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Per il
diritto alla vita del popolo palestinese
Ogni giorno alla televisione, sui
giornali, questa parola: "coloni". Parola in fondo del tutto
inoffensiva, che evoca il coraggio dei pionieri, le loro difficili
condizioni di vita e di lavoro, il loro senso del sacrificio, certamente
poco adatta per individuare questi uomini aggressivi, che circolano in
bande armate, occupando colline che non dissodano e che non
coltivano
Colonizzazione, questo è il senso primario, rigoroso, antico dell'insediamento sulla
terra di Palestina dei primi coloni venuti dall'Europa. Popolano delle
terre, le coltivano e le valorizzano. Cosμ l'America fu colonizzata
dai Bianchi, la Spagna dai Romani, l'Africa dagli Europei. Avendo questi
ultimi conservato, al di fuori delle colonie, i loro Stati detti
"metropolitani", è perciò piuttosto all' America dei pionieri che il
primo Israele avanti lettera, quello delle prime aliya, rassomiglia di più, anche nell' atteggiamento verso
gli autoctoni. Con la spartizione, la colonizzazione assume un aspetto
di conquista, le popolazioni sopravvissute alla dispersione ricevono lo
statuto di "nativi"
di tutte le
colonie conosciute: impero delle Indie, Africa occidentale o orientale
francese...
Dalla colonizzazione si
è passati al colonialismo. Uno
stadio superato con la guerra dei Sei Giorni. Sulla parte della
Palestina dove si trovano "colonie" preesistenti alla spartizione del
1947 viene ormai esercitata brutalmente una "occupazione" militare.
Situazione ben nota e definita storicamente: stato d'emergenza,
coprifuoco, violenze contro gli arabi, distruzione di villaggi e di
piantagioni... In compenso, l'insediamento di "coloni" nelle zone
occupate, è una novità storica di cui esistono pochi esempi. Questo
ritorno alla colonizzazione delle origini colpisce; ma come, si
costruiscono villaggi o fattorie su di una terra dove il vostro esercito
staziona per motivi di sicurezza? La parola "territori occupati" è
impropria; occupazione sta
per annessione. Eppure la presenza israeliana In Cisgiordania
e a Gaza non contribuisce in alcun modo allo sviluppo della
terra conquistata.
Per trentaquattro anni, Israele non ha costruito
strade e infrastrutture che per i coloni; invece di costruire scuole ha
chiuso università, e non ha aperto ospedali per gli "indigeni". La
"colonizzazione" si contenta di confiscare a suo vantaggio le risorse
locali, soprattutto d'acqua, e di sfruttare la popolazione. I coloni
abitano in Cisgiordania e lavorano in Israele, gli operai e i lavoratori
palestinesi nel loro complesso servono come mano d'opera a basso costo
per gli Israeliani in Israele e nei "territori". Israele,
paese moderno, ha sviluppato anch'esso questa terza forma di "rapporto
coloniale" che l'Europa ha messo in piedi dopo la decolonizzazione: lo
sfruttamento dei lavoratori immigrati arabi, curdi o turchi. Ma qui, e
paradossalmente proprio
sulla loro terra, gli Arabi residenti in Israele costituiscono una categoria di
immigrati,
destinata a subire
,tutti i soprusi. Quando lavorano in Israele, gli abitanti dei
"territori" e di Gaza costituiscono un'ulteriore categoria, poiché
emigrano ogni giorno e rientrano a casa loro ogni sera...
Colonizzazione e colonialismo; occupazione e apartheid. Ed ora? Sharon non ha dubbi. Fa la
guerra al terrorismo!