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- segnalazioni resistenti - lettere - 10-06-15 - n. 547
L'educazione non è mai neutra
Ludmilla Asterio | posta @ resistenze.org
10/06/2015
La Buona Scuola è brutta e cattiva per molti insegnanti, molti sindacati, molti pedagoghi, molti studenti, ma sembra che all'unanimità si riconosca alla mela marcia, una piccola parte ancora sana. Tanto sana dall'essere esclusa dalle mobilitazioni contro la Buona Scuola, sciopero del 24 aprile e 5 maggio compreso.
Il ddl 1260 (Disposizioni in materia di sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino ai sei anni e del diritto delle bambine e dei bambini alle pari opportunità di apprendimento, a firma dell'on Puglisi) è saltato sulla barca all'ultimo momento, in extremis. Avrebbe dovuto avere un iter autonomo, ma visto che le "innovazioni generali" proposte sono perfette per l'attuazione, si è colta l'occasione per inserire nella Buona Scuola quello che da tempo una società civile avrebbe dovuto realizzare per la sua crescita ed il suo sviluppo: un sistema educativo 0/6 anni, unico ed esteso a tutto il territorio nazionale.
E' un vero peccato che abbagliati da questa "dovuta" conquista sociale e civile, ci si accontenti delle apparenze.
Infatti, pur sottostando a tutti i diktat della Buona Scuola, il Sistema integrato di cui sopra, "l'ottica 0/6", sembra apparire avulso agli occhi delle sue lavoratrici e dei sindacati, anche quelli di classe. Tant'è che i dipendenti degli enti locali (quali sono le educatrici degli asilo nido, per es) non hanno potuto scioperare, contro la Buona Scuola, perchè gli scioperi riguardavano i dipendenti del Ministero dell'Istruzione ed oltremodo le educatrici non si sono poste neanche il problema, a quanto pare.
Eppure il sistema "0/6" coglierà nel suo futuro il "meglio" che il ddl Buona Scuola può dare, per modificare un sistema educativo non più adatto alle esigenze educative del momento, che riguardano solo l'allevamento delle competenze.
Otterrà i finanziamenti oltre alla molto importante "gestione" del personale da parte del padre padrone dirigente. E non dimentichiamoci delle scuole private sulle quali pioveranno soldi, tanti e dell'organico funzionale (basta con la supplentite! Renzi dixit) col suo personale temporaneo, quello ausiliario, quello esperto e quello collaboratore del dirigente.
Ci sono tutti i motivi per coinvolgere i futuri livelli del sistema d'istruzione italiano e non si capisce davvero perchè non sia stato coinvolto il personale degli enti locali (educatrici nido per es) nelle mobilitazioni.
Territorialmente le educatrici degli asili nido (dipendenti degli enti locali) portano avanti lotte importanti, che esprimono grinta e determinazione. Come a Roma, proprio in questo periodo, contro il contratto decentrato o a Torino, solo qualche anno fa, contro la privatizzazione degli asili nido comunali.
Eppure sulle mobilitazioni contro la Buona Scuola non ci siamo e non siamo state coinvolte per almeno dissentire sul nostro futuro. Eppure il nostro futuro sta scritto lì, sulla lavagna di Renzi che fa il maestrino dalla penna rossa durante il suo video.
Forse, ciò accade perchè il ddl 1260 si maschera di buone intenzioni. E' sufficientemente nebuloso e standard nelle parole usate, leziosamente opportunista, ma assolutamente chiaro dal punto di vista della visione dell'essere umano a cui aspira. Perchè quando si parla di educazione, che sia un sistema di servizi, che sia una semplice scelta educativa, è indispensabile e doveroso chiedersi, quale visione dell'essere umano e della società in cui è inserito sottende a quel tipo di sistema educativo o a quella scelta educativa.
Sono rimasta molto colpita leggendo la relazione introduttiva al disegno di legge 1260, che tra l'altro non dice un granchè dal punto di vista delle scelte pedagogiche a cui si riferisce, lasciando alle leggi attuative il probabile compito di rifare il maquillage all'infante che si troverà a vivere sul terrritorio italiano. Come si suol dire: "chi ben comincia, è a metà dell'opera". E l'opera da compiere è fatta con la pelle di noi lavoratrici.
La locuzione Capitale Umano, usata più di una volta nella relazione introduttiva ed appioppata ai bebè che vedo tutti i giorni, mi ha fatto accapponare la pelle.
Mi sono anche accorta che parole come cooperazione, collaborazione, collettività, gruppo, sono ormai desuete, fuori moda. Non compaiono nel nostro sistema integrato per l'infanzia. In tutto il testo.
Cito:
"...Anche gli economisti oggi pongono l'accento sulla necessità che, in una società globalizzata, s'investa nel capitale umano garantendo a tutti un'educazione prescolare di qualità...
Il cambiamento del mercato del lavoro, introdotto dall'ingresso delle donne, e il cambiamento dell'economia con l'avvento della società della conoscenza, fa dei servizi educativi all'infanzia una leva decisiva della crescita del Paese....
L'intervento sul capitale umano dei bambini costituisce sia una moderna lotta alle disuguaglianze che un moderno sostegno alle donne e ai genitori...."
Ora, vedere l'essere umano, di qualsiasi età sia, come un capitale umano su cui investire, non è proprio, pedagogicamente parlando, come vedere l'essere umano un essere in divenire costante col suo ambiente e che si realizza nell'attività.
Capite che è proprio un altro tipo di aspettativa. Di vita. Futura.
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