Alla propaganda borghese, che si esprime al massimo nei nostri tg e quotidiani ed è così attenta all'infanzia che fa clamore, cercando di colpire i nostri cuori per suscitarci ancora emozioni ed illuderci di essere vivi, appunto, alla propaganda borghese in questo agosto passato, è ovviamente sfuggita la notizia che le educatrici degli asili nido del comune di Roma, dormivano per strada.
Un eufemismo? Si e no.
Dormivano per strada veramente, per protestare e per strada rischiavano di finirci sul serio e con la beffa.
Per loro e vedremo dopo, non solo per loro, la sentenza europea sulla stabilizzazione dei precari dopo 36 mesi di servizio ha giocato un brutto scherzo.
Ciò che "sembrava" essere la giusta legittimazione di un diritto, si è rivoltata su sé stessa con la mancata stabilizzazione delle precarie degli asili nido (per capirci, sono le supplenti), che dopo 36 mesi di servizio, anziché essere assunte (intento della sentenza?) vengono semplicemente messe da parte e scartate, per troppa esperienza. Ci sarebbe da ridere, se non fosse che c'è gente, tra queste supplenti, che da più di un decennio lavora a pieno regime, ha magari vinto già un paio di concorsi e si vede scartata per essere troppo "capace", visto che l'esperienza è molto importante e non solo in questa tipologia di lavoro....
Stranezze della contraddizione totale di questo sistema.
Ma Roma quest'anno era già stata alla ribalta (questa volta della stampa borghese che ha ammiccato allo stereotipo della maestra che non lavora durante le vacanze della scuola, quindi è privilegiata) per le educatrici degli asili nido, che ad aprile sempre di quest'anno e questa volta educatrici di ruolo, erano state sbattute negli uffici comunali durante le vacanze di pasqua.
Causa atto unilaterale, contratto decentrato, riorganizzazione del servizio, chiamatela come volete. In realtà, per quelle lavoratrici, quello che prima era dovuto loro in busta paga e condizioni di lavoro generali, opportunamente conquistato dalla fatica delle lotte di quelle lavoratrici e lavoratori che avevano capito che guardare la punta delle proprie scarpe non portava a nulla, ora semplicemente non esisteva più.
Erano in lotta ormai da mesi per ottenere la revoca del nuovo modello organizzativo degli asili nido del Comune di Roma, che prevedeva di non inviare più supplenti in sostituzione della prima assenza, né in caso di fuori-rapporto adulto/bambino ed eliminava il rapporto numerico 1/6.
Ricordarsi che si parla di bambini, piccoli esseri umani dai 4 mesi ai 3 anni, ci viene in aiuto a comprendere quanto ipocrita sia questo sistema.
E quanto questi servizi siano costosi, per questo sistema.
E quanto questo sistema attui le sue tattiche, anche di tipo pedagogico, per giustificare le riorganizzazioni, che significano sempre e solo maggior sfruttamento lavorativo.
Quello che è accaduto a Roma, riorganizzazione del servizio e precarie troppo capaci, sta avvenendo a Torino, con poche differenze. Una è che le due controversie di Torino (contratto accessorio e precarie 36mesi) avvengono contemporaneamente e non a distanza di tempo come nel caso di Roma. Due, nel caso di Roma il comune ha recepito una tal circolare Madia che mette fine, temporaneamente, alla questione 36 mesi per le educatrici supplenti, che potranno supplentare ancora, mentre nel caso del comune di Torino in cui le questioni si sovrappongono temporalmente, l'amministrazione ha deciso per il ricatto.
Succede infatti che a luglio di quest'anno il comune di Torino propone alle lavoratrici di nidi e materne comunali, tramite sindacati, una riorganizzazione del servizio. Riorganizzazione che prevede il tempo "pre e post scuola" trasformato in "impegno aggiuntivo all'orario di lavoro del personale, che verrà retribiuto attraverso specifici progetti di produttività"
E addio indennità turno in busta paga.
Una gestione diversa della pausa mensa.
E addio buono pasto.
Un aumento significativo di monte ore nelle materne, la possibilità di orario spezzato e qualche altra chicca. A settembre le lavoratrici in assemblea sindacale rifiutano.
Succede ora, che il comune di Torino, che non recepisce la circolare Madia, dichiara pubblicando sul suo sito, di lasciar fuori dalle supplenze le precarie capaci.
Dà comunicato alla stampa e poi al resto del mondo, di voler assumere 100 unità entro fine anno per porre rimedio ad una carenza di personale vertiginosa.
Alle lavoratrici di ruolo, tramite sindacato, comunica l' "Intenzione dell'Amministrazione di assumere, collegandola al buon esito della trattativa in corso".
E' un ricatto che si ingarbuglia mettendo in competizione educatrici di ruolo, educatrici supplenti ed educatrici supplenti con esperienza 36 mesi.
Senza pensare alle insegnanti di scuola materna che sono messe in competizione per la loro appartenenza all'ente, comunali e statali. Ma quello della scuola dell'infanzia (non si chiama più materna in realtà, non è politically correct) è ancora un altro ingarbugliamento.
La "buona scuola" qui c'entra eccome. Quella "buona scuola" per cui a giugno di quest'anno si è scioperato ovunque, tranne che negli asili nido e infanzia comunali, perchè appartenenti agli enti locali e non al comparto scuola.
Grazie ancora sindacati! per assecondare l'apatia dei lavoratori, invece di stimolarli!
Quella "buona scuola" che è riuscita a delegare la legiferazione del famoso e tanto atteso dai pedagoghi servi di questo sistema, il Sistema integrato di istruzione ed educazione da 0 a 6 anni.
Quella "buona scuola" che vede l'essere "umano" come aggettivo del "capitale", fa già sentire le sue ripercussioni funeste.
Ma al di là della cronaca degli eventi, una riflessione profonda, insieme ad un bel respiro, va fatta sui sindacati. Come aspiranti comunisti dovremmo pensare insieme a tattiche e strategie per andare al di là della semplice "speranza" che i lavoratori si uniscano.