www.resistenze.org - segnalazioni resistenti - libri - 20.06.02

Eros Equi: Eravamo in tanti
Eros Sequi: Eravamo in tanti

Copertina
Un libro per la difesa della Memoria storica e per l’oggi

Segnalo un libro di E. Sequi, recentemente ristampato dopo l’edizione del ’50, “Eravamo in tanti”,
Ed. Comedit, Euro 10,33.
E’ il diario partigiano di questo italiano che ha combattuto nell’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo contro il nazifascismo croato, tedesco ed italiano nelle terre jugoslave.
Una storia che ha contribuito, con tante altre, al riscatto morale e politico del nostro paese, che sotto il regime fascista  ha insanguinato, distrutto e violentato le genti e le terre Balcaniche, compiendovi atti e misfatti di estrema e profonda ferocia (furono 340.000 i soldati italiani che occuparono e calpestarono il suolo jugoslavo …) : “Topusko 14/11/1943, Quante di queste stragi e di queste rovine portano il nome degli italiani ?…Gli italiani sono buoni, gli italiani non sanno essere cattivi e barbari…, e così via di questo passo. E’ un po’ la convinzione diffusa. E invero, anche gli italiani non sarebbero cattivi, non sarebbero bestie. Ma i tronconi di muri, i focolari dispersi al vento e il sangue di tanta gente colpevole solo di essere nata serba o croata e di amare la libertà, pesano sul mio nome d’italiano come una coscienza sporca di delitti. Esiste un mezzo solo per non sentire la colpa : sparare anche contro
tutti quelli che si dicono italiani e t’infamano un nome che t’è dolce come quello di famiglia. Qui nessuno mi fa colpa dei delitti commessi  da bestie della mia lingua. Ma siamo croati, serbi, sloveni ed io italiano, e tutti insieme combattiamo senza compromessi contro le bestie di ogni lingua. Ci comprendiamo meglio tra di noi, nella lotta, di quanto mi sia possibile comprendere il toscano che incendia la casupola di un contadino serbo, o scarica la pistola sul petto tenero della fanciulla appena violentata…Sono contento d’essere con loro….” ( E. Sequi )
Sequi, insegnante di lingua e letteratura italiana a Zagabria, dopo l’8 settembre del ’43, aderì al movimento partigiano, nel quale oltre ad essere un combattente, si occupò di curare in italiano numerosi fogli partigiani ( tra cui “La voce del popolo” ancora oggi quotidiano della comunità italiana in Croazia ), indirizzati ai 40.000 compatrioti, che ebbero il coraggio e la determinazione di combattere il nazifascismo, fianco a fianco con il popolo jugoslavo, per riscattare il debito contratto dal fascismo verso questo popolo.
“…. Kolaric Selo, 1/4/1944…favorisci, compagno, ma non abbiamo cosa darti da mangiare. Lo so che non hanno niente, neanche il sale, ma non sento fame, sento solo voglia di stendermi e di dormire. C’è una stanza sola…
E la casa chi te l’ha bruciata, gli italiani ? Dice di no sono stati gli ustascia. Meglio così. Sono italiano anch’io, anche se partigiano. E lui è serbo…Hanno ucciso il fratello. Chi ? Me lo racconta : quel campo laggiù…mio fratello guidava l’aratro. Passò uno squadrone di cavalleria italiana, tornavano da una spedizione punitiva, furiosi d’aver fatto fiasco. Mio fratello alzò la testa dall’aratro per guardare tutti quei cavalli. Lo presero, l’attaccarono per i piedi alla coda d’un cavallo, e via al galoppo…la strada è sassosa…Ed io italiano in casa sua…ho la vergogna in gola…L’ora di cena. La figlia torna e mi mette davanti pane, formaggio e latte. Eppure, sono italiano, e loro di certo quella roba non l’hanno mangiata da anni…Non ho coraggio di mangiare: penso al fratello ucciso. Non ho coraggio nemmeno dopo che mi dice : mangia compagno…e non tocco nulla, neanche quando lo ripete. E allora mi guarda, e capisce, lui, il contadino serbo…Mangia compagno, mi dice lentamente, quelli non erano italiani : erano fascisti, tu sei italiano, ma tu sei un nostro compagno…Sono parole grandi come la vetta delle montagne. Come Tito che gliele ha insegnate…” E. Sequi)
E’ una narrazione semplice e diretta, scritta alla sera o nella notte, spesso dopo marce e scontri, su una piccola agendina, ma che ha un grande valore: quello di trasmettere una memoria storica, un lascito alle future generazioni di coraggio, solidarietà, fratellanza, di quella semplicità che, come diceva B.Brecht : “…è difficile da farsi”. Un  libro che va letto e fatto circolare, non in quanto opera letteraria, ma perché, scorrendone le pagine, emerge una quotidianità fatta non tanto da eroismi (che ci furono e a cui va dato atto), quanto da semplici gesti, semplici atti. Sfaccettature di ciò che ha significato la Resistenza antifascista: un patrimonio ed una ricchezza politica ed umana fondata sulla solidarietà, sull’impegno di vita in prima persona e sul collettivismo di coloro che ebbero il coraggio allora di “andare in bosco”, come si soleva dire, per chi si dava alla lotta partigiana. Una ricchezza che non dobbiamo lasciare andare dispersa e che Sequi, nel descrivere la vita, le motivazioni, i limiti di coloro che “scelsero” la lotta, ce la rende viva. Una storia che Sequi non termina nel 1945 ma che, per lui e per tanti altri italiani, fu la base per vivere e contribuire alla costruzione della nuova Jugoslavia socialista, nata dalla lotta di liberazione; una storia che l’autore proseguì coerentemente e orgogliosamente fino alla sua morte, avvenuta nel 1995 a Belgrado, dove nei primi anni ’90 si rifugiò, per sfuggire al riapparire del rinascente nazionalismo ustascia croato che, come un cancro non ben estirpato, si ripresentava dopo oltre 45 anni sulla scena jugoslava e che fu uno dei protagonisti decisivi dello squartamento e distruzione della ex Jugoslavia;  grazie al sostegno del Vaticano e dell’Occidente e che nuovamente ha contribuito ad insanguinare fino ai giorni nostri la terra jugoslava. Responsabilità che ora è sulle spalle della nostra generazione attuale che non è stata in grado di impedire l’evolversi di atti e misfatti, con interessi meramente geopolitici e di profitti, camuffati e “venduti” come umanitari, con relativi interventi, aggressioni, immiserimenti e bombardamenti… “umanitari”. E chissà quando riusciremo a levarci questa nuova onta che abbiamo addosso. Ecco perché questo testo è importante ed attuale, perché non è farcito di episodi bellici, di uccisioni, di violenza, ma è la storia di uomini e donne che, con coraggio e determinazione ardui e faticosi da raggiungere, come sempre nella storia e nella vita, “scelgono” di stare da una parte, di essere partigiani (nel senso più gramsciano del termine). E molte volte il combattimento più difficile è quello contro le proprie debolezze, contro fame, fatica, stanchezza, paura, sonno, fango, gelo, nostalgia di casa, ricordi delle persone care; ecco la battaglia più estenuante e continua, perché dura ogni minuto dell’esistenza di un combattente.

