusconi o contro il sistema dei partiti.
La nuova compagine governativa è per buona parte fatta di sconosciuti, ben sacrificabili all'esperimento, e anche di fedeli europeisti, consumati politicanti, sinceri imperialisti, chiamati ad applicare una linea di austerità dettata altrove. Un sodalizio da brivido che determina la disfatta del PD, la vittoria del centrismo e avvantaggia il grillismo. Fine dell'antiberlusconismo, fine del bipolarismo, si cerca di far tornare in vita una sorta di democrazia cristiana ma senza PCI. Chi interpreterà, conferendole legittimazione, il partito di opposizione formale? E soprattutto nascerà invece un partito di opposizione sostanziale, un vero partito comunista che tuteli gli interessi dei lavoratori e si ponga la questione del rovesciamento del sistema borghese?
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