Militanti politici, militanti della vita: Luigi Pintor, Maria Teresa Rossi
Un libretto come un testamento. L’ultimo scritto di Luigi Pintor, anima del
quotidiano “il manifesto”, da sempre. Un piccolo testo che racchiude frammenti
di vita, legati alla sua, reale, che è chiusa dopo una malattia dovuta ad un
tumore, della stessa malattia è afflitto il personaggio Pintor nel volumetto.
Un corrente di pensieri che viaggia con gli scarti della vita, che le sue
imperfezioni e rimandi, con le asperità e la coscienza che “il fare” non è mai compiuto. Che rimane
sempre qualcosa che ci fa volgere lo sguardo altrove, ad altro luogo, che ci
appare, ora che lo vogliamo inseguire, come vitale. Una riflessione esile di un
ammalato terminale che ha ancora l’animo per tentare un bilancio della sua
vita.
A dispetto di questo taglio di personalità che emerge dal suo ultimo scritto,
Pintor aveva capacità di organizzare e miscelare attorno a se, nel suo lavoro
politico, personalità diverse ed analisi contrastanti. Lo si capisce ora
guardando al giornale che è stato suo e di altri, pochi padri tutelari,
Parlato, Rossanda. Ed è interessante vedere oltre la figura del militante,
giornalista e politico, in questo caso, un altro uomo, in fondo sempre lo
stesso, che ci racconta un’altra militanza, quella che si ha con la vita. In
fondo un esistenzialista spurio e pessimista. “Quid est
veritas? [] trova risposta nell’anagramma est vir qui adest [] vuole dire che la verità è chi ti sta di
fronte? E’ nel tuo specchio? Ma nessuno conosce l’essenza degli specchi e
nessuno penetra il loro segreto tranne alice (nel testo è scritto con la
minuscola ndr) nel paese delle meraviglie. ( pag. 15) Il libro è piccolo la
scrittura esile ed il filo del racconto etereo. Ma chi lo scrive era pur sempre
un produttore di militanza politica. Comunista.
La complessità della una vita risalta anche per un’altra militante comunista,
molto più arrabbiata ed accesa: Maria Teresa Rossi. Morta di Alzheimer dopo una
vita passata a lottare contro le ingiustizie,
per il comunismo. Anche qui ci si aspetterebbe una personalità tutta di
un pezzo, rigida e per nulla attenta alle “piccole cose della vita”. Certo si
possono anche accettare, in questa visone manichea, i suoi interessi letterari.
Infatti ha scritto, con altri, alcune antologie di letteratura Latina. Il suo
lavoro era quello dell’insegnante di lettere antiche, per molti anni al liceo
Parini di Milano.
Ma difficilmente si poteva immaginare, al contrario di Pintor per il quale il
sospetto poteva esserci, una sensibilità così tesa e sensibilissima ai guai del
vivere. Sensibilità che ci viene presentata da alcune poesie che Claudio
Annaratone, suo compagno di vita, ha voluto raccogliere in un minuto, ma
intensissimo, libretto intitolato semplicemente Poesie. Non voglio per nulla discutere del piano poetico delle
stese. Se esse siano contenutisticamente significative oppure se scadano in una
poetica comune. Quello che interessa, sottolineando la differenza tra la vita
pubblica e quella privata – ma dove sta la vera? – è che le poesie esprimono
uno straziante pessimismo che attanaglia ogni approccio ed ogni intervento
poetico.
Questo aspetto lega le due vite, che probabilmente non si saranno mai
incontrate, ma che riguardano simili aspetti del vivere, nello specifico sul
piano politico. Ogni componimento della Rossi termina con una sottolineatura di
disperazione. Un finale per tutti, a pagina 19: Ogni incontro è rovina. Tremenda confessione a se stessa che
assieme alle altre ci mette ancora una volta in guardia rispetto le facili
divisioni di senso da dare alla vita. Ai facili giudizi con i quali liquidiamo
gli altri. In questo caso il vizio di rendere a tutto tondo la vita di una
persona ci fa comodo, ci facilità l’analisi.
Un altro libretto precedente a questo infatti raccoglie alcuni interventi di
una sera in suo onore, sempre a Milano. Una sera per ricordarla. E a M. T.
Rossi non sarebbero certo pasciti anche gli accenni retorici di alcune
testimonianze. Altre sono più precise. Ed i due testi assieme servono ad avere
un quadro di uno “stile di vita” che viene da lei stessa ricordata, in una
memoria, in un altro testo, organizzato dallo scrivente, nel quale Maria Teresa
Rossi indica le fasi iniziali del suo percorso di vita. Muori infatti ad 85
anni. In quella memoria lei stessa tende a mettere in secondo piano, a
sottovalutare, gli aspetti che poi nelle poesie risulteranno preponderanti:
l’intimità, il piano personale, i suoi guai, i lutti famigliari.
Come per Pintor, leggendo anche gli
altri suoi libri, pubblicati da diverse case editrici, così anche di M. T.
Rossi, riflettendo sulle diverse angolature della sua personalità, si può
costruire un ritratto più preciso, cercando di avvicinarsi ad una vita intensa,
vissuta con partecipazione sociale e con profondo sentimento verso il proprio
sé.
T. Tussi
Luigi Pintor, I luoghi del delitto, Bollati
Boringhieri, Torino, 2003, pag. 78, € 9,50.
Maria Teresa Rossi, Poesie, Edizioni Punto Rosso, Milano, 2002, pag. 92, €
7.00.
Maria Teresa Rossi, Una vita al servizio della dignità umana, Edizioni Punto
Rosso, Milano, 2002, pag. 72, €5.00.
Tiziano Tussi, La memoria. La storia, Laboratorio politica (in particolare le
pagine 69/80), Napoli, 1996, pag. 120, € 3,61.