Eppure, come racconta Sequi, è qui che la questione politica e morale emerge. Si resiste solo perché si hanno motivazioni forti, radicate nella propria coscienza, nella realtà che si vede e vive intorno: l’oppressione di un popolo, la violenza eretta a valore dal nazifascismo. Si resiste e lotta per ottenere la liberazione: quella di un popolo, che è anche la propria. Questo in sostanza ciò che si ha dalle righe di questo comunista italo-jugoslavo, come fino alla fine soleva definirsi; un messaggio di umanità cosciente, di sentimenti semplici e puliti, intrisi di fiducia e di speranza … sempre più rari ai giorni nostri.
Un libro per le nuove generazioni e per chi ha combattuto e vissuto da partigiano, un libro che scalda l’anima di coloro che, in questi anni per motivi diversi hanno lottato, difeso e sostenuto il popolo jugoslavo contro l’aggressione politica, economica e culturale e tutte le menzogne mediatiche, che lo hanno portato ad essere … un popolo del Quarto Mondo.
Ma la storia, si sa, continua … e come scrisse lo stesso Sequi in una prefazione di questo Diario:”…vorrei che ogni lettore sentisse, magari con ingenuità, l’immenso fresco entusiasmo che ci spingeva, riprovasse l’inestinguibile calore di umanità che ci alimentava, e comprendesse di quanta poesia è fonte perenne quella nostra lotta per una vita diversa e più giusta … si combatteva, sentendoci tutti indissolubilmente fratelli nella guerra contro la guerra ed ogni ingiustizia …”.

Vigna Enrico – Associazione “ SOS Yugoslavia”- Torino

Per le richieste : Email : posta@resistenze.org - tel. 338/1755563

 Il libro è disponibile per i soci CCDP a :
10,30 Euro per 1 copia senza spese PT
8 Euro da 5 copie in su